La storia di come “El Nacional” passò ad essere un media di destra

Il quotidiano venezuelano El Nacional è uno dei media anti-chavisti che si è assunto come bastione dell’opposizione da quando le corporazioni mediatiche l’imperialismo e i grandi poteri economici decisero adottare una linea dura contro la Rivoluzione bolivariana.

Tuttavia, non sempre ebbe questa visione e narrazione di destra. Infatti, fin dalla sua fondazione, nel 1943, si è convertì in uno dei punti di riferimento del giornalismo e della lotta per la democrazia riuscendo, persino a essere un faro per i movimenti di sinistra che prima si batterono contro l’autoritarismo e, poi, contro i governi del Patto di Punto Fijo che tradirono il grande conglomerato di partiti e movimenti che si unirono contro l’ultima dittatura militare del paese, quella di Marcos Pérez Jiménez.

E fu anche un punto di riferimento culturale in quanto ne El Nacional confluirono personaggi della vita artistica che contribuirono a delineare l’attività culturale in Venezuela. Vale la pena notare che da quel giornale passarono scrittori di spicco come Arturo Uslar Pietri, Oscar Guaramatos, Miguel Otero Silva, tra altri, essendo quest’ultimo uno dei suoi direttori e fondatori più importanti per il suo peso nel mondo narrativo del paese.

LA VIRATA DI EL NACIONAL

Di tutti i processi per cui è passato questo giornale venezuelano, uno dei più noti è stato il cambiamento radicale nella sua narrazione e dirigenza più di 60 anni fa. Quali elementi intervennero affinché succedesse questo cambio di paradigma in un momento in cui si definivano i processi politici a livello locale, regionale e globale?

Di recente, la BBC ha pubblicato una nota che rivela, tanti anni dopo, “l’operazione segreta britannica dietro il boicottaggio del principale quotidiano venezuelano in piena Guerra Fredda”.

“Documenti declassificati, tra il 2019 e il 2020, ottenuti da BBC Mundo rivelano che questa operazione fu creata e orchestrata dai servizi di intelligence britannici, che cercavano di indebolire il giornale, che segnalavano simpatizzare con il comunismo”, afferma il media.

Il cambiamento radicale avvenne nel 1963 quando El Nacional, principale quotidiano dell’epoca, informò il paese che, dopo un cambiamento tra i suoi azionisti, ora avevano un nuovo presidente, un nuovo consiglio di amministrazione, un nuovo direttore e nuovi statuti redazionali. Come  realizzarono questo cambio?

Il risaltabile di questo fatto storico per il giornalismo venezuelano e per la cultura in generale non fu l’evento in sé, ma l’operazione chirurgica che ci fu dietro, le motivazioni, i fattori esterni che intervennero, il contesto e ciò che rappresentò per il futuro della società, così come ciò, che fino a quel momento, definiva quel giornale.

BREVE CONTESTO

Il cambiamento nella narrativa e nella diregenza di El Nacional fu la chiusura di un processo iniziato qualche anno prima, e al quale parteciparono agenti diplomatici, politici, poteri economici e servizi segreti britannici (e il rapporto deduce che, pure, USA), che è forse uno degli elementi che stupisce di più, perché non era uno spazio naturale in cui si sviluppava, ma che sì era possibile mentre il contesto della Guerra Fredda lo permetteva.

Per capire un po’ la manovra bisogna collocarsi nel contesto del mondo bipolare del XX secolo, in cui ogni terreno, tanto fisico che intellettuale e culturale, era un territorio conteso dai due grandi assi di potere che esercitavano maggior influenza sul mondo di allora.

Oltre al contesto globale, in Venezuela  confluivano altri processi che rendevano ancora più complesso il panorama.

In primo luogo, il malcontento sociale, tra l’altro, provocò l’emergere di guerriglie durante la Quarta Repubblica e un periodo di violenza che penetrò in tutti i settori della società. In secondo luogo, questa violenza raggiunse anche le sfere culturali, che naturalmente e storicamente erano dominate dalla sinistra.

Ovviamente, qualsiasi elemento che facesse da portavoce a quelle idee rivoluzionarie o che non avessero consonanza con i governi asserviti agli USA costituivano uno scoglio, sia per gli interessi locali che stranieri. È così che El Nacional costituì un pericoloso veicolo di idee per il potere dominante.

In realtà, la campagna era orientata contro Fidel Castro e la Rivoluzione Cubana, l’unico faro rivoluzionario nella regione per molto tempo, fino a quando non si aggiunsero altri processi progressisti.

