La guerra dell’oligarchia colombiana e Duque contro il Venezuela

Colombia come testa di ponte imperiale

 

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Un anno dopo il tentativo di invadere il Venezuela e catturare il presidente Nicolás Maduro con l’Operazione Gedeon, il governo colombiano continua a partecipare alle cospirazioni pianificate a Washington per produrre un cambio di regime a Caracas.

Dal 2018, quando è fallito il tentativo di assassinio del presidente Maduro e dell’alto comando militare venezuelano con l’uso di droni esplosivi, la disposizione di Bogotá di servire come base operativa per pianificare gli attacchi contro il Venezuela si conferma ad ogni passo e si svela davanti alla vetrina mediatica e diplomatica internazionale.

Tenendo conto dei precedenti in quel momento, e in occasione del ricordo della fallita Operazione Gedeon, passiamo in rassegna gli eventi più minacciosi nella vita politica del Venezuela, negli ultimi quattro anni, e l’influenza che l’oligarchia colombiana ha avuto nella cospirazione aperta contro il suo vicino.

ATTENTATO CON DRONI

 

Il 4 agosto 2018, in una cerimonia per l’81° anniversario della Guardia Nazionale Bolivariana (GNB), in avenida Bolívar a Caracas, hanno tentato di assassinare il presidente Maduro con due droni carichi di esplosivo. I dispositivi sono esplosi vicino alla piattaforma presidenziale, ciò che ha causato un’interruzione nella trasmissione dell’evento e l’attivazione dei protocolli di sicurezza a tutela della vita del presidente venezuelano.

In precedenza, il media di Bloomberg avevano pubblicato un reportage sull’Operazione Costituzione,  cospirazione pianificata in Colombia che mirava a fermare le elezioni presidenziali del 20 maggio 2018, sequestrare il presidente Nicolás Maduro e processarlo.

Il media ha diffuso un altro reportage il 17 agosto che segnava un legame di Bogotá con il tentativo di assassinio: due dei gruppi che stavano progettando l’Operazione Costituzione si sono incontrati in Colombia, settimane prima dell’attacco.

Secondo il media, uno di loro voleva assassinare il presidente, l’altro solo arrestarlo e processarlo. Il primo gruppo ha mostrato al secondo il video di droni armati spediti da Miami e in fase di sperimentazione in una fattoria colombiana. Uno dei partecipanti all’incontro, ha detto a Bloomberg, che credeva che le persone che avevano proposto l’assassinio fossero le stesse persone che hanno effettuato l’attacco del 4 agosto.

Successivamente, le indagini condotte dallo Stato venezuelano hanno evidenziato che gli operatori dell’attentato si erano addestrati in Colombia, precisamente nel comune di Chinacota, dipartimento di Norte de Santander, tra aprile e giugno 2018. Le autorità hanno denunciato, all’epoca, che nel Palazzo di Nariño esisteva consenso ai piani cospirativi, permettendo che gli eventi di sviluppasseo impunemente.

Uno scenario simile voleva essere riprodotto il 6 dicembre 2020, durante le elezioni parlamentari. Il presidente Maduro ha dovuto cambiare il suo centro di voto all’ultimo minuto, dopo che fonti dell’intelligence colombiana lo avevano informato che il presidente Iván Duque stava preparando “un attentato per assassinarmi il giorno delle elezioni in vivo e diretta”.

LA BATTAGLIA DEI PONTI

 

Alla fine di gennaio 2019, il mondo è stato testimone della sfilata di paesi che legittimavano il laboratorio politico che Washington stava provando con l’autoproclamazione di Juan Guaidó per creare un precedente nelle nuove tecnologie di destabilizzazione. Il presidente Duque, oltre ad essere stato uno dei primi a rispettare il piano, è stato uno di coloro che hanno contribuito a costruire una forza regionale rappresentativa per presentare Guaidó a livello internazionale, consolidando, nel contempo, un piano Colombia che rendesse effettivo il cambio di regime.

Un mese dopo, Iván Duque ha incontrato i suoi omologhi cileni e paraguaiani, Sebastián Piñera e Mario Abdo Benitez, per mostrare solidarietà politica ai partecipanti al concerto Venezuela Aid Live, organizzato il 22 febbraio 2019 a sostegno di Guaidó e al tentativo di invasione. dissimulato in un trasferimento di “aiuti umanitari” al Venezuela attraverso il ponte Simón Bolívar con l’aiuto dell’USAID e in collusione con le autorità colombiane al confine.

