Cubainformacion: il declino dell’Operazione Yotuel

José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación

Il lancio, a febbraio, da Miami, della canzone “Patria y Vida”, è stata parte di una strutturata operazione mediatica contro il governo cubano,  complementare di altre azioni di guerra culturale, come il cosiddetto Movimento San Isidro (1).

Grazie a una breve e intensa campagna di marketing, la canzone ha riportato, ai suoi partecipanti, la visibilità e gli introiti che avevano perso con la pandemia. Ma la gioia, a quanto pare, è stata di breve durata. Alcuni di loro sono, ora, in lite sulla distribuzione degli utili (2). E Yotuel Romero, autore della canzone, è stato denunciato dai suoi due ex colleghi del gruppo Orishas, ​​per uso non autorizzato del nome di detto gruppo (3).

Obiettivo: l’Unione Europea

Il tema “Patria e Vita” s’inquadra nelle iniziative dell’estrema destra cubano-americana, per impedire, a tutti i costi, che il nuovo governo USA tolga le sanzioni contro Cuba. A marzo, infatti, i suoi interpreti hanno tenuto un incontro virtuale con il Dipartimento di Stato (4). Per chiedere la fine del blocco del loro paese? No. Perché l’Operazione Yotuel ha, esattamente, l’obiettivo opposto. Vediamo.

Yotuel Romero, autore e cantante principale della canzone, vive da 25 anni in Europa, dove gode di una certa popolarità (5). Al lancio del tema, ha annunciato che avrebbe parlato “davanti al parlamento europeo, a nome – ascoltate bene – di tutta Cuba” (6). Puro marketing, perché tutto si svolgeva in una connessione online, privata, con esponenti della destra europea (7), ai quali ha chiesto di “condannare” Cuba e che “l’Europa ci aiuti” (8). La stessa cosa che aveva chiesto, giorni prima, alla destra del Congresso spagnolo (9).

Ma che l’ “Europa ci aiuti”…

per cosa? Per ostacolare gli investimenti europei nell’isola, lo stesso della Legge Helms-Burton. “Ci sono molti accordi che l’Europa fa con Cuba, (…) ma, con chi si fa l’accordo, con il Governo di Cuba o con il popolo cubano?” ha dichiarato Yotuel (10). “Tutti continuano a negoziare con Cuba e ad aprire alberghi, facendo investimenti. Mi sembra sbagliato”. E come argomento, una delle tante menzogne sull’isola: che “i cubani non possono entrare negli hotel” (11).

Propaganda mediatica illimitata

L’Operazione Yotuel ha avuto, per settimane, un enorme spazio sui media. Questo ha detto, in tono propagandistico, il notiziario della televisione pubblica spagnola: “La canzone si è convertita in un inno a favore della libertà. (…) lo slogan di chi lotta per una Cuba diversa. (…) Patria e vita è il motto che sembra essere riuscito a unire gli oppositori del castrismo”(12).

Sul canale Telecinco, la presentatrice ha alzato il tono propagandistico: “Yotuel Romero, ti auguriamo tutta la fortuna del mondo, ti inviamo tutto il nostro affetto da questo programma ‘Ora è mezzogiorno’ di Telecinco, portiamo una Cuba libera nei nostri cuori. (…) Bene, se fosse una canzone che metta fine al regime comunista a Cuba… la canterei anche io”(13).

Il messaggio politico di Romero, famoso per la sua opera in Orishas e in una serie televisiva giovanile spagnola, ha trovato spazio in tutta la stampa rosa (14). “Ecco come Yotuel si allena per avere un bell’aspetto a 44 anni”, titolava un giornale (15). La rivista colombiana “Semana” ha realizzato un intero reportage fotografico sul suo guardaroba alla moda (16). E sulla rivista Esquire lo abbiamo visto con la sua “camicia Isabel Marant” e le sue “scarpe Emporio Armani” (17).

Ma esaminiamo alcuni dei messaggi dell’Operazione Yotuel.

