L’Unione Europea si subordina agli USA

e dispiega nuove sanzioni contro il Venezuela

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In un altro atto d’interferenza negli affari interni del Venezuela, l’Unione Europea (UE) ha dispiegato un nuovo pacchetto di sanzioni unilaterali contro le istituzioni del paese latinoamericano. Questa volta l’obiettivo è il presidente dell’Assemblea Nazionale (AN), Luis Parra (del partito di opposizione Primero Justicia), ed altri alti funzionari dello Stato venezuelano del potere giudiziario e civico.

In questa nuova serie di sanzioni, sono stati inclusi anche i deputati anti-chavisti Franklyn Duarte e José Gregorio Noriega, che costituiscono la frazione che ha sostituito Juan Guaidó come capo del Parlamento, il 5 gennaio, dopo non essersi presentato per l’elezione di una nuova dirigenza dell’AN nell’emiciclo delle sessioni.

Come contromisura a queste sanzioni, il presidente Nicolás Maduro ha deciso espellere, dal territorio nazionale, l’ambasciatrice dell’UE, Isabel Brilhante Pedrosa, dandole 72 ore per abbandonare il paese.

“Le presterò un aereo affinché se ne vada. Poi un giorno sistemeremo le cose con l’Unione Europea, ma per adesso, se non ci rispettano, che se ne vadano. Il Venezuela va rispettato, sia nella sua integrità, sia come nazione, sia come istituzione. Io lo so…. ”, ha sottolineato Maduro nel bel mezzo di una cerimonia di premiazione di giornalisti venezuelani.

Il presidente venezuelano ha affermato che il blocco europeo continua sotto la tutela dell’Amministrazione Trump per quanto riguarda il trattamento della situazione venezuelana: “l’Unione Europea è come la coda di Donald Trump… che vergogna, 27 paesi che formano un continente con un gran potere economico, militare, politico. Inginocchiati di fronte a Donald Trump e alla sua politica di aggressione e sbagliate contro il Venezuela”.

La misura di espulsione dell’ambasciatrice UE risponde anche all’ultima rivelazione del quotidiano USA The Wall Street Journal, dove il tutor di Juan Guaidó, Leopoldo López, è segnalato come l’architetto della fallita Operazione Gedeon, il 3 maggio. Nel suo reportage, il Wall Street Journal indica che Leopoldo López, dall’ambasciata spagnola a Caracas, dove risiede dal fallito colpo di stato del 30 luglio 2019, ha mescolato varie opzioni e compagnie mercenarie che sarebbero state assunte per eseguire l’assassinio del Presidente Nicolás Maduro.

Infine, López ha optato per la società Silvercorp, del mercenario USA Jordan Goudreau, ed il suo delfino, Juan Guidó, ha siglato con la sua firma il contratto che prevedeva il sanguinoso rovesciamento di Nicolás Maduro e la presa illegale del falso interim guidato dal deputato dell’AN.

Dopo la designazione dei nuovi rettori del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) da parte del Tribunale Supremo di Giustizia, a seguito dell’omissione legislativa del Parlamento, la UE si è allineata con la posizione di Washington, volta ad ignorare e bloccare le prossime elezioni legislative per una riduzione del conflitto politico ed istituzionale in Venezuela.

Le nuove sanzioni illegali della UE confermano, secondo Maduro, la subordinazione del blocco europeo rispetto alle direttrici geopolitiche dell’amministrazione Trump.

E in questo senso, Juan Guaidó svolge un ruolo chiave. Il suo capitale politico è esaurito e la sua capacità di mobilitazione, così come la sua influenza mediatica, è svanita negli ultimi mesi, mentre il Governo venezuelano assume le redini del paese nel bel mezzo della pandemia di Covid-19.

Di fronte a questa situazione, e come prevedibile, Washington è venuto in suo soccorso sostenendo l’estensione indefinita del suo governo immaginario, passando sopra il voto dei venezuelani ai parlamentari che si svolgerà nei prossimi mesi.

