L’ex Ambasciatore spagnolo coinvolto nell’Operazione Gedeone

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Lo scorso 3 di maggio del 2020 ebbe luogo in Venezuela la cosiddetta ‘operazione Gedeone’. Assalto golpista con mercenari che aveva l’obiettivo di rovesciare e assassinare il presidente Nicolas Maduro. Nei mesi passati è stato indubbiamente comprovato che il piano golpista è stato pianificato e organizzato con il sostegno dei governi di Colombia e USA. Adesso, secondo quanto denuncia il presidente dell’Assemblea Nazionale, Jorge Rodriguez, emerge la partecipazione dell’ambasciata del Regno di Spagna a Caracas.

In particolare, Rodríguez ha sottolineato durante una conferenza stampa che l’ex ambasciatore di Spagna in Venezuela, Jesús Silva, è stato il “maggiordomo” dell’esponente golpista dell’opposizione venezuelana Leopoldo López, mentre si trovava nella residenza del diplomatico nel paese bolivariano per sfuggire alla giustizia. “Tutti i crimini, tutte le risorse disponibili per l’addestramento di disertori, terroristi a Río Hacha, Maicao e La Guajira, tutto è stato pianificato con la complicità di Jesús Silva”, ha denunciato il dirigente chavista.

Rodríguez poi aggiunto che dall’ambasciata spagnola, López ha mantenuto una comunicazione diretta tramite telefonate, messaggi ed e-mail con il trafficante di droga colombiano Elkin Javier López Torres, alias “Doble Rueda”, che ha fornito “supporto diretto” all’operazione Gedeone.

L’arresto del disertore Juan Carlos Gutiérrez Aranguren

 

I nuovi aspetti della vicenda denunciati dal presidente dell’Assemblea Nazionale di Caracas sono emersi dopo l’arresto del disertore Juan Carlos Gutierrez Aranguren. Le nuove rivelazioni coinvolgono in pieno nelle trame golpiste di Leopoldo Lopez e Juan Guaidò.

In un video mostrato davanti alla stampa, la testimonianza di Juan Luis Gutiérrez Aranguren, conferma che è stato reclutato da Leopoldo López. Inoltre, aggiunge il presidente dell’Assemblea Nazionale, grazie a questa inchiesta sono stati sventati attacchi previsti nei primi giorni di questo nuovo anno, come riporta RedRadioVe.

Secondo quanto si apprende dalla sua stessa testimonianza, Gutiérrez Aranguren ha disertato con il grado di capitano dell’esercito, quando ha deciso di rispondere alla chiamata di Leopoldo López e Juan Guaidó, per unirsi ai piani golpisti.

#EnVideo????|1/1Confesión Juan Gutiérrez Aranguren afirma que hizo buenas relaciones con López, desertó y se apegó al llamado de Guaidó, se fue a Colombia, contó con el apoyo de Duque. López lo contactó y le dijo que había campamentos para derrocar a Maduro #EnVenezuelaNosCuidamos pic.twitter.com/6LklN1ozj7

— VTV CANAL 8 (@VTVcanal8) January 31, 2021

Il militare veniva nominato al Centro nazionale per i procedimenti militari di Ramo Verde (prigione) dove prestava servizio come custode per Leopoldo López. “Ero responsabile delle visite dei suoi parenti, avvocati, telefonate, andare in campo e prendere il sole”.

L’ex militare ha aggiunto che questa dinamica ha generato affinità da parte di López ed è stato lì che è stato reclutato per i piani golpisti. Nel febbraio 2019, dice Gutiérrez, ha disertato ed è andato in Colombia, dove ha incontrato emissari del governo Duque.

“Quando Leopoldo López mi ha contattato, mi ha detto che c’erano alcuni campi dove mi avrebbero consegnato i militari per rovesciare il presidente Nicolás Maduro e mi ha detto di mettermi in contatto con Ilich Sánchez e Rayder Russo (figure chiave dell’operazione Gedeone”; ha detto il detenuto affermando di aver tenuto incontri con il generale Clíver Alcalá (altro disertore).

L’operazione Gedeone

 

Nell’operazione golpista erano coinvolti 300 uomini che avevano il supporto di Stati Uniti e Colombia, Aranguren ha svelato che i trafficanti di droga comandati da Lopez erano quelli che hanno torturato e ucciso il giornalista Ricardo Duran nel 2016.

Rodriguez ha anche annunciato che i servizi segreti hanno catturato un soggetto che intendeva perpetrare un attentato terroristico presso la sede del Parlamento.

Oltre all’assassinio del presidente Nicolas Maduro, l’operazione Gedeone prevedeva di attaccare diversi quartier generali delle forze di sicurezza dello Stato e prendere il controllo dell’aeroporto internazionale Simon Bolivar nella capitale Caracas.

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