La Rivoluzione, l’opera più bella di Raúl Castro

Granma pubblica frammenti della presentazione del libro, realizzate mercoledì 2 giugno nel Salone dei Ricevimenti del Palazzo della Rivoluzione, con la presenza del Primo Segretario del Partito e Presidente della Repubblica Miguel Díaz Canel, con la più alta direzione del paese e i fratelli di lotta del Generale d’Esercito, Josè Ramón Machado Ventura, Comandante dell’Esercito ribelle i  Comandanti della Rivoluzione Ramiro Valdés Menéndez e Guillermo García Frías.

Questo libro tanto prezioso, tanto importante e trascendente che presentiamo Oggi, è stato redatto e pubblicato con accuratezza speciale dall’Ufficio dei Temi Storici della Presidenza della Repubblica ed è il primo volume della sua linea editoriale Edizioni Celia, che rende omaggio a questa figura tanto importante nel nostro processo rivoluzionario, nella guerra e nella pace e che ha fatto tanto per la preservazione della sua storia.

È una bellissima edizione quella che stiamo presentando nella vigilia del compleanno del suo autore, il Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, ed è un omaggio a Raúl in questo anniversario della sua nascita, ed è anche, senza dubbio, un grande omaggio per il popolo cubano.

Devo dire che il prologo di /Revolución, la obra más hermosa/ lo doveva scrivere il nostro indimenticabile Eusebio Leal, che ebbe una relazione di grande amicizia con Raúl, che chiamava, come tutti ricordiamo, «il Generale Presidente». Eusebio era malato però, e la sua malattia si aggravò sempre più e più e non gli fu possibile scrivere il prologo di questo libro.

Concepito in due tomi, con disegno e finiture della massima qualità e un indice analitico minuzioso e molto utile, questo titolo riunisce discorsi, allocuzioni, interviste e dichiarazioni del Generale d’Esercito, tra il 14 giugno del 2006 al 1º maggio del 2019. Con eccezione del primo testo, tutti gli altri sono datati dopo il “Proclama del Comandante in Capo al popolo di Cuba”, del 31 luglio del 2006, quando Fidel spiegò che  per ragioni di salute  doveva abbandonare provvisoriamente le sue responsabilità al fronte del Partito, dello Stato e del Governo e delegarle a Raúl. Il 18 febbraio del 2008,  fu diffuso pubblicamente il “Messaggio del Comandante in Capo”, nel quale comunicava che si ritirava definitivamente da ogni incarico per continuare la lotta come “un soldato delle idee”.

L’Assemblea Nazionale elesse  Raúl – il 24 febbraio del 2008 – Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri e più tardi, nel VI Congresso del Partito, nell’aprile del 2011, lo elesse  Primo Segretario.

Queste pagine percorrono più di un decennio nel quale avvennero fatti trascendentali per la nazione, come il dibattito e l’approvazione delle Linee di politica economica e sociale del Partito e la Rivoluzione; l’incontro dei Cinque Eroi finalmente tutti in Patria, come aveva promesso Fidel, il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con gli USA dopo le conversazioni nelle quali Cuba non fece alcuna concessione; la partenza fisica del Comandante in Capo, le sue onoranze funebri, l’addio di massa doloroso, e l’impegnato addio del suo popolo; l’amplissimo dibattito popolare e la successiva approvazione nel referendum della nuova Costituzione.

Raúl, nello stesso tempo, con il peso delle responsabilità che portava, visse personalmente momenti molto amari. Rivisitando quei momenti e nel contesto nazionale e internazionale nel quale nacquero queste pagine, cresce la nostra ammirazione per Raúl, per il suo valore, per la sua dignità, per la sua statura come leader e come essere umano.

Questo libro ci rivela il filo ininterrotto che unisce senza fessure il pensiero di  Fidel e di Raúl: l’identificazione assoluta dei due fratelli in termini d’ideali, valori, principi —frutto d’avare condiviso insieme tutte le sfide e i rischi che implicava affrontare e vincere la tirannia batistiana e la prodezza di fare “una Rivoluzione socialista sotto il naso degli Stati Uniti”.

