La guerra civile angolana

Weapons and Warfare Traduzione di Alessandro Lattanzio

In Angola, tre organizzazioni nazionaliste si battevano per il dominio.

L’MPLA, fondata nel 1956, era guidata da Agostinho Neto, un medico di formazione portoghese.

La FNLA, fondata nel 1962 come fusione di due partiti regionali, guidata da Holden Roberto, cognato e protetto di Joseph-Désiré Mobutu, che prese il potere in Congo nel 1965.

UNITA, che si separò dal FNLA nel 1966, e guidato da Jonas Savimbi, scienziato politico di formazione svizzera con master presso l’Università di Losanna.

Ciascuno dei movimenti era approssimativamente associato a uno dei tre principali gruppi etnici dell’Angola, sebbene ciascuno avesse membri di origini etniche diverse, e l’MPLA in particolare sottolineò la sua presa nazionale inclusivo. La roccaforte dell’MPLA era tra gli Mbundu nell’Angola centro-settentrionale, che comprendeva la capitale Luanda. Trovò anche un forte sostegno tra gli intellettuali di istruzione occidentale (assimilados), i lavoratori urbani e la piccola borghesia, le persone di razza mista (mestiços) e un piccolo numero dei 200000 coloni portoghesi in Angola. L’FNLA si evolvette dai precedenti movimenti etnici nel nord-ovest ed era dominata dai Bakongo, che avevano legami con popolazioni simili in Congo. L’UNITA aveva sede principalmente tra gli Ovimbundu negli altopiani centrali. I tre movimenti angolani si distinsero anche per ideologia. L’MPLA era dichiaratamente marxista. I membri principali avevano legami col Partito Comunista Portoghese risalenti agli anni ’50. FNLA e UNITA usarono la retorica anticomunista per ottenere sostegno internazionale, ma accettarono il sostegno della Cina, intenzionata a contrastare il patrocinio sovietico del MPLA. Internamente, l’UNITA adottò un’ideologia maoista dura, almeno inizialmente. FNLA e UNITA criticarono l’importanza dei bianchi, dei mestiços e degli africani istruiti in occidente nell’MPLA e si presentarono come gli unici rappresentanti dell’autentico nazionalismo africano. Entrambe le organizzazioni respinsero l’offerta del MPLA di stabilire un fronte comune e ne attaccarono sistematicamente i quadri. Mentre MPLA, e in misura minore FNLA, sopportavano il peso maggiore dei combattimenti contro i portoghesi, UNITA concentrò gli sforzi per estromettere l’MPLA dall’oriente del paese, dove i movimenti reclutavano tra i gruppi etnici minori. Nel 1971 Savimbi firmò accordi segreti con Lisbona in cui l’UNITA accettava di sospendere le operazioni militari e di collaborare col Portogallo contro i suoi rivali. Nel 1961, PAIGC, FRELIMO e MPLA istituirono la Conferenza delle organizzazioni nazionaliste delle colonie portoghesi (CONCP), con l’obiettivo di coordinare la lotta di liberazione nei tre territori. Le tre organizzazioni parteciparono alla Conferenza Tricontinentale del 1966 all’Avana, dove fu fondata l’Organizzazione di Solidarietà con i Popoli dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina coll’impegno a sostenere la liberazione nazionale e lo sviluppo economico nei tre continenti.