Messaggi dall’Operazione Yotuel

  1. Il popolo cubano si è svegliato: è la battaglia di Dio

Leggiamo titoli che confondono desiderio e realtà: “Patria e vita, la controversa canzone che ha fatto tremare il regime cubano e che è già un inno nell’isola” (18), “(…) la canzone che fa venire le vesciche al regime catrista” (19), o “che ha messo alle corde il governo cubano” (20). In un’intervista al media dell’estrema destra OK Diario, Yotuel ha dichiarato: “Penso che questa canzone (…) abbia creato turbamento nel cubano dell’isola e nel mondo. (…) Questa frase, ‘Patria y Vida’, ha riempito ancora una volta i volti dei cubani di sorrisi, gioia e speranza. (…) Ti rendi conto di quanto sia fragile quella dittatura, che temono che una canzone possa provocare il crollo della sua ideologia?” (21). Qualcosa di simile ha detto alla radio, anch’essa di estrema destra, Libertad Digital: “Ciò che più godiamo è il sostegno del popolo cubano. Tutti i messaggi che ci stanno arrivando vengono da Cuba, ci stanno scrivendo…”(22).

I media hanno aiutato la campagna di marketing. “Il videoclip sta facendo il giro del mondo”, osservava il quotidiano ABC (23). E la conduttrice di Telecinco ha detto esultante: “Osservate come la musica è potente, che una canzone, ‘Patria y Vida’, ha fatto il giro del mondo e per essa si sono interessati da Joe Biden, presidente USA, a Papa Francesco. ”(24).

E per il tanto gonfiare il palloncino, Romero ha raggiunto l’illuminazione mistica. A Radio Martí, emittente del governo USA, ha dichiarato: “Ce la faremo, so che è difficile, sono molti anni, ma ce la faremo perché la cosa più importante è che Dio sta dalla nostra parte e Dio ci guiderà in questa battaglia ”(25).

  1. Vittima di persecuzione

Ma Yotuel non accetta bene le critiche. E per difendersi da coloro che hanno denunciato la sua collaborazione con il blocco USA, è ricorso ad un grottesco vittimismo (26): «Mi sembra che quanto sta accadendo a Cuba sia denunciabile, denunciabile dalle Nazioni Unite, denunciabile dai principali organi del mondo, perché stanno andando oltre l’odio, mi hanno detto tutto, mi hanno chiamato jinetero (prostituta ndt), mia moglie trafficante sessuale”, ha assicurato in un’altra intervista (27).

E se il cantante ha il rifiuto della sua stessa famiglia a Cuba, di chi è la colpa? Ebbene, dello Stato cubano: “Sappiamo come agisce uno Stato come Cuba nel far pressioni su familiari e amici. Nel mio caso personale, ho sentito il rifiuto della mia famiglia”, ha spiegato (28).

  1. Internet è “la verità di Cuba”

Un messaggio ripetuto in tutte le sue interviste è che Internet ha portato la “verità” al popolo cubano. Qualcosa, tra l’altro, che contraddice il tradizionale mito della “censura” della Rete sull’isola (29).

“Dieci o vent’anni fa, tu dicevi ‘ospedali a Cuba’, e tu vedevi su Internet gli ospedali che Cuba filmava. Ma ora metti ‘ospedali a Cuba’ e vedi gli ospedali che il popolo filma. Ora non si può più nascondere il sole con un dito ”(30). Conclusione: per conoscere il sistema sanitario cubano -o francese- perché ricorrere agli studi o statistiche dell’OMS, avendo alcuni video filmati con il cellulare?

Idee per pubblici progressisti

Il copione dell’Operazione Yotuel è pensato, fondamentalmente, per influenzare i pubblici europei, anche progressisti, con messaggi molto concreti.

  1. Pacifismo

“Nel mio messaggio non c’è posto per l’odio”, ha dichiarato l’artista, la cui canzone non è “contro il regime” ma “a favore del popolo cubano” (31). Qualcosa che si contraddice con il resto delle sue dichiarazioni, contro una “ferrea dittatura” e “annientatrice” (32). E con quelle del resto dei partecipanti al progetto “Patria e vita”. Ad esempio quelli del cantante Maykel Osorbo che, davanti ai membri del Parlamento Europeo, si è presentato come una colomba della pace: “Siamo stanchi della parola morte, che per essere patriota, che per amare Cuba, devi morire ” (33). Mesi prima, al contrario, era un falco che invocava l’invasione USA del suo paese: “Appoggio,  in questo momento, un’invasione. Invaderanno Cuba? Vengano da qui ”(34). Anche uno dei promotori politici di Romero, Javier Larrondo, presidente dell’ONG “Prisoners Defenders”, ha sostenuto, allo stesso modo, le misure di forza: “La politica di Trump sta, evidentemente, facendo effetto, Trump ha diagnosticato il cancro dell’America Latina, che si trova nel regime di Cuba. (…) La politica di Trump di controllo, di embargo, di azione sugli introiti illegali di Cuba è super efficiente, hanno chiarissimo un obiettivo e penso che lo stanno azzeccando sotto molti aspetti”(35).