È stata una saggia decisione degli editori aprire il primo tomo di /Revolución, la obra más hermosa/ con il discorso pronunciato nel 45º anniversario dell’Esercito Occidentale.

Raúl spiega in questo discorso come, partendo dalla crociata contro il terrorismo lanciata da Bush nel 2003 e del pericolo reale di un’aggressione, si decise  “d’incrementare quanto facciamo per rinforzare la difesa” (T1, 2) e come, dopo la positiva realizzazione dell’Esercizio Bastion 2004, si riuscì a fare un salto qualitativo considerevole nella capacità difensiva del paese”. (T1, 5)  Ora aggiunge Raúl, “il nemico applica i suoi colpi per debilitarci ideologicamente (…) con la vista posta nel futuro, in uno scenario che considera più favorevole per i suoi propositi ” (T1, 8). E si riferisce in continuazione alla  detta  “transizione verso il  capitalismo” che hanno disegnato per Cuba, “scommettendo sulla fine della Rivoluzione quando già non ci sarà più la sua direzione storica”. Ed è che gli yanquee  sanno “che  la speciale fiducia del popolo nel leader fondatore di una Rivoluzione  non si trasmette come un’eredità a coloro che occupano per il futuro gli incarichi principali di direzione del paese ” (T 1, 9) .Per questo, dice Raúl, “Ripeto quello che ho affermato in molte occasioni:

il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana è uno solo, e unicamente il Partito Comunista, come istituzione che raggruppa l’avanguardia rivoluzionaria  garanzia sicura dell’unità dei cubani in tutti i tempi, può essere il degno erede della fiducia posta dal popolo nel suo leader. Lavoriamo per questo e così sarà …” (T 1, 9)

Questo tema è presente, soprattutto nel primo volume del libro, ed ha a che vedere con quel piano tanto sinistro e perverso degli yankee d’impedire  “la successione di Castro”. Se basava nell’attesa di quello che chiamavano cinicamente la soluzione biologica, ossia la scomparsa  fisica di Fidel, per poi applicare qualsiasi variante, includendo l’intervento militare e rendere impossibile la sopravvivenza della Rivoluzione.

Ma, come tutti sappiamo, Fidel si ritirò per ragioni di salute, rinunciò ai suoi incarichi e Raúl lo sostituì nella sua posizione di Primo Vicepresidente del Consiglio di Stato e dei Ministri e di Secondo Segretario del CC del Partito, e inoltre per i suoi meriti straordinari, per la sua enorme capacità dimostrata in moltissime occasioni, perché era sempre stato accanto a Fidel in tutti i combattimenti come indiscusso secondo capo della Rivoluzione.

Il fatto è che Raúl ha condotto con mano ferma e si è proposto  nuove sfide, e il popolo ha reagito, come lo stesso  Raúl dice in vari interventi riportati in queste pagine, con molta fiducia nella Rivoluzione, con molta fiducia in se stesso.

Gli yankee credevano nella teoria che quando il “caudillo”, come diceva la stampa reazionaria si fosse ammalato o morisse, a Cuba tutto sarebbe crollato   Era qualcosa che non rientrava nei calcoli dell’Impero. Non avevano previsto che Fidel si poteva ritirare con il paese nella normalità, che Raúl assumesse i suoi incarichi e intraprendesse un gruppo d’audaci trasformazioni per perfezionare il nostro socialismo, con il fortissimo  appoggio del popolo, senza che in Cuba apparisse la minima crepa nell’unità dei  rivoluzionari. Questo sorprese i politici yankee, i loro carri armati pensanti, ai loro servizi d’intelligenza, i profeti presumibilmente specializzati nel nostro paese e nel suo destino.

Ugualmente quelli che sono stati sorpresi che Raúl alcuni anni dopo lasciasse i suoi incarichi nelle mani di un leader molto più giovane, il compagno Díaz-Canel, e che si sviluppasse questo processo, che Raúl ha definito  “ un lento e ordinato trasferimento alle nuove generazioni delle principali responsabilità di direzione  della nazione” (T 2, 88).

