Parole pronunciate da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez

Parole pronunciate da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Presidente della Repubblica di Cuba, nel ricevimento a distanza dei medici della brigata Henry Reeve che si trovava a Crema, in Italia, al suo arrivo nell’aeroporto José Martí,  l’8 giugno del 2020.

Cari compatrioti: Benvenuti nella patria!

Solo pochi minuti fa è terminata la riunione realizzata oggi dal Gruppo Temporaneo di Lavoro che ha seguito le azioni di scontro alla pandemia e  siamo rimasti qui, un gruppo di compagni, per partecipare a questo ricevimento a distanza che sarà più intimo quando voi avrete terminato la quarantena; non abbiamo voluto violare i protocolli stabiliti dal paese per evitare la trasmissione di questa pandemia.

Sono con noi il primo ministro Marrero, il vice presidente della Repubblica Salvador, il vice primo ministro Morales; i ministri di Salute e Commercio Estero, Portal e Malmierca, rispettivamente; il compagno Amado, segretario del Consiglio dei ministri e la dottoressa  Tania Margarita.

Noi,  a nome del Generale d’Esercito, in nome del nostro Partito, del nostro Governo e del nostro popolo, vi diamo il benvenuto a casa.

Il vostro ritorno ci riempie di gioia perché tornate sani e con la più umanitaria e nobile missione realizzata: salvare vite

Dopo più di due mesi di forte e pericoloso lavoro niente ci piacerebbe più che abbracciarvi uno per uno, per ringraziarvi per la vostra eroica missione, ma possiamo solo cercare di toccarvi il cuore con le parole e dirvi dal più profondo delle nostre emozioni: Grazie!

E ci rincontreremo in un altro ricevimento con maggior vicinanza.

Vi restano di fronte sacrifici ancora più duri come le due settimane d’isolamento rimandando ancora l’incontro con i vostri cari.

Spero che in tutto questo tempo abbiate sentito l’ammirazione, l’affetto e l’orgoglio che esprime ogni applauso del nostro popolo per voi.

Voi rappresentate la vittoria della vita sulla morte, della solidarietà contro l’egoismo, dell’ideale socialista sul mito del mercato. Con il vostro nobile gesto e la coraggiosa disposizione di sfidare  la morte per salvare vite, voi avete mostrato al mondo una verità che i nemici di Cuba hanno preteso di far tacere e tergiversare : la forza della Medicina cubana !

Quando siete partiti da L’Avana per Crema, c’erano molte  più incertezze che certezze sull’epidemia. Il virus metteva a prova da pochi giorni la nostra capacità di risposta epidemiologica, ma avevamo ben chiaro sin dalla prima notizia dell’espansione del virus che da una pandemia si può uscire solo uniti, con uno sforzo globale.

Il mondo necessita cooperazione e solidarietà: due risorse della volontà umana che Fidel ci ha insegnato a coltivate come principi fondamentali di una Rivoluzione al potere.

Il ritorno vittorioso di questa brigata di circa cinquanta persone, tra personale medico e infermieristico, ha un grande  valore alla luce di questi principi. Persone di tutte le latitudini, anche del mondo sviluppato, hanno fiducia nella qualità professionale e umana dei lavoratori delle Salute in Cuba.

Voi avete posto al punto più alto questa verità che i portavoce imperiali hanno preteso nascondere, minare, seppellire con menzogne e aggressioni, in una incredibile, costosissima e mendace campagna di discredito e di attacchi infami.

Voi siete questa idea giusta, capace di fermare un esercito dal fondo di una caverna, della quale parlò il nostro Apostolo José Martí.

Voi, con il messaggio di vita che lasciate nei vostri pazienti salvati,  avete posto di moda la solidarietà quando molti credevano morta la tenerezza dei popoli.

Nei due mesi circa in cui siete stati lontani, il paese non ha smesso di stare attento ad ogni messaggio trasmesso ai vostri familiari e compagni.

Da qui vi abbiamo applaudito ogni sera e mentre le nostre autorità seguivano da vicino il vostro lavoro, si elevavano preghiere popolari per il vostro ritorno sani e salvi, con la missione realizzata.

Professionisti di tutte le discipline scientifiche e accademiche hanno articolato nel nostro paese una poderosa rete della quale sono germogliate strategie di scontro all’epidemia, studi della sua evoluzione in tutto il paese, protocolli d’attenzione ai malati e alla popolazione vulnerabile, tra le varie opere che ci riempie d’orgoglio  mostrarvi come prova che chi è restato qui ha combattuto per stare all’altezza di coloro che sono andati  a baciare il mondo, come dice /Valientes/, la  canzone di Buena Fe,  diventata un inno di questi giorni.

Solo con il lavoro instancabile in condizioni eccezionali di persone di tutti i mestieri e con questo grande talento si può spiegare la ragione che ci permette di vincere le battaglia contro la pandemia, nei momenti in cui un’altra terribile  pandemia, quella del blocco e della guerra economica, si sferra senza pietà dall’aministrazione nordamericana più criminale,  ma anche sempre più disprezzata.

In questi due mesi e mezzo cruciali per il mondo, ma soprattutto per una nazione bloccata sino ad estremi di genocidio, gli Stati Uniti hanno negato e impedito acquisti di ogni tipo,  non hanno condiviso informazioni né agito come stabiliscono le leggi internazionali dopo un attentato terrorista alla nostra    Ambasciata a  Washington e, al colmo del cinismo, hanno posto Cuba in una lista di spurie nazioni che non cooperano nella lotta contro il terrorismo.

Hanno agito con particolare crudeltà  nella persecuzione delle navi da trasporto del petrolio dal Venezuela e imposto nuove sanzioni contro investitori attuali o possibili contro le istituzioni cubane.

Non ci sono più buchi nella cintura che stringono attorno a Cuba.

Non è casuale che le brigate mediche cubane che oggi difendono la vita in 28 paesi, portino il nome del nordamericano  ha fatto di più per Cuba: Henry Reeve, generale di brigata del nostro Esercito Liberatore e ispirazione permanente di coloro che, come Martí, «amiamo a la patria de Lincoln, tanto quanto temiamo la patria di Cutting».

Ci ha riempito di sano orgoglio in questi giorni assistere a un crescente clamore mondiale per far pì che queste brigate ricevano il Premio Nobel della Pace.

Con la missione che voi avete realizzato, avete contribuito solidamente a fomentare questo movimento.

Quando il mondo sarà un luogo più giusto e nobile, sicuramente si premierà tutto il sistema di salute cubano per aver trasformato in fatti la predica martiana che «patria è umanità», alla quale hanno dedicato il lor maggiori sforzi e tutta l’energia, Fidel, Raúl e la Generazione del Centenario, della quale siamo figli e siete continuatori voi ai quali diamo il benvenuto.

Di nuovo grazie! Opere profondamente umane come quelle che voi fate ogni giorno onorano la memoria di  Martí, di Fidel e di tutti i rivoluzionari cubani ed ispirano anche il nostro invariabile grido di: Patria o Morte! Vinceremo!

Benvenuti nella Patria!

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