Hernando Calvo Ospina: «Cuba affronta una guerra globale non convenzionale»

Federica Cresci www.lantidiplomatico.it

– Cosa sta succedendo a Cuba?

– Le rivolte che sono avvenute a Cuba, sono la reazione di una piccola parte della popolazione alla drammatica situazione economica provocata principalmente dal blocco imposto dagli Stati Uniti. Blocco che ha più di 60 anni, il più lungo di tutta la storia dell’umanità. Le reti sociali e anche i mezzi di comunicazione mondiali stanno promuovendo, incoraggiando ed invitando a compiere azioni vandaliche, come parte della guerra psicologica e della propaganda che Washington fomenta contro la Rivoluzione dal momento del suo stesso trionfo nel 1959. Questa non è una storia o un pretesto di coloro che appoggiano la Rivoluzione: chi vuol sapere la verità deve fare solo una piccola ricerca.

 

 

– Come si è creata questa guerra mediatica contro Cuba?

– Dal momento in cui ha avuto inizio la Rivoluzione, c’è stata un’intensa campagna promossa da Washington, e ci sono molti documenti che possono provarlo, per creare un immagine d’orrore. Ad esempio, si diceva che Fidel Castro, comunista, togliesse i bambini ai loro genitori per inviarli alla comunista Unione Sovietica, e lì venivano tagliati e poi restituiti in scatola. È stata una campagna mediatica in cui si sfruttavano le sensibilità umane. Riadattata, fu poi rilanciata dalla CIA contro il candidato alla presidenza del Cile, Salvador Allende, all’ inizio degli anni Settanta. Successivamente è stata utilizzata per denigrare la rivoluzione sandinista in Nicaragua, nei primi anni Ottanta.

La stampa del tempo, radio e TV, ha partecipato con entusiasmo per una questione ideologica (bisognava salvare la civiltà occidentale e cristiana dal demonio comunista), e per il denaro ricevuto dalla CIA e da altre agenzie statunitensi. Ci sono molti documenti ufficiali che lo provano, anche su Internet.

– La guerra mediatica è applicata solo a Cuba o coinvolge altri paesi dell’America Latina?

A partire dal 1953, la CIA e l’ MI6 inglese usarono in maniera massiva la stampa per destabilizzare il primo ministro iraniano Mohammad Mossadegh (Operazione Ajax). Migliorata ed adattata, l’anno seguente questa guerra mediatica toccava al Guatemala, quando fu rovesciato il Presidente Jacobo Arbenz. Dal 1959, questa “guerra globale non convenzionale” è stata applicata a Cuba. Integrale, perché viene utilizzata contemporaneamente all’ aggressione economica, psicologica, di propaganda, diplomatica, paramilitare e persino terrorista.

Questo tipo di guerra è divenuta indispensabile per assalire governi progressisti e rivoluzionari, come il Cile e il Nicaragua. Attualmente è pienamente applicata contro il governo bolivariano del Venezuela. E sto facendo riferimento solo all’America Latina, ma avrei potuto citare molti altri esempi nel mondo.

E’ certo che la Rivoluzione cubana, che ha resistito, è stata utilizzata nel corso di questi sessant’anni come laboratorio per la “guerra integrale non convenzionale”. Durante gli anni sessanta è iniziata la prima fase di aggressione globale. Successivamente non ebbe finì ma diminuì, o per lo meno i suoi effetti non si fecero sentire così tanto, visto che Cuba aveva l’ appoggio del blocco dei paesi socialisti europei . Ma quando l’Unione Sovietica crollò e quel blocco cadde, gli Stati Uniti e i loro alleati si avventarono su di essa come le iene davanti ad una preda ferita. Cuba era stata lasciata sola. Videro l’opportunità di distruggerla, affondarla nel mar dei Caraibi, applicando con ferocia una guerra integrale in cui l’economia e la comunicazione sono gli elementi fondamentali. Dopo quasi tre decenni senza avere successo, Washington ha visto molto vicina l’opportunità affinché Cuba, sovrana, tornasse nel suo recinto.

La prima azione che realizzò Washington e i suoi complici europei fu moltiplicare, come funghi dopo una pioggia, i cosiddetti “dissidenti”. Se nei paesi ex socialisti avevano dato i loro frutti all’interno della strategia di calunnia, perché non avrebbero dovuto averli a Cuba?.

Milioni di dollari e di euro fluirono generosamente, ma pochissimi arrivarono nella mani di questi “dissidenti”, la maggior parte rimasero negli ingranaggi che dirigevano la guerra mediatica all’estero, soprattutto in Florida. Molti giornalisti e loro mezzi, le ONG e le organizzazioni controrivoluzionarie furono ben pagate perché rendessero visibili ed esaltassero all’estero alcune persone che a Cuba difficilmente erano conosciute in strada. Erano prodotti d’esportazione per minare l’immagine della rivoluzione e farli conoscere come possibili leader per la Cuba postcomunista (o post- Castrista). Fino a quando una parte della sinistra, ha creduto nella campagna e ne ha fatto parte attivamente.

Nel frattempo infuriava la guerra economica. L’intenzione era quella di chiudere a Cuba ogni possibilità di commercio, di acquisire l’ essenziale per la popolazione, compresi medicinali e cibo. E per questa ragione si realizzò la Legge Helms-Burton , che è ancora oggi in vigore e che in realtà dovrebbe essere chiamata “legge Bacardi”, perché furono i legali della famosa impresa di rum che la scrissero secondo gli interessi americani ed i milionari cubani. Tutto ciò che mostrava la stampa all’ esterno era stabilito per convincere la maggior parte dell’umanità che erano necessarie queste misure economiche per distruggere il “regime” che metteva alla fame il suo popolo, represso, assassinato. E se fosse stato necessario, si sarebbe potuto arrivare ad un’invasione militare. Ciò avrebbe provocato milioni di morti a causa delle bombe “umanitarie” ma avrebbe salvato l’isola del comunismo. Bisognava “distruggerla per salvarla”, la strategia che già avevano usato le truppe francesi ed americane contro molti villaggi in Vietnam.

Ma la dirigenza, con il sostegno di quasi tutto il popolo rivoluzionario, è stata più intelligente, conosceva il valore del lavoro e seppe uscire da questa terribile situazione. Non riuscirono a piegarli per fame e malattie.

– Come si è sviluppata l’attuale campagna mediatica contro Cuba?

– Questa guerra globale non convenzionale continua. Ora si sta contando sugli strumenti che fornisce Internet per fomentare e disseminare la guerra dei media delle bugie. Come sempre, con il compiacente sostegno dei potenti mezzi di comunicazione. Non importa che Cuba abbia uno dei i migliori sistemi di salute e d’istruzione al mondo; che, in proporzione alla popolazione, abbia molti meno morti per Covid degli Stati Uniti, la Francia, l’Italia o della Spagna; che sia riuscita a produrre quattro vaccini, con i migliori risultati contro il Covid rispetto a quelli prodotti dalle grandi transnazionali farmaceutiche e con risorse finanziarie molto limitate. Se ciò è stato raggiunto con un asfissiante blocco, che succederebbe se fosse cancellato anche solo per poco!. Perché non lo fa Washington?: perché Cuba dimostrerebbe a pieno al mondo che il suo sistema è il migliore. La Cuba rivoluzionaria, non si stancano di ripeterlo, è colpevole e deve scomparire. È che la sua sovranità, esempio e dignità sono insopportabili.

Hernando Calvo Ospina è giornalista, scrittore e documentarista

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