E questo è iniziato in maniera molto visibile, è stato rinnovato il Comitato Centrale, sono stati rinnovati il Burò Politico e la Segreteria, sono stati rinnovati il Consiglio di Stado e il Consiglio dei Ministri, e in questo  paese il nostro popolo continua ad avere fiducia nella direzione della Rivoluzione fondata da quella generazione che non lasciò morire Martí  nell’anno del suo centenario, e che per  fortuna per tutti noi continua ad accompagnarci.

/Revolución, la obra más hermosa/ è un libro che deve diventare una lettura obbligata per ogni cubano  —e sicuramente avrà molti lettori al di là delle nostre frontiere. È pieno di passaggi che incitano alla riflessione, all’analisi, alla valutazione autocritica della nostra stessa condotta che ci colloca di fronte, con crudezza, agli errori che possiamo commettere noi rivoluzionari, di fronte a distorsioni, incapacità, atteggiamenti burocratici, superficiali, di routine, dogmatici.

/Revolución, la obra más hermosa/ ci permette di conoscere meglio Raúl come statista, come difensore dei poveri della terra, dell’infanzia abbandonata, degli emigranti intrappolati dal razzismo, e dal neofascismo, degli  analfabeti, dei disoccupati, difensore della pace, del multilateralismo, di un nuovo ordine economico internazionale, del diritto di ogni popolo di darsi il sistema politico che stima conveniente, della non ingerenza nei temi interni di altri Stati, di un concetto dei diritti umani integrale e comprensivo, dei principi della fondazione delle Nazioni Unite che sono stati  impudicamente traditi dall’imperialismo yankee e dai suoi alleati.

In tutti i Forum ai quali partecipa, Raúl introduce il tema della pace e della soluzione dei conflitti per vie pacifiche. Si riferisce in modo permanente, all’assurda e pericolosa crescita dell’industria delle armi, con fondi che si potrebbero utilizzare in aiuto allo sviluppo e per affrontare  il cambio climatico.

Ricordiamo che uno dei progetti ai quali Raúl ha dedicato più tempo e sforzi è stata la paziente e laboriosa gestazione della CELAC, un’organizzazione di nazioni ispirata dai sogni di Bolívar e Martí, che unisce Nostra America e i Caraibi senza la presenza delle antiche , né delle nuove metropoli. Inoltre la CELAC ha emesso, come sappiamo, lo storico Proclama dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace.

Certamente la vocazione pacifista di Raúl non si contraddice con la priorità che ha assegnato  nel piano interno alla dottrina della Guerra di Tutto il Popolo. Per lui, la nostra preparazione permanente, incessante, cosciente per la difesa, è l’unica forma per preservare la pace.

Nel  corso dell’attività internazionale di Raúl, possiamo avvertire la sua abilità per trattare temi delicati, complessi, e per costruire avvicinamenti e consensi tra rappresentanti di governi molto diversi, sempre sulla base dell’etica e dei principi.

I popoli del Sud hanno avuto in Raúl un portavoce appassionato e lucido.

Un portavoce leale, che in ogni momento reclama un mondo più giusto, migliore, curato dalle vestigia del colonialismo e dalla geopolitica del saccheggio; un mondo basato nella collaborazione e non in un’imbrogliata  competenza  diseguale, dove ci sia appoggio e trasferimento delle tecnologie dal Nord al Sud sotto sviluppato, in cui si lavori insieme per ridurre le brecce abissali intutii campi.

Raúl è ugualmente un difensore delle potenzialità che ha la cooperazione Sud-Sud.

Rispetto all’ambiente, Raúl mantiene una posizione d’allarme persistente e di denuncia contro le corporazioni transnazionali e i paesi industrializzati, i più grandi depredatori del pianeta. Inoltre critica l’insufficiente volontà politica delle potenze e la mancanza di impegni concreti negli incontri su un tema che non si può rimandare.
Raúl richiama anche l’attenzione sugli effetti devastanti del cambio climatico nei piccoli  Stati insulari e sollecita un trattamento differenziato con loro.

