Cubainformacion: il gulag di Assange

Julian Assange: il Gulag senza prime pagine

 

Julian Assange non solo ha sfidato l’élite politico-militare USA, mettendo, davanti agli occhi del mondo, i suoi assassinii e crimini di guerra.

Soprattutto, ha sfidato il giornalismo corporativo, i grandi media, la loro ipocrisia e la loro alleanza con il potere.

Per questo, oggi, la vergogna e l’orrore del suo caso, la censura, la persecuzione politica, la tortura e dieci anni di confinamento e prigione di questo giornalista non sono notizia né tema di conversazione.

Per anni, la CIA ha registrato la sua vita ed ha intercettato le sue comunicazioni presso l’ambasciata che lo ha ospitato, fino ad ottenere di acquistare la sua consegna dal governo dell’Ecuador.

Il passo successivo è ottenere la sua estradizione negli USA e lì condannarlo all’ergastolo.

Con un obiettivo più che evidente: dare l’esempio, castigare l’audacia di qualsiasi giornalista che sveli cosa fanno i gaglioffi che, in nome della democrazia, assediano, minacciano, rubano, uccidono o invadono.

Nel frattempo, i media che hanno fatto affari con le sue rivelazioni – il New York Times o El País, per esempio – non solo ignorano il suo caso, bensì collaborano a diffondere le menzogne per screditarlo.

Perché il giornalista e prigioniero politico Julian Assange non è russo, né cinese, né cubano, né bielorusso. Perciò il suo Gulag è consentito da coloro che ancora hanno la spudoratezza di parlare … di libertà di stampa.


Julian Assange: el Gulag sin portadas

Julian Assange no solo desafió a la élite político-militar de EEUU, al poner ante los ojos del mundo sus asesinatos y crímenes de guerra.

Sobre todo desafió al periodismo corporativo, a los grandes medios, a su hipocresía y a su alianza con el poder.

Por eso, hoy, la vergüenza y el horror de su caso, la censura, la persecución política, la tortura y los diez años de confinamiento y cárcel de este periodista no son noticia ni tema de tertulia.

Durante años, la CIA grabó su vida y pinchó sus comunicaciones en la embajada que lo acogió, hasta conseguir comprar al gobierno de Ecuador su entrega.

El siguiente paso es obtener su extradición a EEUU y condenarlo allí a prisión de por vida.

Con un más que evidente objetivo: sentar ejemplo, castigar la osadía de cualquier periodista que desvele qué hacen los matones que, en nombre de la democracia, cercan, amenazan, roban, matan o invaden.

Mientras, los medios que hicieron negocio con sus revelaciones –The New York Times o El País, por ejemplo- no solo ignoran su caso, sino que colaboran a difundir las mentiras para desprestigiarlo.

Porque el periodista y preso político Julian Assange no es ruso, ni chino, ni cubano, ni bielorruso. Por eso su Gulag es permitido por quienes aún tienen la desvergüenza de hablar… de libertad de prensa.

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