L’idea era che Juan Guaidó ed i gruppi irregolari che lo accompagnavano attraversassero il confine con camion che trasportavano rifornimenti umanitari, violando la sovranità nazionale del Venezuela, ma sono stati bloccati dalla Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB) e dalla popolazione civile che ha accompagnato la difesa del confine, a chiara dimostrazione dell’unione civico-militare.

Recentemente, l’Ufficio dell’Ispettore Generale dell’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID) ha riconosciuto che le presunte intenzioni USA di aiutare il Venezuela erano incompatibili con i principi umanitari.

Secondo i risultati dell’audit svolto dall’ufficio, la fornitura di aiuti umanitari “non ha superato la perizia tecnica, non è stato pienamente coordinato con l’ufficio dell’ispettore generale, non ha rispettato i principi di neutralità ed indipendenza dichiarati dall’USAID”.

Nel corso della sua assistenza, l’USAID ha istruito i funzionari di prendere decisioni volte a “generare fiducia nel governo ad interim (di Guaidó)”, lo stesso obiettivo che cercava di raggiungere il governo colombiano.

Le autorità venezuelane avevano già avvertito della truffa dietro il presunto aiuto umanitario USA a Cúcuta, città di confine colombiana, dove è stato promosso il coordinamento con l’USAID.

OPERAZIONE GEDEON

 

L’Operazione Gideon del 3 maggio 2020, volta a rovesciare e rapire il presidente venezuelano, è stata pianificata a Bogotá. E questa non è un’accusa, ma una dichiarazione rilasciata dalla Procura colombiano sul suo sito ufficiale.

A marzo, la Procura colombiana ha stabilito che i cervelli dell’Operazione Gedeon erano l’ex militare venezuelano Cliver Alcalá e l’ex deputato Hernán Alemán.

“E’ stata un’operazione illegale in territorio colombiano per addestrare una forza paramilitare composta da militari e poliziotti venezuelani che pianificavano azioni illegali contro un governo straniero”, ha riconosciuto l’organismo.

La giustizia colombiana ha aggiunto che Jordan Goudreau, Airan Berry e Luke Alexander Denmam, di Silvercorp, avevano il compito di addestrare circa 200 uomini in tattiche di combattimento, con l’obiettivo di entrare in territorio venezuelano e deporre il governo di Maduro.

Sulla base di tale dichiarazione, il ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza ha chiesto alle autorità colombiane di svolgere indagini per determinare le responsabilità del governo Duque in materia.

Bogotá si è persino comportata con compiacenza con i golpisti che risiedono in territorio colombiano e ha offerto loro protezione, evitando di consegnarli alla giustizia venezuelana.

  • L’ex generale di divisione venezuelano Cleaver Alcalá è fuggito in Colombia nel 2016 e tre anni dopo si è dedicato all’addestramento del gruppo di 300 paramilitari, sebbene fosse stato allontanato dal piano dai fratelli Sequea. Il 26 marzo 2019, il Dipartimento di Giustizia USA lo ha inserito in una lista di ricerca internazionale per accuse di traffico di droga. Il giorno successivo, si è consegnato agli agenti della Drug Enforcement Administration USA (DEA), dopodiché è stato estradato negli USA.
  • Alexander Russo, noto come “Teniente Pico”, e gli ex comandanti della Guardia Nazionale Venezuelana Juvenal Sequea Torres e José Sequea Torres sono stati condannati a sei anni di carcere per aver accettato un patteggiamento.
  • L’altra persona catturata in Colombia ha rifiutato di dichiararsi colpevole. La traduttrice personale di Jordan Goudreau, Yacsy Álvarez Mirabal, ha rifiutato l’offerta dell’indagine e ha dichiarato pubblicamente che l’Agenzia Nazionale di Intelligence (DNI) della Colombia era a conoscenza dei piani per rovesciare Maduro e che lo stesso Alcalá aveva incontrato il suo capo, il vice ammiraglio Rodolfo Amaya.

“La cattura dei fratelli Sequea, di Yacsy Mirabal e di alias ‘Pico’, conferma che tutto quello che avevamo detto sulla relazione tra Iván Duque, Juan Guaidó, il mercenario Jordan Goudreau e il rapporto di Goudreau con l’amministrazione di Donald Trump, era completamente vero ed è assolutamente provato in questo momento”, ha dichiarato il deputato e portavoce chavista Jorge Rodríguez in un racconto ad un anno dell’evento tramite una conferenza stampa.

