Henry Reeve, un nome con una vocazione alla solidarietà

Oggi, nel 145° anniversario della sua morte, Cuba ricorda Henry Reeve, un giovane americano il cui nome è conosciuto in molti paesi del mondo grazie alla solidarietà medica dell’isola caraibica.

Noto ai posteri come “il piccolo inglese”, all’età di 19 anni si recò nella più grande delle Antille per unirsi alla causa dell’emancipazione cubana in un franco gesto di sostegno, e per i suoi meriti divenne generale di brigata nell’esercito di liberazione nella seconda metà del XIX secolo.

Reeve prese parte a circa 400 azioni di combattimento, fu vicino al maggior generale Ignacio Agramonte nella cavalleria di Camagüey, ed è anche noto per aver preso parte all’epico salvataggio del generale di brigata Julio Sanguily.

Il suo dimostrato atteggiamento di solidarietà è stato l’impulso per il leader storico della rivoluzione cubana, Fidel Castro, di intitolargli una brigata medica, composta da professionisti specializzati in situazioni di disastro, che prestano i loro servizi in vari paesi del mondo.

Il ruolo principale di questa brigata, che è stata ufficialmente fondata il 19 settembre 2005, è quello di cooperare in qualsiasi nazione che subisce una catastrofe (uragani, inondazioni, tra gli altri) o per affrontare grandi epidemie che generano disastri naturali o sociali.

Nel 2006, il contingente Henry Reeve è arrivato in Indonesia per aiutare quella nazione colpita da un terremoto, come ha fatto nel 2010 in Cile e Haiti, quest’ultima colpita dall’epidemia di colera.

Ma forse una delle missioni più impegnative per i suoi membri è stata l’epidemia di Ebola in Africa occidentale. Un gruppo di 260 professionisti della salute si è recato nel 2014 in Sierra Leone, Guinea e Liberia, i paesi più colpiti dalla malattia, ed è riuscito a salvare la vita di circa settemila persone, secondo le cifre ufficiali.

Allo stesso modo, dall’inizio della pandemia Covid-19 – i cui effetti continuano a colpire il mondo in ogni modo possibile – Cuba non ha fermato la sua solidarietà medica.

A maggio 2020, l’isola caraibica contribuiva alla lotta contro la malattia con 2300 collaboratori in 26 brigate, secondo i dati dichiarati dal ministro cubano della salute pubblica José Ángel Portal, parlando all’assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Tra i luoghi raggiunti da questo lavoro medico c’erano l’Italia, il Principato di Andorra e l’Azerbaigian. Per la prima volta, gli aiuti arrivarono in Europa, nei momenti più delicati del passaggio della malattia nel cosiddetto vecchio continente.

A settembre, 43 brigate erano attive in 33 paesi e 2.523 professionisti stavano trattando i pazienti vittime della malattia letale, che è diffusa in tutto il pianeta.

Nell’attuale anno 2021, diversi gruppi sono tornati sul territorio nazionale dopo il lavoro completato, con diverse origini, tra cui Sud Africa, Messico, Panama, Saint Vincent e Grenadine, Belize, tra gli altri.

Tuttavia, secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute Pubblica (Minsap) fino a marzo, 57 contingenti Henry Reeve sono stati segnalati in 40 paesi, tutti inviati principalmente per affrontare la pandemia Covid-19.

In questo contesto, le espressioni di gratitudine verso i medici cubani sono state innumerevoli, tanto che se ¨el inglesito¨ tornasse in vita oggi, certamente proverebbe la stessa gratitudine per il lodevole lavoro svolto da migliaia di medici sotto la scia solidale del suo nome.

Fonte: Prensa Latina

Traduzione: italiacuba.it

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