Guaidó: intervento militare contro Venezuela invocando la dottrina R2P

In un intervento parallelo ed informale via web accompagnato da alcune delegazioni nell’ambito della 75a Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il deputato venezuelano uscente Juan Guaidó ha tenuto un discorso in presunta rappresentanza della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

L’intervento non è stato inserito nel panel istituzionale e si è prodotto pochi minuti dopo l’intervento ufficiale del presidente Nicolás Maduro davanti a questa Assemblea. Guaidó, ancora una volta, ha rilasciato dichiarazioni serie e preoccupanti che sono poi state rafforzate sulle sue reti sociali.

Il deputato uscente ha affermato che le misure di blocco non stanno generando l’effetto atteso contro Caracas, pertanto ha chiesto alla comunità internazionale di considerare contemplare “scenari” per “ristabilire” la democrazia in Venezuela, dopo “essersi esaurite tutte le vie” per consolidare lo smantellamento del governo venezuelano.

In un modo sfumato, ma aperto, Guaidó ha fatto una richiesta di intervento straniero in Venezuela invocando la dottrina “Responsibilità di Proteggere” (in inglese “Responsibility To Protect”, o R2P), che è stata implementata nei paesi che sono stati militarmente ‘intervenuti’ dagli USA negli ultimi decenni.

Guaidó ha nuovamente richiesto di rafforzare la pressione contro il paese, insistendo sul fatto che la comunità internazionale dovrebbe “intraprendere azioni” per assumere la destituzione, con la forza, delle istituzioni venezuelane, sulla base di quanto è stato recentemente affermato nel falso rapporto del Gruppo di Lima in materia di diritti umani sollevato contro Caracas, e avanzando nuove accuse di “narco-terrorismo” contro il governo nazionale.

Le narrazioni ed il contesto

La dottrina R2P non è una dottrina solidamente consacrata dal diritto internazionale, tuttavia, è un corollario di principi che sono emanati dalla dottrina della sicurezza e della proiezione dell’egemonia USA e che si sono diluiti in trattati e documenti emanati dalle istituzioni internazionali, tra esse lo stesso sistema delle Nazioni Unite, per consacrare azioni di forza della comunità internazionale di fronte alle eventualità ed alle crisi in un dato paese.

L’introduzione degli statunitensi di questa dottrina è avvenuta attraverso la loro influenza nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, quindi, sarebbe quella l’unica istanza abilitata a convalidare azioni determinate su paesi, in piena congruenza con il diritto approvato e che dà significato allo stesso Consiglio di Sicurezza.

Questo principio assume il senso di “responsabilità” che ingiunge i paesi a prendere parte a situazioni interne di altri paesi. Ma vale la pena sottolineare che l’approvazione di tali atti spetta esclusivamente al Consiglio di Sicurezza.

Per ragioni narrative, è evidente che Guaidó fa questa evocazione davanti all’ONU, sebbene non abbia fatto parte della seduta, per dare un’apparenza formale alla sua richiesta “formale”, come lui la chiama.

Vale la pena dire che le Nazioni Unite non riconoscono il mandato artificiale di Guaidó, quindi la sua richiesta non ha alcuna base giuridica davanti a questa istanza, né nell’Assemblea Generale, né tanto meno nel Consiglio di Sicurezza.

Ciò che Guaidó ha fatto è una aperta richiesta ad un piano diffuso della politica internazionale, che è la cosiddetta “comunità internazionale”, senza riferirsi ad attori specifici. In questo modo, crea un arco narrativo in modo che uno o più attori, in modo discrezionale ed al di fuori del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, decidano aderire al R2P per premere il grilletto contro il Venezuela.

In questo scenario, gli USA, insieme a Colombia e Brasile, potrebbero probabilmente essere convinti a compiere azioni contro il Venezuela.

