Come cercano di rendere invisibile il blocco contro il Venezuela a Washington

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Sono innegabili le devastanti conseguenze delle Misure Coercitive Unilaterali (MCU) degli USA per il funzionamento dello Stato venezuelano e il loro impatto sulla popolazione, soprattutto negli ultimi quattro anni, quando il blocco è stato amplificato comprendendo aree come energia, trasporti, servizi, salute, tra  altre, vitali per lo svolgimento della vita quotidiana.

Che Jason Bartlett e Megan Ophel in un articolo dal titolo “Sanzioni in cifre: il focus sul Venezuela” riferiscono che l’aumento delle MCU ha esacerbato i problemi economici esistenti nel paese, e che inoltre “sono stati causati da una generalizzata cattiva gestione economica e dalla corruzione dei regimi sempre più autoritari di Nicolás Maduro e Chávez”, è un modo per minimizzare l’impatto del blocco.

BREVI PROFILI

 

*Jason Bartlett è assistente di ricerca nel Programma Energia, Economia e Sicurezza presso il Center for a New American Security (CNAS). La sua ricerca si concentra sulle reti di finanziamento di proliferazione mondiale, tattiche di evasione delle sanzioni, problemi di sicurezza legati alla tecnologia finanziaria e criminalità finanziaria basata sulla cibernetica, con un approccio regionale su Corea del Nord, Venezuela ed Iran.

*Megan Ophel è la borsista Joseph S. Nye, Jr. del Programma Energia, Economia e Sicurezza del CNAS.

Il CNAS è un centro studio di pensiero neoconservatore con una forte influenza a Washington. Secondo il suo sito web, è un’organizzazione indipendente, bipartisan e senza fini di lucro che sviluppa politiche di sicurezza nazionale e difesa forti, pragmatiche e basate su principi. Dice anche che realizza ricerche ed analisi per modellare ed elevare il dibattito sulla sicurezza nazionale e la politica estera a Washington e oltre.

“La nostra dinamica agenda di ricerca è progettata per plasmare le decisioni dei dirigenti del governo USA, del settore privato e della società per promuovere gli interessi e la strategia” del paese nordamericano, assicura l’organismo.

LE “SANZIONI” SONO UN AGGRAVANTE DELLA CRISI?

 

“L’economia del Venezuela ha avuto problemi per anni, principalmente a causa della sua, decennale, eccessiva dipendenza dalla sua industria petrolifera, che ha contribuito a un’inflazione astronomicamente alta (quasi il 100000% nel 2018), nonché ad una massiccia carenza di cibo e all’indebolimento del settore privato del Venezuela come è il fatto che i prezzi del petrolio sono diminuiti”, osserva l’articolo pubblicato di recente.

Davvero la situazione economica venezuelana, l’inflazione, la scarsità di cibo, tra altri, si deve alla dipendenza dal petrolio? Ciò che i giornalisti non sottolineano è che dall’arrivo della Rivoluzione Bolivariana, e ancor più da quando il presidente Nicolás Maduro ha assunto il potere esecutivo nel 2013, il Venezuela è stato sottoposto a tutti i tipi di prove ed attacchi dall’esterno per realizzare un cambio di regime. E l’economia è stata uno dei principali obiettivi.

Né si fa menzione che, da qualche anno, si è imposto il valore di un dollaro criminale, la cui fluttuazione è controllata a distanza e non obbedisce ad alcuna logica economico-finanziaria, ma che si associa ad altri elementi della multiforme guerra applicata al Venezuela, tali come gli aumenti di stipendio, applicazione di misure economiche, attentati ed eventi elettorali.

“A misura che la situazione è diventata sempre più grave, il governo USA ha anche notevolmente aumentato le sanzioni contro il paese, negli ultimi quattro anni, esacerbando i problemi economici e rendendo quasi impossibile, per il Venezuela, l’accesso ai mercati internazionali” recita l’articolo, con cui ubicano le MCU non come responsabile diretto della crisi, ma come un’aggiunta che è andata ad aggravare la situazione.

