Operazione Liborio: un altro attentato della CIA alla vita di Fidel Castro

Il 6 novembre 1961, il Ministero degli Interni di Cuba rivelò la neutralizzazione di un vasto piano d’azione dell’organizzazione Movimento Rivoluzionario del Popolo (MRP), mediante il quale la CIA pensava distruggere alcuni dei principali negozi dell’Avana e porre fine alla fine di Fidel

Delfín Xiqués Cutiño www.granma.cu

Il Ministero degli Interni di Cuba rivelò, il 6 novembre 1961, di aver neutralizzato un vasto piano di azioni sovversive che sarebbero state realizzate nel paese da un gruppo di controrivoluzionari appartenenti all’organizzazione Movimento Rivoluzionario del Popolo (MRP), tra le quali c’erano l’incendio dei principali grandi magazzini all’Avana e attentare contro la vita dell’allora Primo Ministro Fidel Castro.

Elementi di questa organizzazione controrivoluzionaria avevano partecipato agli incendi del negozio La Época, dei Ten Cents della calle Monte e quello di Obispo, al sabotaggio della cartiera Puentes Grandes e alla distruzione del negozio El Encanto.

Il clamoroso fallimento sulle sabbie di Playa Girón fece sì che nel quartier generale della CIA a Langley, in Virginia, cadessero teste tra cui quella del suo capo principale Allen Dulles.

Non c’è dubbio che anche a Cuba la controrivoluzione interna aveva ricevuto un duro colpo. Era demoralizzata e disorientata, per cui la CIA, a luglio, inviò l’agente José Pujals Mederos (Ernesto) con la missione di attivare principalmente uno di quei gruppi, l’MRP, guidato da Reynold González e Antonio Veciana (Víctor).

Il 28 luglio, Pujals Mederos si infiltrò in una zona della costa nord della provincia dell’Avana, vicino a Puerto Escondido e poco dopo s’incontrò con Reynold González, Antonio Veciana e Ignacio González de Mendoza (Rufino), rappresentante del MRP per la CIA, il Dipartimento di Stato e il “Consiglio” di Miró Cardona e Tony Varona, ai quali spiegò ampiamente la missione che dovevano compiere.

Pujals Mederos (Ernesto) aveva anche il compito di trasferire a González de Mendoza (Rufino), la richiesta della CIA, di espellere ufficialmente dalle fila dell’MRP il suo attuale capo Manuel Ray, per essersi separato dal Consiglio di Miró Cardona e Tony Varona contro i desideri unitari della CIA.

“Rufino” considerò la richiesta e in un incontro con altri elementi del MRP si approvò la destituzione di Ray, asserendo che prendeva “decisioni” all’estero senza averne previamente parlato con loro”.

Poco tempo dopo, “Rufino” partì per gli USA dove incontrò funzionari della CIA, del Dipartimento di Stato e del “Consiglio” di Miró e Varona. Poi anche “Ernesto” si sarebbe recato nel paese settentrionale e in una delle sue interviste con funzionari della CIA, propose a “Rufino” di fungere da rappresentante dell’MRP lì, cosa che fu accettata.

Rufino informò L’Avana che l’MRP avrebbe dovuto reintegrarsi al Consiglio di Miró e Varona, come unica soluzione per ricevere supporto logistico della CIA. Quando ciò accadde, iniziarono a ricevere denaro, esplosivi ed armi per realizzare le loro azioni criminali sovversive: sabotaggi e attentati.

Quando “Ernesto” tornò a Cuba, iniziò immediatamente a svolgere le missioni che la CIA gli aveva affidato per stabilire nel paese, attraverso sabotaggi e altre attività violente a partire da settembre, una situazione di terrore interno favorevole ai piani di una nuova invasione. Tutte le azioni dovevano culminare con un attentato all’allora Primo Ministro, Comandante in Capo Fidel Castro.

La CIA credeva che al distruggere, per mezzo di sabotaggi, alcuni dei principali negozi dell’Avana, il Governo avrebbe reagito con una manifestazione di protesta davanti al Palazzo Presidenziale, momento di cui avrebbero approfittato per attentare contro Fidel e altri membri dello Stato cubano.

Il sinistro attentato non si realizzò perché il Dipartimento della Sicurezza dello Stato (DSE), una volta a conoscenza del piano di sabotaggio, dispose una rigorosa sorveglianza degli elementi controrivoluzionari, con l’aiuto dei lavoratori e del popolo, che permise la cattura di alcuni dei cospiratori e la fuga di altri, come Antonio Veciana (Víctor), il suo principale organizzatore, che abbandonò il paese il 3 ottobre.

