L’unione del Sudamerica è la chiave della nostra sovranità politica

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Alicia Castro, nominata ambasciatrice della Repubblica Argentina a Mosca, non aveva ancora potuto presentare le sue credenziali a causa del Covid-19 quando ha presentato le sue dimissioni, indignata per il voto del suo Governo al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite in cui, insieme al Gruppo di Lima, mostrava preoccupazione per le violazioni dei diritti umani in Venezuela. Alicia Castro che è ha rappresentato il suo paese a Caracas e a Londra, ha spiegato le ragioni delle sue dimissioni in questo testo, riassumibili in una frase: “Mi è chiarissimo, alla luce del pensiero dei nostri liberatori San Martín, Bolívar, Artigas, che l’unione del Sudamerica è la chiave della nostra sovranità politica e della nostra indipendenza economica”.

“Oggi presento le mie dimissioni da ambasciatrice perché non sono d’accordo con l’attuale politica del Ministero degli Esteri.Il 6 ottobre, nel 45° periodo di sedute del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, il voto dell’Argentina uguale alla Risoluzione del Gruppo di Lima costituisce una drammatica svolta per la nostra politica estera e non differisce assolutamente da quello che avrebbe votato Macri. Il Gruppo di Lima è stato creato durante la restaurazione neoliberale da un gruppo di governi di estrema destra, incoraggiati e finanziati dagli Stati Unii con due obbiettivi espliciti: promuovere un “Cambio di Regime” in Venezuela –con lo stesso modello di quelli realizzati dagli Stati Uniti in medio Oriente- e disarticolare il blocco regionale. Nel decennio passato ho avuto l’onore di partecipare –come deputata e come ambasciatrice- al meraviglioso processo di formazione dell’unità regionale insieme a Néstor Kirchner e a Cristina Fernández de Kirchner e ai presidenti progressisti della regione, Hugo Chávez, Lula da Silva, Fidel Castro, Pepe Mujica, Rafael Correa, Evo Morales, Daniel Ortega, uniti nella diversità. Ci è chiarissimo, alla luce del pensiero dei nostri liberatori San Martín, Bolívar, Artigas, che l’unione del Sudamerica è la chiave della nostra sovranità politica e della nostra indipendenza economica. Nell’UNASUR avevamo conseguito un’istituzionalità sovranazionale densa ed efficace che ha evitato due colpi di stato nella Regione e abbiamo costituito la Comunità di Stati Latinoamericani e del Caribe (CELAC). E’ franato tutto con l’arrivo di Temer, Macri, Bolsonaro, Lenin Moreno, i golpes in Brasile e in Bolivia con la manipolazione del Lawfare e delle truffe mediatiche. Nessuno è stato più esposto al linciaggio mediatico del governo del Venezuela. E’ ben noto il modo in cui le Agenzie Governative degli Stati Uniti orchestrano i loro piani di Regime Change –mentendo hanno giustificato le loro invasioni militari in Iraq, la distruzione della Libia- e le loro pretese di ingerenza diretta nella politica latinoamericana. C’è da chiedersi perché il governo degli Stati Uniti e il Gruppo di Lima non si preoccupano delle flagranti violazioni dei Diritti Umani in Cile, in Bolivia, in Brasile, in Honduras o in Colombia –dove sono stati assassinati 250 operatori sociali firmatari degli Accordi di Pace, -Accordi che, mi ricordo con orgoglio, furono voluti da Néstor Kirchner, Hugo Chávez e Fidel Castro. Oggi nessuno può ignorare che il Venezuela è sotto assedio, sottoposto a un blocco criminale che priva il popolo di medicine, alimenti, ingredienti essenziali. Aggiungersi per intensificare questo assedio è, per lo meno, irresponsabile.

Dal colpo di Stato perpetuato contro Hugo Chávez nell’aprile del 2002, non sono mancati i tentativi di golpe, magnicidio, sabotaggio, mancanza di forniture, azioni violente organizzate per promuovere il caos.

La maggioranza dei partiti di opposizione non presentano candidati alle elezioni per non convalidare la vittoria del voto popolare, come ha spiegato, prove alla mano, l’ex presidente Rodríguez Zapatero da Caracas quando è stato rieletto Nicolás Maduro nel 2018. Visto che non sono riusciti a invalidare Nicolás Maduro, gli Stati Uniti hanno fatto ricorso a un presidente “autoproclamato”, Juan Guaidó, che gode dell’appoggio di varie nazioni europee.

Pur considerando che in un Fronte non tutti la pensano allo stesso modo, sappiamo che fra di noi ci sono dei dirigenti che sono sempre stati avversi al socialismo venezuelano –senza aver mai messo piede in Venezuela- e che qualcuno ha addirittura celebrato la proclamazione di Guaidó.

Ma credevamo che, indipendentemente dalle preferenze, il governo del Frente de Todos avrebbe rispettato i principi rettori del Non Intervento negli affari interni di altri stati, della Risoluzione Pacifica delle Controversie e del sacro principio dell’Uguaglianza Giuridica degli Stati. L’Argentina ha fatto dottrina di questi principi fondanti del Diritto Internazionale, la Dottrina Drago, la dottrina Calvo.