Bartlett e Megan Ophel fanno una ripartizione generale delle MCU e stabiliscono una cronologia in cui si può apprezzare l’evoluzione del blocco contro il Venezuela:

Dal 2009, gli USA hanno imposto un totale di 431 designazioni a individui ed entità venezuelani, nonché a cittadini stranieri associati ad attività illecite sanzionate nell’ambito di programmi relazionati al Venezuela. Sotto la campagna di “massima pressione” dell’ex presidente Donald Trump, il Dipartimento del Tesoro ha notevolmente ampliato le sanzioni contro il paese sudamericano, che sono state autorizzate attraverso un solido quadro giuridico di sette ordini esecutivi, tre determinazioni settoriali, tre statuti e decine di licenze generali.

Sebbene più avanti ne evidenzieremo le particolarità, va detto che dalle prime “sanzioni”, dirette ai trasgressori relazionati con la droga (cosa non provata) nel 2009, fino al blocco a settori e finanziari, negli ultimi quattro anni, rappresenta uno dei più grandi programmi MCU degli USA.

Allo stesso modo, il testo mette in dubbio che l’amministrazione Biden, forse influenzata dalla pandemia di covid-19, possa intraprendere un’altra rotta diversa rispetto a quella del suo predecessore.

Un altro dettaglio rilevante è la partecipazione di Russia, Cina e Iran, identificati come avversari degli USA, come ancora di salvezza economica del Venezuela. Dicono che le “sanzioni” abbiano “rafforzato la dipendenza del regime di Maduro” dai suddetti paesi.

Ciò non è del tutto vero perché, da un lato, il rapporto del paese sudamericano con i “nemici degli USA” non è recente e, dall’altro, non è di dipendenza, bensì di cooperazione tra pari. Rapporto che si dà, inoltre, per la necessità di costruire un’alleanza diversa dai parametri dell’imperialismo. Che il Venezuela, situato nel “cortile di casa”, secondo la logica USA, voglia stabilire legami con i paesi dell'”asse del male” suscita molto sospetto a Washington.

CRONOLOGIA DEL BLOCCO

 

Prima della ripartizione delle MCU, ancora una volta usano come preludio che “il deterioramento della situazione economica del paese e il forte calo della produzione di energia sono precedenti all’imposizione delle sanzioni USA”. Giustificano anche la loro imposizione a causa del “continuo deterioramento della democrazia e dei diritti umani nel paese”, il che dimostra il carattere imperiale delle misure punitive oltre i suoi confini.

“Dal 2009 al 2015, il governo USA ha emesso meno di cinque sanzioni, all’anno, relative al Venezuela, principalmente legate al traffico di droga e per offrire sostegno finanziario a Hezbollah. Il più grande cambiamento nella politica delle sanzioni USA verso il Venezuela è iniziato nel 2014, quando il Congresso ha approvato il Legge per la Difesa dei Diritti Umani e della Società Civile del Venezuela”, afferma il centro studi.

Successivamente, questo sarebbe servito come quadro giuridico affinché il presidente Barack Obama firmasse l’Ordine Esecutivo 13692, nel marzo 2015, che poneva il Venezuela come una minaccia alla sicurezza USA. Questo ordine, affermano i ricercatori, ha creato un programma specifico per il paese che ha consentito “sanzioni selettive” contro persone ed entità coinvolte in violazioni dei diritti umani, pratiche antidemocratiche, tra altre, e, infine, ha cambiato la traiettoria verso uno schema di “sanzioni “sul Venezuela.

Questa dinamica avviata da Obama, nonostante il cambio di amministrazione, non è cessata con il successivo mandato repubblicano. Al contrario, “Trump ha ampliato drasticamente la gamma di obiettivi, imponendo 46 designazioni al Venezuela nel suo primo anno, più del doppio del totale (20) di tutte le sanzioni dell’era Obama contro il Venezuela. A seguito del continuo deterioramento della democrazia venezuelana sotto Maduro, nel 2017, l’amministrazione Trump ha ulteriormente intensificato l’uso dei programmi di sanzioni esistenti contro i funzionari governativi”. Blocco che, di nuovo, è giustificato secondo la giustizia che gli USA si auto conferiscono.

La novità del magnate presidente, oltre al volume di misure, è stata l’attuazione di sanzioni nei settori dell’oro, petrolio, finanziario e della difesa e sicurezza. Comprende anche la categoria SDNTK (lotta agli stupefacenti), SDGT (lotta al terrorismo) e IRAN/IFSR (relativo all’Iran).