L’appartamento 8-A dell’edificio di Avenida de las Misiones N 29 fu scelto per realizzare l’attentato, sparando con un bazooka da una delle sue finestre che dominava ampiamente la terrazza nord del Palazzo Presidenziale.

Dopo aver sparato con il bazooka era previsto lasciar cadere varie granate a frammentazione da un’altra finestra situata di fronte all’Avenida de las Misiones, che sarebbero esplose nell’area di concentrazione del popolo. Il caos che questo avrebbe prodotto sarebbe bastato affinché gli assassini fuggissero da lì vestiti con uniformi della milizia e dell’Esercito Ribelle che tenevano nascoste insieme con le armi.

La casa era intestata alla cittadina USA, Darling Hoost, fino al novembre 1960, e a dicembre fu ceduta alla cittadina cubana Caridad Rodríguez Aróstegui, suocera di Antonio Veciana.

IL PIANO DI SABOTAGGI

Il piano di sabotaggi, prima dell’attentato al Palazzo Presidenziale, era a carico della Sezione Operazioni Militari dell’MRP. Si sarebbe realizzato a partire dal 29 settembre nei grandi magazzini Nationalizadas, Fin de Siglo, J.Vallés, Ultra, La Época e Sears, oltre che nella caffetteria dell’Hotel Capri.

Quando cercavano di piazzare due ordigni incendiari contenenti materiale esplosivo C-4 nel negozio Fin de Siglo, furono sorpresi e detenuti dalla vigilanza popolare Ernesto Amador del Río (Emilio), Coordinatore Lavoratori Provinciale del MRP, e María de los Angeles Habach (Mery), segretaria di Antonio Reynold González.

Del negozio J. Vallés si occupò Antonio Veciana (Víctor), Responsabile Nazionale dell’Azione e Sabotaggio del MRP, che fornì due ordigni a un controrivoluzionario conosciuto da Raúl, che a sua volta le diede a una coppia che non fu identificata, ma che a causa della vigilanza non potette effettuare il sabotaggio.

Veciana inviò anche a Joaquín Alzugaray, impiegato della caffetteria dell’Hotel Capri, due ordigni incendiari che neanche lui potette posizionare. Fu scoperto e arrestato.

Juan Manuel Izquierdo Díaz (Aníbal), capo Provinciale d’Azione del MRP, fu incaricato di sabotare il negozio Sears. Il 27 settembre, Veciana e Amador del Río contattarono Dalia Jorge Díaz, Finanziera Nazionale del MRP affinché portasse a termine l’azione. Il 29 settembre “Aníbal” la raccolse in macchina e dopo aver fatto due giri intorno al negozio, verso le 5:15 del pomeriggio, prima di porgerle i ordigni ruppe la calamina che la ricoprivano e le attivò. Dalia si diresse al secondo piano dove nascose uno degli ordigni dentro un pezzo di stoffa. Scese al piano di sotto e provò a fare lo stesso, ma fu sorpresa da una dipendente ed arrestata.

Coloro che dovevano collocare gli ordigni nei negozi “Ultra” e “La Época” non riuscirono a farlo e neppure poterono essere identificati.

Di seguito offriamo ai nostri lettori la testimonianza del compagno Raúl Alfonso Roldán, che a quel tempo fungeva da Ufficiale Istruttore per l’Operazione Liborio:

Testimonianza di Raúl Alfonso Roldán, L’Avana, Cuba. Novembre 1994

«…Secondo le nostre indagini, a metà del 1959, Antonio Veciana Blanch -ragioniere e impiegato dell’ex Banco Financiero Nacional, proprietà del magnate Julio Lobo, di cui era il suo uomo di fiducia-, fu reclutato da David Phillips, agente della CIA residente a L’Avana. Quell’ufficiale, che anni dopo arrivò ad occupare alte cariche nella CIA, era a Cuba dal 1958 e copriva le sue attività sotto la copertura di un’agenzia di pubbliche relazioni chiamata “David Phillips Associates”, situata nella calle Humboldt N 106 ufficio 502, Vedado. Era pubblicizzata come l’unica agenzia specializzata nella stampa all’interno del paese. Viveva con sua moglie e quattro figli, nella casa situata in avenida 19-A, N. 21413, Nuevo Biltmore, Marianao».

