Antichavisti in ‘esilio’ inefficacia, terrorismo, corruzione e lussi

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La fuga di Leopoldo López dà luogo ad analizzare il ruolo degli “esiliati” nel processo politico venezuelano recente. La dirigenza che, a suo tempo, ha guidato il settore dell’opposizione ha deciso di passare alla sovversione, a partire dal 2013, dopo la morte del presidente rieletto Hugo Chávez.

Con l’elezione di Nicolás Maduro come presidente costituzionale, l’operazione di “cambio di regime” in Venezuela si è intensificata e, a causa di violente escalation come “La Salida”, nel 2014, molti dei suoi dirigenti si sono avventurati in crimini sanzionati nel paese come traffico di armi, coinvolgimento in colpi di stato e omicidi, incitamento all’odio, tradimento della patria, disprezzo per il Potere Giudiziario di fronte all’obbligo di garantire la libertà di movimento dei cittadini, tra altri.

Quindi, molti dei personaggi che hanno incorso in questi crimini legati a partiti politici come Primero Justicia (PJ) e Voluntad Popular (VP) hanno deciso di lasciare il paese piuttosto che affrontare la giustizia. Il motivo addotto è la presunta mancanza di equilibrio nei poteri pubblici, ancor quando l’Assemblea Nazionale, a maggioranza anti-chavista ed in disprezzo dal 2015, ha mostrato poca volontà di raggiungere l’equilibrio.

Sono molte le attività illecite compiute da questi “esiliati” invece di cercare soluzioni ai problemi dei venezuelani, tanto che persino i loro correligionari denunciano le loro violazioni con stupore ed indignazione.

Inoltre, “l’esilio” è stata un’altra delle tante forme di parassitismo che l’anti-chavismo ed i suoi soci hanno trovato per appropriarsi della rendita statale. Sono innumerevoli le prove del tenore di vita che conducono mentre il governo a cui aspirano rappresentare impone dure ed illegali “sanzioni” contro la popolazione venezuelana.

L’inefficacia di questa classe politica, che a sua volta rappresenta la disuguaglianza che i suoi postulati neoliberali cercano di imporre, ha raggiunto livelli criminali. I suoi discorsi trionfalistici al lasciare il Venezuela, nei quali dicono che combatteranno per lui, vengono annullati quando rendono omaggio alle agende di resa ed alla pirateria.

Non ci sono certezze sui limiti che potranno avere nell’assumere le redini del Venezuela, né dubbi.

Ecco alcuni dei suoi “successi” più notevoli.

STUFATI UMANITARI SU ORDINAZIONE, SCANDALI OVUNQUE

 

Una delle attività preferite dell’esilio anti-chavista è stata cavalcare la narrativa della “crisi umanitaria” (indotta dal Decreto Obama) per beneficiarsi economicamente delle risorse donate, mentre i veri destinatari, sia all’interno che all’esterno del Venezuela, sopportano privazioni e maltrattamenti.

Il 23 febbraio 2019, il senatore USA e mentore del “piano Guaidó”, Marco Rubio, ha twittato che il deputato di VP, Freddy Superlano insieme a suo cugino ed assistente Carlos Salinas, erano stati avvelenati a colazione. Tuttavia, versioni successive hanno affermato che erano stati drogati, con scopolamina, da due donne nel Penélope Motel, sull’Autostrada Internazionale che collega Cúcuta con San Antonio de Táchira. Ciò ha escluso la versione del presunto avvelenamento.

Secondo la rivista colombiana Semana, Superlano avrebbe condiviso una stanza con Salinas e due donne durante la notte prima del concerto “Venezuela Aid Live” e dell’operazione per far entrare i camion con “aiuto” alla frontiera. I dipendenti del motel hanno visto le donne lasciare la stanza. Quando si sono resi conto che i loro accompagnatori non uscivano con loro, hanno deciso di entrare, li hanno trovati entrambi spogliati degli oggetti di valore ed in cattive condizioni di salute. Sono stati portati in ospedale e Salinas è morto per arresto cardiaco a causa di avvelenamento, prima di arrivare.

Dopo che diversi paesi alleati del deputato Juan Guaidó, proprio di recente autoproclamato, hanno inviato un presunto “aiuto umanitario”, la solo cosa che si è saputa dello stesso sono stati i fatti di corruzione nell’amministrazione di cibo e medicine.

Secondo PanamPost, media allineato alla destra transnazionale, la rete comprendeva un numero infinito di membri di VP che include i deputati José Manuel Olivares e Gaby Arellano, che avrebbero guidato la parte operativa relativa all’ingresso degli aiuti a Cúcuta, Colombia.