L’obiettivo delle MCU? Isolare finanziariamente il paese dal mondo liberale, e gli effetti sono più che noti. Oltre all’attacco diretto e mirato contro la più importante fonte di finanziamento del Venezuela, l’industria petrolifera, ha anche limitato di fatto “la capacità di riconciliare il proprio debito sovrano, poiché le sanzioni hanno ristretto il suo accesso al finanziamento internazionale”.

-Nell’agosto 2017, l’Ordine Esecutivo 13808 vieta le transazioni con il governo venezuelano e PDVSA all’interno dei mercati finanziari del debito e di capitale statunitensi.

-Successivamente, l’Ordine Esecutivo 13835 ha esteso la restrizione al mercato secondario. Ciò ha impedito la ristrutturazione del debito.

-L’Ordine Esecutivo 13827 ha vietato tutte le transazioni con il petro, l’alternativa venezuelana per aggirare il blocco finanziario. “Questo ha dimostrato l’ampiezza globale dell’insieme di strumentazioni delle sanzioni USA ed il suo dominio finanziario internazionale”.

-Nel novembre 2018 è stato creato un nuovo programma di sanzioni basato sullo status VENEZUELA-EO13850, che conferisce agli USA la possibilità di bloccare attivi e vietare transazioni con attori che operano in settori selezionati dell’economia venezuelana o coinvolti in transazioni. Solo con questo Decreto Esecutivo sono state emesse 148 designazioni. Dapprima contro l’oro del Venezuela e poi si è esteso ai settori petrolifero, finanziario e difesa.

-Per tutto il 2019, hanno sanzionato i principali settori di esportazione dell’economia venezuelana, inclusi PDVSA e BCV. L’Ordine Esecutivo 13884 ha bloccato attivi e sanzionato coloro che hanno aiutato il Venezuela. Ciò ha fatto sì che collassasse l’industria petrolifera e che la BCV non potesse effettuare transazioni estere.

Quanto sopra descritto può fornire una panoramica del soffocamento progressivo del Venezuela. Sono state inoltre intraprese azioni per ridurre le tattiche di evasione delle “sanzioni” legate all’esportazione di petrolio e di altri beni sanzionati. Per questo sono state adottate anche misure contro aerei (57) e imbarcazioni (68) per tagliare le esportazioni di petrolio venezuelano.

D’altra parte, il blocco anche nei confronti di privati, mentre la “sanzione” agli aerei limita la capacità di viaggiare fuori dal paese ai cittadini di qualsiasi colore politico, nonché l’accesso della società ai necessari servizi di manutenzione all’estero.

Inoltre, le MCU si estendono ad altri elementi stranieri, ma che “aiutano” il Venezuela ad evitare il collasso. Il caso più eclatante è associato alla detenzione del diplomatico venezuelano Alex Saab, che ha utilizzato un’intricata rete di collegamenti per contribuire al programma di sussidi alimentari noto come i CLAP.

“L’ASSE DEL MALE”

 

Come dicevamo prima, gli USA non vedono di buon occhio l’alleanza del Venezuela con paesi del cosiddetto, da loro, “Asse del Male”, ma soprattutto la più grande avversione è causata dal fatto che la Rivoluzione Bolivariana cerchi alternative per resistere al blocco attraverso altre triangolazioni strategiche.

“Negli ultimi quattro anni, le severe sanzioni USA hanno contribuito alla crescente dipendenza del Venezuela dai tradizionali avversari USA, ciò che presenta significativi rischi di evasione delle sanzioni. Sia Cina che Russia hanno cercato modi per rafforzare la loro influenza a Caracas offrendo ancora di salvezza economica, tecnologia avanzata e programmi di addestramento militare”, afferma il centro studio.

Nel caso particolare della Cina, gli esperti suggeriscono che il Venezuela abbia contrattato la società ZTE per “creare una nuova carta d’identità intelligente per monitorare e controllare il comportamento dei cittadini sotto l’egida di uno sforzo  governativo di 70 milioni di dollari che presumibilmente rafforzerebbe la sicurezza nazionale”.

A parte la cyber-paranoia caratteristica dei neoconservatori USA, il risentimento è dovuto al fatto che il paese asiatico “continua violando le sanzioni USA a beneficio del regime di Maduro”.