IL FRONTE BELLICO IN APURE

 

La FANB ha realizzato il 21 marzo un’operazione contro attori irregolari che erano radicati al confine tra Apure e Arauca. Questi gruppi, in conflitto permanente per il controllo del traffico di droga, cercano di intensificare la violenza nel territorio venezuelano. Il fatto che Bogotà non sia riuscita a controllare la violenza non può essere visto come un evento isolato se finisce per influenzare la stabilità del nostro paese.

In effetti, l’evento di quello e dei giorni successivi in Apure sono stati manipolati dal governo di Iván Duque, dai media colombiani di destra e ONG anti-chavista, mettendo il governo del presidente Maduro sotto i riflettori con l’ipotesi che stava causando danni alla popolazione civile della zona.

“Nel caso del gruppo irregolare che è stato sloggiato da Apure, è articolato all’Esercito colombiano, al governo di Duque. Alcuni dei suoi comandanti hanno lavorato per l’Esercito colombiano, si vestono da guerriglieri per servire le rotte del narcotraffico”. ha informato il presidente Maduro pochi giorni dopo i primi combattimenti.

Ricordiamo che, recentemente, il Segretario di Stato USA, Anthony Blinken, ha avuto una conversazione telefonica con il presidente colombiano, Iván Duque Márquez. Lo ha informato, il 6 aprile, il servizio stampa del Dipartimento di Stato USA.

Blinken e Duque hanno discusso dell’impegno dei due paesi a “ripristinare la democrazia e lo stato di diritto in Venezuela”.

Mentre la Colombia si concentra sul raggiungimento degli obiettivi USA, proponendosi come testa di ponte del Pentagono, della NATO e di altri apparati sicuritari atlantisti, la situazione del conflitto interno nel territorio colombiano è avanzato. In questo momento si vede riflesso nelle proteste contro la riforma tributaria che si stanno svolgendo a Bogotá, Cali, Medellín ed in altre città. Gli apparati repressivi sono stati mandati in piazza per reprimere le manifestazioni ed il risultato, finora, si esprime in oltre 19 morti e più di 800 feriti, secondo i dati diffusi dall’Ufficio del Difensore del Popolo.

L’oligarchia colombiana insieme all’attuale governo di Iván Duque hanno una politica apertamente filonordamericana e sono ostili alla sovranità del Venezuela: le attività sovversive che promuovono e incrementano lo confermano. Lo Stato colombiano intende continuare a preservare lo status di protetto degli USA e promotore dei suoi interessi nella regione, ricorrendo alle dure risorse della guerra non convenzionale che impattano tanto sulle forze dello Stato venezuelano che sulla popolazione propria e vicina.


COLOMBIA COMO CABEZA DE PLAYA IMPERIAL

LA GUERRA DE LA OLIGARQUÍA COLOMBIANA Y DUQUE CONTRA VENEZUELA

 

Un año luego de que se pretendiera invadir Venezuela y capturar al presidente Nicolás Maduro con la Operación Gedeón, el gobierno de Colombia sigue participando en las conspiraciones planificadas en Washington para producir un cambio de régimen en Caracas.

Desde 2018, cuando se frustró el intento de magnicidio del presidente Maduro y el alto mando militar venezolano con el uso de drones explosivos, la disposición de Bogotá a servir de base operativa para planificar los ataques contra Venezuela se confirma con cada paso que toma y se desnuda ante la vitrina mediática y diplomática internacional.

Teniendo en cuenta los precedentes a ese momento, y a propósito de la rememoración de la fallida Operación Gedeón, repasaremos los sucesos más amenazantes en la vida política de Venezuela de los últimos cuatro años y la influencia que ha tenido la oligarquía colombiana en la abierta conspiración contra su vecino.

ATENTADO CON DRONES

El 4 de agosto de 2018, en un acto por el 81 aniversario de la Guardia Nacional Bolivariana (GNB), en la avenida Bolívar de Caracas, intentaron asesinar al presidente Maduro con dos drones cargados con explosivos. Los artefactos explotaron cerca de la tarima presidencial, lo que generó una interrupción de la transmisión del evento y la activación de los protocolos de seguridad para resguardar la vida del mandatario venezolano.

Anteriormente, el medio Bloomberg había publicado un reportaje sobre la Operación Constitución, conspiración planificada en Colombia que tenía como objetivo detener las elecciones presidenciales del 20 de mayo de 2018, secuestrar al presidente Nicolás Maduro y enjuiciarlo.

El medio sacó otro reportaje el 17 de agosto que marcaba un vínculo de Bogotá con el intento de magnicidio: dos de los grupos que urdían la Operación Constitución se reunieron en Colombia semanas antes del atentado.