  1. Femminismo

Il copione dell’Operazione Yotuel ha preso in prestito slogan, persino del femminismo, come “Ci hanno tolto persino la paura” (36) (37) (38). Con  confronti di un’imbarazzante demagogia: “Le donne nel mondo trascinano una terribile piaga chiamata maltrattamento(…) Il mio popolo a Cuba è molto simile a quella donna indifesa e spaventata” (39). “Il profilo di un abusante è il profilo che ha il governo cubano con i suoi concittadini. Inoltre, quella frase, Patria o Morte, è molto simile a quell’altra, ‘o sei mia o non sei di nessuno’. E gli abusanti si individuano, gli abusanti si condannano e con gli abusanti non si negozia. (40).

Non negoziare, per cosa? Per danneggiare il turismo a Cuba: “Immaginati di aprire un bar dove le donne vengono picchiate, ma siccome sai che chi maltratta consuma non succede nulla. E’ quello che succede a Cuba con gli hotel”, ha detto in un’altra intervista (41).

  1. Povertà

Lo scopo del blocco USA è quello di generare enormi carenze nella popolazione cubana che, in seguito, saranno addossate al “regime castrista” da individui come Romero: “Un’isola soffocata è ciò che Cuba è, un’isola ferma nel tempo, ma da questo è passata alla scarsezza”(42). Scarsezza forse a causa del blocco? No. Nel copione dell’Operazione Yotuel, quella parola è proibita. “La situazione a Cuba è estremamente grave, c’è una brutale carenza alimentare”, ha dichiarato a un media colombiano (43). Dalla Colombia, un paese dove, nei primi cinque mesi dell’anno, erano già morti per denutrizione 17 minori (44).

In questo copione, gli interpreti di “Patria y Vida”, che vivono –la maggior parte- in lussuose residenze di Miami, si presentano come umili “cubani de solar” (case popolari fatiscenti). “Questa canzone viene da artisti del popolo, da gente del popolo, del quartiere” (45). “Oggi ti invito a percorrere i miei solar. Per mostrarti a cosa servono i tuoi ideali (…) Gran clamore ai cinquecento anni dell’Avana. Mentre a casa nelle pentole non hanno più cibo”(46): ce lo cantano chi oggi sostiene il blocco economico del proprio paese. Ricordate queste parole di uno di loro? “Io sono uno di quelli che dice che ‘il blocco’ (dell’economia cubana) dovrebbe venire principalmente dall’amministrazione Trump. Un vero blocco, le coste bloccate, in cui niente entra, niente esce. (…) Come hanno fatto in Venezuela, hanno bloccato tutto, nave, nave, nave, nave. (…) Darei la mia vita perché Trump si alzi e dica ‘ho intenzione di bloccare davvero’. Blocco per davvero, che non abbiano un posto dove cercare qualsiasi cosa”, ha detto Maykel Osorbo in un video sulle reti sociali (47).

  1. Razzismo

Il presunto “razzismo istituzionale” a Cuba è un altro dei messaggi dell’Operazione Yotuel: “Al regime cubano rode che cantiamo sei neri che chiedono la libertà”, titolava La Razón (48).

“Ho sentito più razzismo a Cuba che a Parigi”, ha assicurato Yotuel in un’altra intervista (49). Per poi attaccare il movimento Black Lives Matter negli USA, per essere – ascoltate bene – “razzista!”

A Cuba, “noi neri abbiamo solo due opzioni, essere atleti o cantanti”, ha dichiarato, ancora una volta, a un media colombiano (50). Colombia, un paese dove, come tutti sanno, non c’è né razzismo né discriminazione razziale, vero? (51) (52).

