Smantellando il rapporto della Missione ‘Indipendente’: il caso Ledezma

Così come ci sono incongruenze e vaghezze nella raccolta di dati del rapporto della Missione ‘Indipendente’ di Determinazione dei Fatti in Venezuela, c’è anche un’evidente parzialità nell’uso delle fonti. Ora questo sito procede allo smantellamento del famoso caso del latitante dalla giustizia ed ex sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, per essere uno dei casi bandiera riciclati dal rapporto.

Ledezma, fin dai tempi della IV Repubblica, è stato coinvolto, come esecutore, in reali eventi di violazioni dei diritti umani, nonché nei tentativi -per nulla democratici- di destituzione del Governo bolivariano.

Nel 2014, con il piano “La Salida”(L’uscita ndt), accompagna pubblicamente Leopoldo López e María Corina Machado per creare scompiglio politico nel paese e forzare il rovesciamento del chavismo. Sebbene le sue azioni cospirative siano evidenti, è il “Golpe Blu” od “Operazione Gerico” che ha portato al suo arresto nel 2015.

La Missione “Indipendente” ha individuato un video dell’arresto di Ledezma, disponibile su Internet, per segnalare le sue congetture nel suddetto rapporto e presentarlo di fronte ad un’organizzazione come l’ONU, ignorando, di proposito, infiniti dettagli.

VAGHEZZA NELLA ESPOSIZIONE DEL CASO

 

Per non addentrarsi a fondo nella lunga lista di attività cospirative di questo politico, è sufficiente segnalare la sua partecipazione all’Operazione Gerico. Nel rapporto, la Missione espone un vago sviluppo dei fatti del caso Ledezma, cioè non spiegano in profondità di cosa si trattasse tale operazione.

Si ricorda che questo piano era programmato per eseguire attacchi militari a diverse istituzioni governative a Caracas e rovesciare il presidente Nicolás Maduro.

In nessuna sezione del rapporto denunciano l’illegalità della partecipazione a colpi di stato, mostrano solo una tabella dal titolo “presunte operazioni e persone detenute” ed ogni descrizione resta in un forzato e breve “presunto”, allegando un breve video sui soggetti coinvolti. I contesti sono vitali per comprendere tutti i casi che la Missione “Indipendente” cerca di elaborare.

Va notato che dopo il suo arresto domiciliare è stato portato a Ramo Verde, nel 2017, a causa della violazione del regime istituito a suo beneficio. Sulla base di questo fatto, il rapporto indica che Ledezma ha spiegato alla Missione che quando è stato arrestato “si era ferito ad un piede”.

Oltre a ciò, i suoi legami golpisti sono noti e le prove sono presenti, ma, secondo Ledezma, la sua detenzione è stata arbitraria e per motivi politici ed è così che è stato classificato nel rapporto … forse la Costituzione protegge i colpi di stato?

Poiché il rapporto della Missione non mostra le prove della partecipazione di Ledezma come uno degli autori intellettuali dell’Operazione Gerico, è anche pertinente sottolineare la sua complicità insieme a Lorent Saleh, accusato dal Ministero Pubblico di aver facilitato l’ingresso illegale di stranieri per generare proteste violente nel paese.

Questo dirigente giovanile è noto, in Venezuela, da un decennio per far parte della Juventud Activa Venezuela Unida (JAVU) – un’organizzazione giovanile di destra finanziata dalla Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED) -, che organizzava e dirigeva azioni di piazza contro il governo del presidente Hugo Chávez. È stato arrestato più volte in contesti urbani violenti, con anche addosso materiale bellico.

Nel 2014 è andato in Colombia (da dove è stato espulso poco dopo) perché aveva stabilito un campo paramilitare ed intendeva acquistare armi da guerra per commettere omicidi selettivi contro funzionari venezuelani con l’aiuto dell’uribismo; da lui stesso ammesso.

Saleh era stato smascherato con molteplici prove audiovisive e fotografiche sui suoi piani terroristici nel paese: addirittura una di quelle prove è un video in cui assicura che il politico che aveva più sostenuto “La Resistenza”, come si chiamavano i gruppi di scontro violento dell’opposizione venezuelana durante “La Salida”, era lo stesso Ledezma.

In breve, entrambi gli agenti della destabilizzazione destituente erano sincronizzati nei piani di colpo di stato e di violenza.

CONCLUSIONI  ‘MISSIONE INDIPENDENTE’

 

Nonostante l’irregolarità dei dati su cui si basava il rapporto, la Missione ha subito concluso che Ledezma “è stato vittima di una detenzione arbitraria”, anche quando le prove sono sotto i riflettori.