Attori esteri

Sebbene il coinvolgimento sovietico nei territori portoghesi fosse minimo negli anni ’60, Lisbona affermò di aver affrontato un’insurrezione comunista sostenuta dai sovietici e cercò il sostegno degli alleati della NATO. I Paesi della NATO risposero fornendo centinaia di milioni di dollari in aiuti militari ed economici che permisero al Portogallo di finanziare tre guerre simultanee e rafforzare la propria economia fallimentare. Di gran lunga il primo fornitore militare, la Francia contribuì con autoblindo, elicotteri, aerei, navi da guerra, sottomarini e munizioni. Oltre a navi e aerei, la Germania occidentale fornì armi e napalm e collaborò con la polizia segreta portoghese contro i movimenti di liberazione. Aderendo alla NATO, gli Stati Uniti fornirono attrezzature militari al Portogallo per la difesa europea. Sebbene Washington stabilisse che l’equipaggiamento nordamericano non poteva essere utilizzato nelle guerre africane del Portogallo, Lisbona violò apertamente l’accordo e Washington non fece nulla per farlo rispettare. Dalle amministrazioni Kennedy a Nixon, armi, carri armati, aerei, navi, elicotteri, napalm e defolianti chimici statunitensi furono usati contro gli africani nelle colonie portoghesi, mentre militari nordamericani addestrarono migliaia di soldati portoghesi nelle tecniche di controinsurrezione. Il sostegno ufficiale della NATO al Portogallo fu contrastato da un gruppo dii nazioni e organizzazioni non governative che sostenuto i movimenti anticoloniali. I sostenitori più significativi della liberazione furono i Paesi nordici, inclusi Svezia e Finlandia neutrali, nonché i membri della NATO Norvegia e Danimarca. I nordici stabilirono stretti rapporti co i movimenti di liberazione e furono la loro principale fonte di assistenza umanitaria. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese, il cui Programma per la lotta al razzismo istituì un fondo speciale per fornire aiuti umanitari ai movimenti di liberazione, fu un’altra importante fonte di sostegno morale e aiuto materiale. L’OUA, fondata da trentadue Paesi africani indipendenti nel 1963 per unire il continente e sradicare il colonialismo, mobilitò e supporto militare, economico e diplomatico attraverso il Comitato di Liberazione in Tanzania. Infine, i paesi comunisti, soprattutto Unione Sovietica, Cuba e Cina, risposero all’assalto portoghese coll’assistenza militare alle varie organizzazioni di liberazione.

La guerra

La più ricca e strategica delle colonie portoghesi, l’Angola attirato l’interesse estero nei periodi della decolonizzazione e guerra fredda. Importante produttore di petrolio, diamanti industriali e caffè, l’Angola fu sede di importanti investimenti da parte di aziende nordamericane, britanniche, belghe, francesi e della Germania occidentale. La colonia confinava col Congo di Mobutu (ribattezzato Zaire nel 1971) e la Namibia occupata dal Sudafrica. Zaire e Sud Africa erano decisi a installare un regime conforme a loro perimetri. L’Angola divenne un campo di battaglia della Guerra Fredda quando Stati Uniti, Unione Sovietica, Cina e Cuba furono coinvolti nel conflitto alla vigilia dell’indipendenza angolana. Fin dall’inizio, i tre movimenti di liberazione dell’Angola suscitarono interesse tra i giocatori della Guerra Fredda. Negli anni ’60, gli Stati Uniti sostenevano il Portogallo ma coprivano le sue scommesse dando simbolico sostegno finanziario e militare al FNLA. Sebbene gli aiuti nordamericani non fossero abbastanza sostanziali da minacciare la presa del Portogallo, rafforzarono l’FNLA nei confronti del MPLA meglio istruito ed organizzato. Il sostegno indiretto al FNLA attraverso il regime clientelare in Zaire si rivelò molto significativo. Mobutu sperava di utilizzare l’FNLA e il movimento separatista sostenuto dalla Francia, Fronte per la liberazione dell’Enclave di Cabinda, per annettere le aree Bakongo dell’Angola e l’Enclave Cabinda, ricca di petrolio, formando così un Grande Zaire ricco e potente. All’inizio degli anni ’70, anche Cina, Corea democratica e Romania fornirono al FNLA armi e consiglieri, mentre la Cina fornì ulteriori aiuti all’UNITA. Inizialmente destinatario di aiuti cinesi e sovietici, l’MPLA rimase invischiato nel conflitto sino-sovietico e le simpatie opposte ne fratturarono la leadership. Il rapporto MPLA-URSS sopravvisse ma rimasto teso a causa della sfiducia sovietica nei confronti di Neto dalla mentalità indipendente. Nel 1965, un piccolo numero di cubani aiutò l’MPLA nelle battaglie contro i portoghesi. Negli anni successivi, i soldati del MPLA ricevettero assistenza materiale e addestramento militare da Cina, Cuba, Corea democratica ed Europa orientale, nonché dall’Unione Sovietica. Il disincanto sovietico col MPLA, dovuto principalmente alle lotte interne per la leadership, portò alla cessazione degli aiuti sovietici per diversi mesi nel 1974. La Jugoslavia, che apprezzava l’indipendenza dall’Unione Sovietica entrò nel varco e divenne la principale fonte estera di aiuto al MPLA in questo periodo. Come nel caso della Guinea portoghese e del Mozambico, i Paesi nordici, in particolare la Svezia, furono una fonte significativa di assistenza umanitaria, in questo caso del MPLA.