Según el medio, uno de ellos quería asesinar al presidente, el otro solo detenerlo y juzgarlo. El primer grupo le mostró al segundo videos de drones armados embarcados desde Miami y siendo probados en una granja colombiana. Uno de los participantes en la reunión dijo a Bloomberg que creía que las personas que habían propuesto el asesinato fueron las mismas que ejecutaron el ataque del 4 de agosto.

Más adelante, las investigaciones llevadas a cabo por el Estado venezolano apuntaron a que los operadores del atentado se entrenaron en Colombia, específicamente en el municipio de Chinacota, departamento del Norte de Santander, entre abril y junio de 2018. Las autoridades denunciaron en su momento que en el Palacio de Nariño existía consentimiento a los planes conspirativos, dejando que los acontecimientos se desarrollaran con impunidad.

Un escenario similar quiso reproducirse el 6 de diciembre de 2020, durante las elecciones parlamentarias. El presidente Maduro tuvo que cambiar su centro de votación a último minuto, luego de que fuentes de inteligencia colombiana le informaran que el presidente Iván Duque estaba preparando “un atentado para asesinarme el día de las elecciones en vivo y directo”.

LA BATALLA DE LOS PUENTES

Finalizando enero de 2019, el mundo fue testigo del desfile de países que legitimaron el laboratorio político que Washington ensayaba con la autoproclamación de Juan Guaidó para crear un precedente en nuevas tecnologías de desestabilización. El presidente Duque, además de ser de los primeros en acatar el plan, fue de los que ayudó a construir una fuerza regional representativa para presentar a Guaidó internacionalmente, a la vez que consolidaba un plan Colombia adentro que hiciera efectivo el cambio de régimen.

Un mes después, Iván Duque se reunía con sus homólogos chileno y paraguayo, Sebastián Piñera y Mario Abdo Benitez, para solidarizarse políticamente con los participantes del concierto Venezuela Aid Live, organizado el 22 de febrero de 2019 en apoyo a Guaidó y al intento de invasión aparentado en un traslado de “ayuda humanitaria” a Venezuela a través del Puente Simón Bolívar con ayuda de la USAID y en connivencia con las autoridades colombianas en la frontera.

La idea era que Juan Guaidó y los grupos irregulares que lo acompañaban cruzaran la frontera con los camiones que llevaban suministros humanitarios, violando la soberanía nacional de Venezuela, pero fueron bloqueados por la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB) y la población civil que acompañó la defensa de la frontera, en clara demostración de la unión cívico-militar.

Hace poco, la oficina del Inspector General de la Agencia para el Desarrollo Internacional (USAID) reconoció que las supuestas intenciones de Estados Unidos de ayudar a Venezuela eran inconsistentes con los principios humanitarios.

Según los resultados de la auditoría hecha por la oficina, el suministro de ayuda humanitaria “no pasó la pericia técnica, no se coordinó plenamente con la oficina del inspector general, no se cumplió con los principios de neutralidad e independencia declarados por USAID” .

En el curso de su asistencia, USAID instruyó a los funcionarios a tomar decisiones destinadas a “generar confianza en el gobierno interino (de Guaidó)”, mismo objetivo que buscaba alcanzar el Gobierno colombiano.

Ya las autoridades venezolanas habían advertido la estafa detrás de la presunta ayuda humanitaria estadounidense en Cúcuta, ciudad fronteriza de Colombia, donde se impulsó la coordinación con la USAID.

OPERACIÓN GEDEÓN

La Operación Gedeón del 3 mayo de 2020, diseñada para derrocar y secuestrar al presidente venezolano, se planificó en Bogotá. Y esto no es una acusación, sino una afirmación hecha por la Fiscalía colombiana en su página web oficial.

En marzo, la Fiscalía colombiana determinó que los cerebros de la Operación Gideon fueron el ex militar venezolano Cliver Alcalá y el exdiputado Hernán Alemán.

“Fue una operación ilegal en territorio colombiano para entrenar a una fuerza paramilitar compuesta por militares y policías venezolanos que planeaban acciones ilegales contra un gobierno extranjero”, reconoció el organismo.

La justicia colombiana agregó que Jordan Goudreau, Airan Berry y Luke Alexander Denmam, de Silvercorp, tenían la tarea de entrenar a unos 200 hombres en tácticas de combate, con el objetivo de ingresar a territorio venezolano y deponer al gobierno de Maduro.

A partir de esa declaración, el canciller venezolano Jorge Arreaza solicitó a las autoridades colombianas que realizacen investigaciones para determinar las responsabilidades del gobierno de Duque en el asunto.