Inoltre, se si fa riferimento all’arbitrarietà, va aggiunto d’obbligo la fuga dell’ex sindaco in Spagna, cosa che, ovviamente, si segnala nella relazione ma, tuttavia, viene mostrato come un clamoroso successo di Ledezma. Gli autori del rapporto celebrano, quasi senza mezzi termini, il fatto che un latitante dalla giustizia possa farla franca.

Per quelli di noi che hanno memoria, Ledezma è stato sempre apertamente oppositore e ha costantemente espresso la sua posizione contro il governo venezuelano, sia nell’amministrazione di Hugo Chávez che di Nicolás Maduro; il suo verbo in azione non causava allarmi o motivo di arresto per lo Stato venezuelano; tuttavia, il suo coinvolgimento in sforzi destabilizzanti, che cercavano di realizzare un golpe morbido al chavismo al potere statale, che è divampato in violenza insurrezionale e rottura dell’ordine costituzionale, il Ministero Pubblico ha dovuto fare il proprio lavoro.

Si sottolinea ciò perché il rapporto insinua costantemente la narrativa di convertire in vittime coloro che ricoprono cariche pubbliche nonostante le implicazioni in atti sediziosi al di fuori della legge. È nel PUNTO 251 in cui postulano che “almeno sei sindaci dell’opposizione sono stati arrestati tra aprile 2014 e dicembre 2017”, nascondendo che erano direttamente coinvolti nella logistica e nel sostegno politico dei cosiddetti “guarimberos” (rivoltosi ndt) e nelle forze d’urto di “La Salida”.

È pertinente notare che l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, nella Risoluzione 1900, stabilisce che una persona detenuta è considerata “prigioniero politico” se la detenzione è stata imposta per violazione della libertà di pensiero, coscienza e religione o, in breve, se la detenzione è stata imposta per motivi puramente politici senza connessione ad alcun crimine.

Se ci atteniamo a questa categorizzazione, Ledezma non può essere citato come “prigioniero politico” a causa dei crimini di cospirazione ed associazione per i quali è stato accusato e giudicato nei piani di destabilizzazione e colpo di stato, previsti e sanzionati dal Codice Penale e dalla Legge Organica contro la Delinquenza Organizzata ed il Finanziamento del Terrorismo della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

Neppure questo caso è motivo per sommarlo con giusta ragione a violazione dei diritti umani. Dal 2015, la procura venezuelana ha chiesto di concedergli gli arresti domiciliari per problemi di salute, e così è stato fino a quando non ha violato le disposizioni di questo beneficio, nel 2017, con la sua fuga.

In questo modo il rapporto parziale della Missione “Indipendente” dell’ONU dimostra le sue vere intenzioni.


DESMONTANDO EL INFORME DE LA MISIÓN “INDEPENDIENTE”: EL CASO LEDEZMA

Así como hay inconsistencias y vaguedades en la recopilación de datos del informe de la Misión “Independiente” de Determinación de los Hechos en Venezuela, también existe una evidente parcialidad en el uso de las fuentes. Ahora esta tribuna procede al desmontaje del afamado caso del prófugo de la justicia y ex alcalde de Caracas, Antonio Ledezma, por ser uno de los casos bandera blanqueados por el informe.

Ledezma, desde tiempos cuartorrepublicanos, ha estado involucrado como ejecutor en acontecimientos reales de violación de derechos humanos, así como en los intentos -nada democráticos- de destitución del Gobierno Bolivariano.

En 2014, con el plan “La Salida”, acompaña públicamente a Leopoldo López y a María Corina Machado para instaurar conmoción política en el país y forzar el desplazamiento del chavismo. Aunque sus acciones conspirativas son evidentes, es el “Golpe Azul” u “Operación Jericó” lo que procedió a su detención en 2015.

La Misión “Independiente” localizó un video del arresto de Ledezma, que estaba disponible en Internet, para señalar sus conjeturas en el mencionado informe y presentarlo ante una organización como la ONU, ignorando con propósito un sinfín de detalles.

VAGUEDAD EN LA EXPOSICIÓN DEL CASO

Para no ahondar tanto en la larga lista de actividades conspirativas de este político, con sólo apuntar su participación en la Operación Jericó es suficiente. En el informe, la Misión expone un vago desarrollo de los hechos al caso de Ledezma, es decir, no explican a profundidad de qué se trataba esa operación.

Se recuerda que ese plan estaba programado para ejecutar ataques militares a diferentes instituciones gubernamentales en Caracas y derrocar al presidente Nicolás Maduro.

En ningún apartado del informe denuncian la ilegalidad en la participación en golpes de Estado, sólo muestran una tabla titulada “presuntas operaciones y personas detenidas” y toda descripción queda en un forzado y breve “supuesto”, adjuntando un video corto sobre los implicados. Los contextos son vitales para entender todos los casos que intenta blanquear la Misión “Independiente”.