Tornando alla dimensione internazionale del suo lavoro va ricordato che Raúl ha sempre parole d’incoraggiamento, d’amicizia verso il sofferente popolo haitiano. Ricorda continuamente il debito dell’Occidente con questa nazione, e che Cuba non l’ha lasciata e mai la lascerà sola. Rimprovera duramente la “carità” tra virgolette: la “carità” teatrale, pensata per le telecamere della televisione, di alcune potenze vero Haiti. Ugualmente, dedica parole solidali al continente africano, al popolo palestinese, al popolo saharaui, a Puerto Rico, alle cause giuste che la stampa egemonica non riflette mai con verità.

Va sottolineato che nella tappa di Obama e dei suoi cambi della politica verso  Cuba (mentre scatenava la sua offensiva contro il Venezuela), la voce del nostro paese, e in particolare la voce di Raúl, si era alzata in tutte le tribune per esprimere la sua solidarietà verso la patria di Bolívar y Chávez e verso tutte le vittime dell’ingerenza e dei giochi sporchi degli USA e dei loro alleati.

Nell’Assemblea Generale, celebrando il 70º anniversario della ONU, nel settembre del 2015, Raúl terminò il suo intervento con queste parole: “La comunità internazionale potrà sempre contare con la sincera voce di Cuba di fronte all’ingiustizia, la disuguaglianza, il sotto sviluppo, la discriminazione e la manipolazione e per lo stabilimento di un ordine internazionale più giusto ed equo, al cui centro si ubichi, realmente, l’essere  umano, la sua dignità e il benessere.”

/Revolución, la obra más hermosa/ci permette d’identificare i nuclei primordiali del pensiero e dell’azione di Raúl, nella sua proiezione internazionale, e già lo abbiamo visto, e in quello che corrisponde alla ragione d’essere del nostro Partito, i metodi e gli stili di lavoro che devono caratterizzare un dirigente cubano di oggi e del futuro, nel Partito, nel governo, nelle organizzazioni di massa, i risultati della sua permanente e molto acuta valutazione critica dell’ opera rivoluzionaria, la sua visione molto ampia, molto completa, molto  profonda e coerente, degli impegni  che abbiamo davanti a noi, il suo ottimismo a prova di qualsiasi  contingenza e la sua fede nella vittoria.

Questo libro illustra con molti esempi i suoi aspetti come leader eccezionale che difende questa “Rivoluzione degli umili, per gli umili e con gli umili” dalle   aggressioni aperte o nascoste dell’Impero e dei suoi mercenari e la difende anche, senza riposo, con le sue azioni e la sua parola affilata da tutte le zavorre rappresentate da quei dirigenti e funzionari con una “mentalità obsoleta”, da accomodati, settari, corrotti e furbi, e di quelli che mostrano insensibili di fronte alle necessità e ai reclami della popolazione.

Le valutazioni di Raúl apportano un forte profitto concettuale e pratico, sulla politica dei quadri e su tutti i tratti che devono caratterizzare  un nostro dirigente e le insufficienze che lo possono inabilitare.

Stabilisce come norma che abbia lavorato nella base ed esercitato la professione per la quale ha studiato. Sottolinea che anche se abbiamo fatto dei passi avanti, tuttavia si promuovono limitatamente verso le donne, i negri e i mulatti. Insiste che è un tema della maggior importanza, che non dobbiamo lasciare alla spontaneità.

Il suo modo di parlare al popolo cubano, trasparente, diretto, franco, aggiustato strettamente alla verità, non conciliabile per essenza con qualsiasi ombra di demagogia, si manifesta con molta frequenza in questo libro.

Questo tipo di comunicazione tra Raúl e il popolo è accompagnato dal suo ripetuto richiamo di consolidare un dibattito aperto e profondo:

Avverte, con molto realismo, che “nella misura in cui avanza l’implementazione del nuovo modello, si configurerà uno scenario diverso per l’organizzazione del del Partito, caratterizzato dalla crescente eterogeneità dei settori e dei gruppi nella nostra società, che si origina dalla differenza delle entrate.

Tutto questo impone l’impegno di preservare e rinforzare l’unità nazionale nelle diverse circostanze alle quali ci siamo abituati nelle tappe precedenti.”

Raúl riflette in queste pagine, con molta frequenza, su come dev’essere il dirigente in tutte le istanze. Reitera che deve stare sempre con l’orecchio sul terreno, ascoltando la gente, attento alle opinioni.

