Cinque nobilissimi vegliardi scrivono a Obama

Alessandra Riccio https://nostramerica.wordpress.com

http://www.vtv.gob.ve

alessandra-riccioA me piace molto il parlar chiaro, ed è per questo che ho tradotto la lettera che alcune personalità americane hanno voluto inviare al Presidente Obama all’indomani del suo Ordine Esecutivo mediante il quale decretava che la situazione in Venezuela costituiva un pericolo per la sicurezza nazionale degli USA. Non mi sono meravigliata –ormai sarebbe un’ingenuità imperdonabile- per il silenzio dei nostri mezzi di informazione su questa scandalosa iniziativa di Obama, come non mi meraviglia il silenzio sui viaggi di vari ministri degli esteri europei (i prossimi saranno addirittura la Mogherini e il Presidente Hollande) a Cuba, da troppi anni tenuta sotto osservazione da Bruxelles.

Ma davvero, per il loro parlar chiaro, devo ringraziare gli ormai anziani personaggi che sottoscrivono la lettera a Obama: Miguel D’Escoto, nicaraguense, ex ministro del governo sandinista, ha presieduto l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sacerdote castigato da papa Woitila per il suo impegno politico; Leonardo Boff (il più giovane di tutti: ha solo 76 anni), teologo della liberazione brasiliano, anche lui castigato dalla Ciesa Cattolica Apostolica Romana, il vescovo Pedro Casaldáliga, ottantasettenne e resistente sacerdote della chiesa dei poveri; l’ex vescovo di Detroit, Thomas Gumbleton, noto per il suo sostegno alla disobbedienza civile, per la difesa degli omosessuali e per le denunce degli abusi sessuali nei seminari, e Ramsey Clark, statunitense, avvocato difensore delle migliori cause e criticamente lucido sui crimini del suo paese. Si tratta di cinque testimoni del nostro tempo, che hanno rispettato sopra ogni altra cosa la verità e la giustizia.

Vorrà il dinamico Presidente, Premio Nobel per la Pace, dare ascolto a questi nobili vegliardi? Già una volta, qualche anno fa, il giovane ed energico Presidente del Venezuela, Hugo Chávez, aveva fatto un gesto simbolico davvero importante, nella speranza di poter discutere –da pari a pari- dei problemi del nostro tempo. Gli aveva regalato un libro di Eduardo Galeano, Le vene aperte dell’America Latina, nella speranza che quella lettura servisse a far conoscere a un americano del nord, la cultura, l’identità, la storia, le sofferenze di quella che ormai bisogna chiama Nuestra América.

A Sua Eccellenza

Presidente Barak Obama

Casa Bianca – Washington

 Stimato Presidente Obama.

La salutiamo come un fratello in Cristo Gesù nostro Signore, con amore e rispetto, rispettando il comandamento di amare anche coloro che, come nemici, agiscono contro di noi. Che le è successo, caro fratello? Che ne è stato di quel coraggioso e intelligente Obama che nel 2008, e durante la sua campagna presidenziale, parlava di un cambio, di un vero cambio, in cui la gente potesse credere? Lei ha ispirato speranza a milioni di persone, sia negli Stati Uniti che in giro per il mondo, noi compresi.

Ci ricordiamo delle statistiche che registravano un numero pericolosamente significativo di afroamericani che non erano a favore della sua elezione e non perché non piacessero loro le cose che lei diceva e prometteva. Loro l’amavano troppo. Non volevano che finisse assassinato dal complesso militare-industriale-finanziario nel caso avesse avuto l’ardire di andare avanti nella sua visione e nella promessa di far ritornare gli Stati Uniti dentro la comunità umana. Cioè impedire che gli Stati Uniti continuassero a comportarsi in un modo che genera solo più guerre e guerre più grandi. Fino al punto da eliminare la nostra stessa specie umana.

Lei, personalmente, sapeva che gli Stati Uniti erano il paese più odiato nella storia del mondo per la sua arroganza e il suo diabolico progetto nazionale di dominazione a trecentosessanta gradi. Contrariamente al caso di dirigenti come Ronald Reagan e George W. Bush che mai e poi mai sono stati accusati di essere intelligenti, lei è evidentemente una persona intelligente. E aveva anche dato segni di aver ben introitato valori etici e morali e di adesione ai principi e ai valori proclamati da Gesù e, in realtà, da tutti i grandi leaders spirituali del mondo, a prescindere dalla loro religione.

Ciò che ci spinge, caro fratello, a scrivere questa lettera è il suo davvero vergognoso Ordine Esecutivo del 9 marzo 2015 in cui dichiara un’emergenza nazionale rispetto alla minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza nazionale e per la politica estera degli Stati Uniti originata dalla situazione del Venezuela. Ci ha ricordato per forza un Ordine simile emesso da Reagan più di trenta anni fa per avere le mani libere e poter lanciare la sua guerra della Contra, contro la più che legittima Rivoluzione Sandinista negli anni ottanta. Diciamo vergognoso ed estremamente ipocrita, ma anche il suo Ordine Esecutivo è una flagrante violazione del diritto internazionale perché costituisce una minaccia dell’uso della forza contro il Venezuela e, allo stesso tempo, serve da stimolo ai lacché venezuelani per continuare nei loro sforzi per destabilizzare il paese.

Lei deve sapere, caro fratello, che in America Latina c’è un crescente sentimento di unità e di solidarietà per quella che la gente della regione considera come la sua estesa Patria Grande indolatinoamericana-afrocaraibica.

Mentre respingiamo totalmente il suo arrogante e interventista Ordine Esecutivo, la incitiamo a tornare a Gesù, alla fraternità, alla solidarietà e alla pace e a respingere, una volta per tutte, i demoni della cupidigia, della guerra e della dominazione sul nostro pianeta.

Continueremo a ricordarla nelle nostre orazioni insieme ai suoi cari, al suo paese e al nostro mondo.

La straordinaria grazia di Dio non le mancherà se lei non Gli volterà le spalle.

Amore e benedizioni.

Miguel D’Escoto, Nicaragua; Leonardo Boff, Brasile; Vescovo Pedro Casaldaliga, Brasile; Vescovo Thomas Gumbleton, USA; Ramsey Clark, USA

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