Quando Gramsci incontra Bolivar

di Geraldina Colotti

“Chiamo all’unione del blocco storico della rivoluzione, della base dei partiti politici, movimenti sociali, del Gran Polo Patriotico. Unione al di sopra della diversità e della difficoltà, per preservare l’indipendenza e la costruzione del Socialismo del Secolo XXI”.

Si è messo in moto così, con questo appello pronunciato dal presidente Nicolas Maduro durante una videoconferenza con il Congreso Bolivariano de los Pueblos, che ha riunito rappresentanti dei movimenti popolari a livello nazionale e internazionale, il congresso del Blocco Storico, intitolato “Unità dei popoli per la vita”.

Ad aprire i lavori, al tavolo della presidenza, Tania Diaz (vicepresidenta dell’Assemblea Nazionale Costituente e della Commissione Agitazione Propaganda e Comunicazione del PSUV), e Aristobulo Isturiz (ministro di Educazione e vicepresidente settoriale per il Socialismo Sociale e Territoriale), coadiuvati da José Ramón Rivero (viceministro del Lavoro, coordinatore del Comando del settore Lavoratori e Lavoratrici del Comando Unificato Dario Vivas dei Movimenti Sociali), che ha spiegato l’oggetto del convegno e presentato una delle 3 relazioni congressuali, “Per la consolidazione della base materiale del blocco storico bolivariano e socialista”.

Dibattiti e proposte si sono così sviluppati intorno a uno dei concetti principali di Antonio Gramsci, applicati però alla realtà venezuelana secondo la visione del socialismo bolivariano. Per il dirigente comunista italiano, secondo il quale vivere vuol dire scegliere, schierarsi, essere di parte, si configura il blocco storico quando, in una situazione determinata, emerge un’integrazione dialettica fra la struttura e la sovrastruttura: ovvero tra la base economica e il complesso delle istituzioni politiche e sociali, delle correnti culturali e ideologiche esistenti nella società.

In Venezuela, dicono le relazioni del Congresso, “la costruzione del blocco storico bolivariano e socialista è cominciata con il primo trionfo del Comandante eterno Hugo Chavez Frias”. Chavez ha formato “un’avanguardia che ha protetto il popolo e resta ferreamente unita e consolidata”. Il processo costituente e le sconfitte della contro-rivoluzione nelle due prime decadi del secolo XXI, “hanno edificato tessuti di direzione a tutti i livelli e in tutte le istituzioni, che costituiscono una sovrastruttura di grande forza per questa costruzione sociale”.

Nella struttura, intesa come “elemento della relazione dialettica della sovrastruttura nel blocco storico, risiedono le maggiori fragilità, ma è in quel fronte che si stanno ottenendo vittorie contro la guerra imperialista”. Uno scenario nel quale, “sia i lavoratori e le lavoratrici che il popolo in generale, hanno sviluppato iniziative per la conformazione di intellettuali del proletariato nell’ambito produttivo, così come nel rafforzamento delle milizie bolivariane per la difesa della produzione e della patria bolivariana”.

L’unità – altro tema cardine del congresso – è questione complessa “e deve essere prodotta – costruita, creata – come risultato di relazioni economiche, politiche e ideologiche. In nessun caso, può essere intesa in modo automatico come qualcosa di predeterminato”.

Un congresso declinato in base a cinque assi fondamentali, riassunti nella conferenza d’apertura del presidente dell’ANC, Diosdado Cabello: la dimensione economica, quella politica, sociale, la dimensione territoriale e quella etica e morale. Temi affrontati, nella prima giornata, dalle relazioni della vicepresidenta Delcy Rodriguez, da Ricardo Menéndez (vicepresidente settoriale di Pianificazione) e dal poeta Gustavo Pereira, autore del prologo della costituzione bolivariana.

Gli oltre 350 portavoce nazionali e internazionali (52) hanno così potuto entrare nel merito dell’impostazione teorica e della tattica che guidano questa fase dalla rivoluzione bolivariana. Un momento particolarmente complicato dal feroce blocco economico-finanziario imposto dagli Stati uniti e dai loro vassalli, che ha quasi azzerato le entrate della nazione, come ha spiegato il viceministro per le Politiche Anti-bloqueo William Castillo in un applauditissimo intervento.

L’assedio alla rivoluzione bolivariana – ha detto Tania Diaz – si avvale dell’azione dei media egemonici a livello internazionale, che costruiscono una realtà distorta, tesa a demonizzare la natura del processo bolivariano: un modello inclusivo e partecipato che continua a destinare oltre il 75% delle risorse ai piani sociali.

Per salvare il modello – ha detto Aristobulo Isturiz nei suoi diversi interventi – occorre partire dal bilancio storico del cammino compiuto, ma anche dalla presa d’atto che, senza un ulteriore coinvolgimento dei soggetti portanti della rivoluzione, ma anche senza la ricerca di nuovi alleati, senza consolidare una direzione collettiva del processo, diventerà impossibile farcela.

La rivoluzione – ha ricordato – si fonda sulle tre radici, quattro dopo la scomparsa di Chavez: Simon Bolivar, Simon Rodriguez e Ezequiel Zamora, e dalle elaborazioni del Libertador e del Comandante in merito al potere popolare basato sulla toparchia, il governo del territorio. Nel processo bolivariano questo attiene alla costruzione delle Comunas, a un percorso di autogoverno basato sulle “città comunali”.

La grande sfida dei movimenti sociali e dei partiti politici – ha affermato la candidata all’Assemblea Nazionale per il Gran Polo Patriótico Simón Bolívar (GPPSB), Gladys Requena, consiste nel seppellire definitivamente la IV Repubblica facendo emergere la V nel modello del socialismo del secolo XXI, alimentato dall’anti-imperialismo, dal chavismo, dalle sue radici fondamentali, dal femminismo, dalla costruzione della società femminista e dall’unità dei popoli.

Il potere popolare – ha spiegato poi Blanca Eekhout, che dirige l’equipe dei Movimenti sociali del Comando di Campagna Dario Vivas – è la base del lavoro sul territorio come spazio d’incontro di tutte le forze vive della rivoluzione e costruzione della diplomazia dei popoli, riflessa nei processi di solidarietà internazionale, principale bandiera anti-imperialista.

Concetti ripresi anche da Ilenia Medina, presente al tavolo in rappresentanza di uno dei partiti alleati, Patria para Todos.

Nell’incontro finale, il presidente Maduro – che ha denunciato un nuovo attentato all’industria petrolchimica nel complesso di El Tablazo – ha letto e ripreso le proposte emerse dai vari gruppi di lavoro circa la costruzione del blocco storico: sia nel campo produttivo, nel quale deve imporsi un’ottica “ecologista, sovrana e autosufficiente, alternativa a quella sviluppista”, che in quello dei diritti, in particolare il riconoscimento dei diritti sessuali e riproduttivi e la sicurezza di una vita libera dalla violenza, sia in quello della sicurezza integrale della nazione.

Per l’importanza dell’elaborazione e dell’azione, i delegati hanno deciso di prolungare i lavori fino al 4 febbraio 2021 quando – ha auspicato Maduro – il paese si sarà lasciato alle spalle questa difficile congiuntura, dopo l’elezione del nuovo parlamento e l’applicazione della Legge anti-bloqueo.

(Articolo scritto per il Cuatro F)

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