Salvatore Mancuso confessa come è sorto il paramilitarismo in Colombia

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La guerra che affligge gli interni della Colombia, da circa sette decenni, è passata per varie fasi di violenza, con diversi attori che spesso si intersecano per interessi e condotte, con lo Stato che gioca un ruolo da protagonista -naturalmente- nell’equazione. Storicamente dominato dalle oligarchie locali, i suoi interessi si sono imposti con tattiche di estrema violenza e strategie che hanno pregiudicato qualsiasi minimo accenno di pace.

Incluso ricercatori ed accademici non hanno esitato nel determinare il carattere terroristico della politica del governo colombiano nel corso degli anni, che è stata sistematica nel suo rapporto con il paramilitarismo colombiano, durante mezzo secolo.

Così, è stato dimostrato che lo Stato colombiano ha delegato agli eserciti paramilitari una guerra contro la guerriglia e la società in generale, come confessa l’ex capo delle Unità di Autodifesa della Colombia (AUC), Salvatore Mancuso, in un recente incontro virtuale con la Commissione per la Verità.

Il forum ‘Contributo alla verità ed al riconoscimento delle responsabilità di Salvatore Mancuso’, si è realizzato anche con Rodrigo Londoño, già meglio conosciuto come Timochenko (FARC-EP) e 18 vittime dirette del conflitto armato e sociale, dove entrambi hanno raccontato le origini delle loro attività, uno quando era paramilitare e l’altro guerrigliero, la loro visione della storia, si sono assunti colpe e distribuito perdoni.

L’ interessante nel caso di Mancuso è che la sua posizione privilegiata nel periodo dell’assunzione del paramilitarismo fornisce una testimonianza chiave dove, ancora una volta, lo Stato appare come il principale promotore della violenza terroristica, con un ruolo essenziale e senza il quale il procedere di questi gruppi armati non sarebbe successo.

DOVE IL LEGALE È UN ALTRO MODO DI DEFINIRE L’ILLEGALE

Mancuso, nella sua testimonianza, racconta che i fratelli Carlos e Vicente Castaño lo hanno invitato a fondare gruppi di autodifesa che si sono diffusi nei dipartimenti settentrionali della Colombia, in regioni dove, da lungo tempo, esistevano conflitti tra la guerriglia, l’esercito statale e l’oligarchia latifondista. La congiunzione di questi due ultimi settori avrebbe tracciato un progetto politico, militare ed economico, ha affermato.

Ha descritto i legami con varie istituzioni e le Convivir: “C’è sempre stato un diretto coordinamento che ha permesso di avanzare con i gruppi di autodifesa”.

Ricordiamo che le Convivir, cooperative di vigilanza che sono state usate come facciata legale del paramilitarismo, sono state autorizzate ad operare con il Decreto Legge 356 del 1994, e sono state intensamente sostenute da Álvaro Uribe Vélez quando era governatore di Antioquia (1995-1997).

Nel 2008, secondo un bollettino dalla Commissione Colombiana dei Giuristi, il capo paramilitare Éver Veloza García, alias “HH”, ha dichiarato alle autorità colombiane che i suoi gruppi armati avevano agito sin dalla loro creazione “e fino ad oggi” sotto la protezione delle forze militari, e che la Convivir Papagayo, della regione di Urabá, “ha sempre avuto la sua sede dietro la 17a Brigata dell’Esercito Nazionale, e che per raggiungere le sue strutture era necessario passare per i controlli dell’esercito”.

Alias ​​”HH” ha detto che “tutte le Convivir erano nostre”, e il resoconto dà una spiegazione del suo inserimento nel mondo paramilitare:

La Convivir Papagayo è solo un esempio di cosa fossero realmente queste associazioni di “vigilanza e sicurezza privata”: veri gruppi paramilitari sotto la protezione dello Stato, o organizzazioni che agivano insieme e in coordinamento con i gruppi paramilitari. Questa situazione era già stata denunciata, da anni, da organizzazioni per i diritti umani, da alcune entità statali e da organismi internazionali di tutela dei diritti umani che vedevano in questi gruppi la legalizzazione del paramilitarismo.

Da una prigione USA dove ha pagato una pena per narcotraffico, Mancuso ha assicurato di essere stato addestrato dall’esercito colombiano. Lo Stato si era articolato con i gruppi di autodifesa, essendo questo un attore illegale, per delegare loro lo scontro armato in Colombia contro la guerriglia, e caratterizzando il rapporto della forza pubblica con i gruppi di autodifesa, Mancuso ha sottolineato: “Il ruolo delle Convivir ha permesso di creare una cerniera tra autodifesa legale e l’autodifesa illegale”.