  1. Emigrazione

E, da ultimo, un altro dei miti made in Miami: l’emigrazione – fenomeno comune a tutti i paesi intorno a Cuba – è colpa… di chi altri? Del governo cubano! “Che il mondo si renda conto di cosa sta succedendo a Cuba, perché tanti cubani emigraiamo, perché tanti cubani andiamo in Spagna, andiamo in Francia, ad Haiti, negli USA, partiamo in barca, partiamo in zattera. Partiamo disperati, fuggendo da un paese che non è stato capace di costruire un futuro prospero per i cubani”(53). E, per chiarire: “Si noti che il cubano non è emigrato… il cubano è partito (…) Fugge” (54). Perché dall’Honduras, Giamaica o El Salvador non scappano, ogni anno, decine di migliaia di persone: a quanto pare, emigrano per puro piacere.

Vassallaggio: grazie Spagna!

Ma Yotuel Romero sa essere grato ai governi che accolgono e proteggono coloro che, come lui, sono stati, un tempo, immigrati irregolari in Europa e, oggi, milionari a Miami. “Grazie all’Europa e, in particolare, alla Spagna, per averci dato rifugio come cittadino europeo” (55). Sono molto felice per la Spagna, perché sono anche spagnolo, ho passaporto spagnolo, sono molto felice per la Spagna che mi ha protetto (…) Penso che la cosa buona della Spagna sia che è un paese con  democrazia, è un paese in cui puoi parlare, puoi chiedere, puoi proporre, puoi denunciare… ”(56)“ Tutto quello che ho imparato sulla libertà di espressione l’ho appreso in Spagna. Qui non c’è paura di parlare. (…) Puoi alzare la tua voce pubblicamente in tutti i media”(57). Certo, purché, in tutti quei media, tu dica quello che dice Yotuel Romero. Perché se dici il contrario, non apparirai in nessuno. E se usi le reti sociali, per questo, puoi finire, come Pablo Hasel, Valtonyc o Elgio, condannato al carcere (58).

Strategia della paura

Ma torniamo agli attuali problemi di Yotuel Romero con i suoi ex compagni di Orishas, ​​Ruzzo e Roldán. Sapete come risolvono questo a Miami, vero? Come hanno sempre fatto: con la paura. Con la stessa paura che ha fatto sì che Gente de Zona e Descemer Bueno, per non perdere la residenza negli USA e togliere il veto imposto a Miami ai loro contratti, partecipassero al tema “Patria y Vida” (59). Il titolo di El Nuevo Herald non lascia spazio a dubbi: “Il governo cubano attacca Yotuel usando Ruzzo e Roldán, che potrebbero finire in prigione” (60).

Questa è la lotta per la libertà di Cuba, con i vecchi metodi… di Miami.


El ocaso de la Operación Yotuel

José Manzaneda, coordinador de Cubainformación

El lanzamiento, en febrero, desde Miami, de la canción “Patria y Vida”, fue parte de una estructurada operación mediática contra el gobierno cubano, complementaria de otras acciones de guerra cultural, como el llamado Movimiento San Isidro (1).

Gracias a una breve e intensa campaña de marketing, la canción reportó, a sus participantes, la visibilidad e ingresos que habían perdido con la pandemia. Pero la alegría, parece, les ha durado poco. Varios de ellos están, ahora, en litigios por el reparto de las ganancias (2). Y Yotuel Romero, autor de la canción, ha sido demandado por sus dos antiguos compañeros del grupo Orishas, por utilización no autorizada del nombre de dicho grupo (3).

Objetivo: la Unión Europea

El tema “Patria y Vida” se enmarca en las iniciativas de la ultraderecha cubanoamericana, para impedir, a toda costa, que el nuevo gobierno de EEUU levante las sanciones a Cuba. De hecho, en Marzo, sus intérpretes mantuvieron un encuentro virtual con el Departamento de Estado (4). ¿Para pedirles el fin del bloqueo a su país? No. Porque la Operación Yotuel tiene, exactamente, el objetivo contrario. Veamos.

Yotuel Romero, autor y vocalista líder de la canción, lleva 25 años viviendo en Europa, donde goza de cierta popularidad (5). En el lanzamiento del tema, anunció que hablaría “frente al parlamento europeo, en nombre –oigan bien- de toda Cuba” (6). Puro marketing, porque todo quedó en una conexión on line, privada, con miembros de la derecha europea (7), a quienes pidió “condenar” a Cuba y que “Europa nos ayude” (8). Lo mismo que había solicitado, días antes, a la derecha del Congreso español (9).

