La parola del Che, come una luce

“Siamo l’incubo di coloro che vogliono toglierci i nostri sogni”, ha ribadito il presidente cubano su Twitter, evocando l’Eroico Guerrigliero.

 

L’essere la cui parola non si coniuga mai al passato non muore mai. Il Che parla con la forza di chi vive oggi, e spacca in due, con la verità, l’infamia, e supera i tempi per mettere la mano sulle nostre spalle, e raccontarci, affinché capiamo.

54 anni dopo la morte del Guerrigliero Eroico, i suoi pensieri si lacerano come la spada brandita per evocarlo, dal Primo Segretario del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez. Il suo Twitter è stato, per tutto questo 8 ottobre, una raffica di lezioni guevariane: “Il nostro sacrificio è consapevole; una “tassa” da pagare per la libertà che stiamo costruendo”. Più avanti, una definizione verticale: “Siamo l’incubo di chi vuole portarci via i sogni“.

A Santa Clara, lastra del corpo e fucina che convoca l’utopia, il Che ricevette l’omaggio del paese. Lì fu omaggiato con fiori dal Vicepresidente della Repubblica, Salvador Valdés Mesa, che, conoscendo il paradigma del lavoro creativo e produttivo che fu il leggendario guerrigliero, dedicò la giornata a convocare lo spirito emancipatore degli uomini sulla terra fertile, per più cibo, una migliore economia e una maggiore sovranità.

A Cienfuegos, ha criticato la diminuzione di più di 4000 ettari della superficie seminata rispetto a un periodo simile dell’anno precedente; ha chiesto il recupero delle consegne pro capite di prodotti agricoli alla popolazione, garantendo l’approvvigionamento per il turismo, e l’espansione della produzione invernale per garantire, con linee conserviere, l’approvvigionamento per il resto dell’anno.

A Villa Clara, ha richiamato l’attenzione su alcune crepe che sono incoerenti con le misure di flessibilità per incoraggiare la produzione agricola, e che rivelano ostacoli fondamentali nella mente degli uomini; allo stesso tempo, ha indicato di accelerare il rilancio delle comunità agricole, in modo da motivare i loro residenti a rimanere lì e a lavorare la terra in modo efficiente.

Più che esortare la necessità di aumentare la produzione alimentare locale, lo scambio del Vicepresidente cubano a Matanzas ha insistito sul raggiungimento di risultati, per i quali è necessario espandere il programma di moduli zootecnici, la partecipazione dei produttori al turismo, raggiungere rendimenti più elevati nelle aree irrigate e ridurre l’allevamento di suini familiari.

Fonte: Granma

Traduzione: italiacuba.it


Díaz-Canel ricorda il Che: «Siamo l’incubo di coloro che pretendono di strapparci i sogni»

 

L’8 ottobre, anniversario della morte in combattimento di Che Guevara, simbolo delle lotte della sinistra internazionale, il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel, ha pubblicato in Twitter una serie di messaggi nei quali ha ricordato il pensiero del Guerrigliero Eroico.

Con l’etichetta #CheVive,  ha pubblicato la frase «L’argilla fondamentale della nostra opera è la gioventù: in lei depositiamo le nostre speranze e la prepariamo per  ricevere dalle nostre mani la bandiera», che si legge in /Il Socialismo/ e in /L’uomo in Cuba/, del 1965.

Il mandatario ha accompagnato la pubblicazione con l’immagine di due giovani medici della brigata Henry Reeve, tornati a Cuba alla fine di una missione per affrontare la pandemia della COVID-19 lontano dalla Patria.

«Noi socialisti siamo più liberi perchè siamo più completi; siamo più completi per essere più liberi (…) Il nostro sacrificio è cosciente è la quota per pagare la libertà che costruiamo»,  è stata un’altra idea guevariana condivisa dal Capo di Stato.

Poi ha citato il Che quando disse: «Il futuro del paese è legato direttamente allo sviluppo della scienza e la tecnica. Non potremo mai camminare con i nostri piedi sino a che non avremo una tecnologia avanzata basata in una tecnica nostra, in una scienza propria».

Díaz-Canel ha segnalato  la sua rimembranza con un’idea che, come una stoccata, può servire da bandiera a qualsiasi  rivoluzionario: «Siamo l’incubo di coloro che pretendono di strapparci i sogni».

Poi ha condiviso l’idea del Che sulla Rivoluzione cubana, espressa nel Congresso Mondiale delle Gioventù del 1960, che: «La Rivoluzione cubana esprime in ogni tribuna nella quale deve parlare la verità dei figli della sua terra e la esprime sempre di fronte agli amici o ai nemici».

«Con la nostra ambizione di rivoluzionari cerchiamo di camminare in fretta quanto è possibile, aprendo cammini, ma sappiamo che dobbiamo nutrirci della massa e che questa potrà avanzare più rapidamente solo se la stimoliamo  con il nostro esempio», ha aggiunto il mandatario, riferendosi a un’altra frase del Guerrigliero Eroico,  stavolta del 1965.

Per chiudere ha citato un’idea che ispira migliaia di giovani in tuto il mondo: «Lasciatemi dire, con il rischio d’apparire ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d’amore. È impossibile pensare in un rivoluzionario autentico senza questa qualità».