Ciò che la Colombia ha vissuto, nell’ultima metà degli anni ’90, è stata la transizione delle AUC “dalla parte militare alla parte politica. Ed è allora che inizia la presa del potere dello Stato da parte delle Autodifesa stringendo patti, accordi e ciò che è noto come la parapolitica. Abbiamo avuto sindaci, governatori, deputati, congressisti persino presidenti che siamo riusciti ad aiutare a nominare”, ha spiegato l’ex capo paramilitare.

Questo passaggio dal legale all’illegale era l’ideale per le azioni segrete dello Stato colombiano che, almeno dal 1968, ha esortato la popolazione ad incorporarsi ai compiti della difesa e d’intelligence pubblica con decreti, leggi ed ordini. Ma le Convivir erano solo la punta dell’iceberg.

PARAPOLITICA DI IERI E DI OGGI

Decine e centinaia di politici colombiani sono arrivati al potere con l’appoggio dei gruppi paramilitari, cosa insolita se confrontiamo l’agire di questo settore con il guerrigliero, criminalizzato e persino massacrato come è successo con le migliaia di membri dell’Unione Patriottica. Invece, i para-politici godevano dell’immunità e davano, dietro le quinte, protezione al potere.

Salvatore Mancuso, nella sua testimonianza virtuale, ha usato il termine “commissario politico” per riferirsi al suo ruolo all’interno dell’AUC dal suo ingresso nel 1995: “I commissari politici avevano un ruolo fondamentale nella creazione delle strutture. Ho incontrato sindaci, politici ed imprenditori, avevo molteplici ruoli”.

Quindi non solo collaboravano con le Convivir, ma si confermano anche le varie alleanze per strappare il controllo del territorio alle guerriglie: “Ho smesso di essere Salvatore Mancuso e sono diventato alias Santander Lozada ed ho cominciato ad avere accordi con le istituzioni, con l’Esercito, il DAS, con la Polizia, persino con la Procura impegnato nella causa dell’autodifesa per affrontare, congiuntamente, il nemico della Nazione”.

In effetti, la “minaccia comunista” era il denominatore comune della politica sicuritaria colombiana su mandato USA, che ha incluso il paese sudamericano in uno dei suoi più importanti centri operativi nell’emisfero occidentale. E quel filo ideologico, abbastanza violento nella pratica, ha portato alla formazione di gruppi paramilitari in vista del fatto che lo Stato non poteva far fronte, da solo, alla guerra o almeno così lo faceva credere.

Non sorprende quindi che, per motivi ideologici, politici e di lucro (per lo più proveniente dal narcotraffico e altre attività illegali affini), soprattutto tra i settori dell’estrema destra, si era appoggiato l’emergere paramilitare con tanto vigore. L’ex membro dell’AUC ha menzionato che almeno il 35% del Congresso ha avuto vincoli con loro, sottolineando che i politici, attraverso il controllo territoriale esercitato dal gruppo, si beneficiavano di poter dirigere la popolazione locale nelle elezioni.

Quando uno si converte in attore del controllo territoriale – ha detto Mancuso – lo porta ad avere controllo sulle popolazioni e questo lo porta ad avere controllo sociale, politico, economico, culturale e si può arrivare ad influenzare le elezioni.

Questa testimonianza concorda con quanto affermato da altri ex capi paramilitari, come il già citato alias “HH” e alias Don Berna, che nel 2015 da un carcere di Miami ha confessato che c’erano membri di gruppi armati illegali all’interno dello Stato, tra politici, militari e polizie.

Non è la prima volta che Mancuso offre testimonianza delle intime relazioni tra le istituzioni colombiane e la criminalità organizzata. Almeno dal 2008, quando è stato estradato negli USA, ha diffuso alcune storie che invischiano politici, militari e poliziotti, giudici e la stessa oligarchia latifondista, soprattutto quella che più si relaziona con l’uribismo.

Promette, infatti, di rivelare maggiori dettagli sulla politica dei “falsi positivi”, ma per questo preferisce testimoniare davanti alla Giurisdizione Speciale di Pace (JEP), organismo che ha rigettato la richiesta di considerare Mancuso un “membro organico della struttura criminale, sviluppando una funzione continua di combattimento”, respingendolo. Tuttavia, a questo punto Mancuso potrebbe rivelare importanti informazioni sui crimini di stato, nel prossimo futuro.