Pero que “Europa nos ayude”… ¿a qué? A obstaculizar las inversiones europeas en la Isla. Lo mismo que la Ley Helms-Burton. “Hay muchos convenios que hace Europa con Cuba, (…) pero, ¿con quién se hace el convenio, con el Gobierno de Cuba o con el pueblo cubano?”, declaraba Yotuel (10). “Todo el mundo sigue negociando con Cuba y abriendo hoteles, haciendo inversiones. Eso me parece mal”. Y como argumento, una de tantas mentiras sobre la Isla: que “los cubanos no pueden entrar en los hoteles” (11).

Propaganda mediática ilimitada

La Operación Yotuel contó, durante semanas, con un enorme espacio en medios de comunicación. Esto decía, en tono de propaganda, el informativo de la televisión pública española: “La canción se ha convertido en un himno a favor de la libertad. (…) la consigna de quienes luchan por una Cuba diferente. (…) Patria y vida es el lema que parece haber logrado aglutinar a los opositores al castrismo” (12).

En el canal Telecinco, la presentadora elevaba el tono propagandístico: “Yotuel Romero, te deseamos toda la suerte del mundo, te mandamos todo el cariño desde este programa `Ya es mediodía´ de Telecinco, llevamos a una Cuba libre en el corazón. (…) Bueno, si fuera una canción la que acabara con el régimen comunista de Cuba… la cantaba hasta yo” (13).

El mensaje político de Romero, popular por su trabajo en Orishas y en una teleserie juvenil española, tuvo espacio en toda la prensa del corazón (14). “Así entrena Yotuel para lucir cuerpazo a los 44 años”, titulaba un diario (15). La revista colombiana “Semana” realizaba todo un completo reportaje fotográfico sobre su vestuario de moda (16). Y en la revista Esquire le veíamos con su “camiseta de Isabel Marant” y sus “zapatos de Emporio Armani” (17).

Pero repasemos algunos de los mensajes de la Operación Yotuel.

Mensajes de la Operación Yotuel

  1. El pueblo cubano ha despertado: es la batalla de Dios

Leemos titulares que confunden deseo y realidad: “Patria y vida, la controversial canción que puso a temblar al régimen cubano y ya es un himno en la isla” (18), “(…) la canción que levanta ampollas en el régimen castrista” (19), o “que ha puesto contra las cuerdas al gobierno cubano” (20). En una entrevista al ultraderechista OK Diario, Yotuel afirmaba: “Creo que esta canción (…) ha creado una conmoción en el cubano de la isla y del mundo. (…) Esta frase, `Patria y Vida´, les ha llenado de nuevo a los cubanos la cara de sonrisas, de alegría, de esperanza. (…) ¿Te das cuenta lo frágil que se encuentra esa dictadura, que temen que una canción pueda provocar un derrumbe de su ideología?” (21). Algo similar decía en la emisora, también de ultraderecha, Libertad Digital: “Lo que más disfrutamos es el respaldo del pueblo cubano. Todos los mensajes que nos están llegando vienen de Cuba, nos están escribiendo…” (22).

Los medios ayudaban a la campaña de marketing. “El videoclip está dando la vuelta al mundo”, señalaba el diario ABC (23). Y la presentadora de Telecinco decía exultante: “Fíjense si la música es poderosa, que una canción, `Patria y Vida´, le ha dado la vuelta al mundo y por ella se han interesado desde Joe Biden, presidente de los Estados Unidos, hasta el Papa Francisco” (24).

Y de tanto inflar el globo, Romero llegaba a la iluminación mística. En Radio Martí, emisora del gobierno de EEUU, decía: “Lo vamos a conseguir, sé que es difícil, son muchos años, pero lo vamos a conseguir porque lo más importante es que Dios está de nuestro lado y Dios nos va a guiar en esta batalla” (25).

  1. Víctima de persecución

Pero Yotuel no encaja bien las críticas. Y para defenderse de quienes denunciaron su colaboración con el bloqueo de EEUU, recurría a un esperpéntico victimismo (26): “Me parece que lo que está ocurriendo en Cuba es denunciable, denunciable por Naciones Unidas, denunciable por los órganos principales del mundo, porque están ya pasando del odio, a mí me han dicho de todo, a mí me han dicho jinetero, a mi esposa traficante sexual”, aseguraba en otra de las entrevistas (27).