I paesi dell’Unione Europea hanno tanto diritto a immischiarsi nelle elezioni del Venezuela quanto il Venezuela di immischiarsi nelle elezioni francesi.

L’anticolonialismo è anche un imperativo etico.

Il 6 ottobre nel Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sono state votate due risoluzioni. La Res. L.55 che sottolinea l’importanza di mantenere il dialogo costruttivo e la cooperazione col Venezuela al fine di “rafforzarne la capacità di ottemperare ai suoi obblighi in materia di diritti umani”; “mostra preoccupazione per le notizie relative a presunte restrizioni dello spazio civico e democratico, incluse le denunce di supposti casi di detenzione arbitraria, intimidazione e diffamazione di manifestanti, giornalisti, difensori dei diritti umani”; loda la visita dell’ Alta Commissione alla Repubblica Bolivariana del Venezuela, realizzata dal 19 al 21 giugno 2019 e gli impegni presi in accordo con il Governo per migliorare la situazione dei diritti umani nel paese; esorta il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela ad applicare le raccomandazioni raccolte nel Rapporto dell’Alta Commissione presentata al Consiglio per i Diritti Umani nei suoi periodi di assemblea 41° e 44° e chiede all’Alta Commissione di continuare a collaborare con la Repubblica Bolivariana del Venezuela  per far fronte alla situazione dei diritti umani nel paese prestando un appoggio forte sotto forma di assistenza tecnica e sviluppo di capacità”. Questa Risoluzione che promuove e incoraggia la partecipazione democratica è stata votata da vari paesi, fra gli altri il Messico.

Poi è stata messa in votazione la Risoluzione L.43 presentata dal Gruppo di Lima.

Questa risoluzione, otre a condannare energicamente il Venezuela in consonanza con le espressioni delle opposizioni, promuove francamente l’ingerenza negli affari interni. Decide di prorogare per altri due anni il mandato di una Missione Internazionale Indipendente costituita da tre persone senza nessuna rappresentatività designate dal Gruppo di Lima, che si è limitata a ricevere dal Panama rapporti via mail dell’opposizione venezuelana che non sono mai stati suffragati da prove e che inoltre suggerisce di considerare nuove misure.

Dimostrando ancor più cinismo, esprime preoccupazione per il trattamento della pandemia Covid-19 in Venezuela dove, con 30 milioni di abitanti, ha –secondo la OMS- 80.000 contagiati di Covid-19 e un totale di 653 morti, il che dimostra chiaramente un miglior modo di affrontare, monitorare e curare la salute pubblica di quello dei paesi che appoggiano la Risoluzione 43, compreso il nostro.

Tutto ciò dimostra chiaramente la mancanza di rigore degli argomenti esposti in questa Risoluzione che tendono a demonizzare la Repubblica Bolivariana del Venezuela, le sue autorità legittime e il suo popolo che resiste eroicamente all’assedio degli Stati Uniti d’America e dei suoi alleati.

L’Argentina avrebbe potuto decidere di astenersi se non avesse voluto impegnarsi con nessuna delle due Risoluzioni. Invece ha votato con i paesi europei che riconoscono l’autoproclamato Guaidó come presidente senza un voto, una modalità che mette a rischio le democrazie dell’America Latina. Ha votato insieme al Regno Unito quando il Venezuela è stato un alleato costante ed esemplare della Repubblica Argentina nella nostra battaglia per la sovranità nelle Malvinas. Ha votato insieme al gruppo di paesi latinoamericani che hanno seguito pedissequamente le istruzioni degli Stati Uniti per demolire il Venezuela. L’Argentina ha votato con Bolsonaro, con Piñera, con la golpista Añez, con Lenin Moreno riconoscendoli come difensori dei Diritti Umani.

Per tutto quanto esposto, presento le mie dimissioni da ambasciatrice plenipotenziaria presso la Federazione Russa declinando l’alto onore e i privilegi che comporta una così alta e importante carica.

Ma non lascio il Frente de Todos y Todas a cui il Kirchnerismo ha dato tanta energia, tanti sforzi e la maggior parte dei voti, costruendolo con tanti sogni! Mi tornano in mente, adesso, vividamente le masse di giovani e di vecchi militanti felici e coscienti nello storico Vertice di Mar del Plata, dove abbiamo festeggiato il rifiuto dell’Accordo di Libero Commercio delle Americhe (ALCA), il grande successo di cui sono stati protagonisti “i tre moschettieri”, come Hugo Chávez ha battezzato l’alleanza indistruttibile con Néstor Kirchner e Lula da Silva.

Non potrei seguire le istruzioni del Ministero degli Esteri che non condivido e che considero contrarie all’interesse della Nazione. Voglio agire in maniera responsabile e trasparente; nessuno dovrà preoccuparsi o avere un danno dalle mie dichiarazioni né avere preoccupazioni in off da parte dei media di stampa commerciale.

La mia posizione e il mio ideale di costruzione della Patria Grande oggi, come lo era durante i due governi Kirchner, è e continuerà ad essere fermo e saldo. Sempre.”

Alicia Castro

ambasciatrice della Repubblica Argentina

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