Lo stesso vale per la Russia. Il Paese nordamericano ha imposto quattro sanzioni a individui ed entità russe e due ulteriori designazioni alle sussidiarie, con sede in Svizzera, della Rosneft Oil Company, controllata dallo Stato della Federazione Russa, per facilitare le spedizioni di petrolio venezuelano. Accusano pure il paese eurasiatico di partecipare agli affari interni del Venezuela, cosa che gli USA hanno sempre fatto. Il punto è che si sentono con più diritti di altri a causa del loro carattere imperiale.

COSA VIENE?

 

Ciò che è stato detto finora ha dimostrato che sia i politici democratici che repubblicani hanno mantenuto l’agenda imperiale contro il Venezuela, essendo Obama uno dei grandi promotori del quadro giuridico delle MCU che hanno scatenato i successivi attacchi finanziari e le catastrofiche conseguenze per il paese.

Sebbene il metodo sia stato diverso, l’obiettivo è lo stesso: continuare a soffocare il Venezuela per forzare un cambio di regime senza dar importanza alle penurie della popolazione che affermano di difendere, anche in un contesto di pandemia in cui le difficoltà sono maggiori.

La revisione delle “sanzioni”, in questo momento in cui ci sono indizi di potersi ammorbidire, è ancora tutta da vedere. “Le prime indicazioni suggeriscono che l’amministrazione continuerà a riconoscere Juan Guaidó come presidente ad interim del Venezuela e gli USA, probabilmente, manterranno molte sanzioni in vigore mentre cerca modi per alleviare i problemi delle sanzioni umanitarie”, affermano gli esperti.

Biden non ha imposto nuove misure contro il paese, ma neppure ha invertito quelle che sono ancora operative e che hanno provocato l’attuale crisi.

Che l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) abbia iniziato a “fornire alcune eccezioni relative agli aiuti umanitari nella politica di sanzioni USA attraverso una nuova licenza generale, che autorizza determinate transazioni con il Venezuela relazionate alla prevenzione, diagnosi e trattamento di covid-19”, è un modo per dare una tonalità meno selvaggia all’atteggiamento adottato da Trump, ma la linea di fondo resta.

Resta da vedere se le azioni della nuova amministrazione USA saranno differenti dalla linea dura di cambio di regime o corrisponde ad un rifacimento di facciata dell’imperialismo. Il rapporto qui recensito da conto che molte parole possono essere gettate in un vuoto retorico, mentre la tragedia resta nascosta da parte di alcuni settori che preferiscono che le cose non cambino troppo nel rapporto Caracas-Washington.


CÓMO INTENTAN INVISIBILIZAR EL BLOQUEO CONTRA VENEZUELA EN WASHINGTON

 

Son innegables las consecuencias devastadoras de las Medidas Coercitivas Unilaterales (MCU) por parte de Estados Unidos para el funcionamiento del Estado venezolano y su impacto en la población, sobre todo en los últimos cuatro años, cuando el bloqueo se amplificó abarcando áreas como energía, transporte, servicios, salud, entre otras, vitales para el desenvolvimiento de la vida diaria.

Que Jason Bartlett y Megan Ophel en un trabajo titulado “Sanciones en cifras: el foco en Venezuela” refieran que el aumento de las MCU ha exacerbado los problemas económicos existentes en el país, y que además “han sido causados por la mala gestión económica generalizada y la corrupción de los regímenes cada vez más autoritarios de Nicolás Maduro y Chávez”, es una forma minimizar el impacto del bloqueo.

BREVES PERFILES

Jason Bartlett es asistente de investigación en el Programa de Energía, Economía y Seguridad del Centro para una Nueva Seguridad Americana (CNAS, sus siglas en inglés). Su investigación se centra en las redes de financiación de la proliferación mundial, las tácticas de evasión de sanciones, las cuestiones de seguridad relacionadas con la tecnología financiera y la delincuencia financiera basada en la cibernética, con un enfoque regional en Corea del Norte, Venezuela e Irán.

Megan Ophel es la becaria Joseph S. Nye, Jr. del Programa de Energía, Economía y Seguridad del CNAS.

El CNAS es un tanque de pensamiento neoconservador con fuerte influencia en Washington. Según su web, es una organización independiente, bipartidista y sin ánimo de lucro que desarrolla políticas de seguridad nacional y defensa sólidas, pragmáticas y basadas en principios. Asimismo, dice que realiza investigaciones y análisis para dar forma y elevar el debate sobre la seguridad nacional y la política exterior en Washington y más allá.