Il colpo di Stato portoghese nell’aprile 1974 cambiò radicalmente la conformazione del Paese. La Cina immediatamente intensificò gli aiuti a FNLA ed UNITA, utilizzando lo Zaire come canale per inviare armi, consiglieri ed istruttori militari. La CIA seguì l’esempio, incanalando il supporto al FNLA tramite Mobutu. Ad agosto, l’Unione Sovietica annunciò il sostegno morale al MPLA ma chiese al movimento di riconciliare le differenze di fazione prima che Mosca prendesse in considerazione la fornitura di aiuti materiali. Ad autunno, era chiaro che l’MPLA non avrebbe risolto le controversie interne. Preoccupata dal crescente coinvolgimento di Cina e Stati Uniti, l’Unione Sovietica a malincuore si schierò con la fazione più forte, guidata da Agostinho Neto. In effetti, Mosca non era ansiosa di essere coinvolta nel conflitto angolano. Esortando i tre movimenti a risolvere le divergenze coi negoziati, l’Unione Sovietica sostenne l’iniziativa di pace guidata dall’Africa. Il risultante Accordo Alvor, firmato da Portogallo e i tre movimenti di liberazione il 15 gennaio 1975, obbligò i firmatari a formare un governo di transizione che includesse rappresentanti dei tre movimenti e a tenere le elezioni dell’assemblea costituente ad ottobre. L’assemblea eletta avrebbe scelto il presidente e l’indipendenza sarebbe stata concessa l’11 novembre 1975. Ventiquattromila soldati portoghesi sarebbero rimasti in Angola per attuare l’accordo. L’Accordo di Alvor fu violato quasi immediatamente. L’FNLA era il movimento militarmente più forte, ma l’MPLA era molto meglio radicato tra la popolazione. Aveva sviluppato una grande base e maggiore mobilitazione popolare rispetto a FNLA ed UNITA. La guerra favoriva l’FNLA, mentre l’attivismo politico pacifico il MPLA. Nonostante il sostegno pubblico di Washington all’Accordo di Alvor e l’avvertimento del servizio estero africano di non schierarsi, Henry Kissinger considerava il MPLA un agente sovietico ed era deciso a contrastarlo. Nel doppio ruolo di consigliere per la sicurezza nazionale e segretario di Stato di Ford, Kissinger non mostrò alcun interesse per la riconciliazione. La CIA riprese il supporto segreto al FNLA meno di una settimana dopo la firma dell’Accordo di Alvor, autorizzando 300000 di dollari in fondi segreti il 22 gennaio. Il denaro fu utilizzato per acquistare veicoli, un giornale e una stazione televisiva, in breve, per fornire maggiori mezzi al movimento politicamente più debole per raggiungere il popolo angolano. Più significativamente, Washington iniziò a fornire sostanziale sostegno militare ed economico al FNLA attraverso il regime di Mobutu, che fece pressioni per il coinvolgimento nordamericano. Da marzo a maggio, FNLA lanciò una serie di attacchi che uccidevano gli attivisti del MPLA nella capitale e nel nord dell’Angola. Nel frattempo, più di 1000 soldati zairesi si infiltrarono in Angola per combattere al fianco dell’FNLA. Resistendo alle richieste portoghesi di tenere a bada Mobutu, Washington si rifiutò di intercedere, affermando che non era affare degli Stati Uniti imporre posizioni politiche al presidente zairese. Fredda col MPLA, Mosca rispose con riluttanza all’escalation guidata dai nordamericani. Fu solo nel marzo 1975, quando divenne chiaro che Zaire e Stati Uniti intendevano escludere l’MPLA dall’arena politica, che Mosca riprese l’invio di armi, le prime dal 1974. A fine maggio, un MPLA rafforzato poté scacciare l’FNLA da Luanda, dove l’MPLA aveva enorme sostegno popolare. A fine giugno, l’intelligence sudafricana riferì che una vittoria del MPLA poteva essere contrastata solo col sostegno sudafricano ai suoi rivali.