Rimprovera le posizioni difensive e d’inganno, tutto quello che significa eludere l’analisi dei problemi reali: le visite “preparate”, “adornate”, con una sceneggiatura precedente in province e municipi da parte delle istanze nazionali, le rese di conti di fronte all’Assemblea Nazionale giustificative, con interventi per elogiare “aggiustati”, e tutte le rappresentazioni, false, finte, che ci allontanano dallo scontro diretto con equivoci e sbagli.

Applica una penetrante valutazione razionale per squalificare sistemi di lavoro e abiti pazzi che si sono inseriti in diversi settori, e sottolinea lo spreco di risorse che implicano.

Parla con molta enfasi della necessità di dare sicurezza ad ogni passo che diamo nell’attualizzazione del modello.  Si devono scoprire le distorsioni, le deviazioni, per rettificarle immediatamente, a tempo, e non permettere mai che queste distorsioni si trasformino in qualcosa che viene accettata da tutto il mondo perché, segnala, poi si trasforma in un problema politico rettificarla.

Una delle preoccupazioni  fondamentali di Raúl ha a che vedere con l’estirpazione dell’improvvisazione e l’implementazione tra noi del concetto di Martí: “Governare è prevedere.” Da lì che segnali nella Relazione Centrale del VII Congresso del Partito: “La questione è avere un metodo, un cammino, un progetto, per far sì che le cose non ci sorprendano mai, per svilupparle con naturalezza.”

Un’altra delle sue preoccupazioni si vincola al rafforzamento dell’istituzionalità da tutti i punti di vista: giuridico, ideologico e morale in termini d’efficienza e del servizio al popolo in termini di legittimità.

Per questo sono indispensabili l’investigazione e il seguito sistematico degli  accordi emessi nei Congressi del Partito, dei Plenum del Comitato Centrale, dell’Assemblea del Potere Popolare, delle distinte istanze politiche e di governo.

Da lì che critica molto severamente la tendenza a chiudere nei cassetti accordi e documenti o semplicemente a dimenticarli.

Ugualmente critica improvvisazione e l’uso di “campagne” piene d’agitazione rumorosa ed effimera, che sono realmente inefficaci per l’esecuzione e la continuazione di determinati compiti.

Raúl ci ricorda una e un’altra volta gli avvertimenti di Fidel nell’Aula Magna dell’Università de L’Avana, il 17 novembre del 2005, sull’urgenza di frenare la corruzione per salvare la Rivoluzione, e va oltre per caratterizzare i passi indietro nel nostro paese dei “valori morali e civici, come l’onestà , la decenza, la dignità, il decoro, l’onore e la sensibilità di fronte ai problemi degli altri”.

Per Raúl ci sono due pratiche che possono evitarci di commettere errori nell’ora di tracciare strategie: in primo luogo, la discussione rigorosa e diafana, “nei diversi organi collegiati di cui disponiamo, nel Partito, lo Stato e il Governo, in modo che le decisioni principali siano sempre frutto dell’analisi collettiva, che non esclude le discrepanze oneste nè le opinioni differenti” in secondo luogo la consultazione del popolo.

Secondo Raúl, tutto quello che ci allontana, per mediocrità, per spirito difensivo e burocratico, dall’essenziale, dal nucleo della verità, danneggia la Rivoluzione, ci devia, crea un clima torbido, dov’è difficile riconoscere gli  errori e rettificarli. Per questo ha convocato il Consiglio dei Ministri a vedere l’opera de La Colmenita “Abracadabra”, perché partecipasse, guidato dai bambini attori, alla ricerca dell’essenza delle cose, e lui si riferisce a questo molte volte.

Queste tendenze che rivelano superficialità, leggerezza e debolezze etiche possono inquinare anche un impegno tanto vitale come il lavoro ideologico.

Raúl ci lascia in queste pagine valutazioni imprescindibili sugli impegni che abbiamo in questo campo e sugli antidoti ai quali dobbiamo ricorrere in una messa a fuoco integrale:

“Così come salvaguardiamo nel popolo la memoria storica della nazione e perfezioniamo il lavoro ideologico, differenziandolo con speciale enfasi verso la gioventù e l’infanzia, dobbiamo consolidare tra di noi la cultura anticapitalista e antimperialista, combattendo con argomenti, convinzioni e fermezza le pretese  di stabilire modelli dell’ ideologia piccolo borghese, caratterizzati dall’individualismo,l’egoismo, l’ansia di lucro, la banalità e l’esacerbazione del
consumismo.