Y si el cantante tiene el rechazo de su propia familia en Cuba, ¿de quién es la culpa? Pues del estado cubano: “Sabemos cómo ejerce un estado como es Cuba en presionar a familiares y amigos. En mi caso personal yo he sentido el rechazo de mi familia”, explicaba (28).

  1. Internet es “la verdad de Cuba”

Un mensaje repetido en todas sus entrevistas es que Internet ha traído la “verdad” al pueblo cubano. Algo, por cierto, que contradice el tradicional mito de la “censura” de la Red en la Isla (29).

“Diez o veinte años atrás, tú decías `hospitales en Cuba´, tú veías en Internet los hospitales que filmaba Cuba. Pero ahora pones `hospitales en Cuba´ y ves los hospitales que filma el pueblo. Ya no puedes esconder el sol con un dedo” (30). Conclusión: para conocer el sistema de salud de Cuba -o de Francia- ¿para qué acudir a los estudios o estadísticas de la OMS, teniendo unos videos grabados con el móvil?

Ideas para públicos progresistas

El guión de la Operación Yotuel está pensado, básicamente, para influir en públicos europeos, incluso progresistas, con mensajes muy concretos.

  1. Pacifismo

“En mi mensaje no hay lugar para el odio”, declaraba el artista, cuya canción no es “contra el régimen” sino “a favor del pueblo de Cuba” (31). Algo que se contradice con el resto de sus declaraciones, contra una “dictadura férrea” y “aniquilante” (32). Y con las del resto de participantes del proyecto “Patria y Vida”. Por ejemplo, las del cantante Maykel Osorbo que, ante miembros del Parlamento europeo, se presentaba como una paloma de la paz: “Nosotros estamos cansados de la palabra muerte, que para ser patriota, que para querer a Cuba, haya que morir” (33). Meses antes, por el contrario, era un halcón que pedía la invasión de EEUU a su país: “Yo apoyo ahora mismo una invasión. ¿Van a invadir Cuba? Vengan para acá” (34). Uno los promotores políticos de Romero, Javier Larrondo, presidente de la ONG “Prisoners Defenders”, respaldaba, igualmente, las medidas de fuerza: “La política de Trump evidentemente está haciendo un efecto, Trump ha diagnosticado el cáncer de Latinoamérica, situado en el régimen de Cuba. (…) La política de Trump de control, del embargo, de actuación sobre los ingresos ilegales de Cuba está siendo super eficiente, tienen clarísimo el objetivo y creo que están acertando en muchos aspectos” (35).

  1. Feminismo

El guión de la Operación Yotuel ha tomado prestados eslóganes, incluso, del feminismo, como “No han quitado hasta el miedo” (36) (37) (38). Con comparaciones de una sonrojante demagogia: “Las mujeres en el mundo arrastran una terrible lacra llamada maltrato (…) Mi pueblo de Cuba es lo más parecido a esa mujer desamparada y con miedo” (39). “El perfil de un maltratador es el perfil que tiene el gobierno cubano con sus conciudadanos. Es más, esa frase, Patria o Muerte, es muy parecida a esa otra, `o eres mía o no eres de nadie´ Y a los maltratadores se les señala, a los maltratadores se les condena y con los maltratadores no se negocia. (40).

No negociar, ¿para qué? Para dañar el turismo a Cuba: “Te imaginas que abres un bar donde a las mujeres se les pega, pero como sabes que el maltratador consume no pasa nada. Es lo que ocurre en Cuba con los hoteles”, decía en otra entrevista (41).

  1. Pobreza

El propósito del bloqueo de EEUU es generar enormes carencias en la población cubana que, después, serán endosadas al “régimen castrista” por individuos como Romero: “Una isla ahogada es lo que es Cuba, una isla detenida en el tiempo, pero de eso ha pasado a la escasez” (42). ¿Escasez acaso por el bloqueo? No. En el guión de la Operación Yotuel está prohibida esa palabra. “La situación en Cuba está gravísima, hay un desabastecimiento alimenticio brutal”, declaraba a un medio de Colombia (43). De Colombia, un país donde, en los cinco primeros meses del año, habían fallecido ya 17 menores por desnutrición (44).