Luglio inaugurò una nuova fase della lotta, durante cui i servizi segreti sudafricani e nordamericani collaborarono strettamente e gli Stati Uniti fecero pressioni sul Sud Africa affinché intervenisse militarmente. Muovendosi in tandem, Pretoria e Washington inviarono armi e veicoli per decine di milioni di dollari a FNLA ed UNITA. Il 14 luglio, il Sud Africa autorizzò l’invio di armi del valore di 14,1 milioni di dollari. Pochi giorni dopo, la CIA iniziò a inviare altri 14 milioni di dollari in armi, carri armati e autoblindo, utilizzando lo Zaire come base operativa. Quasi 3 milioni di dollari di fondi furono assegnati a Mobutu per la sua parte nello sforzo bellico. Il 20 agosto furono autorizzati altri 10,7 milioni di dollari in fondi nordamericani segreti. Due giorni dopo, le truppe sudafricane attraversarono il confine coll’Angola meridionale inseguendo dei guerriglieri namibiani dell’Organizzazione Popolare del Sud-Ovest dell’Africa (SWAPO), che combattevano contro l’occupazione del Sudafrica della loro patria. I raid sudafricani continuarono fino a settembre, poiché le forze di FNLA ed UNITA aiutavano i soldati sudafricani nel localizzare e distruggere i guerriglieri della SWAPO. Le incursioni in Angola da parte dei soldati dello Stato dell’apartheid alzarono la posta, alterando drasticamente la posta in gioco politica. Mentre Washington e Pretoria sostenevano l’FNLA e l’UNITA, Mosca aumentò il sostegno al MPLA, fornendo armi e consiglieri militari. A settembre, la Germania democratica seguì l’esempio con 2,5 milioni di dollari in aiuti militari, fornendo armi, istruttori, piloti e medici. Il 22 settembre, l’MPLA, col sostegno estero accresciuto, aveva fermato l’avanzata verso Luanda del FNLA e delle truppe zairesi accompagnate da mercenari portoghesi. Al tempo, l’MPLA dominava nove delle sedici province dell’Angola, compresa la capitale, la costa da Luanda alla Namibia e l’entroterra costiero. Anche i cinque principali porti dell’Angola, l’Enclave di Cabinda, ricca di petrolio, e la maggior parte del distretto di Lunda, ricco di diamanti, erano sotto il controllo del MPLA. Sebbene le truppe zairesi fossero state coinvolte nel conflitto angolano sin dall’inizio, l’intervento straniero assunse una nuova dimensione a metà ottobre, quando la Forza di difesa sudafricana (SADF) lanciò una massiccia invasione. Alla fine del mese, circa 1000 soldati sudafricani erano trincerati in Angola. Altri 2000 , oltre ad aerei, elicotteri e veicoli corazzati, erano sul confine. Raggiunto in Angola dai soldati di FNLA ed UNITA, truppe zairesi e mercenari europei, il contingente sudafricano, coll’incoraggiamento della CIA, iniziò ad avanzare su Luanda, conquistando rapidamente il territorio che FNLA ed UNITA non potevano conquistare da soli.

