Contras e talebani

di Jorge Maifud (*); da: rebelion.org; 21.8.2021

Dopo la sconfitta in Vietnam, l’ex segretario di Stato Henry Kissinger e l’ex socialista e futuro falco della destra del governo di Reagan, Jeane Kirkpatrick, affermarono che, per recuperare il prestigio perduto, gli Stati Uniti dovevano inventare qualche guerra che si potesse vincere.

Secondo Kirkpatrick, il Nicaragua era un buon candidato, ma meglio ancora era Granada, un’isola dei Caraibi di appena 100.000 abitanti, il cui presidente aveva avuto la sfacciataggine di dichiarare che il suo paese era indipendente e sovrano e, quindi, poteva commerciare con chiunque gli piacesse.

La gloriosa invasione, e la liberazione degli studenti statunitensi che non volevano essere liberati da una tirannia inesistente, ebbe luogo nel 1983 e persino i burocrati che non avevano mai abbandonato le loro scrivanie a Washington ricevettero medaglie al valore nella ‘guerra’.

La strategia viene dai primi anni del 19° secolo, quando Washington volle annettersi il Canada e la faccenda finì con il palazzo del governo in fiamme (da allora pitturato di bianco per nascondere l’infamia del fumo); da allora decise di espandersi verso l’ovest e il sud, terra di razze inferiori e disarmate.

Alla fine dello stesso secolo, dopo  aver predetto una “esplosione” a Cuba e un anno prima di inventare il mito dell’affondamento dell’ USS Maine , nel 1897, appena nominato segretario aggiunto alla Marina dal presidente McKinley, il futuro presidente Theodore Roosevelt scrisse ad un amico: “sono a favore di quasi qualsiasi guerra, e credo che questo paese ne ha bisogno di una”.

Niente di meglio che “essere offesi” a novanta miglia di distanza da un impero che cadeva a pezzi come lo era la Spagna, armata di navi di legno per difendersi da navi metalliche e con tecnologia di ultima generazione.

Nel suo terzo film, nel 1988, Rambo (Sylvester Stallone) lotterà gomito a gomito con quei valorosi “freedom fighters” dell’esotico Afganistan. La stessa catarsi di frustrazione del Vietnam, la stessa storia di una superpotenza militare che, da sola, poteva sconfiggere solo piccole isole tropicali come le Filippine o Granada e, peggio ancora, nel 1961 fu sconfitta – e senza aiuti – da una di queste, Cuba.

Come tanti altri gruppi “ribelli”, i talebani sono una creazione, anche se non originale, della CIA.

Negli anni ’70 e ’80 Washington si propose di rovesciare il governo socialista dello scrittore Nur Muhammad Taraki. La laica Repubblica Democratica dell’Afganistan, presieduta da una breve lista di intellettuali di sinistra, sopravvisse con molte difficoltà dal 1978 al 1992, quando venne distrutta dai Talebani. Se Muhammad Taraki ed altri che gli successero avevano lottato per stabilire l’uguaglianza dei diritti per le donne (come nel 1956 un altro socialista arabo, Gamal Nasser in Egitto), i Talebani sarebbero andati nella direzione contraria.

Come scrisse lo stesso New York Times in un necrologio ormai dimenticato, Osama bin Laden aveva riconosciuto: “Là [a Tora Bora] ricevetti volontari che venivano dal Regno Saudita e da tutti i paesi arabi e musulmani. Fissai il mio primo accampamento dove questi volontari furono addestrati da ufficiali pachistani e statunitensi. Le armi furono fornite dagli statunitensi, il denaro dai sauditi”.

Il complesso di Tora Bora, dove si nascondevano i membri di al-Qaeda, era stato creato con l’aiuto della CIA per funzionare da base per gli afgani che lottavano contro i sovietici e contro il governo dell’epoca. Anche se muyahidin e talebani non facevano parte dello stesso gruppo, come Osama bin Laden e molti altri, il fondatore dei Talebani, Mohammed Omar, era un muyahidin

Un anno prima di ricevere i muyahidin alla bianchissima Casa Bianca, lo stesso presidente Ronald Reagan aveva fatto visita ad uno dei suoi “dittatori amici”, il genocida guatemalteco Efraìm Rìos Montt, e l’aveva definito un esempio per la democrazia nella regione. Lo stesso avevano fatto potenti pastori, fanatici come Pat Robertson del Club 700.  Tra le prodezze del dittatore Rìos Montt è compreso il massacro di più di 15.000 indigeni a cui era venuta la pessima idea di difendere le loro terre, ambite dalle multinazionali straniere e dalla tradizionale oligarchia creola.

Poco dopo il presidente Reagan, oggi elevato alla categoria del mito da repubblicani e democratici per qualcosa che non ha fatto (la disarticolazione finale dell’Unione Sovietica), definirà anche i Contras dell’America Centrale (i militari della sconfitta dittatura di Somoza in Nicaragua), come “freedom fighter”.

Quando il Congresso degli Stati Uniti proibirà di fornire altri milioni di dollari al gruppo terrorista dei Contras, l’amministrazione Reagan venderà in segreto armi all’Iran, attraverso Israele il denaro “lavato” verrà depositato in una banca svizzera e poi trasferito ai Contras in Honduras.

Come i muyahidin, i Contras furono addestrati e finanziati dalla CIA e, poco dopo, si trasformeranno nelle ‘maras’ (bande criminali organizzate, n.d.t.) che devastano l’America centrale e, in alcuni casi, gli Stati Uniti stessi. Quando gli addestratori torneranno nei loro paesi, essi si dedicheranno a ‘proteggere la frontiera’ dagli invasori poveri che vengono a cercare lavoro. E per assurdo molti di questi poveri verranno cacciati, come fossero dei rivoluzionari, dalla loro stessa terra.

Quando in agosto 2021 i Talebani prendono decine di città e, alla fine, Kabul in una sola settimana, le analisi della stampa negli Stati Uniti si sprecano cercando di spiegare l’inesplicabile dopo 20 anni di guerra, di occupazione, centinaia di migliaia di morti e cento bilioni di dollari. Tutti, o quasi tutti, faranno mostra del loro radicalismo analitico e cominceranno, o finiranno, con un avvertimento: cominciamo dal “very beginning” (il principio del principio) di questa storia: gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.

Come aveva detto Ronald Reagan stesso alla Biblioteca del Congresso il 24 marzo 1983 per celebrare la ‘conquista dell’Ovest selvaggio’, “gli statunitensi non credevano  quella che era la verità dell’Ovest , ma quello che per loro doveva essere la verità”.

E’ vero, ci sono stati statunitensi disposti a dire ai fanatici le verità reali, non quelle che piacciano a questi ultimi. Ma pochi hanno ringraziato per il favore. E’ successo l’esatto contrario.

(*) Scrittore e saggista uruguayano, oggi insegna letteratura latinoamericana all’Università della Georgia.

traduzione di Daniela Trollio CIP “G.Tagarelli”

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