Cinque motivi per cui la sinistra ha vinto in Venezuela

Leonardo Flores, Orinoco Tribune 22 novembre 2021

Queste elezioni dovrebbero informare l’amministrazione Biden che continuare a sostenere il MUD, e in particolare, la finzione Guaidó “presidente ad interim”, è fallito. Per la prima volta in quattro anni, tutti i principali partiti di opposizione in Venezuela partecipavano alle elezioni. Per la quinta volta in quattro anni, la sinistra ha vinto in maniera schiacciante.

Gli elettori hanno eletto 23 governatori, 335 sindaci, 253 legislatori statali e 2471 consiglieri comunali. Il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) al governo ha vinto almeno 19 dei 23 governatorati (una gara rimane da decidere) e il sindaco di Caracas nelle “mega-elezioni” del 21 novembre. Dei 335 sindaci, il conteggio dei voti fu completato in 322, col PSUV e la sua coalizione che ne hanno presi 205, le coalizioni di opposizione 96 e altri partiti 21. Oltre 70000 candidati si erano proposti per questi 3.82 uffici e il 90% dei voti fu contato e verificato a poche ore dalla chiusura delle urne. L’affluenza alle urne fu del 42,2%, undici punti in più rispetto alle elezioni parlamentari dello scorso anno.

Ecco perché ha vinto il chavismo, il movimento della rivoluzione bolivariana del Venezuela:

1. Buon governo in materia di salute, alloggio e cibo. Le politiche sanitarie del Venezuela in risposta al Covid-19 furono esemplari. L’aspettativa negli Stati Uniti era che il coronavirus avrebbe travolto il sistema sanitario venezuelano, devastato da anni di sanzioni. Eppure, per milione di abitanti, il Venezuela registrava 15000 casi e 180 morti. Per confronto, le cifre negli Stati Uniti sono 146000 casi/milione e 2378 morti/milione, quelle brasiliane 103000 e 2854 e colombiane 98000 e 2481. A differenza delle immagini che viste in Ecuador o Bolivia, non c’erano cadaveri lasciati per le strade, né obitori straripanti come a New York. Sugli alloggi, negli ultimi dieci anni il governo venezuelano ha costruito 3,7 milioni di case per famiglie della classe operaia, la maggior parte costruite e consegnate dall’Amministrazione Maduro durante le sanzioni. Per quanto micidiali siano le sanzioni, le cose sarebbero significativamente peggiori se non fosse per il programma sociale più importante del Venezuela negli ultimi cinque anni: i CLAP. Si tratta di scatole di cibo e altre necessità, alcune prodotte localmente, confezionate e distribuite dalle comunità stesse. Sette milioni di famiglie venezuelane ricevono scatole CLAP ogni mese, su un Paese di 30 milioni di persone. Questo programma non solo fu determinante per nutrire il popolo, ma ha rinvigorito la base del chavismo e ricollegato il governo alla base dopo la sconfitta del PSUV alle elezioni legislative del 2015.

2. La situazione economica migliora. Secondo un sondaggio dell’agosto 2021 del sondaggista dell’opposizione Datanálisis, il 50% dei venezuelani ritiene che la vita sia migliorata rispetto all’anno o due precedenti. Nonostante le sanzioni che causavano un calo del 99% delle entrate del governo, l’economia venezuelana si stabilizza. L’inflazione è scesa a una cifra per la prima volta in quattro anni. Credit Suisse prevede una crescita del 5,5% nel 2021 e del 4,5% nel 2022. La produzione di petrolio ha raggiunto il picco in 18 mesi a ottobre, aiutata dall’accordo commerciale coll’Iran.

3. La sinistra è unita (soprattutto). Il PSUV non ha vinto le elezioni da solo, è unito ad altri 8 partiti di sinistra nella coalizione GPP (Grande Polo Patriottico). Lo stesso PSUV ha tenuto le primarie interne ad agosto, l’unico partito a farlo. Oltre la metà dei candidati del GPP erano donne, il 52%, mentre un altro 43% erano giovani. Complessivamente, il 90% dei candidati non aveva ricoperto incarichi prima, suggerendo un rinnovamento del partito alla base. Tuttavia, questo segna la seconda elezione consecutiva in cui la sinistra non era completamente unita. Una coalizione che includeva il Partito Comunista del Venezuela gestiva i propri candidati. Questi partiti ottennero meno del 3% dei voti alle elezioni parlamentari del 2020 e la loro decisione di candidarsi separatamente sembra non aver avuto alcun impatto sulle elezioni governative.

4. L’opposizione è divisa. Mai conosciuta per l’unità, l’opposizione venezuelana ha subito una grande spaccatura a causa di alcuni partiti che optavano per il boicottaggio delle elezioni e tentato di rovesciare il governo, mentre altri preferivano una via democratica. Nonostante i maggiori partiti partecipi a queste elezioni, l’opposizione era divisa in due principali coalizioni, MUD (Tavola Rotonda dell’Unità Democratica) e Alleanza Democratica. La stragrande maggioranza dei 70000 candidati è all’opposizione e candidata gli uni contro gli altri in quasi tutte le elezioni. Delle 23 cariche governative, sei furono vinte da candidati del PSUV con meno del 50% dei voti e con meno di sei punti di vantaggio: una maggiore unità tra MUD e Alleanza Democratica avrebbe fatto la differenza. Un conteggio dei voti nelle elezioni di governatori e sindaco di Caracas mostra che la coalizione del PSUV ha preso il 46% dei voti, col resto diviso tra le varie opposizioni. Un’opposizione unita poteva vincere in Venezuela, ma “opposizione unita” è un ossimoro.

5. L’opposizione è profondamente impopolare. Mentre si parla molto della presunta mancanza di sostegno al Presidente Maduro (i milioni di voti ottenuti dal suo partito non saranno mai riconosciuti dagli Stati Uniti), è meno noto che l’opposizione è profondamente impopolare. Ecco i voti di disapprovazione per alcuni capi dell’opposizione: Juan Guaidó, 83% di disapprovazione; Julio Borges (“ministro degli Esteri” di Guaidó), 81%; Leopoldo López (mentore di Guaidó e mente dei tentativi golpisti), 80%; Henry Ramos Allup (vecchio capo dell’opposizione), 79%; Henrique Capriles (perdente alle elezioni presidenziali 2012 e 2013), 77%; e Henri Falcón (perdente alle elezioni presidenziali del 2018), 66%. Tutti questi, tranne Falcón, fanno parte del MUD.

La coalizione MUD per anni sostenne di rappresentare la maggioranza, un’affermazione che non poteva essere verificata con la sua strategia del boicottaggio elettorale. Tuttavia, il suo ritorno al processo elettorale segnò solo un aumento di dieci punti nell’affluenza alle urne rispetto al 2020. Inoltre, il MUD si posizionava al di sotto di altri partiti di opposizione in 9 dei 23 Stati e a Caracas. Il MUD vinse solo uno dei tre governatorati presi dall’opposizione. Ciò sarà dovuto in parte al diffuso rifiuto delle sanzioni statunitensi. Il MUD ripetutamente approvava le sanzioni mortali nonostante il 76% dei venezuelani le respinga.

Il MUD gode del sostegno politico, finanziario e logistico USA ed UE, mentre membri di altri partiti di opposizione furono denunciati e sanzionati dagli USA per aver negoziato coll’amministrazione Maduro. Queste elezioni indicano all’amministrazione Biden che continuare a sostenere il MUD, e in particolare, la finzione di Guaidó “presidente ad interim”, è una politica fallita.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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