“Nuestra dinámica agenda de investigación está diseñada para dar forma a las decisiones de los líderes del gobierno de Estados Unidos, del sector privado y de la sociedad para promover los intereses y la estrategia” del país norteamericano, asegura el organismo.

¿LAS “SANCIONES” SON UN AGRAVANTE DE LA CRISIS?

“La economía de Venezuela ha tenido problemas durante años, principalmente debido a su dependencia excesiva durante décadas de su industria petrolera, que ha contribuido a una inflación astronómicamente alta (casi 100 mil por ciento en 2018), así como a la escasez masiva de alimentos y al debilitamiento del sector privado de Venezuela como los precios del petróleo disminuidos”, señala el artículo publicado recientemente.

¿De verdad la situación económica venezolana, la inflación, escasez de alimentos,entre otros, se debe a la dependencia del petróleo? Lo que no señalan los periodistas es que desde la llegada de la Revolución Bolivariana, y aún más desde que el presidente Nicolás Maduro asumió el poder ejecutivo en 2013, Venezuela ha sido sometida a todo tipo de ensayos y ataques desde afuera para concretar un cambio de régimen. Y la economía ha sido uno de los principales blancos.

Tampoco mencionan que desde hace algunos años se impuso el valor de un dólar criminal, cuya fluctuación es controlada vía remota y no obedece a ninguna lógica económica y financiera, pero que está asociada a otros elementos de la guerra multiforme aplicada a Venezuela, tales como aumentos de sueldo, aplicación de medidas económicas, atentados y eventos electorales.

“A medida que la situación se ha vuelto cada vez más grave, el gobierno de Estados Unidos también ha aumentado considerablemente las sanciones contra el país durante los últimos cuatro años, exacerbando los problemas económicos y haciendo casi imposible que Venezuela acceda a los mercados internacionales”, reza el artículo, con los cual ubican a las MCU no como responsable directo de la crisis, sino como un añadido que vino a agravar la situación.

Bartlett y Megan Ophel hacen un desglose general de las MCU y establecen una línea temporal donde se puede apreciar la evolución del bloqueo contra Venezuela:

Desde 2009, Estados Unidos ha impuesto un total de 431 designaciones a personas y entidades venezolanas, así como a ciudadanos extranjeros asociados con actividades ilícitas sancionadas bajo programas relacionados con Venezuela. Bajo la campaña de “máxima presión” del expresidente Donald Trump, el Departamento del Tesoro amplió significativamente las sanciones contra el país suramericano, los cuales fueron autorizados a través de un marco legal robusto de siete órdenes ejecutivas, tres determinaciones sectoriales, tres estatutos y decenas de licencias generales.

Si bien más adelante señalaremos las particularidades, es preciso mencionar que desde las primeras “sanciones”, dirigidas a los infractores relacionados con las drogas (que no se ha demostrado) en 2009, hasta el bloqueo a sectores y financieros en los últimos cuatro años representa uno de los programas de MCU más amplios de Estados Unidos.

Asimismo, el texto pone en entredicho que la Administración Biden, tal vez influenciada por la pandemia por covid-19, pudiera tomar otro rumbo distinto al de su antecesor.

Otro detalle relevante es la participación de Rusia, China e Irán, señalados como adversarios estadounidenses, como salvavidas económico de Venezuela. Dicen que las “sanciones” han “reforzado la dependencia del régimen de Maduro” a los mencionados países.

Esto no es del todo cierto porque, por una parte, la relación del país suramericano con los “enemigos de Estados Unidos” no es reciente y, por otra, no es de dependencia, sino de cooperación entre iguales. Relación que se da, además, por la necesidad de construir una alianza distinta al de los parámetros del imperialismo. Que Venezuela, ubicada en el “patio trasero” de acuerdo a la lógica estadounidense, quiera establecer lazos con países del “eje del mal” causa mucha suspicacia en Washington.

CRONOLOGÍA DEL BLOQUEO

Previo al desglose de las MCU, vuelven a usar como antesala que “la situación económica en deterioro del país y la fuerte caída en la producción de energía son anteriores a la imposición de sanciones estadounidenses”. También justifican la imposición de las mismas debido “al continuo deterioro de la democracia y los derechos humanos en el país”, lo que demuestra el carácter imperial de las medidas punitivas más allá de sus fronteras.