Il miglior antidoto contro le politiche di sovversione consiste nel lavorare  integralmente e senza improvvisazione; fare bene le cose; migliorare la qualità nei servizi alla popolazione; non lasciar accumulare i problemi; rinforzare la conoscenza della storia di Cuba, l’ identità e la cultura nazionali; far spiccare l’orgoglio d’essere cubano e diffondere nel paese un ambiente di legalità, difesa del patrimonio pubblico e rispetto della dignità delle persone, dei valori e la disciplina sociale.”

In questi due volumi c’è un importante congiunto di idee con profondi concetti, fondamenta morali e proiezioni in termini pratici che ci offrono una guida di palpitante attualità per oggi e per il futuro.

Qui troviamo una fonte di lezioni per tutti i rivoluzionari e in particolare per i dirigenti giovani e meno giovani.

Con /Revolución, la obra más hermosa/, Ediciones Celia ha dato un contributo difficilmente calcolabile alla preparazione del nostro popolo per le battaglie presenti e future.

Nel  penultimo testo di  /Revolución, la obra más hermosa/ è  incluso il discorso di Raúl nell’Assemeblea  Nazionale, nell’occasione della proclamazione della Costituzione della Repubblica (ricordiamo che Raúl ha presieduto la Commissione creata dalla ANPP per la redazione della bozza del progetto e poi prima del referendum, per le molte modificazioni di valore che sono sorte dalla consultazione popolare). È datato 10 aprile del 2019.

«Il tono del Governo degli Stati Uniti contro Cuba è sempre più minaccioso (segnala Raúl), e si stanno facendo passi progressivi per deteriorare le relazioni bilaterali. // S’incolpa Cuba di tutti i mali, usando la menzogna nello stile della propaganda hitleriana. Non abbandoneremo mai il dovere d’essere solidali con il Venezuela. Non rinunceremo a nessuno dei nostri principi e respingeremo con forza ogni forma di ricatto. (…) // Abbiamo fatto sapere all’amministrazione nordamericana, con la maggiore chiarezza, fermezza e serenità (…), che Cuba non teme le minacce e che la nostra vocazione di pace e intesa è accompagnata dall’assoluta determinazione di difendere il diritto sovrano dei cubani di decidere il futuro della nazione senza interferenze straniere».

E aveva terminato il suo intervento con queste parole:

«In 60 anni, di fronte alle aggressioni e le minacce noi cubani abbiamo dimostrato la ferra volontà di resistere e vincere le più difficili circostanze.

Nonostante il suo immenso potere, l’imperialismo non ha la capacità d’annullare la dignità di un popolo unito, orgoglioso della sua storia e della libertà conquistata a forza di tanto sacrificio. Già Cuba ha dimostrato che sì potemmo, che sì si può e che sì si potrà lottare e conquistare la vittoria. Non esiste altra alternativa».

Con questo richiamo al combattimento, di fronte a un Impero nella sua versione più aggressiva e fascitoide, si chiude il secondo tomo di /Revolución, la obra más hermosa/.

Anche se conosciamo molto di questi discorsi, leggerli raccolti qui in ordine cronologico è stata un’esperienza ineguagliabile che arricchisce, molto intensa. Nessun cubano rivoluzionario, nessun cubano degno, dovrebbe rinunciare a vivere questa esperienza e nutrirsi di lei.

Termino ringraziando i compagni Alvariño e Suárez, e la compagna  Belkys Duménigo con il resto dello staff di Ediciones Celia per questo libro così carico d’idee e spirito rivoluzionario.

Un libro che ci permette d’avvicinarci in maniera rinnovata e appassionante alla personalità di Raúl, al suo pensiero, alla sua coerenza e alla sua sapienza.

Grazie a lei, caro Raúl, per tanti insegnamenti. Auguri per il giorno di domani.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.