Díaz-Canel: avete portato con le missioni una luce di speranza

«(…)Voi avete portato con le missioni una luce di speranza, di affetto e solidarietà (…)».

Il Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, lo ha detto ai collaboratori della Salute, appartenenti al Contingente “Henry Reeve” che hanno affrontato la COVID-19 nella città italiana di Torino e a San Vicente y las Granadinas.

Il mandatario li ha incontrati nel Centro Internazionale di Salute  “La Pradera”, mercoledì 29 luglio, per dare loro il benvenuto a casa.

«Questa è l’essenza che definitivamente ci definisce e ci arma come nazione e che ha fatto il giro del mondo con più  forza in questi difficili mesi di scontro alla  pandemia; perchè per il nostro personale della salute, “la medicina non è solo scienza, è anche umanesimo”».

«Ho la certezza che voi avete appreso molto da questa esperienza, ha commentato il Capo di Stato, e in questo c’è soprattutto un insegnamento, un risultato che arricchisce, che è apprendere da tutto il vissuto  Voi avere dato molto nelle missioni che avete realizzato positivamente».

In un incontro carico di simbolismo e che già sta diventando tradizione, il mandatario ha ringraziato per l’opportunità di poter condividere le esperienze più ricche dei nostri professionisti in questi duri giorni di missione, affrontando la pandemia in paesi amici, e con le quali si arricchiscono tutti i protocolli sviluppati a Cuba.

Inoltre ha assicurato: «Le vostre esperienze apportano al perfezionamento e ci permettono d’avanzare. Queste due brigate con le quali c’incontriamo oggi, hanno un significato particolare, hanno le proprie singolarità», ha sottolineato Díaz-Canel durante l’incontro, al quale, oltre ad altre autorità del paese, ha partecipato anche il Primo Ministro, Manuel Marrero Cruz.

Il Presidente ha considerato quanto realizzato dai 38 membri del gruppo che ha lavorato a Torino “un lavoro tremendo”.

«Voi siete stati in uno dei luoghi più complessi nella stessa Italia, ha commentato, e quello che avete fatto là, ha ricevuto la gratitudine degli abitanti di Torino, del popolo italiano e in particolare delle autorità della città.

Le immagini che nei giorni scorsi facevano il giro del mondo, su quando in vostro onore si è illuminata la Mole Antonelliana, uno degli edifici più emblematici di tutta Italia, parlavano di quanto ha significato per loro la vostra presenza. È stato un gesto molto bello, un gesto da apprezzare.

Con speciali elogi ha segnalato il lavoro della brigata medica a San Vicente y las Granadinas, un luogo dove: “Anche se non c’era una grande complicazione per la COVID- 19, la brigata è stata accolta con molta ricettività, con molto affetto. Oltre a contribuire molto al controllo della pandemia, i professionisti cubani si sono vincolati ad altri servizi d’assistenza medica. Voi siete due brigate che hanno apportato molto a tutte queste storie di vita e di solidarietà che abbiamo vissuto in tempi tanto complessi», ha assicurato  Díaz-Canel.

Il Capo di Stato ha commentato la maniera in cui Cuba affronta l’epidemia con una strategia di Governo, con l’apporto del personale di Salute, del popolo, degli scienziati, e questo ha permesso di dimostrare la forza delle nostre convinzioni e de nostro sistema di Salute.

«Nonostante la complessità della malattia e il ferreo blocco imposto dal Governo degli Stati Uniti e le loro costanti aggressioni al nostro paese, abbiamo dato una lezione, un esempio su come un ideale socialista, un paese socialista dove la salute è gratuita e di qualità, si possono ottenere i risultati che noi abbiamo ottenuto».

Poi  Díaz Canel ha parlato in maniera distesa  dei risultati e delle buone pratiche realizzate in questi quasi cinque mesi nell’Isola, dei protocolli che poco a poco si sono affinati e dei medicinali biotecnologici  incorporati:«che hanno permesso di diminuire la mortalità, perché non morisse nessuno dei professionisti della Salute, nessun bambino, nessuna donna in gravidanza … Anche questi sono risultati notevoli ma non ci possono indurre alla fiducia, perché la pandemia è molto ingannatrice», ha valutato, commentando i fatti avvenuti disgraziatamente per colpa d’irresponsabili negli ultimi giorni.

