La pandemia non ha «fatto ammalare» l’assistenza di Cuba ai suoi lavoratori

Se qualcosa permette a Cuba di sostenere l’atteggiamento retto, la voce chiara e la fronte alta in qualsiasi tribuna internazionale che dibatte i problemi dei popoli, è l’autorità spontanea concessa dall’opera  proattiva permanente di quest’Isola e del suo Governo a favore di tutto quello che genera benessere sociale, basandosi sul rispetto integro dei diritti universali dell’essere umano.


Non è nemmeno necessario, per dimostrarlo, parlare delle forti evidenze che, come sigilli indiscutibili della Rivoluzione, sono le garanzie dell’Educazione e la Salute cubane, dato che bastano, per zittire infondatezze, le ultime esperienze  in questi settori che la COVID–19 ha reso possibile mostrare a un mondo che non ha potuto ignorarlo.

E non è necessario, insistiamo, perché quando l’occupazione sociale è genuina come centro della gestione di un Governo, si moltiplicano gli argomenti in ogni settore in cui il popolo è implicato.

Nel  contesto della pandemia, per esempio, oltre ai pregiudizi sulla salute globale, il colpo nefasto sul lavoro e le relazioni con il lavoro è forse la conseguenza più grave.

Si sa già che nel secondo trimestre del 2020 si sono perdute ore di lavoro equivalenti a 400 milioni di posti di lavoro a tempo pieno, e questo sì che ha un peso  concreto per le persone che hanno perso i loro posti e sono restate senza opzioni per affrontare la crisi in corso.

Quando oggi, mercoledì 7 luglio, il Presidente cubano parteciperà alla Giornata dei Leader Mondiali nel Vertice dell’ Organizzazione Internazionale del Lavoro, lo farà con tutta la forza imposta dall’altissima morale d’aver fatto in questo ambito quello che corrisponde a una società del bene, che è proteggere con equilibrio e partecipazione i suoi lavoratori, la massa più grande del suo popolo.

Forse il tempo concesso non basterà per i suoi argomenti, come per esempio  enumerare le 36 misure in materia di lavoro, salari e previdenza sociale approvate durante l’epidemia, o di come il paese ha fomentato il telelavoro o come ha risistemato in altri posti, ampliando le garanzie dei salari di chi è restato a casa per badare ai figli minori e agli anziani, o assistere le persone in condizioni di fragilità ed ha esonerato dalle tasse quasi un quarto di milione di lavoratori indipendenti.

Ha mantenuto il pagamento delle pensioni e i lavoratori sociali hanno continuato ad offrire attenzioni speciali alle famiglie che lo necessitano.

O che chi si è ammalato ha ricevuto un sussidio e chi è stato in isolamento  preventivo per via della malattia ha ricevuto a sua volta protezione.

In una cornice che ha messo a nudo la fragilità del capitalismo rispetto i diritti di base dell’uomo, la cosa quasi incredibile è che nella piccola Isola bloccata e attaccata sino alla stanchezza, tutti i lavoratori hanno mantenuto la loro relazione di lavoro con le loro entità e le misure di protezione sono state ampliate rispetto a quelle precedenti stabilite dalla legge, sia per il settore statale che per il non statale.

Cuba parlerà con la voce del suo Presidente, basandosi su questi fatti e con i forti argomenti del più palpabile presente.

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