L’anno bisesto di Trump contro Cuba

Francisco Arias Fernández  www.granma.cu

L’attuale direttiva della politica estera della Casa Bianca contro Cuba, oltre alla vile ossessione imperiale di distruggere la Rivoluzione, raccolta in un copione di oltre sei decenni di aggressioni e fallimenti, s’iscrive in una proiezione fascista globale di un governo che la stessa stampa USA qualifica in disperazione e dissennato, con un presidente messo all’angolo e sulla difensiva ed un comportamento autodistruttivo.

Washington non nasconde l’odio e l’accanimento contro l’isola da quel primo show a Miami del presidente eletto Donald Trump con sbirri della tirannia batistiana, banchieri e mercenari della Brigata 2506 o della Fondazione Nazionale Cubano Americana, flottanti banditi e altri noti terroristi molto vicini ai congressisti anticubani della Florida e del New Jersey, nonché al vicepresidente, Mike Pence, o al segretario di Stato, Mike Pompeo. Una cupola di estrema destra che si è rapidamente identificata con la moribonda mafia di Miami ed ha tracciato una orripilante agenda, che ha annunciato proprio quel giorno.

«…Con effetto immediato, sto cancellando l’accordo completamente unilaterale del Governo del presidente Obama con Cuba. Oggi annuncio una nuova politica, così come ho promesso durante la campagna, e firmerò quel contratto proprio a quel tavolo tra un momento”, ha detto, e in seguito ha letto parte della mostruosità:”Rafforzare la politica USA verso Cuba”. Ed ha aggiunto: «rafforzare moltissimo. Quindi questo è molto importante e vedrete cosa succederà».

E’ accaduto che sfacciatamente il governo USA ha detto al mondo che rivive la Dottrina Monroe nelle sue relazioni con l’America Latina ed i Caraibi, e tratta i paesi non come uguali, ma come inferiori o marginali e persino come sicuri imminenti obiettivi delle sue aggressioni militari per rimuovere dal potere i loro governanti con minacce, ultimatum, blocchi genocidi, sanzioni, colpi di stato ed espropriazione.

DAL VANDALISMO AL TERRORISMO

 

Per l’isola, ha applicato un copione interventista e criminale di massima intensità, collegato alla sua strategia anti-venezuelana e di restaurazione neoliberale nel continente, puntando sull’infame Memorandum del Dipartimento di Stato del 6 aprile 1960, che traccia le vie per cercare di far arrendere il popolo cubano “per fame e disperazione”; da qui le azioni, quasi settimanali, per intensificare qualitativamente l’applicazione del blocco, una flagrante, massiccia e sistematica violazione dei diritti umani, secondo la Convenzione del 1948.

Nel delineato ha incluso l’applicazione, alla lettera, della Legge Helms-Burton, con marcato carattere extraterritoriale; persecuzione ed applicazione di misure non convenzionali per impedire la fornitura di carburante a Cuba; il divieto di viaggio da parte di cittadini USA, di crociere e voli dagli USA all’interno del paese; pressioni senza precedenti per chiudere le missioni mediche cubane in vari paesi; il furto di cervelli; chiusura delle licenze alle società USA che avevano il permesso di operare nel nostro territorio; divieti e restrizioni sull’invio di rimesse e quante macabre azioni genera o pensa la mafia di Miami ed i suoi accoliti alla Casa Bianca.

In un miscela di sovversione economica, politico-diplomatica, ideologica, mercenarismo, aggressione mediatica e varie manifestazioni di guerra non convenzionale, hanno configurato lo scenario dell’affare della guerra contro Cuba, di cui vivono i congressisti anticubani di ieri e di oggi, così come un pugno di milionari camaleontici collegati o capi di mafie ed organizzazioni terroristiche, che -come abbiamo menzionato lo scorso marzo- approfittano, senza scrupoli, dei nuovi tempi del maccartismo e del fascismo alla maniera di Trump, Pence e Pompeo, per fare milioni di dollari a spese di più blocco, odio e restrizioni per cercare di far esplodere la Rivoluzione dall’interno.

