La pressione Usa sull’industria marittima internazionale

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Sempre più barbare le sanzioni contro il popolo venezuelano. Diverse compagnie di assicurazione hanno ritirato i loro servizi alle petroliere che commerciano con Caracas. A riportare la notizia è Reuters, che non si tira indietro e afferma come questa sia una chiara strategia volta a rovesciare il presidente Maduro.

Laddove hanno fallito con golpe, presidenti autoproclamati e mercenari dalla Colombia, utilizzano l’arma più criminale: impedire l’ingresso di cibo e medicine alla popolazione, tagliando la principale fonte di reddito del paese. “Nonostante il crollo economico del Paese, Maduro ha resistito e questo ha frustrato l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.”, deve ammettere Reuters.

Washington sta affinando la “strategia” dell’industria marittima affinché le sanzioni in violazione con tutte le norme più elementari del diritto internazionali isolino totalmente Caracas. Lo ha detto a Reuters l’inviato speciale di Washington sul Venezuela, il noto criminale di guerra amnistiato Elliott Abrams. “Quello che vedrai è che la maggior parte degli armatori e delle assicurazioni, nonché i capitani si allontaneranno semplicemente dal Venezuela”, ha dichiarato a Reuters in un’intervista.

Le società che certificano gli standard di sicurezza e ambientali per le navi, avvertono per la prima volta la pressione, prosegue Reuters.

Gli Stati Uniti stanno facendo enormi pressioni su di loro per sanzionare tutte le navi che hanno violato le norme sulle sanzioni e per revocare la certificazione internazionale. A sostenerlo è un funzionario Usa a Reuters che è voluto restare anonimo.

Senza certificazione, una nave e il suo carico non sono assicurati. Gli armatori violerebbero anche i contratti commerciali che richiedono il possesso dei certificati. In questo caso, le autorità portuali possono rifiutare l’ingresso o, addirittura, sequestrare la nave. Il Lloyd’s Register (LR), con sede a Londra, uno dei principali enti “classificatori” di navi al mondo, ha dichiarato di aver ritirato i suoi servizi ad otto petroliere che si occupavano di commercio con il Venezuela.

A giugno, gli Stati Uniti hanno sanzionato sei compagnie di navigazione – due delle quali con sede in Grecia – e sei navi cisterna che avevano commerciato con il Venezuela.

Un altro importante classificatore di navi, DNV GL Maritime, con sede ad Amburgo, ha dichiarato sempre a Reuters, di aver sospeso i servizi per tre di queste navi a giugno.

Alcune compagnie petrolifere si rifiutano addirittura di noleggiare navi che hanno fatto scalo nei porti venezuelani lo scorso anno, anche se il viaggio era esente da sanzioni. “Se una nave naviga in Venezuela, deve avvisare il sottoscrittore e può darsi che il sottoscrittore non sarà in grado di coprirli”, ha affermato Neil Roberts, a capo della sezione marittima presso la Lloyd’s Market Association, che rappresenta gli interessi di tutte le attività di sottoscrizione nel mercato Lloyd di Londra.

Intanto sempre Reuters, citando i dati di Refinitiv Eikon, ci riporta come gli USA per compensare il mancato flusso di greggio dal Venezuela abbiano dovuto aumentare le importazioni dalla Russia, con un volume complessivo record di 11 milioni di tonnellate per l’intero anno 2019, raddoppiando quelle dell’anno precedente. Quest’anno, fino a giugno, i dati riportano 5,3 milioni di tonnellate quindi in trend con il record dell’anno precedente, secondo i dati di Refinitiv Eikon.

 

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