Il razzismo: una barbarie da sradicare

Lo sradicamento del razzismo oggi è una priorità nei programmi educativi delle scuole cubane. E l’enfasi in una cultura più inclusiva e spregiudicata va garantita   anche come obiettivo principale nel progetto sociale del nostro paese

«Per  fare questa muraglia,

                                                                                          portatemi tutte le mani:

i negri, le loro mani nere,

Bianchi le loro bianche mani».

                                                                                                  —Nicolás Guillén

Il razzismo –questo mito barbaro della nostra epoca– giace nel subcosciente per cui è necessario eliminarlo totalmente. È il figlio del pregiudizio, un’altra crosta della specie umana che provoca tanto danno psicologico alla vittima e all’aguzzino.

L’ antropologo Ashley Montagu, in una drammatica dichiarazione disse : «La menzogna della razza è il mito più dannoso per l’uomo ». E José Martí lo espresse con ingegno metaforico e profondità etica: «In questo mondo c’è solo  una razza inferiore: quella di coloro che badano prima di tutto al proprio interesse. E c’è solo una razza superiore: quella di coloro che che badano prima di tutto all’interesse umano».

L’ Apostolo aveva già sentenziato: «non esiste l’odio di razza perché non ci sono razze». Anche così, lamentiamo che oggi esistano nel nostro paese vestigia di un razzismo assurdo che sappiamo nato da una cattiva culla e da cieche cupidigie generate dalla tratta degli schiavi e  dall’infame sistema ideologico che la sostentò per tentare di consolidare una suprema gerarchia sociale.

Fernando Ortiz comprese precocemente ch eil razzismo verso l’uomo e la donna neri era inerente al  colonialismo e alla schiavitù. Scartò d vedere l’Africa come un continente oscuro e dedicò quasi tutta la sua vita a rivalorizzare le diverse culture africane, con l’obiettivo d’apportare una conoscenza che contribuisse all’ integrazione della nazione cubana e all’identità del nostro popolo.

Fu, senza dubbio, un precursore, come lo furono anche José Martí e Nicolás Guillén.

Sradicare il sentimento razzista verso il negro non è lavoro solo di terapeuti.

È necessario indagare nelle culture dei popoli africani che hanno apportato a Cuba un legato che è un immenso tesoro  cosmogonico e artistico.

L’importante è cancellare il perfido rumore del subcosciente dove si culla il pregiudizio razziale.  I fiori del deserto vanno annaffiati con la sabbia.

Solo così potremo veder fiorire una coscienza pura e trasparente.

Nella  discriminazione razziale si esprimono i più illegittimi sentimenti della specie umana, ma ha la sua sanzione nelle leggi perché è un delitto di lesa cultura.

È necessario coprire con un panno ogni incubo che porta a una violazione. Lasciare zone oscure del subcosciente equivale a non superarle mai, al contrario è tenerle sempre presenti.

È necessario celebrare il trionfo della ragione e la nascita di una civiltà umanista. È il cammino che desideriamo percorrere per giungere alla chiara linea dell’orizzonte.

Proclamare l’esistenza delle razze è tanto assurdo quanto gli impegni dei teologi del Medio Evo nel contare il numero di angeli che potrebbero ballare sulla punta di un ago.
Lo sradicamento del razzismo oggi è una priorità nei programmi educativi delle scuole cubane. E l’enfasi in una cultura più inclusiva e spregiudicata va garantita anche come obiettivo principale nel progetto sociale del nostro paese.

«La cubanità non è nel sangue, è principalmente la peculiarità d’una cultura , quella di Cuba», ha affermato  Fernando Ortiz.

«Tutto quello che divide gli uomini, tutto quello che lo specifica, apparta o mette alle strette, è un peccato contro l’umanità», ha scritto José Martí.

E ovviamente questa dichiarazione implica ogni genere di discriminazione.

Il razzismo è una costruzione culturale diabolica che non convalida la natura umana ed è incompatibile con il socialismo.

Fidel Castro lo ha ben chiarito  con il suo pensiero martiano, maceista, e con la sua azione emancipatrice.

Ancora una volta sono stati preceduti i disegni della storia.

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