Le possibilità di un conflitto in Venezuela hanno una presunta base giuridica nel Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca (TIAR), firmato nel 1947 ed entrato in vigore nel 1948. Il TIAR è stato concepito come uno strumento per cercare di bloccare l’influenza sovietica sul continente americano nel contesto della Guerra Fredda.

Questo trattato di sicurezza collettiva regionale, modellato dagli USA e sancito dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), contempla l’uso della forza e dell’intervento di un paese come uno dei suoi meccanismi. La resurrezione di questa mostruosità della Guerra Fredda, in pieno XXI secolo, avviene nell’ambito della costruzione di un’impalcatura “legale” per l’intervento del Venezuela.

Il governo spurio ed inesistente di fatto di Juan Guaidó ha una rappresentanza nell’OSA, sebbene il Venezuela si sia ritirato da questo organismo per decisione del suo governo legittimo. In sostanza, l’unica utilità della presenza artificiale della diplomazia parallela di Guaidó in questo organismo è stato quello di formalizzare la richiesta di attivazione del TIAR contro il proprio paese. L’11 settembre 2019 l’OSA ha approvato l’attivazione del TIAR per il caso del Venezuela.

La richiesta di Guaidó si unisce ad altri eventi, come il recente tour di Mike Pompeo nei paesi confinanti con il Venezuela, vale a dire Guyana, Brasile, Colombia e Suriname, arringando il rovesciamento del presidente Nicolás Maduro.

La possibilità dell’uso della forza contro il Venezuela nel contesto attuale risiede nella cosiddetta “sorpresa di ottobre” che il governo USA potrebbe star forgiando per incoraggiare un voto favorevole a Donald Trump nella sua corsa alla rielezione il prossimo novembre.

Tale possibilità non è da sottovalutare. Il governo venezuelano ha chiamato alla “massima allerta” per i prossimi giorni e settimane a tutti i settori civili e militari del paese. Le autorità venezuelane hanno specificato che la provocazione militare e l’uso della forza irregolare potrebbero avvenire come eventi.

La fabbricazione di un conflitto nel paese passerebbe da azioni chirurgiche di tipo irregolare ed altre che potrebbero avvenire da parte di forze regolari USA.

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Guaidó solicita una intervención militar contra Venezuela invocando la doctrina R2P

En una intervención paralela e informal vía web acompañada por algunas delegaciones en el marco de la 75° Asamblea General de Naciones Unidas, el diputado venezolano saliente Juan Guaidó dirigió un discurso en supuesta representación de la República Bolivariana de Venezuela.

La intervención no fue incluida en el panel institucional y se produjo a sólo minutos de la intervención oficial del presidente Nicolás Maduro ante esta Asamblea. Guaidó, nuevamente, realizó declaraciones serias y preocupantes que luego fueron reforzadas en sus redes sociales.

El diputado saliente afirmó que las medidas de bloqueo no están generando el efecto esperado contra Caracas, por ello pidió a la comunidad internacional que considere contemplar “escenarios” para “restablecer” la democracia en Venezuela, tras “agotarse todas las vías” para consolidar el desmantelamiento del gobierno venezolano.

De manera matizada, pero abierta, Guaidó hizo una solicitud de intervención extranjera en Venezuela invocando la doctrina “Responsabilidad de Proteger” (en inglés “Responsibility To Protect”, o R2P), la cual ha sido instrumentada en países que han sido intervenidos militarmente por EEUU en las últimas décadas.

Guaidó solicitó nuevamente reforzar la presión contra el país, insistiendo en que la comunidad internacional debería “tomar acciones” para asumir la destitución por vía de fuerza de las instituciones venezolanas, sustentándose en lo dicho recientemente en el falso informe del Grupo de Lima en materia de derechos humanos levantado contra Caracas, y haciendo nuevos señalamientos de “narcoterrorismo” contra el gobierno nacional.