Ma l’anno bisesto di Trump contro Cuba è andato ben oltre il tradizionale, in accordo con la sua personalità egocentrica e dissennata, e una squadra consultiva che è andata di male in peggio, a causa della caratura di coloro che entrano o espellono, tra intrighi, scandali e processi giudiziari, che durante il primo semestre del 2020 ha promosso dal vandalismo sino al terrorismo contro l’isola.

L’anno è iniziato con una sporca manovra mediatica per far credere che a Cuba esiste un clima di insicurezza e violenza. Il degradante fatto della profanazione dei busti dell’Eroe Nazionale di Cuba, José Martí, diretto e diffuso da Miami da annessionisti e mercenari, ha avuto l’immediata copertura di vari media “alternativi”, al servizio di coloro che insistono nell’orchestrare campagne di menzogne ​​contro la realtà cubana.

Ad aprile, Cuba ha denunciato l’attacco terroristico con fucile d’assalto e più di 30 impatti di proiettili alla nostra Ambasciata nella capitale USA ed ha richiesto al governo USA un’indagine esaustiva e rapida, sanzioni severe e le misure e garanzie di sicurezza delle nostre missioni diplomatiche sul suo territorio, come richiesto dalla Convenzione di Vienna sulle Relazioni Diplomatiche del 1961.

ATTACCO AI PILASTRI

 

La risposta di Washington è stata una maggiore ostilità, un inasprimento del blocco, della sovversione e orecchio sordo ai reclami della comunità internazionale di mettere da parte le differenze politiche ed eliminare le misure coercitive unilaterali , che violano il diritto internazionale e la Carta ONU e limitano la capacità degli Stati di affrontare efficacemente la pandemia del nuovo coronavirus.

L’8 maggio, Bruno Rodríguez Parrilla, ministro degli Esteri, ha denunciato che l’Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID) dedicherà altri due milioni di dollari per attaccare le brigate mediche cubane ed un mese dopo si è saputo che Marco Rubio, ed altri senatori repubblicani, hanno presentato un disegno di legge per “punire” i paesi che assumono queste missioni.

Invece di sperperare in aggressioni contro la cooperazione internazionale e la salute dei popoli, il governo USA dovrebbe concentrare gli sforzi sulla prevenzione della malattia e della morte dei suoi cittadini per causa covid-19, ha dichiarato il ministro degli Esteri cubano su Twitter.

È un attacco ai pilastri, alle radici, ai paradigmi, ai valori, ai principi, alla memoria, alle conquiste, alla storia; la guerra culturale che viene condotta contro di noi attraverso tutti i canali possibili e con grande intensità dalle reti sociali contro tutti i settori sociali, ma con speciale interesse contro quelli vitali per lo sviluppo economico, la salute, la difesa, la sicurezza e l’ordine interno.

Sono solo i programmi sovversivi e le misure fascistoidi più visibili. Tra il 1997 ed il 2018, il ‘Programma Cuba’ dell’USAID ha approvato circa 900 progetti e attività di natura sovversiva e controrivoluzionaria, secondo un articolo del ricercatore Manuel Hevia Frasquieri.

Solo negli ultimi cinque anni, il numero di programmi è asceso ad oltre 500, il che mostra una crescita esponenziale, risultato dell’enorme offensiva sovversiva a cui il nostro paese è sottoposto dalle ultime amministrazioni yankee. Ovviamente, questi progetti non circolano apertamente su Cuba. L’USAID e la National Foundation for Democracy (NED) usano percorsi alternativi mascherati di fronte alla risposta delle autorità cubane, per cui contano su allocazioni milionarie. A giugno dello scorso anno, l’amministrazione Trump aveva stanziato oltre 22 milioni di dollari a tali scopi, secondo dati del sito web Cuba Money Project.