Questi sono stati accantonati dallo stesso Guaidó per autorizzare Rossana Barrera e Kevin Rojas, anche loro attivisti VP, ad occuparsi della “situazione dei cittadini venezuelani, civili e militari, che entrano in territorio colombiano”.

Il resto è storia: fatture di dubbia veridicità che dimostravano spese eccessive e sovraprezzi in ​​hotel, discoteche, bevande, pasti, vestiti costosi sia a Bogotá che a Cúcuta. Inoltre, messaggi di posta elettronica contraffatti a nome dell’ “ambasciatore” designato da Guaidó e accettato dal presidente colombiano Iván Duque, Humberto Calderón Berti, che ha finito per scoprire l’intera rete.

Sebbene siano stati rimossi dall’incarico, Leopoldo López e Juan Guaidó hanno mostrato una difesa ad oltranza di Barrera e Rojas mentre un altro “esiliato”, Luis Florido, ha sostenuto Barrera.

Un altro dei segnalati per corruzione è il dirigente di VP Lester Toledo, denunciato dal giornalista Darwin Chávez per il presunto spreco di 25mila $ del presunto “aiuto umanitario” USA al Venezuela.

Secondo Chávez, l’uomo d’affari USA Marvin Autry, responsabile di una ONG, ha detto che Toledo ed il governo ad interim di Juan Guaidó avevano disposto dei soldi e del carico di “aiuti umanitari” del valore di 500mila $ ma nulla di ciò è arrivato in Venezuela.

Tutto questo è stato denunciato dalla giornalista anti-chavista, anche lei “esiliata”, Patricia Poleo lo scorso luglio mediante il suo programma trasmesso dalla Florida, USA.

FAKE E PAPER BOND PER CONSEGNARE LA SOVRANITÀ

 

Un caso più recente è la rete di corruzione ed estorsione che include funzionari del falso governo di Guaidó negli USA guidati da Carlos Vecchio (VP), anche i deputati Marco Aurelio Quiñones, Elías Matta di Un Nuevo Tiempo (UNT), Jorge Millán (PJ), Luis Carlos Padilla di Acción Democrática (AD), Luis Florido (VP), Freddy Superlano (VP), Sergio Vergara (VP), Luis Aquiles Moreno (AD) ed Enrique Márquez (UNT).

Anche Patricia Poleo ha pubblicato, lo scorso settembre, un articolo intitolato “Il ricatto del Paper Bond: testimonianze e prove della corruzione di funzionari chiave di Guaidó negli USA” in cui denuncia che l’autoproclamato governo non è riuscito a “recuperare” i beni del Venezuela bloccati dalle “sanzioni” contro il Governo bolivariano, localizzati in paesi che oggi sono satelliti degli USA e che facevano parte di Petrocaribe.

La causa era che i suoi operatori, in particolare Javier Troconis, addetto alla “gestione patrimoniale”, chiedevano provvigioni e tangenti per firmare un accordo con la società che avrebbe eseguito le manovre, il Caribbean Recovery Assets Consortium (CRA) composto dalle società LockinCapital e Global Risk Management, i cui direttori sono Jorge Reyes e Pedro Antar.

D’altra parte, Vecchio è uno degli attori coinvolti in operazioni fraudolente per impossessarsi dei beni dello Stato venezuelano, ed è uscito in difesa di José Ignacio Hernández, avvocato venezuelano che ha lavorato in rappresentanza di Empresas Polar nello studio legale Grau, García Hernández & Monaco ed ha avuto come cliente la società mineraria Crystallex nel processo legale contro la Repubblica del Venezuela, nel 2017.

In quell’anno, Hernández fu assunto come “esperto legale” con l’obiettivo di collegare lo Stato venezuelano con la società Citgo. Per fare questo, ha presentato l’argomento secondo cui PDVSA era “un alter ego del governo venezuelano”, con il quale sarebbe stata autorizzata l’imputazione della compagnia mineraria e avrebbe costretto al pagamento direttamente con gli asset Citgo. L’interpretazione di Hernández è stata ciò che ha permesso alla società canadese di vincere una causa contro il Venezuela, nel 2018, in Delaware.

Vecchio, accusato di incendio doloso, danno a proprietà, associazione per delinquere ed istigazione pubblica per l’attacco alla sede del Ministero Pubblico, nel 2014, ha assunto il portavoce internazionale del suo partito agendo da cassa di risonanza per il racconto dello stato fallito che si è istruito contro il Venezuela.

