Affrontare la disinformazione non è un’esclusiva di Cuba

Cuba ha aggiornato il suo quadro giuridico sulle telecomunicazioni, e tra gli aspetti essenziali rafforza il modello per affrontare gli incidenti di sicurezza informatica, tema che oggi non è esclusivo dell’isola caraibica.

Il decreto legge 35, che stabilisce nuove regole in questo settore, include tra le sue risoluzioni la 105 costituisce per la prima volta nella nazione un supporto giuridico per far fronte a tali incidenti e stabilisce tipologie che eccedono i limiti di quanto previsto esplicitamente tecnologico.

In questo modo, si concepisce un sistema di lavoro tra le entità specializzate nella sicurezza delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) per l’adempimento delle loro funzioni nello scambio di informazioni relative a vulnerabilità e incidenti di cybersecurity.

Stabilisce anche i doveri e i diritti di protezione senza differenze per i cittadini, la società civile e le istituzioni statali e private.

La norma caratterizza i diversi incidenti ed eventi nell’ambiente della rete, come il cyberbullismo, le fake news, il blocco di massa degli account dei social network, la pornografia, il cyberterrorismo, la cyberguerra e la sovversione sociale.

Per quanto riguarda la portata di questo regolamento, i funzionari del settore hanno chiarito che il paese caraibico non ha un contratto di servizio con le piattaforme di social media a causa del blocco imposto per più di 60 anni dagli Stati Uniti, ma può registrare e segnalare tali violazioni, molte delle quali non rispettano le regole di questi spazi online.

Per quanto riguarda il decreto legge 35 di Cuba, Carlos González, responsabile della comunicazione del Partito della Sinistra Unita delle Asturie, ha evidenziato sul suo account Twitter che viene bollato come un “attacco ai diritti umani”, ma è un modello che opera praticamente in tutti i paesi: la lotta alla disinformazione e al cyberbullismo.

Il suo equivalente, il Piano d’azione contro la disinformazione, esiste nell’Unione europea dal 2018″, ha scritto.

Nel condividere questo messaggio, il primo segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel, ha scritto: “La Cuba sovrana lo dice e gli esperti onesti di tutto il mondo lo confermano: il nostro Decreto Legge 35 è contro la disinformazione e il bugie informatiche”.

Queste disposizioni non sono nuove nel mondo. Molti paesi, organizzazioni globali e regionali hanno già fatto riferimento alla lotta contro la disinformazione e la guerra cibernetica come un aspetto fondamentale del lavoro di qualsiasi stato.

In una risoluzione adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite (ONU) il 31 dicembre 2020, riguardante gli sviluppi nel campo dell’informazione e delle telecomunicazioni nel contesto della sicurezza nazionale, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite afferma che “gli Stati hanno il dovere e il diritto di combattere la diffusione di notizie false”.

N. 75/240 riafferma “il diritto e il dovere degli Stati di combattere, nel quadro delle loro prerogative costituzionali, la diffusione di notizie false o distorte che possano essere interpretate come un’interferenza negli affari interni di altri Stati o come pregiudizievoli per la promozione della pace, della cooperazione e delle relazioni amichevoli tra Stati e nazioni”.

Conferma anche che “la sovranità degli Stati e le regole e i principi internazionali che ne derivano si applicano alla condotta delle attività TIC da parte degli Stati e alla loro giurisdizione sulle infrastrutture TIC situate sul loro territorio”.

La lotta dell’Unione europea contro la disinformazione precede di cinque anni questo approccio delle Nazioni Unite e nel dicembre 2018 ha adottato un piano d’azione contro la disinformazione, entrato in vigore nel 2019.

Nello stesso anno, il bilancio destinato alla lotta contro la disinformazione è passato da meno di due milioni di euro a cinque milioni di euro.

I giganti digitali sono così soggetti a un codice di buone pratiche in quella regione che, tra l’altro, ha fatto sì che Google intervenisse contro più di 130.000 account; Facebook ha disattivato due miliardi e mezzo di profili falsi e YouTube ha chiuso più di tre milioni di canali durante la campagna elettorale europea.

Nel contesto della pandemia di Covid-19, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD) ha pubblicato un articolo che invita i governi a intensificare e guidare la lotta contro le informazioni false, provocatorie e fuorvianti che minacciano di peggiorare i gravi effetti della malattia.

La Spagna ha anche una procedura di azione contro la disinformazione, pubblicata nell’ottobre 2019, che identifica gli organismi e le autorità che compongono il sistema e stabilisce la procedura per le loro azioni di prevenzione, rilevamento, allarme rapido, analisi, risposta e valutazione della disinformazione.

La Francia ha una legge per “proteggere la vita democratica dalle fake news”, con particolare attenzione ai processi elettorali, e attraverso la quale i trasgressori possono essere multati con più di 40.000 euro e persino imprigionati.

In America Latina ci sono anche diversi esempi come Nodio, un osservatorio argentino di disinformazione e violenza simbolica nei media e nelle piattaforme digitali.

Allo stesso modo, il Parlamento del Nicaragua ha approvato una legge contro la criminalità informatica nell’ottobre 2020 per affrontare i crimini informatici come l’hacking, il furto di identità o lo spionaggio informatico, ma anche quelli che diffondono informazioni false.

Cuba sta promuovendo sempre più l’accesso a internet in tutto il paese, ma rifiuta l’uso che alcune persone ne fanno per disinformare, incitare all’odio e alla violenza.

In diverse occasioni, le autorità del paese hanno denunciato che il governo degli Stati Uniti sta utilizzando le piattaforme digitali come strumento di guerra non convenzionale contro la nazione cubana, e molteplici esempi lo confermano.

Hanno anche avvertito che i monopoli dell’informazione come Facebook, YouTube e Twitter hanno violato le loro stesse regole e permesso messaggi violenti e odiosi contro il paese sulle loro piattaforme.

In questo contesto, diverse istituzioni governative hanno recentemente ricevuto attacchi informatici, come il sito web presidenziale, a cui è stato negato lo spazio digitale, e lo stesso è successo a mezzi di comunicazione come Granma e Cubadebate.

Fonte: Prensa Latina

Traduzione: italiacuba.it

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