COME OTTENNERO IL CAMBIO DI PARADIGMA

Il governo britannico si propose soffocare il giornale mediante la strategia di tagliare il flusso di risorse e fonti di finanziamento, che naturalmente erano gli annunci pubblicitari per i quali riceveva gran parte del denaro.

“L’anno scorso, con mezzi contorti, questo ufficio persuase le principali organizzazioni economiche, qui, che smettessero di pubblicare avvisi in “El Nacional”. Ciò costrinse il giornale – il più grande del Venezuela con proprietari e personale comunista – ad abbandonare la sua campagna a favore dell’espropriazione di società straniere e l’agitazione comunista”, afferma la BBC su un rapporto segreto di Leslie Boas che, a quel tempo, era primo segretario dell’Ambasciata del Regno Unito a Caracas.

Secondo la BBC, Boas era l’incaricato, a Caracas, dell’Information Investigation Department (IRD), dedito ai compiti di propaganda ed influenza negli anni ’60 ma, inoltre, raccoglieva informazioni su gruppi e personalità pro-comunisti.

Quali metodi applicarono per far sì che le società  smettessero di pagare la pubblicità? Ebbene, la solita strategia imperiale: l’estorsione, manovra iniziata nel 1961.

“Per telefono, con lettere anonime, con minacce e calunnie come armi, cercano di fare pressione sulle società commerciali affinché ritirino i loro annunci dalle pagine del nostro giornale”, pubblicò il giornale in quell’opportunità.

Oltre al fatto che le aziende USA ritirarono la pubblicità dal giornale, che costituiva un grande afflusso di denaro, la borghesia creola, le grandi aziende venezuelane e il potere economico locale, nonché altri media che fungevano da concorrenza, si unirono al boicottaggio contro El Nacional, fino a ottenere di stravolgere la linea editoriale.

“Insieme a società USA come Sears, General Electric, Pan American, Standard Oil (Creole), che ritirarono gli annunci dal giornale, si allinearono le più importanti società di capitali venezuelane come le società del Grupo Mendoza, Electricidad de Caracas, la Vollmer, la banca, ecc., determinati a fargli cambiare la sua linea informativa”, ha scritto Boas.

PERCHÉ IL GOVERNO BRITANNICO?

Secondo le dichiarazioni di Rory Cormac, professore di Relazioni Internazionali all’Università di Nottingham, nel Regno Unito, alla BBC, sebbene apparentemente non ci fosse alcun motivo diretto perché il governo britannico attaccasse un media di circolazione venezuelano, gli inglesi  cercavano un modo per sostenere gli USA di fronte al pericolo che significava il consolidamento di un governo di sinistra con le potenzialità del Venezuela per la regione. L’iniziativa fu un atto servile agli interessi imperiali dell’Occidente nel contesto del mondo bipolare.

Per il professore c’era anche un’altra motivazione e “aveva a che fare con le opportunità di business che stavano sorgendo nella regione”.

Farla finita col comunismo rappresentava una porta aperta per gli affari e gli investimenti in paesi come Brasile e Venezuela, che si stavano “sviluppando” in quel periodo.

Ciò che sorprende, a questo punto, persino lo studioso di operazioni segrete britanniche realizzate dalla fine della II Guerra Mondiale, è che abbiano utilizzato il servizio di spionaggio inglese, M16, per operazioni in questo continente, poiché generalmente era la CIA che si occupava della regione.

Quello che è successo dopo è storia. Il mancato apporto di risorse per la pubblicità determinò una lenta morte del quotidiano fino al totale rinnovamento della sua dirigenza e della redazione. Si stima che El Nacional perse circa 3 milioni di dollari che, ovviamente, si notò dalla diminuzione delle tirature e riduzione del numero di pagine.

“(…) le provocazioni sortirono un effetto devastante nei primi istanti e causarono che un numero considerevole di case commerciali ritirò i propri annunci da questo giornale intimorite dal terrorismo verbale dei ricattatori”, riporta la BBC di una pubblicazione del quotidiano all’inizio degli anni ’60.

Il cambio nella narrazione si diede, infine, con l’uscita di Miguel Otero Silva da El Nacional, scrittore legato a testate di sinistra come il settimanale umoristico El morrocoy azul, tra altri, ricordato per le sue aspre critiche ai governi dell’epoca. E il cambiamento era prevedibile poiché il nuovo direttore, Raúl Valera, era socio di uno studio legale che rappresentava gli interessi del magnate USA Nelson Rockefeller in Venezuela.

