Spagna: ambizioni neocoloniali dell’estrema destra fascista

Sergio Rodriguez Gelfenstein, Mision Verdad 12 novembre 2021

L‘Europa sembra plasmare una nuova politica nei confronti dell’America latina e dei Caraibi e dà l’impressione che lo faccia da due punti di vista che indicano la via.

In primo luogo, dal punto di vista della Spagna, a cui danno ragione sacrosanta sul presunto rapporto privilegiato con la regione e, in secondo luogo, lo costruiscono con un’ideologia di ultra-destra e fascista che riprende vecchi concetti superati da tempo e modernità e progresso dei paesi liberi che si sono staccati dalle monarchie europee, al di là del corso che hanno seguito negli ultimi due secoli.

È noto che le oligarchie, emerse dall’impianto del sistema coloniale con repressione, violenza e genocidio di milioni di abitanti originari di queste terre, avrebbero preferito rimanere soggette alle metropoli. Ma è anche vero che alla fine del XVIII secolo e all’inizio del XIX secolo, una pletora di uomini e donne insorse e si batté per emancipare e rendere indipendenti le nazioni emerse dal passato coloniale. Tuttavia, una volta ottenuta l’indipendenza, tali oligarchie si appropriarono dei nuovi Stati per imporre modelli neocoloniali che col passare del tempo portarono a supremazia e controllo degli Stati Uniti sulla regione, ben accolta anche da tali élite arrendevoli e subordinate.

I progressi degli ultimi anni (al di là delle oscillazioni elettorali imposte dalla democrazia rappresentativa) segnati dalle lotte dei popoli generando governi autonomi, difensori della sovranità e dell’integrità territoriale e che rivendicano l’autodeterminazione politica, economica e sociale, lanciavano un monito alla vecchia Europa e, in particolare, alla Spagna, le cui élite indipendentemente dall’orientamento politico proposero per recuperare in ogni modo lo spazio perduto. È quanto emerge dalla Proposta No per Legge (PLN) presentata dai deputati del partito franchista VOX alla Commissione Affari Esteri del Congresso dei Deputati spagnolo, il 26 ottobre. Tale strumento fu posto in discussione da detta Commissione, dopo di che si procederà alla votazione e, pur non avendo alcuna conseguenza formale, indica le posizioni dei partiti politici. In questo caso, VOX costringe gli altri gruppi parlamentari a manifestare su una questione legata a una presunta identità del regno borbonico e chiede che l’ultra-destra imposti la politica dello Stato spagnolo verso l’America Latina e i Caraibi, approfittando dell’atteggiamento codardo e tortuoso dal governo di Pedro Sánchez in materia.

In tale occasione, nella relazione esplicativa del documento in questione, il partito fascista espone quelle che pretendono essere definizioni dell’ordine internazionale sulla base di quello attuale, scaturito dal trionfo dell’occidente e che si caratterizza liberale, è in crisi. Usando Henry Kissinger come paradigma della condizione contraddittoria di un mondo che si frammenta e integra allo stesso tempo, arrivano con lui alla conclusione che il sistema internazionale sarà multipolare e che l’Europa non vu avrà un ruolo rilevante. Finora si potrebbe essere d’accordo nell’analisi, solo che si usa affermare che “l’Ibero-America è una delle principali tappe della competizione globale tra Stati Uniti e Cina” per poi lanciarsi in una lunga filippica sulla presenza della Cina in America Latina in quello che caratterizzano come “fattore geopolitico di disturbo nella regione”. Nella stessa dinamica di analisi del sistema multipolare, valuta molto positivamente il Trattato AUKUS, che emargina l’Europa da qualsiasi ruolo nella lotta dell’occidente contro la Cina, catalogando come irrilevante il ruolo del Vecchio Continente considerando impunita l’espropriazione della Francia dell’importante affare già concluso per la fabbricazione di sottomarini.

