Cuba, diritti umani e il culto alla piena dignità

A Cuba c’è molto di questo reale meraviglioso di avvenimenti che, ben analizzati, si potrebbero definire totali prodezze, ma che a forza di ripetersi non vediamo come privilegi.

Yeilén Delgado Calvo

La poesia del quotidiano è la più diffusa e senza dubbio la più difficile da percepire.

Ci sono fatti la cui grandezza resta nell’anonimato, naturalizzata dalla quotidianità.

A Cuba c’è molto di questo reale meraviglioso di avvenimenti che, ben analizzati, si potrebbero definire totali prodezze, ma che a forza di ripetersi non vediamo come privilegi.

Non smettono d’essere valide le referenze perchè molto citate: le bambine e i bambini in uniforme sia nella città convulsa che nelle campagne dall’aurora silenziosa, i neonati per i quali non si risparmia nessuna risorsa, le malattie sradicate, la tranquillità delle strade…

Il diritto alla vita e al suo rispetto sta nel nucleo di un progetto di paese che dimostra una e un’altra volta, negli sforzi d’uscire dalla pandemia senza abbandonare la popolazione vulnerabile, nei milioni di persone già immunizzate con vaccinazioni proprie e soprattutto nella difesa a oltranza di un sistema diverso, lontano dalla barbarie capitalista dal si salvi chi può e dalla mancanza di radici e di memoria.

Lo aveva già detto Fidel quando appena iniziava l’anno 1959: «La Rivoluzione Cubana si può sintetizzare come un’aspirazione di giustizia sociale nella più piena libertà e nel massimo rispetto dei diritti umani».

E l’Isola è stata fedele a questa vocazione redentrice, dentro e fuori dai sui limiti geografici, con l’esempio e con l’azione.

Nonostante quello che la democrazia occidentale pretende d’erigere come modello e la sua retorica d’inganno e doppia morale, nessun onesto può negare l’impatto della solidarietà cubana in migliaia di vite umane nel mondo, nè la nobiltà dei suoi propositi.

Ogni giorno quando Cuba si alza il blocco del Governo USA è sempre lì come una gigantesca e atroce violazione dei diritti umani che alcuni s’impegnano a non riconoscere.

Il contesto è difficile e le sfide tremende, l’opera è perfettibile ma l’orizzonte è illuminato da un culto superiore: la piena dignità di donne e uomini.

 

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