FASCISMO SENZA MASCHERINA VS. “RIVOLUZIONE AMERICANA”

 

Venerdì scorso, 3 luglio, in un discorso elettorale in cui ha accentato come “nuovi fascisti” coloro che protestano e criticano il razzismo Trump, montato nella sua verbosità menzognere, con 130000 morti per COVID-19 sulle spalle, una leadership criticata, tensioni sociali, una crisi economica inarrestabile e le proteste contro gli omicidi razzisti della sua polizia, -in cerca di applausi e sostegno da fanatici seguaci- ha espresso: “Diremo la verità così com’è, senza scusarci: gli USA sono il paese il più giusto ed eccezionale che sia mai esistito sulla Terra».

Le sue parole in un atto di 7000 persone senza mascherina né osservare il distanziamento sociale, un giorno in cui sono stati riportati negli USA 60000 nuovi contagi, e già sommavano a 2795163, è una beffa, prima di tutto, per il popolo USA, che prova paura e mancanza di protezione davanti alla situazione attuale; una nuova offesa alle vittime dello sterminio USA a Hiroshima, Nagasaki, Vietnam, Iraq, Afghanistan o Siria, così come a coloro che resistono o muoiono a causa di blocchi, sanzioni e guerre segrete; alle migliaia di neri, latini o indiani americani privati ​​dei loro diritti, delle loro terre o della vita.

Tuttavia, ha fatto l’occhiolino ed ha elogiato i gruppi ultra-conservatori e la cosiddetta destra religiosa che -si prospetta- siano, ora, il suo principale sostegno, quando è molto distanziato, nei sondaggi, dal candidato democratico Joe Biden.

La sovversione in misura estrema ha raggiunto la stessa campagna elettorale USA e quel discorso lo conferma. Nessun critico del magnate sfugge ai suoi insulti, ed è stata la sua pratica dalla precedente campagna elettorale. Venerdì ha infilato i suoi attacchi contro tutti: scuole, insegnanti, studenti, giornalisti, editori, giornali, riviste, stazioni televisive, stazioni radio, società e uomini d’affari, attivisti per i diritti umani, organizzazioni che difendono gruppi razziali, che ha incluso nel sacco del “nuovo fascismo di sinistra” che “vuole rovesciare la Rivoluzione Americana”.


El año bisiesto de Trump contra Cuba

Francisco Arias Fernández

La actual directiva de política exterior de la Casa Blanca contra Cuba, además de la vil obsesión imperial de destruir la Revolución, recogida en un guión de más de seis décadas de agresiones y fracasos, se inscribe en la proyección fascista global de un gobierno que la propia prensa estadounidense califica en desespero y desatino, con un mandatario arrinconado y a la defensiva, y un comportamiento autodestructivo.

Washington no disimula el odio y el ensañamiento contra la Isla desde aquel primer show en Miami del presidente electo Donald Trump con esbirros de la tiranía batistiana, banqueros y mercenarios de la Brigada 2506 o de la Fundación Nacional Cubanoamericana, flotipandilleros y otros connotados terroristas muy allegados a los congresistas anticubanos de la Florida y New Jersey, así como al vicepresidente Mike Pence o al secretario de Estado Mike Pompeo. Una cúpula de extrema derecha que rápidamente se identificó con la moribunda mafia miamense y se trazó una hoja de ruta horripilante, que anunció aquel propio día.

«…Con efecto inmediato, estoy cancelando el acuerdo completamente unilateral del Gobierno del presidente Obama con Cuba. Hoy anuncio una nueva política, tal como prometí durante la campaña, y firmaré ese contrato justo en esa mesa en un momento», afirmó, y posteriormente leyó parte del engendro: «Fortalecer la política de Estados Unidos hacia Cuba». Y agregó: «fortalecer muchísimo. Así que esto es muy importante, y vean lo que va a suceder».

Ocurrió que descaradamente el Gobierno de los EE.UU. le dijo al mundo que revive la Doctrina Monroe en sus relaciones con América Latina y el Caribe, y trata a los países no como iguales, sino como inferiores o marginales, e incluso como inminentes blancos seguros de su agresión militar para sacar del poder a sus gobernantes, con amenazas, ultimátums, bloqueos genocidas, sanciones, golpes de Estado y despojos.

