L’Argentina di Macri inviò armi ai golpisti in Bolivia

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Il golpe contro Evo Morales, nel novembre 2019, non è stato compiuto solo da membri delle forze armate e di sicurezza boliviane con il sostegno dell’OSA di Almagro. Vi parteciparono anche forze politiche di destra e ora si può dire che ebbe l’appoggio di almeno tre paesi latinoamericani. Uno di questi era il regime neoliberista argentino di Mauricio Macri. Un fatto che è stato confermato da una lettera inviata dall’allora comandante generale dell’aeronautica boliviana, Jorge Gonzalo Terzos Lara, dove ringrazia l’ambasciatore argentino per “la collaborazione prestata” nell’ambito del sostegno internazionale “a causa della situazione conflittuale che vive la Bolivia”.

A tal proposito l’attuale presidente Alberto Fernández ha contattato il suo omologo boliviano, Luis Arce, si è scusato con lui a nome dello Stato e gli ha detto che la condotta di Macri potrebbe benissimo adattarsi alla figura del “necessario partecipante a una sedizione”.

Nella lettera, la cui copia originale si trova negli archivi dell’ambasciata a La Paz, si ringrazia anche per il “materiale bellico proveniente da agenti chimici” che il governo Macri aveva inviato. Si tratta di circa 40mila cartucce AT, spray lacrimogeni MK-9 e MK-4; 50 granate a gas CN; altre 19 bombe a gas CS e 52 HC.

La lettera di ringraziamento ha un’importanza trascendentale per la giustizia boliviana perché è la prova che mostra la responsabilità di Terceros Lara nel golpe contro Evo Morales. Una settimana fa, il militare boliviano è stato arrestato, insieme ad altri comandanti, nell’ambito delle indagini sul golpe del 2019.

Lo stesso Terceros mise deliberatamente in pericolo la vita di Evo Morales. La trattativa affinché il leader boliviano potesse lasciare vivo la Bolivia nei giorni successivi al golpe è stata portata avanti da Alberto Fernández e dal presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador. Il militare che ha ritardato di ore l’autorizzazione all’ingresso dell’aereo messicano – mettendo a rischio la vita di Morales e Álvaro García Linera – è stato proprio Terceros Lara.

Sulla vicenda ha utilizzato prole chiare il ministro degli Esteri boliviano Rogelio Mayta, che ha affermato: “L’Argentina, presieduta da Mauricio Macri, ha dato armi letali alle forze armate boliviane che hanno represso le proteste sociali nel novembre 2019. Il 13 novembre sono stati ringraziati. Il 15 novembre, due giorni dopo, si compie la strage di Sacaba. Pochi giorni dopo, il 19 novembre, fu compiuta la strage di Senkata”

Proseguendo, Mayta ha detto, “siamo indignati perché c’era un governo straniero che era colluso nella realizzazione di gravi violazioni dei diritti umani”.

L’aiuto militare dall’Argentina è arrivato in un momento critico quando la dittatura di Añez appena insediatasi stava affrontando proteste di massa in tutto il paese che chiedeva il ritorno alla democrazia.

L’Argentina non è stato l’unico paese a corre in soccorso dei golpisti boliviani. Nello stesso periodo anche il governo neoliberista di Lenin Moreno in Ecuador ha inviato aiuti militari.

La strage di Sacaba e Senkata

27 manifestanti furono uccisi dalle forze del regime di Añez a Sacaba a Senkata. I manifestanti chiedevano il ritorno della democrazia e la fine del regime illegale di Añez che aveva preso il potere con un colpo di Stato e ha governato, non eletto e in maniera illegale a colpi di minacce e soprusi, per 11 mesi. Fino a quando il MAS alle urne ha stravinto con Luis Arce che adesso è presidente e ha potuto riprendere la strada tracciata da Evo Morales e brevemente interrotta dai golpisti.

Le rivelazioni mostrano anche la collaborazione del generale Terceros, poi arrestato, con potenze straniere per compiere questi massacri. Terceros guadagnò i titoli dei media mainstream per false affermazioni sulla sequenza di eventi che portarono al colpo di stato contro Evo Morales il 10 novembre del 2019.

Dolore e vergogna

In una lettera indirizzata al presidente boliviano Arce, l’attuale presidente argentino Alberto Fernández ha riferito di provare “dolore e vergogna”. Secondo il presidente la lettera testimonia la collaborazione del governo Macri. In tal senso, si è scusato con il governo boliviano e il popolo affermando che “si è trattato di una collaborazione decisa dal governo dell’allora presidente Mauricio Macri con la repressione militare e poliziesca subita da chi difendeva l’ordine costituzionale nel proprio Paese”.

Il presidente Arce ha risposto con un tweet in cui ha ripudiato il “sostegno” di Macri al golpe con “l’invio di materiale bellico per reprimere il popolo boliviano che contravviene alle norme internazionali”. Quindi ha ordinato ai capi delle Forze Federali di “segnalare, nelle prossime 72 ore, le responsabilità nell’invio di materiale antisommossa per la polizia o altro materiale” bellico in Bolivia.

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