“De 2009 a 2015, el gobierno de Estados Unidos emitió menos de cinco sanciones relacionadas con Venezuela por año, principalmente relacionadas con el tráfico de drogas y por brindar apoyo financiero a Hezbollah. El mayor cambio en la política de sanciones de Estados Unidos hacia Venezuela comenzó en 2014 cuando el Congreso aprobó la Ley de Defensa de los Derechos Humanos y la Sociedad Civil de Venezuela”, señala el think-tank.

Posteriormente, esta serviría como marco jurídico para que el presidente Barack Obama firmara la Orden Ejecutiva 13692 en marzo de 2015, que ubicaba a Venezuela como una amenaza para la seguridad de Estados Unidos. Esta orden, refieren los investigadores, creó un programa específico para el país que permitió “sanciones selectivas” contra personas y entidades involucradas en abusos de derechos humanos, prácticas antidemocráticas, entre otros, y, finalmente, cambió la trayectoria hacia un esquema de “sanciones” sobre Venezuela.

Esta dinámica iniciada por Obama, pese al cambio de administración, no cesó con el siguiente mandato republicano. Por el contrario, “Trump amplió drásticamente el rango de objetivos, imponiendo 46 designaciones a Venezuela en su primer año, que fue más del doble del total (20) de todas las sanciones de la era Obama contra Venezuela. Tras el continuo deterioro de la democracia venezolana bajo Maduro en 2017, la Administración Trump intensificó aún más su uso de los programas de sanciones existentes contra funcionarios gubernamentales”. Bloqueo que de nuevo es justificado de acuerdo a la justicia que se autoconfiere Estados Unidos.

La novedad del magnate presidente, además del volumen de medidas, fue la implementación de sanciones en los sectores del oro, petróleo, financiero y de defensa y seguridad. También incluye la categoría SDNTK (lucha contra los estupefacientes), SDGT (lucha contra el terrorismo) e IRAN / IFSR (relacionado con Irán).

¿El objetivo de las MCU? Aislar financieramente al país del mundo liberal, y los efectos son más que conocidos. Además del ataque directo y certero contra la más importante fuente de financiamiento de Venezuela, la industria petrolera, también limitó efectivamente “la capacidad para reconciliar su deuda soberana, ya que las sanciones restringieron su acceso al financiamiento internacional”.

En agosto de 2017, la Orden Ejecutiva 13808 prohíbe las transacciones con el gobierno venezolano y PDVSA dentro de los mercados financieros de deuda y capital estadounidenses.

Luego, la Orden Ejecutiva 13835 extendió la restricción al mercado secundario. Esto impidió reestructurar la deuda.

La Orden Ejecutiva 13827 prohibió todas las transacciones con el petro, la alternativa venezolana para sortear el bloqueo financiero. “Esto demostró la amplitud global del conjunto de herramientas de sanciones de Estados Unidos y su dominio financiero internacional”.

En noviembre de 2018, se creó un nuevo programa de sanciones basado en el estatus VENEZUELA-EO13850, que otorga a Estados Unidos la capacidad de bloquear activos y prohibir transacciones con actores que operan en sectores selectos de la economía venezolana o los involucrados en transacciones. Solo con esta Orden Ejecutiva se emitieron 148 designaciones. Primero fue contra oro de Venezuela y luego se expandió al sector petrolero, financiero y defensa.

A lo largo de 2019 sancionron a los principales sectores exportadores de la economía venezolana, incluidos PDVSA y el BCV. La Orden Ejecutiva 13884 bloqueó activos y sancionó a quienes hayan ayudado a Venezuela. Esta hizo que colapsara la industria petrolera y que el el BCV no pudiera realizar transacciones extranjeras.

Lo descrito anteriormente puede dar un panorama del ahorcamiento progresivo a Venezuela. También se realizaron acciones como una forma de reducir las tácticas de evasión de “sanciones” relacionadas con la exportación de petróleo y otros bienes sancionados. Por eso, asimismo hubo medidas contra aeronaves (57) y embarcaciones (68) para cortar las exportaciones de petróleo venezolano.