DEL VANDALISMO AL TERRORISMO

Para la Isla, aplicó un libreto injerencista y criminal de máxima intensidad, vinculado a su estrategia antivenezolana y de restauración neoliberal en el continente, apostando al infame Memorando del Departamento de Estado del 6 de abril de 1960, que traza las vías para tratar de rendir al pueblo cubano «por hambre y desesperación»; de ahí las acciones, casi semanales, para recrudecer cualitativamente la aplicación del bloqueo, una violación flagrante, masiva y sistemática de los derechos humanos, de acuerdo con la Convención de 1948.

En lo delineado incluyó la aplicación de la Ley Helms-Burton a rajatabla, con marcado carácter extraterritorial; persecución y aplicación de medidas no convencionales para impedir el abastecimiento de combustible a Cuba; la prohibición de los viajes de ciudadanos estadounidenses, de cruceros y de vuelos procedentes de ee. uu. al interior del país; las presiones sin precedentes para cerrar las misiones médicas cubanas en varios países; el robo de cerebros; cierre de las licencias a empresas norteamericanas, que tenían permiso para operar en nuestro territorio; las prohibiciones y restricciones al envío de remesas, y cuanta acción macabra genera o se le ocurre a la mafia miamense y sus socios en la Casa Blanca.

En una mezcla de subversión económica, político-diplomática, ideológica, mercenarismo, agresión mediática y diversas manifestaciones de guerra no convencional, han configurado el escenario del negocio de la guerra contra Cuba, del que viven los congresistas anticubanos de ayer y de hoy, así como un puñado de millonarios camaleónicos vinculados o capos de mafias y organizaciones terroristas, que –como mencionamos en marzo pasado– aprovechan sin escrúpulos los nuevos tiempos del macartismo y el fascismo a lo Trump, Pence y Pompeo, para hacer millones de dólares a costa de más bloqueo, odio y restricciones para tratar de hacer estallar a la Revolución desde dentro.

Pero el año bisiesto de Trump contra Cuba ha ido mucho más allá de lo tradicional, acorde con su personalidad egocéntrica y disparatada, y un equipo asesor que ha ido de mal en peor, por la calaña de los que ingresan o expulsan, entre intrigas, escándalos y procesos judiciales, que a lo largo del primer semestre de 2020 ha promovido desde el vandalismo hasta el terrorismo contra la Isla.

Amaneció el año con una sucia maniobra mediática para hacer creer que en Cuba existe un clima de inseguridad y violencia. El denigrante hecho de profanación de bustos del Héroe Nacional de Cuba, José Martí, dirigido y difundido desde Miami por anexionistas y mercenarios, tuvo la inmediata cobertura de varios medios «alternativos», al servicio de quienes insisten en orquestar campañas de mentiras contra la realidad cubana.

En abril, Cuba denunció el ataque terrorista con fusil de asalto y más de 30 impactos de balas a nuestra Embajada en la capital de ee. uu. y ha reclamado al Gobierno estadounidense una investigación exhaustiva y rápida, sanciones severas y las medidas y garantías de seguridad de nuestras misiones diplomáticas en su territorio, tal como está obligado por la Convención de Viena sobre Relaciones Diplomáticas de 1961.

ATAQUE A LOS PILARES

La respuesta de Washington ha sido más hostilidad, recrudecimiento del bloqueo, de la subversión, y oídos sordos a los reclamos de la comunidad internacional de apartar las diferencias políticas y eliminar las medidas coercitivas unilaterales, que violan el Derecho Internacional y la Carta de las Naciones Unidas y limitan la capacidad de los Estados para enfrentar eficazmente la pandemia del nuevo coronavirus.

El 8 mayo, Bruno Rodríguez Parrilla, ministro de Relaciones Exteriores, denunció que la Agencia de Estados Unidos para el Desarrollo Internacional (Usaid, por su sigla en inglés) dedicará dos millones de dólares adicionales para atacar a brigadas médicas cubanas, y un mes después se conoció que Marco Rubio y otros senadores republicanos presentaron un proyecto de ley para «castigar» a países que contraten estas misiones.

