Per Cuba, come nel Granma, che nessuno resti abbandonato alla sua sorte

«Come parte di quello che ha significato nella continuità della storia di Cuba lo sbarco del Granma, è che è stato possibile il ritorno in Messico di medici internazionalisti a salvare vite, medici internazionalisti per la vita», ha detto sabato 7, il Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, dando il benvenuto ai circa 300 collaboratori della Salute che con modestia e altruismo sono andati in questa fraterna nazione nel momento più complesso della pandemia.

Con loro s’incontravano i due medici che hanno assistito il personale cubano in Cina, ha segnalato il sito della Presidenza.

Il dottor Alexei Pérez García, specialista di primo grado in Medicina Intensiva e in Emergenza, fa parte della brigata che ha operato nello stato di Veracruz.

«Lì abbiamo contribuito con il metodo clinico tanto utile e comune nel nostro modo d’operare, ha affermato. Un buon interrogatorio, un buon esame fisico, possono offrire una diagnosi migliore dell’apparecchio più moderno», ha sostenuto.

La sua collega, Alleiny Pérez Ramírez, specialista in Medicina Generale.

Integrale, emozionata, ha detto: «Potremmo raccontare un aneddoto di ogni paziente, ma l’esperienza vissuta con questo popolo fraterno dove tutti conoscono la storia dello yacht Granma e sanno quello che significa per Cuba, è stata una cosa incredibile. Credo che abbiamo realizzato bene la missione. Conti con noi, Presidente», ha assicurato.

«Nessuno che conosca la maniera in cui lavorano i nostri medici, il nostro personale della Salute in queste brigate di cooperazione internazionale, in queste brigate solidali può dubitare dei valori che voi difendete.

La modestia, l’altruismo, la dedizione, l’impegno e la solidarietà sconfiggono qualsiasi tentativo dell’impero di screditare il lavoro dei medici cubani e la posizione internazionalista di Cuba nella Salute», ha detto loro Díaz-Canel.

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