Dopo il suo reclutamento, Veciana ricevette un intenso addestramento da Phillips nelle seguenti materie: controspionaggio, osservazione, esplosivi, comunicazioni, sabotaggi e propaganda.

I primi lavori realizzati dal recente graduato agente riguardavano “azioni di guerra psicologica”.

Negli ultimi mesi del 1960, Veciana entra a far parte della neonata organizzazione controrivoluzionaria MRP. Phillips aveva orientato a penetrare detto gruppo per integrarlo nel blocco politico che la CIA voleva promuovere, negli USA, al comando di Manuel Antonio de Varona.

Dal suo ingresso, Veciana si convertì nel coordinatore militare dell’organizzazione, facendosi conoscere, da allora, con lo pseudonimo di Víctor. A partire da quell’innesto, le attività terroristiche del gruppo MRP si incrementarono realizzando numerosi sabotaggi, tra cui: gli incendi dei grandi magazzini. La Época, los Ten Cents de la calle Monte y de Obispo, la cartiera de Puentes Grandes e la distruzione del negozio El Encanto.

A metà degli anni ’60, Phillips aveva lasciato Cuba, chiamato dalla sua dirigenza per farsi carico dell’operazione di propaganda sovversiva contro Cuba e aveva lasciato Veciana in contatto con il tenente colonnello Sam Kail, addetto militare presso l’ambasciata USA all’Avana.

Prima di partire, Phillips responsabilizzò il suo pupillo di un progetto delicato: compiere un attentato contro il comandante Fidel Castro. A tal fine, fornì le armi e un appartamento in Avenida de las Misiones n. 29, appartamento 8-A, ottavo piano, esattamente accanto al Palazzo Presidenziale.

Questo appartamento era intestato alla statunitense Darling Hoost, fino al novembre 1960, venendo trasferito, a dicembre, alla cittadina cubana Caridad Rodríguez Aróstegui, suocera di Antonio Veciana.

In questo appartamento furono collocate le armi che sarebbero state utilizzate nell’attentato, accuratamente nascoste in una finta parete di un armadio.

Dopo il fallimento dell’attacco mercenario a Playa Girón, Phillips inviò un emissario, José Pujals Mederos, per attivare il progetto di assassinio, per il quale pianificarono una grande operazione di sabotaggio in tutta l’Avana e quindi forzare un atto pubblico nel Palazzo, che desse loro l’opportunità per commettere il crimine.

Durante questi armeggi, Pujals fu arrestato, dando le prime informazioni sull’Operazione Liborio, che era il nome in codice del piano sovversivo.

Il 16 settembre il G-2 avviò un’operazione che catturò un gruppo del MRP mentre cercava di far circolare, nel paese, una falsa legge governativa con l’obiettivo di sovvertire e confondere la popolazione: legge per mezzo della quale si sarebbe tolta la potestà ai genitori sui propri figli.

A seguito delle misure di sorveglianza che erano state prese nei principali grandi magazzini della capitale, fu arrestata Dalia Jorge Díaz, mentre stava per mettere un ordigno incendiario a Sears, che confessò i piani e informò sulla ubicazione di Juan Manuel Izquierdo.

In quei giorni era stato annunciato il ritorno del presidente Osvaldo Dorticós da un giro nei paesi socialisti, e l’accoglienza che la popolazione della capitale gli avrebbe riservato sulla spianata, a nord del vecchio Palazzo Presidenziale. Quella era la data concordata per l’attentato.

Izquierdo e altri complici furono arrestati. Veciana fuggì dal paese, lasciando nei guai il gruppo dell’appartamento Misiones, che si ritirò dal luogo prima di essere occupato da noi. Lì si trovarono il ​​bazooka, diversi fucili mitragliatori modello 25 di fabbricazione ceca, granate a frammentazione e uniformi della milizia.

Giorni dopo, i principali dirigenti del MRP furono catturati, incluso il suo coordinatore nazionale, Reynold González, e un arsenale di armi fu sequestrato nella casa di sicurezza del gruppo clandestino situata in via 202 n. 2117, quartiere Siboney. Lì furono sequestrati i seguenti materiali: un mortaio da 60 mm con otto obici, una mitragliatrice calibro 30, quattro fucili Garand, tre fucili M-1, quattro mitra Thompson, una grande quantità di materiale esplosivo e munizioni.