Ernesto Guevara de la Serna, conosciuto come Che Guevara, è stato un combattente rivoluzionario e medico argentino, la cui vita, la condotta e il pensiero, sono diventati paradigmi di milioni di persone.

Fece parte della spedizione dello yacth Granma, ottenne il grado di Comandante, e dopo il trionfo della Rivoluzione, fu nominato Presidente del Banco Nazionale di Cuba e ministro delle Industrie.
Nel 1965 diresse un fronte guerrigliero in Congo.

In Bolivia, nel 1967, cadde prigioniero delle truppe boliviane nella Quebrada del Yuro. Il giorno dopo la sua cattura fu assassinato. I suoi resti furono trovati nel 1997 e inviati a Cuba.


Il Che è morto nel 1967?

 

Ultimo trimestre del 1967. Ad un anno e poche ore dalla commemorazione del centenario dell’inizio delle guerre per l’indipendenza di Cuba, non si conosce ufficialmente dove si trovi, anche se alcuni servizi segreti sono sulle sue tracce.

Vagando nelle profondità della giungla boliviana, lui e le sue scarse truppe hanno perso il contatto con l’Avana. Viene circondato, ferito e fatto prigioniero. L’ordine viene ricevuto. La notizia si diffonde… Il Che è stato assassinato.

La morte di Ernesto Che Guevara de la Serna si è rivelata solo fisica, perché ha portato alla germinazione di uno straordinario immaginario culturale. Il cammino di Guevara è stato spesso paragonato a quello di Gesù Cristo: il Cristo di quest’epoca, ma non divino, marxista.

Dopo la sua caduta, la guerriglia divenne l’immagine di numerosi movimenti popolari in America Latina. Le aspirazioni di Guevara per la rivoluzione continentale dovrebbero essere ricordate.

A livello mondiale, il Che divenne un’icona. Nonostante la sua personalità controversa – idolatrata da molti, e da molti anche perseguita – dopo la sua morte fu ripreso da persone e gruppi di tutto il mondo nelle lotte per la pace e contro l’ingiustizia. Ha accompagnato il maggio 1968 francese e fenomeni socio-politici simili in Occidente. La foto di lui che indossa un berretto e scruta l’orizzonte, scattata da Korda, è la foto più riprodotta al mondo.

La mediatizzazione della figura del Che fu tale che anche le imprese capitaliste la utilizzarono demagogicamente. È stato identificato con il rock e fa parte del sistema di simboli che ha caratterizzato le generazioni dell’ultimo terzo del XX secolo. Dopo la sua morte, anche l’immagine del Che è stata vittima del commercio. In molte occasioni, il significato essenziale della sua eredità è stato riscritto.

Tuttavia, il Che è stato un simbolo culturale e politico di opposizione all’imperialismo. Egli rappresenta l’antisistema, il contro-egemonico, il ribelle….

L’impatto culturale e politico della morte del Che fu di portata planetaria. La sua eredità ravviva costantemente la cultura politica, l’umanesimo, le lotte per l’inclusione sociale e l’uguaglianza, e serve da paradigma per le ideologie di sinistra.

Fonte: CubaSi

Traduzione: italiacuba.it


Cuba ricorda Ernesto Che Guevara 54 anni dopo la sua morte

 

Cuba evoca oggi l’altruismo e riafferma la validità del pensiero rivoluzionario di Ernesto Che Guevara, mentre commemora il 54° anniversario della sua cattura e successivo assassinio in Bolivia.

L’omaggio al Guerrigliero Eroico, come è anche conosciuto qui, si svolgerà in questa occasione principalmente in scenari virtuali a causa della pandemia di Covid-19, ma il ricordo della sua vita e del suo lavoro presiederà le riunioni e porterà anche a discussioni nei centri di lavoro e di educazione in tutta l’isola.

Nella provincia centrale di Santa Clara, che il Che ha contribuito a liberare, il tradizionale scambio di fiori avrà luogo presso il mausoleo che ospita i suoi resti e quelli dei combattenti caduti al suo fianco nella lotta internazionalista boliviana.

La data segna l’inizio del Camilo-Che Day, che durerà fino al 28 ottobre, anche in ricordo del comandante Camilo Cienfuegos, scomparso 69 anni fa.

Il medico Ernesto Guevara sbarcò a Cuba con il leader rivoluzionario Fidel Castro e altri 80 spedizionieri sullo yacht Granma nel 1956 per iniziare la guerriglia nella Sierra Maestra (est) contro la dittatura di Fulgencio Batista (1952-1959).

Dopo il trionfo rivoluzionario del 1° gennaio 1959, fu presidente della Banca Nazionale, direttore del Dipartimento di Industrializzazione dell’Istituto Nazionale di Riforma Agraria e Ministro dell’Industria.

Il Che fu tra i fondatori dell’agenzia di stampa latinoamericana Prensa Latina in un momento in cui il paese caraibico aveva bisogno di difendersi dalle campagne mediatiche contro la nascente rivoluzione cubana.

Nel campo diplomatico, è stato responsabile di diverse missioni internazionali.

Tra il 1965 e il 1967, il guerrigliero argentino-cubano ha combattuto in Congo e in Bolivia, dove è stato catturato e ucciso dall’esercito su ordine della Central Intelligence Agency statunitense.

Fonte: CubaSi

Traduzione: italiacuba.it

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