En vez de despilfarrar en agresiones contra la cooperación internacional y la salud de los pueblos, el Gobierno de Estados Unidos debería centrar esfuerzos en evitar la enfermedad y la muerte de sus ciudadanos a cuenta de la covid-19, afirmó en Twitter el Canciller cubano.

Es un ataque a los pilares, las raíces, los paradigmas, los valores, los principios, a la memoria, las conquistas, a la historia; la guerra cultural que se nos hace por todos los canales posibles y con gran intensidad desde las redes sociales contra todos los sectores sociales, pero con especial interés contra aquellos vitales para el desarrollo económico, la salud, la defensa, la seguridad y el orden interior.

Son apenas los programas subversivos y las medidas fascistoides más visibles. Entre 1997 y 2018, el Programa Cuba de la Usaid aprobó unos 900 proyectos y actividades de un amplio carácter subversivo y contrarrevolucionario, de acuerdo con un artículo del investigador Manuel Hevia Frasquieri.

Solo en estos últimos cinco años la cantidad de programas ascendió a más de 500, lo que evidencia un crecimiento exponencial, resultado de la enorme ofensiva subversiva a que es sometido nuestro país por las últimas administraciones yanquis. Obviamente, estos proyectos no fluyen abiertamente sobre Cuba. La Usaid y la Fundación Nacional para la Democracia (ned por su sigla en inglés) utilizan vías alternas enmascaradas ante la respuesta de las autoridades cubanas, para lo que cuentan con asignaciones millonarias. Hasta junio del pasado año, la administración Trump había destinado más de 22 millones de dólares con tales propósitos, según datos del sitio web Cuba Money Project.

FASCISMO SIN MASCARILLA VS. «REVOLUCIÓN AMERICANA»

El pasado viernes 3 de julio, en un discurso electorero en el que tildó de «nuevos fascistas» a quienes protestan y cuestionan el racismo, Trump, montado en su verborrea de mentiras, con 130 000 muertos por la COVID-19 al hombro, un liderazgo cuestionado, tensiones sociales, una crisis económica indetenible y las protestas por los asesinatos racistas de su policía, –buscando aplausos y apoyos de fanáticos seguidores– expresó: «Diremos la verdad tal como es, sin disculparnos: Estados Unidos de América es el país más justo y excepcional que haya existido en la Tierra».

Sus palabras en un acto de 7 000 personas sin mascarillas ni guardar distanciamiento social, un día en que se reportaron en ee. uu. 60 000 nuevos contagios, y ya sumaban 2 795 163, es una burla, en primer lugar, para el pueblo estadounidense, que siente miedo y desprotección ante la situación actual; un nuevo agravio a las víctimas del exterminio estadounidense en Hiroshima, Nagasaki, Vietnam, Iraq, Afganistán o Siria, así como a los que resisten o mueren por bloqueos, sanciones y guerras encubiertas; a los miles de negros, latinos o indios americanos despojados de sus derechos, de sus tierras o de la vida.

Sin embargo, realizó guiños y alabanzas a los grupos ultraconservadores y a la llamada derecha religiosa que –se plantea– son ahora su principal apoyo, cuando va muy por detrás en las encuestas del candidato demócrata Joe Biden.

La subversión en grado extremo ha llegado a la propia campaña electoral de EE.UU. y ese discurso lo confirma. Ningún crítico del magnate escapa a sus insultos, y ha sido su práctica desde la campaña electoral anterior. El viernes enfiló sus ataques contra todos: escuelas, profesores, alumnos, periodistas, editores, periódicos, revistas, televisoras, emisoras de radio, empresas y empresarios, activistas de derechos humanos, organizaciones defensoras de grupos raciales, a quienes incluyó en el saco del «nuevo fascismo de izquierda» que «quieren derrocar la Revolución Americana».

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