En este libreto, los intérpretes de “Patria y Vida”, que viven –la mayoría- en lujosas residencias de Miami, se presentan como humildes “cubanos de solar”. “Esta canción viene de artistas del pueblo, de gente de solar, de barrio” (45). “Hoy yo te invito a caminar por mis solares. Pa’ demostrarte de que sirven tus ideales (…) Bombo y platillo a los quinientos de la Habana. Mientras en casa en las cazuelas ya no tienen jama” (46): nos cantan esto quienes hoy apoyan el bloqueo económico a su país. ¿Se acuerdan de estas palabras de uno de ellos? “Yo soy de los que dice que el `parón´ (de la economía cubana) debería venir más que nada de la administración Trump. Un parón de verdad, las costas bloqueadas, que no entre nada para adentro, ni salga nada para afuera. (…) Como le hicieron a Venezuela, todo el mundo bloqueado, barco, barco, barco, barco. (…) Yo daría la vida porque Trump se parara y dijera `voy a bloquear de verdad´ . Bloquear de verdad, que ellos no tengan donde buscar nada”, decía Maykel Osorbo en un video en redes sociales (47).

  1. Racismo

El supuesto “racismo institucional” en Cuba es otro de los mensajes de la Operación Yotuel: “Al régimen cubano le jode que cantemos seis negros pidiendo libertad”, titulaba La Razón (48).

“Yo he sentido más racismo en Cuba que en París”, aseguraba Yotuel en otra entrevista (49). Para atacar, seguidamente, al movimiento Black Lives Matter de EEUU, por ser –oigan bien- “¡racista!”.

En Cuba “los negros solo tenemos dos opciones, ser deportistas o cantantes”, declaraba, de nuevo, a un medio de Colombia (50). Colombia, un país donde, como todo el mundo sabe, ni hay racismo ni discriminación racial, ¿verdad que no? (51) (52).

  1. Emigración

Y, por último, otro de los mitos made in Miami: la emigración –un fenómeno común a todos los países del entorno de Cuba- es culpa… ¿de quién si no? ¡Del gobierno cubano! “Que el mundo se dé cuenta de lo que está pasando en Cuba, de por qué tantos cubanos emigramos, por qué tantos cubanos nos vamos a España, nos vamos a Francia, a Haití, a EEUU, salimos en bote, salimos en balsa. Salimos desesperados huyendo de un país que no ha sido capaz de construir un próspero porvenir para los cubanos” (53). Y, para que quede claro: “Date cuenta que el cubano no emigró… el cubano se fue (…) Escapa” (54). Porque de Honduras, Jamaica o El Salvador, no escapan, cada año, decenas de miles de personas: al parecer, emigran por puro placer.

Vasallaje: ¡gracias España!

Pero Yotuel Romero sabe ser agradecido con los gobiernos que acogen y amparan a quienes, como él, un día fueron inmigrantes sin papeles en Europa y, hoy, millonarios en Miami. “Gracias Europa y, en especial, España, por darnos su abrigo como ciudadano europeo” (55). Estoy muy contento por España, porque además yo soy español, tengo pasaporte español, estoy muy contento por España que me ha arropado (…) Yo creo que lo bueno que tiene España es que es un país con democracia, es un país que tú puedes hablar, puedes exigir, puedes proponer, puedes denunciar…” (56) “Todo lo que he aprendido de libertad de expresión lo he aprendido en España. Aquí no hay miedo a hablar. (…) Tú puedes alzar tu voz públicamente en todos los medios” (57). Claro, siempre que, en todos esos medios, digas lo que dice Yotuel Romero. Porque si dices lo contrario, no saldrás en ninguno. Y si empleas las redes sociales para ello, puedes acabar, como Pablo Hasel, Valtonyc o Elgio, condenado a prisión (58).

Estrategia del miedo

Pero regresemos a los actuales problemas de Yotuel Romero con sus excompañeros de Orishas, Ruzzo y Roldán. ¿Saben cómo arreglan esto en Miami verdad? Como siempre lo han hecho: con el miedo. Con el mismo miedo que hizo que Gente de Zona y Descemer Bueno, para no perder la residencia en EEUU y levantar el veto impuesto en Miami a sus contrataciones, participaran en el tema “Patria y Vida” (59). El titular de El Nuevo Herald no deja lugar a dudas: El “gobierno de Cuba ataca a Yotuel utilizando a Ruzzo y Roldán, que podrían ir a prisión” (60).

Así es la lucha por la libertad de Cuba, con los viejos métodos… de Miami.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.