Fino a quel momento, la risposta di Cuba alle richieste del MPLA fu relativamente modesta. Durante il declino del dominio portoghese, Cuba addestrò i quadri del MPLA nel vicino Congo-Brazzaville; nella primavera 1975 inviò consiglieri militari per assistere la pianificazione militare del MPLA e in agosto fornì 100000 per trasportare armi. Fu solo dopo l’invasione sudafricana d’ottobre che Cuba rispose alle richieste di truppe dal MPLA. Non volendo turbare una tenue distensione cogli Stati Uniti, Mosca rifiutò di inviare truppe sovietiche, o di trasportare soldati cubani. fino a dopo il Giorno dell’Indipendenza, che secondo l’Accordo di Alvor sarebbe stato l’11 novembre. Quando l’accordo si disintegrò, fu chiaro che chiunque avesse controllato la capitale nel Giorno dell’Indipendenza avrebbe deciso il governo. Convinto che il Sud Africa avrebbe preso Luanda prima dell’11 novembre a meno che ciò non fosse impedito da forze estere, L’Avana non fu disposta ad aspettare. Il 23 ottobre, i soldati cubani parteciparono per la prima volta ai combattimenti. Pochi giorni dopo, gli istruttori militari cinesi, che avevano addestrato i soldati del FNLA in Zaire, cessarono il sostegno, imbarazzati dalla loro associazione ora pubblica col regime dell’apartheid. Il 10 novembre, MPLA e forze cubane respinsero l’assalto su Luanda di 2000 soldati del FNLA e 1200 dello Zaire, di oltre 100 mercenari portoghesi e consiglieri inviati da Sud Africa e CIA. L’alto commissario portoghese passò la sovranità al “popolo angolano”, piuttosto che a uno qualsiasi dei belligeranti, e l’11 novembre l’MPLA annunciò l’istituzione della Repubblica popolare angolana.

Dopo l’indipendenza, migliaia di truppe straniere si riversarono in Angola. Dopo aver atteso fino l’11 novembre per intervenire direttamente, l’Unione Sovietica avviò un massiccio ponte marittimo e aereo, trasportando più di 12000 soldati cubani tra novembre 1975 e gennaio 1976. Mosca inviò anche istruttori e tecnici militari, insieme ad armi pesanti, carri armati, missili e aerei da combattimento. Nel frattempo, migliaia di truppe sudafricane e centinaia di mercenari europei, questi ultimi reclutati e pagati dalla CIA, arrivarono per assistere i rivali del MPLA. A fine novembre, con una spesa di 7 milioni di dollari per l’operazione angolana, il fondo segreto di riserva della CIA era esaurito. A quel punto, il ruolo un tempo segreto degli USA fu smascherato. Imbarazzato dall’imbroglio, soprattutto dalla collaborazione nordamericana con il Sudafrica governato dai bianchi, il Congresso approvò due progetti di legge che vietavano ulteriori finanziamenti alle attività segrete in Angola e un riluttante presidente Ford li convertì in legge. Abbandonato dagli alleati, il Sud Africa si ritirò dall’Angola nei primi mesi del 1976. Senza il sostegno di Pretoria, FNLA e UNITA crollarono miseramente. Nel febbraio 1976, l’MPLA, coll’assistenza cubana, controllava il nord dell’Angola. Disgustate dalla collaborazione tra i rivali del MPLA e Sudafrica dell’apartheid, l’OUA e la stragrande maggioranza delle nazioni africane riconobbero il governo del MPLA. All’inizio degli anni ’80, solo USA e Sudafrica continuarono a negargli il riconoscimento diplomatico.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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