Quella fu la fine dell’Operazione Liborio…

Fonti informative:

Giornale Hoy, 7 novembre 1961.

30 anni, Storia della sicurezza cubana, Le regole del gioco.

La guerra segreta. Azione esecutiva, Fabián Escalante Font.


Operación Liborio: otro atentado de la CIA contra la vida de Fidel Castro

El 6 de noviembre de 1961 el Ministerio del Interior de Cuba reveló la neutralización de un amplio plan de acciones de la organización Movimiento Revolucionario del Pueblo (MRP), mediante el cual la CIA pensaba destruir algunas de las principales tiendas de La Habana y acabar con la vida de Fidel

Autor: Delfín Xiqués Cutiño

El Ministerio del Interior de Cuba reveló el 6 de noviembre de 1961 que había neutralizado un amplio plan de acciones subversivas que realizarían en el país un grupo de contrarrevolucionarios pertenecientes a la organización Movimiento Revolucionario del Pueblo (MRP), entre las que se encontraban incendiar las principales tiendas por departamentos en La Habana y atentar contra la vida del entonces Primer Ministro Fidel Castro.

Elementos de esta organización contrarrevolucionaria habían participado en los incendios de la tienda La Época, de los Ten Cents de la calle Monte y el de Obispo, en el sabotaje a la papelera de Puentes Grandes y en la destrucción de la tienda El Encanto.

El estrepitoso fracaso en las arenas de Playa Girón ocasionó que en el headquarters de la CIA en Langley, Virginia, rodaran cabezas, entre ellas la de su jefe principal Allen Dulles.

No hay dudas de que también en Cuba la contrarrevolución interna  había recibido un duro golpe. Estaba desmoralizada y desorientada, por eso la CIA en el mes de julio envió al agente José Pujals Mederos (Ernesto)  con la misión de activar  principalmente a uno de esos grupos el MRP, que dirigían Reynold González y Antonio Veciana (Víctor).

El 28 de julio Pujals Mederos se infiltró por una zona de la costa norte de la provincia de La Habana, próxima a Puerto Escondido y poco después se reunió con Reynold González, Antonio Veciana y con Ignacio González de Mendoza (Rufino), representante del MRP ante la CIA, el Departamento de Estado y el «Consejo» de Miró Cardona y Tony Varona, a quienes explicó ampliamente la misión que tenían  que cumplir.

Pujals Mederos (Ernesto) también tenía la encomienda de trasladarle a González de Mendoza (Rufino), la petición de la CIA, de expulsar oficialmente de las filas del MRP a su actual  jefe Manuel Ray, por haberse separado del Consejo de Miró Cardona y Tony Varona en contra de los deseos unitarios de la CIA.

«Rufino» consideró la solicitud y en una reunión con otros elementos del MRP se aprobó la destitución de Ray, alegando que tomaba “decisiones” en el extranjero sin contar previamente con ellos».

Poco tiempo después “Rufino” partió para Estados Unidos donde se reunió con funcionarios de la CIA, del Departamento de Estado y del “Consejo” de Miró y Varona. Luego “Ernesto” también viajaría al norteño país y en una de sus entrevistas con  funcionarios de la CIA, les propuso a “Rufino”, para que se desempeñara como representante del MRP allí, lo que fue aceptado.

Rufino informó  a La Habana que el MRP debía reintegrarse al Consejo de Miró y Varona, como única solución para recibir apoyo logístico de la CIA. Cuando eso ocurrió comenzaron a recibir dinero, explosivos y armas para realizar sus criminales acciones subversivas: sabotajes y atentados.

Cuando “Ernesto” regresó a Cuba de inmediato comenzó  a cumplir las misiones que la CIA le había dado de establecer  en el país por medio de los sabotajes y otras actividades violentas a partir del mes de septiembre, una situación de terror interno favorable para los planes de una nueva invasión. Todas las acciones debían culminar con un atentado al entonces Primer Ministro, el Comandante en Jefe Fidel Castro.

La CIA pensaba que al destruir por medio de sabotajes  algunas de las principales tiendas de La Habana, el Gobierno reaccionaría con una manifestación de protesta frente al Palacio Presidencial, momento que aprovecharían para atentar contra Fidel y otros integrantes del Estado cubano.