È per questo che in questi momenti di crisi dell’uribismo, alcuni settori non vogliono sentire questa parte della storia. Soprattutto quelli che attualmente occupano la Casa di Nariño.


SALVATORE MANCUSO CONFIESA CÓMO SURGIÓ EL PARAMILITARISMO EN COLOMBIA

La guerra que azota los adentros de Colombia desde hace unas siete décadas ha pasado por varias etapas de violencia, con distintos actores que muchas veces se entrecruzan por intereses y procederes, teniendo un papel protagónico -por supuesto- el Estado en la ecuación. Históricamente dominado por las oligarquías locales, sus intereses se han impuesto con tácticas de violencia extrema y estrategias que han perjudicado cualquier mínimo atisbo de paz.

Incluso investigadores y académicos no han dudado en determinar el carácter terrorista de la política gubernamental colombiana a través de los años, que ha sido sistemática en su relación con el paramilitarismo colombiano durante medio siglo.

Así, se ha demostrado que el Estado colombiano ha delegado una guerra contra las guerrillas y la sociedad en general a los ejércitos paramilitares, como confiesa el ex jefe de las Autodefensas Unidas de Colombia (AUC), Salvatore Mancuso, en una reciente reunión virtual con la Comisión de la Verdad.

El foro ‘Contribución a la verdad y reconocimiento de responsabilidades de Salvatore Mancuso’ también se llevó a cabo con Rodrigo Londoño, antes mejor conocido como Timochenko (FARC-EP) y 18 víctimas directas del conflicto armado y social, donde ambos contaron los orígenes de sus actividades, uno cuando era paramilitar y el otro guerrillero, su visión de la historia, asumieron culpas y repartieron perdones.

Lo interesante en el caso de Mancuso es que su posición privilegiada durante la época de asunción del paramilitarismo aporta un testimonio clave donde, una vez más, el Estado aparece como el principal impulsor de la violencia terrorista, con un rol esencial y sin el cual el proceder de estos grupos armados no hubiera ocurrido.

DONDE LO LEGAL ES OTRO FORMA DE DEFINIR LO ILEGAL

Mancuso, en su testimonio, relata que los hermanos Carlos y Vicente Castaño lo invitaron a fundar grupos de autodefensa que se extendieron en los departamentos del norte de Colombia, en regiones donde había conflictos de larga data entre las guerrillas, el ejército estatal y la oligarquía terrateniente. La conjunción de estos dos últimos sectores trazarían un proyecto político, militar y económico, afirmó.

Describió los lazos con diversas instituciones y las Convivir: “Siempre hubo una directa coordinación que permitió avanzar con los grupos de autodefensas”.

Recordemos que las Convivir, cooperativas de vigilancia que fueron usadas como fachada legal del paramilitarismo, fueron autorizadas a funcionar con el Decreto Ley 356 de 1994, y fueron intensamente apoyadas por Álvaro Uribe Vélez cuando fue gobernador de Antioquia (1995-1997).

En 2008, de acuerdo a un boletín de la Comisión Colombiana de Juristas, el jefe paramilitar Éver Veloza García, alias “HH”, contó a las autoridades colombianas que sus grupos armados habían actuado desde su creación “y hasta hoy” al amparo de las fuerzas militares, y que la Convivir Papagayo, de la región de Urabá, “siempre tuvo su sede detrás de la Brigada XVII del Ejército Nacional, y que para llegar a sus instalaciones era necesario pasar por controles del ejército”.

Alias “HH” dijo que “todas las Convivir eran nuestras”, y el reporte da una explicación de su inserción en el mundo paramilitar:

La Convivir Papagayo solo es un ejemplo de lo que en realidad eran estas asociaciones de “vigilancia y seguridad privada”: verdaderos grupos paramilitares al amparo del Estado, u organizaciones que actuaban en conjunto y coordinadamente con los grupos paramilitares. Esta situación ya había sido denunciada durante años por organizaciones de derechos humanos, por algunas entidades del Estado y por organismos internacionales de protección de los derechos humanos que vieron en estos grupos la legalización del paramilitarismo.

Desde una cárcel estadounidense donde ha pagado una pena por narcotráfico, Mancuso aseguró que él mismo fue entrenado por el ejército colombiano. El Estado se había articulado con las autodefensas, siendo este un actor ilegal, para delegarles la confrontación armada en Colombia contra la guerrilla, y caracterizando la relación de la fuerza pública con las autodefensas, Mancuso señaló: “El papel de las Convivir permitió crear una bisagra entre una autodefensa legal y la autodefensa ilegal”.