Sponsorizza l’ex esperto legale di Crystallex ed ex pseudo-procuratore fake degli interessi di Guaidó, che secondo La Tabla rappresentava non una società mineraria ma la società newyorkese Tenor Capital Management, un fondo avvoltoio che, approfittando del contesto di pressione contro le risorse venezuelane e la disposizione di piattaforme giudiziarie USA, ha cercato ottenere un sostanziaso ritorno sulla causa.

ACCUSATI DI PENSARE IN MODO DIVERSO O DI ATTENTARE CONTRO LA VITA?

 

Accuse più gravi pesano su altri “esiliati”: hanno a che fare con la presunta partecipazione ad attentati contro la vita, come nel caso della già nominata giornalista Patricia Poleo.

Nel 2006, dopo due anni di indagini, l’allora Procuratore Generale della Repubblica, Isaías Rodríguez, dichiarò di avere prove sufficienti per includerla tra i presunti autori intellettuali dell’omicidio del procuratore Danilo Anderson.

Rodríguez ha chiarito che “Patricia Poleo è presumibilmente responsabile e presumibilmente implicata nella partecipazione ai fatti indagati”; ha anche confermato la paternità materiale di Johan Peña e Pedro Lander.

Nel 2014 è stato presentato un video, su Venezolana de Televisión, che collegava l’ex sindaco metropolitano latitante in Spagna, Antonio Ledezma, ai piani di Lorent Gómez Saleh azioni per eseguire azioni terroristiche in alcune città del Venezuela. Nel materiale audiovisivo si rivelavano i meccanismi di cooperazione del dirigente anti-chavista per lo sviluppo di atti destabilizzanti a Caracas.

Saleh, che è stato espulso dalla Colombia per attentare contro la “sicurezza nazionale, l’ordine pubblico, la salute pubblica, la tranquillità sociale”, spiegava in dettaglio l’interesse di Ledezma a “placarsi” con le azioni terroristiche.

“Ledezma è chiave (…) è una vecchia volpe, l’esperienza non si compra né si vende (…) il politico che più ha sostenuto è Ledezma, per questo è stato il nostro candidato alla Presidenza”, dice nel video.

Confermava anche il sostegno che hanno sempre ricevuto da Ledezma per mantenere i campi di giovani che partecipavano alle guarimbas, diretti da Ronny Navarro, alias “Guerrilla”, e che sono stati smantellati a Caracas dalle autorità statali venezuelane quell’anno.

Dal suo esilio nel quartiere privilegiato di Salamanca in Spagna, l’esperto politico, accusato di violazione dei diritti umani negli anni ’90, ha continuato a chiedere qualsiasi forma di aggressione contro il Venezuela, non senza appellarla come “umanitaria”. Ledezma si è diretto, recentemente, al presidente USA, Donald Trump, per dirgli che “è essenziale” per ottenere un intervento umanitario in Venezuela. La risposta del magnate è sconosciuta.

Mentre si rifiutava di firmare un accordo di dialogo con il governo nazionale, nel 2018, e realizzava diversi tour chiedendo “sanzioni” contro “funzionari” che, chiaramente, si sono tradotte in danni alla popolazione, Julio Borges dirigeva il piano di assassinio contro il presidente Nicolás Maduro, il 4 agosto 2018, in Avenida Bolívar a Caracas.

Così lo ha confessato il capo della Direzione delle Comunicazioni della Guardia d’Onore Presidenziale, Ovidio Carrasco Mosqueda, che ha lavorato in uno dei circoli di sicurezza più vicini al capo dello Stato, per quattro anni e mezzo, all’interno del Palazzo Miraflores ed ha confessato che era la pedina, infiltrata da Julio Borges, per portare a termine il piano ed un colpo di stato.

Borges, che ha fornito versioni confuse di un incidente che ha comportato la morte di un minore, dichiarava che “i veri venezuelani non ricevono ordini né dagli USA né da Cuba”, ma ha concentrato le sue energie nel far sì che gli USA infittiscano la propria batteria di misure contro gli ingressi di tutti i venezuelani.

Il governo fake, di cui è “cancelliere”, saccheggia e consegna i beni venezuelani all’estero.

Altri dirigenti anti-chavisti come Fernando Albán, María Corina Machado e Henrique Capriles hanno partecipato alla cospirazione. Anche ex funzionari dello Stato e dell’Esecutivo come l’ex procuratrice latitante della giustizia venezuelana Luisa Ortega Díaz e suo marito Germán Ferrer, anch’essi ricercati per reati di corruzione, estorsione, tradimento della patria, tra altri.

