Non importa chi sia al potere.La mafia ancora obbliga

Mentre scrivo queste righe, non so chi vincerà le elezioni USA, Trump o il suo rivale Biden, ma con quella che abbiamo ora, sappiamo cosa dobbiamo affrontare, e con il democratico, la storia dimostra che non si può sperare in un accordo migliore, anche se si dovrà sempre aspettare.

È vero che con Donald Trump la “gusanera” di origine cubana ha avuto le mani libere e la complicità sostenuta da milioni di dollari per i suoi piani di schiacciare la Rivoluzione cubana, non importa quante vittime siano coinvolte.

È stata tutta una politica di blocco, non di embargo come eufemisticamente chiama la propaganda al servizio dell’imperialismo, perché, come ha affermato il noto politologo americano Noam Chomsky, Cuba ha subito il blocco più feroce della storia dell’umanità.

Ho sempre in mente l’assassinio del presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, una persona che ha dato il via libera all’invasione di Playa Girón preparata fin dai tempi del suo predecessore, Dwight D. Eisenhower, ma che in seguito è venuto a preparare i contatti con il leader della Rivoluzione cubana, Fidel Castro, in un cambiamento che ha scontentato i falchi e, soprattutto, quei controrivoluzionari trincerati nella società di Miami.

È stato inutile cercare di dare la colpa a Cuba per il crimine, ma tutto è caduto come un castello di carte, come la teoria di un assassino solitario, quando gli hanno sparato da tre posti diversi e ha colpito almeno cinque volte – forse dodici volte – il corpo del presidente.

Il fatto è che è sempre stato una costante che ogni volta che ci sono stati momenti di negoziazione, dialogo e processi di miglioramento delle relazioni, settori dell’estrema destra cubano-americana, e anche all’interno dello stesso governo statunitense, si sono mobilitati e si sono articolati per fabbricare pretesti, con l’obiettivo di silurare ogni possibilità di comprensione tra i due Paesi.

NELL’ERA DI CARTER

Quello che è successo durante l’amministrazione di James Carter ha lasciato lezioni molto importanti. Entrambi i Paesi avevano fatto progressi verso una possibile normalizzazione delle relazioni, ma settori dell’estrema destra cubano-americana avevano forti alleati all’interno della squadra governativa, come Zbigniew Brzezinski, consigliere per gli affari di sicurezza nazionale, una figura davvero riluttante a comprendere l’isola.

L’11 settembre 1980, il diplomatico cubano Felix Garcia, membro della missione cubana presso le Nazioni Unite dell’organizzazione terroristica Omega 7, fu assassinato per le strade di New York, un giorno prima di un importante incontro che si riteneva programmato in segreto tra Peter Tarnoff, assistente del segretario di Stato americano, e Fidel all’Avana, con l’obiettivo, non raggiunto, di far fallire un dialogo con la possibilità di comprensione.

Con il governo di William Clinton, nonostante il suo impegno con i “vermi” di rovesciare il governo cubano, si sono raggiunti momenti di comprensione, soprattutto nel flusso migratorio e nella soluzione della cosiddetta crisi delle balse.

In seguito, con i governi repubblicani, le questioni sono andate di male in peggio, fino a quando nel secondo mandato di Barack Obama le relazioni diplomatiche sono state ristabilite il 17 dicembre 2014, con la particolarità che, per la prima e unica volta, gli Stati Uniti si sono astenuti dalla risoluzione presentata annualmente da Cuba all’Onu che condannava il blocco.

Con l’arrivo di Trump, tutti sanno come questi legami deboli e quasi inesistenti si sono deteriorati, con un presidente che ha fatto di tutto per far morire di fame il popolo cubano e quindi guadagnare la Florida, dove i “vermi” hann voti e soldi.

Fonte: http://razonesdecuba.cu

Traduzione: ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI AMICIZIA ITALIA-CUBA

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