In una seconda considerazione, il documento prosegue elogiando edulcorandola la politica britannica da principale alleato degli USA nel continente, sulla base dell’”evento politico più importante nel Regno Unito in questo secolo, l’uscita dakl’Unione Europea”. Secondo il documento, la posizione della Gran Bretagna le consente di “rivendicare lo status di potenza”. È evidente che l’estrema destra scommette sulla frammentazione dell’Europa basata su un discorso nazionalista e xenofobo tipico del fascismo. Tuttavia, tale diffusa invettiva a favore del Regno Unito è uno strumento per “dimostrare” che in larga misura tale condizione di potere è data dalla creazione del Commonwealth che chiama “famiglia delle nazioni” che gli permette di avere presenza effettiva in tutto il pianeta e, ad esempio, essere attore di primo piano nella gestazione del Trattato di Aukus, coll’Australia, ex-colonia britannica, che valuta egualmente Canada, Nuova Zelanda e Sudafrica.

Tale argomentazione serve solo come supporto alla vera proposta, recuperare il concetto di Ibero-America e trasformarlo nell’asse della politica estera spagnola verso la Nostra America come proclamato nell’articolo 56.1 della Costituzione del monarchia spagnola e confermato dalla “Strategia di azione politica della Spagna” basata su una presunta congiunzione di valori, interessi e priorità. Va detto che tale strategia mira a “capitalizzare i legami storici, umani, economici, politici e di solidarietà coi Paesi dell’America Latina per rafforzare la sua presenza e contribuire attivamente allo sviluppo della regione”. In altre parole, ricolonizzare i nostri Paesi con altri strumenti e mezzi. Per raggiungere tale obiettivo, propongono di rilanciare le Conferenze Iberoamericane con riunioni al vertice e dei ministri degli esteri. L’estrema destra spagnola lamenta l’inefficacia di quei meccanismi sulla cooperazione che è pari alla presenza economica e commerciale europea e spagnola nella regione. Curiosamente, si deplora che “non sia contemplata la cooperazione su sicurezza e difesa, il che praticamente le priva di ogni rilevanza geostrategica”.

Tutto ciò li porta a concludere che ciò avviene a causa della mancanza di consapevolezza collettiva su cosa sia l’Hispanidad, evidenziando che il loro Paese non ha saputo lottare contro la “leggenda nera” che ha diffuso il discorso volto a “minare i nostri legami coi Paesi fratelli a proprio vantaggio”. Lo dicono, come se la Spagna non avesse voluto stabilire quei rapporti con lo stesso obiettivo. Confuta poi l’uso del concetto “America Latina” anche nella stessa documentazione ufficiale spagnola, il tutto frutto di interessi di parte nella gestione dei legami con la regione, secondo la diffamazione preparata da VOX. I fascisti spagnoli accusano di questa situazione personalità e autorità latinoamericane che, secondo essi, hanno negato l’eredità spagnola e la costruzione di un “infame discorso di ripudio dell’opera della Spagna” caratterizzato dalla “demolizione di statue di scopritori, conquistatori ed evangelizzatori spagnoli, soppressione della festa del 12 ottobre, o folli evocazioni indigene, [che compongono] alcuni degli eventi che segnarono questa tendenza inaccettabile”. Ma ciò che risentono di più è “la corrente di espansione dei regimi del modello ‘bolivariano’, un modello incompatibile con un’America ibero-americana che marcia sulla via del progresso”. Allo stesso modo, l’irritazione dovuta a ciò che chiama il potenziale dominio politico che emerge dalla crescente presenza nella regione della Cina, che descrive come “potere tiranneggiato da un unico partito comunista”. Concludono proponendo di promuovere l’ispanismo, stabilire un’associazione coi loro alleati in America, promuovere un piano di cooperazione con la cosiddetta “Ibero-America” e tornare alla celebrazione dei Vertici Iberoamericani.

Di fronte a tale nuovo tentativo coloniale nel 21° secolo, sarebbe importante dire alcune cose:

– È un’assurdità totale e aberrazione storica cercare di stabilire un parallelo tra la colonizzazione iberica del Sud America e quella dei Paesi del nord Europa nella zona settentrionale. Sebbene tutti fossero uguali per barbarie, criminalità, genocidio dei popoli nativi e impianto di schiavitù, gli spagnoli e i portoghesi che arrivarono in America furono avventurieri, assassini, criminali e detenuti che si recarono in queste terre solo per fame. Erano per la stragrande maggioranza uomini che resero lo stupro delle donne un diversivo basato sulla forza. Non diedero contributi all’economia, a società o Stato. Erano anche cattolici al tempo della selvaggia Santa Inquisizione.