Ma questo pompaggio di ossigeno non è stato sufficiente, motivo per cui hanno fatto pressione su un giro di vite del blocco europeo per una dose maggiore di appoggio.

Proprio le sanzioni contro la dirigenza dell’AN, completano la messa in discussione, da parte UE, del nuovo CNE, di poche settimane fa, e segnano un nuovo impulso dei paesi occidentali per disconoscere l’imminente processo elettorale in Venezuela.

In questo modo, la UE vuole tendere la corda e scommette sul peggioramento della crisi politica ed istituzionale in Venezuela su mandato USA, bloccando le opzioni costituzionali per la sua risoluzione nelle urne di voto.

E’ che la UE ha nuovamente fallito nel suo precario calcolo geopolitico: concedere a Washington l’approvazione cieca di Guaidó, ma evitando di assumere un ruolo straordinariamente aggressivo contro il Venezuela per continuare a far parte dei negoziati tra i fattori politici in conflitto.

In altri scacchieri geopolitici (caso Iran o con le recenti sanzioni al Tribunale Penale Internazionale) questa relazione di amore ed odio ha affondato il peso internazionale della UE.

Questo lo sa Washington e frequentemente suole orientare il blocco europeo affinché prenda una posizione più in linea con i suoi interessi. L’equilibrismo che gioca la UE non solo indebolisce la sua posizione geopolitica, ma mina anche la sua narrativa internazionale di proiettarsi come un fattore chiave nella soluzione pacifica del conflitto venezuelano.

Con l’espulsione dell’ambasciatrice della UE, Maduro non ha solo fatto rispettare le istituzioni venezuelane. Approfondisce anche le contraddizioni all’interno del blocco europeo, costringendoli a decidere tra seguire l’agenda di Washington ed isolarsi dallo scacchiere politico venezuelano, o marcare una posizione indipendente, di dialogo e negoziazione, che contribuisca a recuperare la credibilità internazionale della UE.

Ora la palla ritorna nel campo degli europei e solo loro che dovranno decidere il gioco che vogliono giocare, perché quello che hanno giocato finora giova solo a Washington.


La Unión Europea se subordina a EEUU y despliega nuevas sanciones contra Venezuela

 

En otro acto de interferencia en los asuntos internos de Venezuela, la Unión Europea (UE) desplegó un nuevo paquete de sanciones unilaterales contra las instituciones del país latinoamericano. Esta vez el objetivo es el presidente de la Asamblea Nacional, Luis Parra (del partido opositor Primero Justicia), y otros altos funcionarios del Estado venezolano del poder judicial y ciudadano.

En esta nueva tanda de sanciones también fueron incluidos los diputados antichavistas Franklyn Duarte y José Gregorio Noriega, que integran la fracción que desplazó a Juan Guaidó al frente del Parlamento el pasado 5 de enero, tras no presentarse para la elección de una nueva directiva de la Asamblea Nacional en el hemiciclo de sesiones.

Como contramedida a estas sanciones, el presidente Nicolás Maduro decidió expulsar del territorio nacional a la embajadora de la UE, Isabel Brilhante Pedrosa, dándole un plazo de 72 horas para abandonar el país.

“Se le presta un avión para que se vaya (…) Vamos a ordenar nuestras cosas con la UE (…) Si no nos quieren que se vayan, si no respetan a Venezuela, que se vayan. A Venezuela hay que respetarla en su integridad, como nación, como institución”, enfatizó Maduro en medio de un acto de premiación a periodistas venezolanos.

El presidente venezolano aseveró que el bloqueo europeo continúa bajo la tutela de la Administración Trump en cuanto al tratamiento de la situación venezolana: “La Unión Europea termina en la cola del presidente de Estados Unidos, Donald Trump. ¿Qué vergüenza, verdad? 27 países (…) de rodillas a Donald Trump y sus políticas de agresión y erráticas sobre Venezuela”.