Bogotá incluso se ha comportado complaciente con los golpistas que residen en territorio colombiano y les ha brindado protección, evitando entregarlos a la justicia venezolana.

El exgeneral de división venezolano Cleaver Alcalá huyó a Colombia en 2016 y tres años después se dedicó a entrenar al grupo de 300 paramilitares, aunque fue desplazado del plan por los hermanos Sequea. El 26 de marzo de 2019, el Departamento de Justicia de Estados Unidos lo incluyó en una lista de búsqueda internacional por cargos de narcotráfico. Al día siguiente, se entregó a los agentes de la Agencia Antidrogas de Estados Unidos (DEA), tras lo cual fue extraditado a Estados Unidos.

Alexander Russo, conocido como “Teniente Pico”, y los ex comandantes de la Guardia Nacional de Venezuela Juvenal Sequea Torres y José Sequea Torres recibieron una condena de seis años de prisión al aceptar un acuerdo de culpabilidad.

La otra persona capturada en Colombia se ha negado a declararse culpable. La traductora personal de Jordan Goudreau, Yacsy Álvarez Mirabal, rechazó la oferta de la investigación y afirmó públicamente que la Agencia Nacional de Inteligencia (DNI) de Colombia estaba al tanto de los planes para derrocar a Maduro y que el propio Alcalá se había reunido con su jefe, el vicealmirante Rodolfo Amaya.

“La captura de los hermanos Sequea, de Yacsy Mirabal y de alias ‘Pico’, confirma que todo lo que habíamos dicho sobre la relación entre Iván Duque, Juan Guaidó, el mercenario Jordan Goudreau y la relación a su vez de Goudreau con la administración de Donald Trump, era completamente cierta y está absolutamente comprobado en los actuales momentos”, declaró el diputado y vocero chavista Jorge Rodríguez en un recuento a un año del suceso vía rueda de prensa.

EL FRENTE BÉLICO EN APURE

La FANB llevó a cabo el 21 de marzo una operación contra actores irregulares que están radicados en la frontera de Apure con Arauca. Esos grupos, en conflicto permanente por el control del tráfico de drogas, tratan de escalar la violencia al territorio venezolano. El hecho de que Bogotá no haya podido controlar la violencia no puede verse como un hecho aislado si termina influyendo en la estabilidad de nuestro país.

Efectivamente, el suceso de ese y los días siguientes en Apure fueron manipulados por el gobierno de Iván Duque, medios de comunicación de derecha colombianos y ONG antichavistas, poniendo en el foco al gobierno del presidente Maduro bajo el supuesto de que estaba causando daños en la población civil de la zona.

“En el caso del grupo irregular que fue desalojado de Apure, está articulado al Ejército de Colombia, al gobierno de Duque. Algunos de sus mandos han estado trabajando para el Ejército de Colombia, se visten de guerrilleros para servir a las rutas del narcotráfico”, informó el presidente Maduro días después de los primeros combates.

Recordemos que hace poco el secretario de Estado de Estados Unidos, Anthony Blinken, mantuvo una conversación telefónica con el presidente colombiano, Iván Duque Márquez. Así lo informó el 6 de abril el servicio de prensa del Departamento de Estado de Estados Unidos.

Blinken y Duque discutieron el compromiso de los dos países para “restaurar la democracia y el estado de derecho en Venezuela”.

Mientras Colombia se concentra en cumplir los objetivos de Estados Unidos, brindándose como cabeza de playa del Pentágono, la OTAN y demás aparatos securitarios atlantistas, la situación del conflicto interno en el territorio colombiano ha ido avanzando. Ahora mismo se ve reflejado en las protestas contra la reforma tributaria que se llevan a cabo en Bogotá, Cali, Medellín y otras ciudades. Los aparatos represivos han sido enviados a las calles para machacar las manifestaciones y el resultado, hasta los momentos, se expresa en más de 19 personas fallecidas y más de 800 heridas, según datos divulgados por la Defensoría del Pueblo.

La oligarquía colombiana junto al actual gobierno de Iván Duque tienen una política abiertamente pronorteamericana y son hostiles a la soberanía de Venezuela: las actividades subversivas que promueven y aúpan lo confirman. El Estado colombiano pretende seguir conservando el estatus de protegido de Estados Unidos y promotor de sus intereses en la región, recurriendo a los duros recursos de guerra no convencional que impactan tanto en las fuerzas del Estado venezolano como en la población propia y vecina.

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