– Quando più di 100 anni dopo i colonizzatori europei (principalmente inglesi, scozzesi, olandesi e francesi) arrivarono con le loro famiglie, formarono società stabili. L’Europa viveva i prolegomeni del mercantilismo, quindi istituzioni come banca, mercato e dogana strutturavano le basi per la costruzione di Stati istituzionalmente sani che gettavano le basi del modello capitalista avanzato per l’epoca rispetto al feudalesimo retrogrado che paralizzava il sviluppo delle forze produttive e che fu attuato da Spagna e Portogallo nel sud del continente.

– Sebbene dopo l’indipendenza, USA e Gran Bretagna abbiano combattuto una guerra nel 1812-1814, da lì si stabilirono rapporti armoniosi tra Spagna e sue ex-colonie, al punto che a metà del XIX secolo la Spagna ancora non riconosceva le nuove repubbliche emerse dalle guerre di indipendenza. In questo senso, non c’è identità ispanica da promuovere, perché in generale la Spagna fece ben poco per i popoli d’America.

– Anche se è vero che la proposta ntegrazionista di Bolívar mirasse alla creazione di un’unione di “ex-repubbliche ispanoamericane”, non lo fece per attaccamento a un’identità di cui sospettava, ma perché così generò un’identità proprio da cui escludeva gli Stati Uniti, per le mire imperialiste che già si profilavano, e ilBrasile, che era ancora una monarchia, regime che Bolívar disprezzava. La Spagna fu definitivamente sconfitta militarmente in Sud America nel 1824 dopo una guerra brutale durata un decennio e mezzo e più di 330 anni di selvaggio colonialismo la cui opera maggiore furono genocidio e saccheggio. Difficilmente si può parlare di “eredità spagnola” e del lavoro della Spagna in America come positiva.

– Ultimamente, alcuni capi spagnoli divennero dei teppisti al servizio del capitale. Ricordo che quando lavoravo come Direttore delle Relazioni Internazionali per la Presidenza del Venezuela, l’ex-presidente spagnolo Felipe González chiese di incontrare il Comandante Chávez, ma chiese di essere ricevuto di notte e di nascosto (letteralmente). Veniva dal milionario messicano Carlos Slim per fare un’offerta per la compagnia telefonica venezuelana, in via di recupero da parte dello Stato. Chávez respinse la proposta e il messaggero divenne un nemico convinto dei venezuelani, ad eccezione di certi criminali come lui, nati in questo Paese ma che vivono nel suo Paese. Né c’è un’eredità o opera di cui qualcuno possa essere orgoglioso nel presente.

– La Costituzione del Venezuela del 1999, nel suo articolo 153, continua a menzionare l’Ibero-America come regione con cui saranno privilegiati i rapporti. Sebbene l’America Latina non includa la Spagna, tale articolo comporta una contraddizione perché in una sua parte si afferma che “la Repubblica promuoverà e favorirà l’integrazione latinoamericana e caraibica”, il che è in contrasto con quanto sopra. Sicuramente, quella parola fu introdotta di nascosto da Miquilena e dai suoi scagnozzi, come denunciato dallo stesso Comandante Chávez il 10 gennaio 2007 nell’atto di giuramento all’Assemblea nazionale per il 2007-2013. C’era chi, all’epoca, rilevò e denunciò questa aberrazione, ma non fu ascoltato.

In generale, il nostro modello economico, politico e sociale, per caso, è lontano da quanto auspicato dall’estrema destra fascista, tra l’altro perché ogni sei anni eleggiamo il nostro Capo dello Stato, cosa che gli spagnoli non hanno mai fatto, se non nel breve periodo repubblicano.

Traduzione di Alessandro Lattanzio
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