El siniestro atentado no se logró porque el Departamento de Seguridad del Estado (DSE) una vez conocido el plan de sabotajes  dispuso una rigurosa vigilancia sobre elementos contrarrevolucionarios con la ayuda de los trabajadores y del pueblo que posibilitó la captura de varios de los complotados y la fuga de otros, como Antonio Veciana (Víctor), su principal organizador, que abandonó el país el 3 de octubre.

El apartamento 8-A del edificio de la Avenida de las Misiones  N.º 29, fue el escogido para  realizar el atentado, disparando con una bazuca desde una de sus ventanas que dominaba ampliamente la terraza norte del Palacio Presidencial.

Luego de disparar con la bazuca tenían previsto dejar caer varias granadas de fragmentación desde otra ventana situada frente a la Avenida de las Misiones, que explotarían en el área de concentración del pueblo. El caos que esto produciría sería suficiente para que los asesinos lograran escapar de allí vestidos con uniformes de milicias y del Ejército Rebelde que mantenía ocultos junto con las armas.

La vivienda estuvo a nombre de la ciudadana estadounidense, Darling Hoost, hasta noviembre de 1960, y en diciembre se traspasó a la ciudadana cubana Caridad Rodríguez Aróstegui, suegra de Antonio Veciana.

EL PLAN DE SABOTAJES

Del plan de sabotajes antes del atentado al Palacio Presidencial, estaba a cargo de la Sección de Operaciones Militares del MRP. Se realizarían a partir del 29 de septiembre en las tiendas por departamentos Nacionalizadas, Fin de Siglo, J.Vallés, Ultra, La Época y la de Sears, así como en la cafetería del Hotel Capri.

Cuando trataban de colocar dos petacas incendiarias que contenían material explosivo C-4 en la tienda Fin de Siglo, fueron sorprendidos y detenidos por la vigilancia popular, Ernesto Amador del Río (Emilio), Coordinador Obrero Provincial del MRP, y María de los Angeles Habach (Mery), secretaria de Antonio Reynold González.

De la tienda J. Vallés se ocupó Antonio Veciana (Víctor), Responsable Nacional de Acción y Sabotaje del MRP, quien le facilitó dos petacas a un contrarrevolucionario conocido por Raúl, quien a su vez se las entregó a una pareja que no pudo ser identificada, pero que por la vigilancia no pudo consumar el sabotaje.

Veciana también le envió a Joaquín Alzugaray, empleado en la cafetería del Hotel Capri, dos petacas incendiarias que tampoco  pudo colocar. Fue descubierto y detenido.

Juan Manuel Izquierdo Díaz (Aníbal), jefe Provincial de Acción del MRP, fue el encargado de sabotear la tienda Sears.  El 27 de septiembre, Veciana y Amador del Río contactaron con Dalia Jorge Díaz, Financiera Nacional del MRP para que ejecutara la acción.

El 29 de septiembre “Aníbal” la recogió en su auto y luego de dar dos vueltas alrededor de la tienda, aproximadamente a las 5:15 de la tarde, antes de entregarle las petacas, les rompió la calamina que la cubrían y las activó. Dalia se dirigió al segundo piso donde ocultó una de las petacas dentro de una pieza de tela. Bajó a la planta baja y trató de hacer lo mismo, pero fue sorprendida por una empleada y fue detenida.

Los que tenían que colocar las petacas en las tiendas “Ultra” y “La Época” no lo lograron ni pudieron ser identificados.

A continuación ofrecemos a nuestros lectores el testimonio del compañero Raúl Alfonso  Roldán, quien en aquel entonces actuó como Oficial Instructor de la Operación Liborio:

Testimonio de Raúl Alfonso Roldán, La Habana, Cuba. Noviembre de 1994

« …De acuerdo con nuestras investigaciones, a mediados de 1959, Antonio Veciana  Blanch -contador público y empleado del antiguo Banco Financiero Nacional, propiedad del magnate Julio Lobo, de quien era su hombre de confianza-, fue reclutado por David Phillips, agente de la CIA radicado en La Habana. Ese oficial, que años más tarde llegara a ocupar altos cargos en la CIA, se encontraba en Cuba desde 1958 y encubría sus actividades bajo la cubierta de una agencia de relaciones públicas denominada “David Phillips Associates”, ubicada en la calle Humboldt No. 106, oficina 502, Vedado. Se anunciaba como la única agencia especializada en la prensa del interior del país. Residía con su esposa y cuatro hijos, en la casa situada en la avenida 19-A, No. 21413, Nuevo Biltmore, Marianao».