Sono segnalati nel piano golpista insieme all’ex ministro del Petrolio e presidente della PDVSA, Rafael Ramírez; l’ex direttore del Sebin ed ex ministro delle relazioni Interne e della Giustizia, Miguel Rodríguez Torres; l’ex ministro del Trasporto Acquatico ed Aereo, nonché l’ex ministro dell’Alimentazione e latitante della giustizia venezuelana, Hebert García Plaza; il maggiore generale in pensione Hugo Carvajal; il generale in pensione Cliver Alcalá Cordones, tra altri.


ANTICHAVISTAS EN EL “EXILIO”: INOPERANCIA, TERRORISMO, CORRUPCIÓN Y LUJOS

 

La fuga de Leopoldo López da pie para analizar el papel de los “exiliados” en el proceso político venezolano reciente. La dirigencia que en su tiempo encabezó al sector opositor decidió pasar a la subversión a partir de 2013, luego del fallecimiento del presidente reelecto Hugo Chávez.

Con la elección de Nicolás Maduro como presidente constitucional se intensificó la operación de “cambio de régimen” en Venezuela y, a partir de escaladas violentas como “La Salida” en 2014, varios de sus dirigentes incursionaron en delitos penalizados en el país como tráfico de armas, implicación en golpes de Estado y magnicidio, incitación al odio, traición a la patria, desacato al Poder Judicial ante la obligatoriedad de garantizar la libertad de tránsito a la ciudadanía, entre otros.

De allí que muchos de los personajes que incurrieron en estos delitos vinculados a partidos políticos como Primero Justicia (PJ) y Voluntad Popular (VP) decidieran salir del país antes que enfrentar a la justicia. El motivo argumentado es la supuesta inexistencia de equilibrio en los poderes públicos, aun cuando la Asamblea Nacional, de mayoría antichavista y en desacato desde 2015, ha demostrado poca voluntad en lo que a lograr equilibrio se refiere.

Son muchas las actividades ilícitas que realizan estos “exiliados” en lugar de buscar soluciones a los problemas de los venezolanos, tanto que hasta sus correligionarios denuncian sus desafueros con estupor e indignación.

Además, el “exilio” ha sido otra de las tantas formas de parasitismo que el antichavismo y sus socios han encontrado para apropiarse de la renta estatal. Son innumerables las evidencias de los niveles de vida que llevan mientras el gobierno al que aspiran representar impone duras e ilegales “sanciones” contra la población venezolana.

La inoperancia de esta clase política, que a su vez representa la desigualdad que sus postulados neoliberales intentan imponer, ha llegado a niveles delictuales. Sus discursos triunfalistas al salir de Venezuela, en los que dicen que lucharán por ella, se deshacen cuando tributan a agendas entreguistas y a la piratería.

No hay certezas sobre las limitaciones que pudieran tener para asumir las riendas de Venezuela, tampoco dudas.

A continuación algunos de sus “logros” más notables.

GUISOS HUMANITARIOS A LA ORDEN, ESCÁNDALOS POR DOQUIER

Una de las actividades favoritas del exilio antichavista ha sido cabalgar sobre la narrativa de la “crisis humanitaria” (inducida desde el Decreto Obama) para beneficiarse económicamente de los recursos donados, mientras los verdaderos destinatarios, tanto dentro como fuera de Venezuela, soportan privaciones y maltratos.

El 23 de febrero de 2019, el senador estadounidense y mentor del “plan Guaidó”, Marco Rubio, tuiteó que el diputado de VP Freddy Superlano junto a su primo y asistente Carlos Salinas, habían sido envenenados en el desayuno. Sin embargo, versiones posteriores afirmaron que habrían sido drogados con escopolamina por dos mujeres en el Motel Penélope, en la Autopista Internacional que comunica a Cúcuta con San Antonio de Táchira. Ello descartó la versión del supuesto envenenamiento.

Según la revista colombiana Semana, Superlano habría compartido una habitación con Salinas y dos mujeres durante la noche previa al concierto “Venezuela Aid Live” y al operativo para ingresar los camiones con “ayuda” en la frontera. Los empleados del motel vieron salir a las mujeres de la habitación. Al darse cuenta de que sus acompañantes no salieron con ellas, decidieron entrar, hallaron a ambos despojados de objetos de valor y en mal estado de

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