Un film che tocca l’anima dei cubani

Il giovane attore Gabriel Wood Barranco, sicuro che El Mayor «è un film che tocca l’anima dei cubani», e che interpreta il personaggio del brigadiere Julio Sanguily, ha detto che la vigenza del pensiero di Agramonte è una delle principali realtà di qust produzione che compete nella categoria dei Lungometraggi di Fiction nel 42º Festival Internazionale del Nuovo Cinema Latinoamericano.

«Un film che apporta la storia della Patria è sempre gradito dal pubblico», ha sottolineato.

«Coloro che sono protagonisti delle nostre gesta di liberazione vanno studiati con maggior profondità. Non dobbiamo restare solamente ai libri. Si tratta d’andare più in là e scoprire l’essenza di queste grandi figure della storia di Cuba, cercare nella loro umanità per vedere che siamo uguali a loro in epoche distinte, difendendo lo stesso».

Precisamente per interpretare il suo ruolo nel film, a Wood Barranco non è bastato quanto aveva appreso a scuola, ma si è nutrito, ha letto, ha indagato nelle biblioteche e soprattutto attraverso epistolari, per uscire dagli schemi e da idee pre concepite.

Il suo obiettivo non era «incarnare l’eroe, ma l’uomo che fu Sanguily», ricordato –nonostante i suoi meriti personali– per aver dato luogo a una delle più coraggiose azioni della Guerra dei Dieci Anni, il suo riscatto al comando d’Ignacio Agramonte, nell’ottobre del 1871, uno dei momenti di riferimento nella produzione audiovisiva e che da fede «dell’amicizia tra i due e del decoro di El Mayor».

Per l’artista, inoltre, oltre che «un gran piacere», partecipare a questo film è stato un onore e un grande impegno come attore, perchè è stata necessaria una preparazione extra apprendere, con il resto del cast a montare a cavallo e combattere usando il machete come arma, così come facevano i mambì.

Per questo abbiamo contato con una consulenza miliatre e storiografica Nel caso specifico del suo personaggio, Wood Barranco racconta che studiando lo ha potuto vedere come«un uomo di carne e ossa, che sofferse molto. Ricevette una pallottola nella caviglia che non gli permetteva di muovere l’articolazione del piede, per cui gli avevano costruito una protesi per tenere dritta la gamba e poter montare a cavallo e combattere». La protesi dell’attore era larga e per aggiustarla, ha narrato, poneva pietre nella scarpa per sentire di più la sensazione di molestia al camminare.

«È stata un’esperienza che ricorderò sempre. Lavorare con Rigoberto López è stato speciale, così come con i grandi attori che sono intervenuti nella pellicola. Tutti hanno svolto una gran lavoro», ha sottolineato.

Dopo il piacere della visione della pellicola in un’occasione così importante e dopo un dialogo con gli spettaorii , Gabriel Wood Barranco assicura che «sempre si possono migliorare molte cose. Si dev’essere esigenti ma sono soddisfatto.

La prima proiezione nel Festival è stata impressionante

Quando è terminata c’è stato un grande silenzio nella sala e ho pensato tutto restava lì, ma subito il pubblico è scoppiato negli applausi.

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