Cabe destacar que tras su arresto domiciliario fue llevado a Ramo Verde en 2017 debido a la violación del régimen establecido en su beneficio. Con base a este hecho, el informe señala que Ledezma le explicó a la Misión que al ser arrestado “se había herido en el pie”.

Aunado a eso, sus vínculos golpistas son notorios y las pruebas están presentes, pero, según Ledezma, su detención fue arbitraria y por motivos políticos, y así fue clasificado en el informe… ¿acaso la Constitución ampara golpes de Estado?

Como el informe de la Misión no muestra las pruebas de la participación de Ledezma como uno de sus autores intelectuales en la Operación Jericó, es pertinente señalar también su complicidad junto con Lorent Saleh, acusado por el Ministerio Público de haber facilitado el ingreso ilegal de extranjeros para generar protestas violentas en el país.

Este dirigente juvenil es conocido en Venezuela desde hace una década por formar parte de la Juventud Activa Venezuela Unida (JAVU) -organización juvenil derechista financiada por la Fundación Nacional para la Democracia (NED, por sus siglas en inglés)-, que organizaba y dirigía acciones de calle en contra del gobierno del presidente Hugo Chávez. Se le ha detenido varias veces en contextos violentos urbanos, incluso con material bélico encima.

En 2014 fue a Colombia (de donde fue expulsado poco después) porque había establecido un campamento paramilitar y pretendía comprar armamento de guerra para cometer asesinatos selectivos contra funcionarios venezolanos con ayuda del uribismo, admitido por él mismo.

Saleh había sido desenmascarado con múltiples pruebas audiovisuales y fotográficas sobre sus planes terroristas en el país: incluso una de esas evidencias es un video en el que asegura que el político que más había apoyado a “La Resistencia”, como se llamaba a los grupos de choque violentos de la oposición venezolana durante “La Salida”, era el mismo Ledezma.

En definitiva, ambos agentes de la desestabilización destituyente estaban sincronizados en los planes de golpe de Estado y violencia.

LAS CONCLUSIONES DE LA “MISIÓN INDEPENDIENTE”

A pesar de la irregularidad de los datos con los que se basó el informe, la Misión de inmediato concluye que Ledezma “fue víctima de una detención arbitraria”, aun cuando las evidencias están sobre la palestra.

Además, si se hace referencia a la arbitrariedad, se debe agregar por obligación la fuga del ex alcalde a España, que, claro está, se señala en el informe sin embargo es mostrado como un rotundo logro por parte de Ledezma. Los redactores del informe celebran, de manera casi tajante, el hecho de que un prófugo de la justicia pudiera salirse con la suya.

Para los que tenemos memoria, Ledezma siempre fue abiertamente opositor y constantemente expresaba su postura en contra del gobierno venezolano, tanto en la administración de Hugo Chávez como de Nicolás Maduro; su verbo en acción no causaba alarmas ni motivo de arresto para el Estado venezolano; sin embargo su involucramiento en gestiones desestabilizadoras, que buscaban un golpe blando al chavismo en el poder estatal, que escalaron a la violencia insurreccional y al quiebre del orden constitucional, el Ministerio Público debía hacer lo propio.

Se hace énfasis en esto porque el informe insinúa constantemente esa narrativa de convertir en víctimas a aquellos que poseen cargos públicos a pesar de las implicaciones en hechos sediciosos al margen de la ley. Es en el PUNTO 251 en el que postulan que “al menos seis alcaldes de la oposición fueron detenidos entre abril de 2014 y diciembre de 2017”, ocultando que aquellos estaban involucrados directamente en la logística y el apoyo político de los llamados “guarimberos” y las fuerzas de choque de “La Salida”.

Es pertinente señalar que la Asamblea Parlamentaria del Consejo de Europa, en la Resolución 1900, establece que una persona detenida es considerada “presa política” si la detención se ha impuesto por la violación en la libertad de pensamiento, conciencia y religión o, en resumen, si la detención ha sido impuesta por razones puramente políticas sin conexión con ningún delito.

Si nos atenemos a dicha categorización, a Ledezma no cabe citarlo como “preso político” debido a los delitos de conspiración y asociación por los que fue imputado y juzgado en los planes de desestabilización y golpe de Estado, previstos y sancionados en el Código Penal y la Ley Orgánica contra la Delincuencia Organizada y Financiamiento al Terrorismo de la República Bolivariana de Venezuela.

Tampoco este caso es motivo para asomarlo como razón de violación de los derechos humanos. Desde 2015, la Fiscalía venezolana solicitó otorgarle arresto domiciliario por temas de salud, y así se mantuvo hasta que violó lo establecido para este beneficio en 2017 con su fuga.

De esta manera el informe sesgado de la Misión “Independiente” de la ONU demuestra sus verdaderas intenciones.

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