Lo que experimentó Colombia en la última mitad de la década de 1990 fue la transición de las AUC “de la parte militar a la parte política. Y es cuando empieza la toma del poder del Estado por parte de las Autodefensas haciendo pactos, acuerdos, y lo que se conoce como la parapolítica. Tuvimos alcaldes, gobernadores, diputados, congresistas y hasta presidentes alcanzamos a ayudar a nombrar”, detalló el ex jefe paramilitar.

Ese tránsito de lo legal a lo ilegal era ideal para las acciones encubiertas del Estado colombiano, que al menos desde 1968 instó a la población a incorporarse a las tareas de defensa e inteligencia pública con decretos, leyes y órdenes. Pero las Convivir apenas eran punta del iceberg.

PARAPOLÍTICA DE AYER Y HOY

Decenas y cientos de políticos colombianos han llegado al poder con el respaldo de los grupos paramilitares, algo insólito si comparamos el accionar de este sector con el guerrillero, criminalizado e incluso masacrado como ocurrió con los miles de integrantes de la Unión Patriótica. En cambio, los parapolíticos gozaban de inmunidad y daban protección al poder detrás de las sombras.

Salvatore Mancuso, en su testimonio virtual, usó el término “comisario político” para referirse a su rol dentro de las AUC desde su ingreso en 1995: “Los comisarios políticos tenían un papel fundamental en la creación de las estructuras. Yo me reunía con alcaldes, políticos y empresarios, tenía múltiples roles”.

Así que no solo trabajaban con las Convivir, también se confirman las varias alianzas para arrebatar el control territorial a las guerrillas: “Dejé de ser Salvatore Mancuso y me convertí en alias Santander Lozada y empecé a tener acuerdos con la institucionalidad, con el Ejército, el DAS, con la Policía, incluso con Fiscalías atendido a la causa de la autodefensa para enfrentar conjuntamente al enemigo de la Nación”.

En efecto, la “amenaza comunista” fue el común denominador de la política securitaria colombiana por mandato estadounidense, que incluyó al país sudamericano en uno de sus centros de operaciones más importantes del Hemisferio Occidental. Y ese hilo ideológico, bastante violento en la práctica, conllevó a la formación de grupos paramilitares en vista de que el Estado no podía darse abasto con la guerra por sí solo, o al menos así lo hacía creer.

Por ello no sorprende que, por motivos ideológicos, políticos y de lucro (en su mayoría proveniente del narcotráfico y otras actividades ilegales afines), sobre todo entre los sectores de extrema derecha, se haya apoyado el surgimiento paramilitar con tanto ahínco. El ex integrante de las AUC mencionó que al menos el 35% del Congreso tuvo vínculos con ellos, señalando que los políticos, a través del control territorial ejercido por el grupo, se beneficiaban de poder dirigir a la población local en las elecciones.

Cuando uno se convierte en actor de control territorial -dijo Mancuso- lo lleva a tener control sobre poblaciones y eso lo lleva a tener control social, político, económico, cultural y puede uno llegar a influenciar elecciones.

Este testimonio concuerda con lo que han dicho otros ex jefes paramilitares, como el ya citado alias “HH” y alias Don Berna, quien en 2015 desde una cárcel en Miami confesó que había integrantes de los grupos armados ilegales en el seno del Estado, entre políticos, militares y policías.

No es la primera vez que Mancuso brinda testimonio de las relaciones íntimas entre las instituciones colombianas y el crimen organizado. Por lo menos desde 2008, cuando fue extraditado a Estados Unidos, ha estado soltando algunas historias que salpican a políticos, oficiales militares y policiales, jueces y asimismo a la oligarquía terrateniente, sobre todo la que se relaciona más con el uribismo.

De hecho, promete revelar más detalles sobre la política de los “falsos positivos”, pero para ello prefiere brindar testimonio ante la Jurisdicción Especial de Paz (JEP), organismo que se ha negado a la solicitud por considerar a Mancuso un “miembro orgánico de la estructura criminal, desarrollando una función continua de combate”, desestimándolo. Aun así, a estas alturas Mancuso podría revelar información importante sobre crímenes estatales en el futuro próximo.

Es por algo que en estos momentos de crisis del uribismo algunos sectores no quieren escuchar esta parte de la historia. Sobre todo quienes ocupan en estos momentos la Casa de Nariño.

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