Proseguono le trame contro il governo venezuelano

I viaggi di Mike Pompeo nei Paesi limitrofi dimostrano ancora una volta come gli Stati Uniti stiano tramando contro il governo venezuelano, e come Donald Trump consideri tale operazione come parte integrante della propria campagna elettorale.

Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali statunitensi, non è un caso che si siano intensificate le offensive provenienti da quel Paese nei confronti del Venezuela, con la solita complicità degli altri governi reazionari della regione e con la borghesia locale. Per l’amministrazione di Donald Trump, infatti, gli attacchi alla Repubblica Bolivariana fanno parte integrante della campagna elettorale, ed un’eventuale caduta del governo di Caracas rappresenterebbe un colpo decisivo in vista del confronto con Joe Biden.

Nella giornata di venerdì 18 settembre, il presidente Nicolás Maduro ha parlato espressamente dei piani tramati dalla destra venezuelana e da governo degli Stati Uniti per mettere a repentaglio lo svolgimento delle elezioni legislative nel Paese sudamericano, previste per il prossimo 6 dicembre, appena un mese dopo le elezioni presidenziali negli USA. “La macabra destra, terrorista, golpista e il governo degli Stati Uniti hanno attivato piani per disturbare seriamente la pace del Venezuela“, ha affermato Maduro, dichiarando che il governo presenterà le prove nei prossimi giorni.

A dimostrazione di ciò, negli ultimi giorni il segretario di stato Mike Pompeo ha dato vita ad un tour nel continente sudamericano, dove ha avuto modo di incontrare i principali leader dei governi dei Paesi confinanti o vicini al Venezuela (Brasile, Colombia, Guyana, Suriname). “Mike Pompeo è in tour bellicoso contro il Venezuela e ha fallito in tutti i suoi tentativi di convincere i governi del continente a organizzare una guerra contro il Venezuela“, ha dichiarato a riguardo Maduro, come riportato da TeleSur.

In particolare, la visita di Pompeo presso la città brasiliana di Boa Vista, capitale dello stato del Roraima, confinante proprio con il Venezuela, è stata condannata da ampi settori della sinistra del Paese lusofono. Il senatore Telmário Mota, esponente di una forza moderata come il Partido Republicano da Ordem Social (PROS) e originario proprio di Boa Vista, ha definito l’incontro tra Pompeo ed il presidente Jair Bolsonaro come “un’invasione del Brasile da parte degli Stati Uniti e una minaccia cospiratrice contro il Venezuela“. “Mike Pompeo non è il benvenuto. Non mi siedo con lui. Si tratta di denigrare doppiamente il Roraima come piattaforma per la campagna elettorale di Trump e come strumento di provocazione imperialista contro un popolo fratello, con il quale abbiamo avuto rapporti economici, sociali e culturali pacifici per secoli“, ha scritto il senatore Mota sui social network.

Alle parole di Mota hanno fatto eco quelle di Glauber Braga, deputato dell’anticapitalista Partido Socialismo e Liberdade (PSOL). Secondo Braga, l’incontro tra Bolsonaro e Pompeo rappresenta “un tentativo illegittimo di fare pressione sul Venezuela“. Il deputato carioca ha inoltre accusato Washington di avere mire sul petrolio e sulle ricchezze naturali venezuelane, ricordando che proprio Caracas possiede “la più grande riserva di carburante del mondo“. “Non possiamo accettare che il territorio brasiliano venga utilizzato per questo, o persino per una possibile escalation fino alla guerra“, ha concluso Braga.

Il Partido dos Trabalhadores (PT), la principale forza di opposizione al governo di Bolsonaro, ha pubblicato a riguardo un comunicato ufficiale nel quale si legge che “Bolsonaro e il suo governo dimostrano ancora una volta la loro sottomissione a Trump, sempre pronti a seguire i suoi ordini o a ricevere i suoi rappresentanti nel nostro territorio, in un continuo processo di affronto alla nostra sovranità“.

Oltre al Brasile, il principale alleato degli Stati Uniti in funzione antivenezuelana resta la Colombia, che sta proseguendo la sua collaborazione militare e le esercitazioni militari congiunte con Washington ai confini con il Venezuela, rappresentando una vera e propria minaccia per Caracas. In difesa del Venezuela è intervenuto anche il ministro degli esteri di Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, secondo il quale “le manovre militari, con il pretesto di combattere il traffico di droga, dimostrano aggressività e mancanza di rispetto per la volontà delle nazioni sovrane nella regione“. Questa posizione è condivisa anche dall’opposizione colombiana, secondo la quale il presidente Iván Duque “è andato oltre i suoi diritti e le sue prerogative, non chiedendo al Senato l’autorizzazione per il transito di truppe straniere“.

Tornando alle parole del leader venezuelano, Maduro ha anche respinto le campagne di diffamazione promosse quotidianamente dai principali mezzi di comunicazione di Paesi come Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, ed ha invitato la Milizia Nazionale Bolivariana e le Forze Armate Nazionali Bolivariane a “essere più pronte, meglio preparate a difendere la pace, l’integrità territoriale e il nostro diritto allo sviluppo“. “Mille occhi, mille orecchie, i nemici del Venezuela sono in una fase di disperazione perché il Venezuela sta per consolidare la pace“, ha aggiunto, e ha ribadito che contro “il Venezuela non potranno. Siamo fatti per la lotta, per la resistenza, per forza spirituale. Il Venezuela non si arrenderà mai!“, ha concluso Maduro.

Negli ultimi giorni, il capo di stato venezuelano è intervenuto anche all’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), convocata dal segretario generale António Guterres per valutare il rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Anche in quest’occasione, Maduro ha sottolineato le continue aggressioni degli Stati Uniti nei confronti del suo Paese, che hanno reso ancora più ardua la marcia venezuelana verso gli obiettivi tracciati dall’ONU, e che hanno creato particolare difficoltà a Caracas nella lotta contro il Covid-19: “Gli Stati Uniti e il loro governo hanno tentato, senza successo, di erodere con mezzi criminali e misure coercitive unilaterali la nostra base di sicurezza sociale e cercare di far crollare il modello di inclusione e giustizia che abbiamo costruito“, ha dichiarato.

Maduro ha poi sottolineato alcuni dei principali traguardi raggiunti dal Paese sudamericano sotto la sui guida, come la distribuzione di nuove abitazioni per tre milioni di cittadini e il fatto di aver reso gratuito il 99% dei medicinali nel contesto della pandemia da Covid-19, ed ha concluso il suo discorso all’ONU assicurando che “non ci saranno blocchi o sanzioni che fermeranno il cammino del Venezuela verso la felicità“.

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