Las narrativas y el contexto

La doctrina R2P no es una doctrina consagrada de manera sólida en el derecho internacional, sin embargo, es un corolario de principios que han emanado desde la doctrina de seguridad y de proyección de la hegemonía estadounidense y que se han diluido en tratados y documentos emanados de las instituciones internacionales, entre ellas el propio sistema de Naciones Unidas, para consagrar acciones de fuerza de la comunidad internacional ante eventualidades y crisis en un país determinado.

La introducción de los estadounidenses de esta doctrina ha tenido lugar mediante su influencia en el Consejo de Seguridad de la ONU, por tanto, sería esa la única instancia facultada para validar acciones determinadas sobre países, en plena congruencia con el derecho refrendado y que da sentido al mismo Consejo de Seguridad.

Este principio supone el sentido de “responsabilidad” que conmina a los países a tomar parte en situaciones internas de otros países. Pero vale recalcarlo, la aprobación de tales actos reside exclusivamente sobre el Consejo de Seguridad.

Por cuestiones narrativas, es evidente que Guaidó hace esta evocación ante la ONU, aunque no formó parte de la sesión, para dar apariencia a su solicitud “formal”, tal como él la refiere.

Vale decir que la Organización de Naciones Unidas no reconoce el mandato artificial de Guaidó, por tanto, su solicitud no tiene ningún asidero jurídico ante esta instancia, ni en la Asamblea General, ni mucho menos en el Consejo de Seguridad.

Lo que sí efectúa Guaidó es una solicitud abierta a un plano difuso de la política internacional, que es la llamada “comunidad internacional”, sin referir actores específicos. De esa manera crea un arco narrativo para que uno o varios actores, de manera discrecional y al margen del Consejo de Seguridad de la ONU, decidan apegarse al R2P para presionar el gatillo contra Venezuela.

En ese escenario, EEUU, junto a Colombia y Brasil, probablemente, podrían estar ganados para efectuar acciones contra Venezuela.

Las posibilidades de un conflicto en Venezuela tienen un pretendido asidero jurídico en el Tratado Interamericano de Asistencia Recíproca (TIAR), firmado en el año 1947 y que entró en vigor en el año 1948. El TIAR fue concebido como un instrumento para tratar de bloquear la influencia soviética en el continente americano en el contexto de la Guerra Fría.

Este tratado de seguridad colectiva regional, modelado por los estadounidenses y consagrado en la Organización de Estados Americanos (OEA), contempla el uso de la fuerza y la intervención de un país como uno de sus mecanismos. La resurrección de este adefesio de la Guerra Fría en pleno siglo XXI tiene lugar en el marco de la construcción de un andamiaje “legal” para la intervención de Venezuela.

El gobierno espurio e inexistente en el hecho de Juan Guaidó cuenta con una representación en la OEA, aunque Venezuela se haya retirado de este ente mediante decisión de su gobierno legítimo. Básicamente, la única utilidad de la presencia artificial de la diplomacia paralela de Guaidó en este organismo ha sido dar formalidad a la solicitud de la activación del TIAR contra su propio país. El 11 de septiembre del año 2019, la OEA aprobó la activación del TIAR para el caso de Venezuela.

La solicitud de Guaidó se une a otros eventos, como la reciente gira de Mike Pompeo por países fronterizos con Venezuela, a saber, Guyana, Brasil, Colombia y Surinam, arengando el derrocamiento del presidente Nicolás Maduro.

La posibilidad del uso de la fuerza contra Venezuela en el actual contexto yace en la llamada “sorpresa de octubre” que el gobierno estadounidense podría estar fraguando para alentar el voto favorable a Donald Trump en su carrera por la reelección en noviembre próximo.

Tal posibilidad no es de desestimar. El gobierno venezolano ha llamado a la “alerta máxima” para los próximos días y semanas, a todos los sectores civiles y militares del país. Las autoridades venezolanas han precisado que la provocación militar y el uso de fuerza irregular podrían tener lugar como eventos.

La fabricación de un conflicto en el país pasaría por acciones quirúrgicas de tipo irregular y otras que pudieran devenir por parte de fuerzas regulares estadounidenses.

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