Después de su reclutamiento, Veciana recibió de Phillips una intensa preparación en las siguientes materias: contrainteligencia, observación, explosivos, comunicaciones, sabotajes y propaganda.

Los primeros trabajos realizados por el recién graduado agente, estuvieron relacionados con «acciones de guerra sicológica».

En los últimos meses de 1960, Veciana se incorpora a la recientemente formada organización contrarrevolucionaria MRP. Phillips había orientado a penetrar dicho grupo para integrarlo al bloque político que la CIA quería fomentar en Estados Unidos al mando de Manuel Antonio de Varona.

Desde su ingreso, Veciana se convirtió en el coordinador militar de la organización, dándose a conocer desde entonces con el seudónimo de Víctor. A partir de esa ficha las actividades terroristas del grupo MRP se incrementaron al realizar numerosos sabotajes, entre ellos: los incendios de las tiendas por departamentos. La Época, los Ten Cents de la calle Monte y de Obispo, la papelera de Puentes Grandes y la destrucción de la tienda El Encanto.

A mediados de 1960, Phillips se había marchado de Cuba, llamado por su jefatura para ocuparse de la operación de propaganda subversiva contra Cuba y deja en contacto a Veciana con el teniente coronel Sam Kail, agregado militar de la Embajada estadounidense en La Habana.

Antes de marcharse, Phillips responsabilizó a su pupilo con un delicado proyecto: ejecutar un atentado contra el comandante Fidel Castro. Para  esos  propósitos  facilitó  las armas y un apartamento en la Avenida de las Misiones N.º 29, apartamento 8-A, octavo piso, exactamente a un costado del Palacio Presidencial.

Este apartamento estuvo a nombre de la estadounidense Darling Hoost hasta noviembre de 1960, traspasándose en diciembre a la ciudadana cubana Caridad Rodríguez Aróstegui, suegra de Antonio Veciana.

En este apartamento fueron colocadas, cuidadosamente ocultas en una falsa pared de un closet las armas que utilizarían en el atentado.

Después de fracasado el ataque mercenario de Playa Girón, Phillips envió un emisario, José Pujals Mederos, a activar el proyecto de asesinato, para lo cual planearon una gran operación de sabotajes en toda La Habana y así forzar un acto público en el Palacio, que les diera la oportunidad para cometer el crimen.

En esos trajines, Pujals fue detenido, dando las primeras informaciones sobre la Operación Liborio, que era el nombre clave del plan subversivo.

El 16 de septiembre, el G-2 comenzó un operativo que capturó a un grupo del MRP mientras intentaba hacer circular en el país una falsa ley del gobierno, con la finalidad de subvertir y confundir a la población: ley por medio de la cual se les quitaría la patria potestad a los padres sobre sus hijos.

Como resultado de las medidas de vigilancia que se habían tomado en las principales tiendas por departamentos de la capital, se detuvo a Dalia Jorge Díaz, cuando se disponía a colocar una petaca incendiaria en Sears, quien confesó los planes, e informó la ubicación de Juan Manuel Izquierdo.

Por esos días se había anunciado el regreso del presidente Osvaldo Dorticós de una gira por los países socialistas, y el recibimiento que la población de la capital le efectuaría en la explanada, al norte del antiguo Palacio Presidencial. Esa fue la fecha acordada para el atentado.

Se detuvo a Izquierdo y a otros cómplices. Veciana huyó del país, dejando embarcado al grupo del apartamento de Misiones, el que se retiró del lugar antes de ser ocupado por nosotros. Allí se encontraron la bazuca, varias subametralladoras modelo 25 de fabricación checa, granadas de fragmentación y los uniformes de milicianos.

Días más tarde, se capturó a los dirigentes principales del MRP, incluido su coordinador nacional, Reynold González, y se ocupó un arsenal de armas en la casa de seguridad del grupo clandestino radicada en la calle 202 No. 21I7, reparto Siboney. Allí fueron incautados los siguientes materiales: un mortero de 60 milímetros con ocho obuses, una ametralladora calibre 30, cuatro fusiles Garand, tres, fusiles M-1, cuatro subametralladoras Thompson, gran cantidad de materiales explosivos y municiones.

Ese fue el final de la Operación Liborio…

Fuentes de la información:

Periódico Hoy, 7 de noviembre de 1961.

30 años, Historia de la Seguridad Cubana, Las reglas de juego.

La guerra secreta. Acción ejecutiva, Fabián Escalante Font.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.