LA MEDICINA È LA PRATICA  DELL’UMANESIMO

Questo nuovo incontro per ringraziare per i racconti e gli insegnamenti, ascoltando le esperienze dei nostri collaboratori, ha confermato la certezza che definitivamente, sono eroi,  i nostri eroi che tornano a casa.

Il ministro di Salute Pubblica, José Angel Portal Miranda, ha dato la parola a una decina di loro e nelle loro voci hanno preso vita le emozioni di tanti mesi.

Impossibile non sentire l’orgoglio con cui il  dottor Julio Guerra Izquierdo, specialista in medicina Generale Integrale e Nefrologia, a capo della brigata medica di Torino, ha parlato del prezioso lavoro realizzato da tutti i suoi compagni e in particolare dai sette giovani  che non avevano mai realizzato prima una missione internazionalista.

«La miscela di gioventù e d’esperienza è stata un fattore chiave anche nei buoni risultati ottenuti», ha detto.

«L’omaggio  che ci hanno offerto in questo paese ci riempie d’orgoglio, ha assicurato, ma tutto questo non è altro che un premio al nostro paese, alla Salute Pubblica cubana. Abbiamo sempre tenuto presente che tutto quello che facevamo, se lo facevamo bene o male, era in nome di Cuba».

«Eravamo 38 cubani  rappresentando l’essenza di un paese ha deto il  dottor René Aveleira Cutiño, specialista in Igiene e Epidemiologia.

Forse da lì possiamo dare una risposta a come in così pochi mesi, i professionisti arrivati a Torino, che erano semplicemente “i compagni”, hanno lasciato la terra italiana essendo “gli amici”, come ha raccontato il laureato in infermeria Leonardo Baños Carmona.

È che a Cuba, già lo sappiamo, i metodo clinico è essenziale per assistere i pazienti, perché l’esame fisico marca sempre le regole del trattamento e definisce i modi d’agire dei nostri professionisti della Salute, essenze che sono state riconosciute anche in terre straniere, ricordate dal dottor Miguel Acebo Rodríguez, specialista in Medicina Generale Integrale e Pneumologia.

Il dottor Luis Miguel Osoria Mengana, specialista in Medicina Generale Integrale e Chirurgia, uno dei più giovani giunti a Torino ha commentato quanto è stata gratificante la possibilità d’arricchire con nuovi procedimenti il suo apprendistato nel mezzo dell’arduo lavoro realizzato in questi mesi difficili.

«Sappiate che potete contare con i giovani per quello che è necessario», ha assicurato.

«In principio ci hanno visti come  “extraterrestri»,  ha ricordato il laureato in infermeria Osmani Machado Rojas, specialista di primo grado in Assistenza Primaria di Salute che faceva parte della brigata che è stata a  San Vicente y las Granadinas.

«Passando i giorni siamo diventati “professionisti della Salute che assistevano un paziente”. Nelle strade e negli ospedali gli apprezzamenti a Cuba sono sempre stati presenti», ha assicurato.

Definitivamente, con i nostri professionisti della salute, Cuba è stata a Torino, a  San Vicente y las Granadinas, e  in tante altre nazioni dove sono andati a salvare vite e a lasciare essenze, le nostre essenze.

Ed è che, come ha scritto l’intellettuale e giornalista Enrique Ubieta Gómez, definito dal Presidente Díaz-Canel come il “cronista della collaborazione cubana in tempi di pandemia”, «quando il medico tocca la mano del paziente, quando  gli parla con affetto, il paziente guarisce più rapidamente, e questo non è scritto nei libri, va al di là».

E tutti loro hanno saputo apportare al di là le essenze che hanno appreso tanto bene qui a casa.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.