Por otra parte, el bloqueo también contra particulares en tanto que la “sanción” a aeronaves limita la capacidad para viajar fuera del país a ciudadanos de cualquier color político, así como el acceso de la empresa a los servicios de mantenimiento necesarios en el exterior.

Además, las MCU se extienden a otros elementos extranjeros, pero que “ayudan” a Venezuela a evitar el colapso. El caso más palmario está asociado al encarcelamiento del diplomático venezolano Alex Saab, que usó una intricada red de conexiones para contribuir con el programa de subsidio de alimentos conocido como los CLAP.

“EL EJE DEL MAL”

Como dijimos anteriormente, Estados Unidos no ve con agrado la alianza de Venezuela con países del llamados por ellos “Eje del Mal”, pero sobre todo la mayor aversión la causa el hecho de que la Revolución Bolivariana busque alternativas para resistir al bloqueo a través de otras triangulaciones estratégicas.

“Durante los últimos cuatro años, las estrictas sanciones de Estados Unidos han contribuido a la creciente dependencia de Venezuela de los adversarios tradicionales de Estados Unidos, lo que presenta importantes riesgos de evasión de sanciones. Tanto China como Rusia han buscado formas de mejorar su influencia en Caracas ofreciendo líneas de vida económicas, tecnología avanzada y programas de entrenamiento militar”, refiere el think-tank.

En el caso particular de China, los expertos sugieren que Venezuela contrató a la empresa ZTE para “crear una nueva tarjeta inteligente de identificación para monitorear y controlar el comportamiento de los ciudadanos bajo los auspicios de un esfuerzo gubernamental de 70 millones de dólares que supuestamente fortalecía la seguridad nacional”.

Aparte de la ciberparanoia característica de los neoconservadores estadounidenses, el resquemor es porque el país asiático “continúa violando las sanciones de Estados Unidos en beneficio del régimen de Maduro”.

Lo mismo sucede con Rusia. El país norteamericano impuso cuatro sanciones a personas y entidades rusas y dos designaciones adicionales a las subsidiarias con sede en Suiza de Rosneft Oil Company, controlada por el Estado de la Federación Rusa, por facilitar los envíos de petróleo venezolano. Asimismo, acusan al país euroasiático de participar en los asuntos internos de Venezuela, algo que ha hecho desde siempre Estados Unidos. El asunto es que se sienten con más derechos que otros por su carácter imperial.

¿QUÉ VIENE?

Lo dicho hasta ahora ha demostrado que tanto políticos demócratas como republicanos han mantenido la agenda imperial contra Venezuela, siendo Obama uno de los grandes impulsores del marco jurídico de MCU que desencadenaron los ataques financieros posteriores y las consecuencias catastróficas para el país.

Si bien el método ha sido distinto, el fin es el mismo: seguir asfixiando a Venezuela para forzar un cambio de régimen sin importar las penurias de la población que dicen defender, aun en un contexto pandémico donde las dificultades son mayores.

La revisión de las “sanciones”, en este momento donde hay indicios de poder suavizarse, aún está en veremos. “Los primeros indicios sugieren que la administración seguirá reconociendo a Juan Guaidó como presidente interino de Venezuela y Estados Unidos probablemente mantendrá muchas sanciones vigentes mientras busca formas de aliviar los asuntos de las sanciones humanitarias”, dicen los expertos.

Biden no ha impuesto nuevas medidas contra el país, pero tampoco ha revertido las que aún siguen operando y que han provocado la actual crisis.

Que la Oficina de Control de Activos Extranjeros (OFAC, sus siglas en inglés) haya comenzado a “proporcionar ciertas excepciones relacionadas con la ayuda humanitaria en la política de sanciones de Estados Unidos a través de una nueva licencia general, que autoriza ciertas transacciones con Venezuela relacionadas con la prevención, diagnóstico y tratamiento de covid-19”, es una forma de darle un matiz menos salvaje a la actitud adoptada por Trump, pero el fondo se mantiene.

Está por verse si las acciones de la nueva administración estadounidense serán diferentes a la línea dura de cambio de régimen o corresponde a un lavado de cara del imperialismo. El informe aquí reseñado da cuenta de que se pueden expedir muchas palabras lanzadas a un vacío retórico, mientras la tragedia sigue oculta por parte de ciertos sectores que prefieren que las cosas no cambien demasiado en la relación Caracas-Washington.

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