La medida de expulsión de la embajadora de la UE también responde a la última revelación del periódico estadounidense The Wall Street Journal, donde el tutor de Juan Guaidó, Leopoldo López, es señalado como el arquitecto de la fallida Operación Gedeón del pasado 3 de mayo.

En su reportaje, The Wall Street Journal indica que Leopoldo López, desde la embajada de España en Caracas, donde reside desde el fallido golpe de Estado del 30 de julio de 2019, barajeó distintas opciones y compañías mercenarias que serían contratadas para ejecutar el magnicidio del presidente Nicolás Maduro.

Finalmente, López se decantó por la empresa Silvercorp, a cargo del mercenario estadounidense Jordan Goudreau, y su delfín, Juan Guidó, selló con su rúbrica el contrato que estipulada el derrocamiento sangriento de Nicolás Maduro y la toma de posesión ilegal del falso interinato dirigido por el diputado de la Asamblea Nacional.

Después de la designación de los nuevos rectores del Consejo Nacional Electoral (CNE) por parte del Tribunal Supremo de Justicia, a raíz de la omisión legislativa del Parlamento, la UE se alineó a la postura de Washington, encaminada a desconocer y trabar las próximas elecciones legislativas para un desescalamiento del conflicto político e institucional en Venezuela.

Las nuevas sanciones ilegales de la UE confirman, al decir de Maduro, la subordinación del bloqueo europeo con respecto a las directrices geopolíticas de la Administración Trump.

Y en este sentido, Juan Guaidó juega un papel clave. Su capital político está agotado y su capacidad de arrastre en la calle, así como su influencia mediática, se ha desvanecido en los últimos meses, mientras el Gobierno venezolano asume las riendas del país en medio de la pandemia de Covid-19.

Ante esta situación, y como era de esperarse, Washington ha salido a su rescate apoyando la extensión indefinida de su gobierno imaginario, pasando por encima del voto de los venezolanos en las parlamentarias que se realizarán en los meses por venir.

Pero este bombeo de oxígeno no ha sido suficiente, por lo que han presionado las tuercas del bloque europeo para una dosis superior de apoyo.

Justamente las sanciones contra la directiva de la Asamblea Nacional, complementan el cuestionamiento de la UE al nuevo CNE hace pocas semanas y marca un nuevo impulso de los países occidentales para desconocer el venidero proceso electoral en Venezuela.

De esta forma, la UE vuelve tensar la cuerda y apuesta al recrudecimiento de la crisis política e institucional en Venezuela por mandato estadounidense, bloqueando las opciones constitucionales para su resolución en las urnas de votación.

Y es que la UE ha vuelto a fallar en su precario cálculo geopolítico: concederle a Washington un respaldo ciego a Guaidó, pero evitando tomar un papel notablemente agresivo contra Venezuela para seguir formando parte de las negociaciones entre los factores políticos en pugna.

En otros tableros geopolíticos (caso Irán o con las recientes sanciones a la Corte Penal Internacional) este relación de amor y odio ha hundido el peso internacional de la UE.

Esto lo sabe Washington y cada cuanto suele orientar al bloque europeo para que tome una posición más acorde a sus intereses. El equilibrismo al que juega la UE no sólo debilita su posición geopolítica, sino que también socava su narrativa internacional de proyectarse como un factor clave en la solución pacífica del conflicto venezolano.

Con la expulsión de la embajadora de la UE, Maduro no sólo ha hecho respetar las instituciones venezolanas. También profundiza las contradicciones a lo interno del bloque europeo, obligándolos a decidir entre seguir la agenda de Washington y aislarse del tablero político venezolano, o marcar una postura independiente, de diálogo y negociación, que contribuya a recuperar la credibilidad internacional de la UE.

Ahora la pelota vuelve a la cancha de los europeos y son ellos quienes tendrán que decidir el juego que quieren jugar, porque el que han jugado hasta ahora solo beneficia a Washington.

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