Paradossalmente, con tutti i danni che fecero a El Nacional, detto media continua ad essere allineato agli interessi imperiali che bloccano il Venezuela. Sebbene non fu la CIA o il Dipartimento di Stato USA, fu lo stesso meccanismo di estorsione applicato dall’intelligence britannica.

Questi meccanismi di interventismo da parte del Regno Unito e dell’Occidente hanno un correlato attualmente ma attraverso meccanismi diversi. Gli inglesi continuano a cercare di stravolgere la narrazione attraverso l’iniezione di risorse.

Quest’anno, Declassified UK ha pubblicato un’indagine in cui rivela il finanziamento di settori del giornalismo per “influenzare le agende mediatiche locali e nazionali” venezuelane.

“Il progetto per influenzare l’agenda mediatica in Venezuela viene promosso attraverso il Conflict, Stability and Security Fund (CSSF). Nel suo statuto, il governo britannico descrive il Fondo come uno strumento che supporta i progetti all’estero configurati per affrontare il conflitto e l’instabilità che minacciano gli interessi del Regno Unito”, segnala un’indagine di questa tribuna.

Come si può osservare, i meccanismi imperiali per imporre la narrativa e cambiare governi non compiacenti sono gli stessi, in circostanze diverse. Il ruolo delle agenzie di intelligence occidentali spesso coinvolgono questo tipo di storie che possono distorcere la storia contemporanea di un’organizzazione o addirittura di un paese.


LA HISTORIA DE CÓMO “EL NACIONAL” PASÓ A SER UN MEDIO DERECHISTA

 

El diario venezolano El Nacional es uno de los medios de comunicación antichavistas que se ha asumido como bastión de la oposición desde que las corporaciones mediáticas, el imperialismo y grandes poderes económicos decidieran adoptar una línea dura contra la Revolución Bolivariana.

Sin embargo, no siempre tuvo esta visión y narrativa de derecha. De hecho, desde su fundación, en 1943, se convirtió en uno de los referentes del periodismo y de la lucha por la democracia, logrando, incluso, ser un faro para los movimientos de izquierda que primero lucharon contra el autoritarismo y, posteriormente, contra los gobiernos del Pacto de Punto Fijo que traicionaron el gran conglomerado de partidos y movimientos que se unieron contra la última dictadura militar del país, la de Marcos Pérez Jiménez.

Y es que fue también un referente cultural en tanto que en El Nacional confluyeron personajes de la vida artística que contribuyeron a delinear el quehacer cultural en Venezuela. Vale destacar que por ese diario pasaron escritores destacados como Arturo Uslar Pietri, Oscar Guaramatos, Miguel Otero Silva, entre otros, siendo este último uno de sus directores y fundadores más destacados por su peso en el mundo narrativo del país.

EL VIRAJE DE EL NACIONAL

De todos los procesos por los que ha pasado este diario venezolano, uno de los más notorios fue el del cambio radical en su narrativa y directiva hace más de 60 años. ¿Qué elementos intervinieron para que sucediera este cambio de paradigma en un momento en el que definían procesos políticos a nivel local, regional y global?

Recientemente, la BBC publicó un nota en la que se revela, tantos años después, “la operación secreta británica detrás del boicot al principal periódico de Venezuela en plena Guerra Fría”.

“Documentos desclasificados entre 2019 y 2020 obtenidos por BBC Mundo revelan que esta operación fue creada y orquestada por los servicios de inteligencia británica, que buscaban debilitar al diario, al que señalaban de tener simpatías con el comunismo”, refiere el medio.

El cambio radical ocurrió en 1963 cuando El Nacional, principal diario en esa época, informó al país que, tras un cambio entre sus accionistas, ahora tenían un nuevo presidente, una nueva junta directiva, un nuevo director y unos nuevos estatutos de la redacción. ¿Cómo lograron que se diera este cambio?

Lo resaltable de este hecho histórico para el periodismo venezolano y para la cultura en general no fue el suceso en sí, sino la operación quirúrgica que estuvo detrás, las motivaciones, los factores externos que intervinieron, el contexto y lo que representó para el devenir de la sociedad, así como lo que definió a ese diario hasta entonces.

BREVE CONTEXTO

El cambio en la narrativa y directiva de El Nacional fue el cierre de un proceso que empezó unos años antes, y en el que participaron agentes diplomáticos, políticos, poderes económicos y el servicio de inteligencia británico (y el reporte infiere que asimismo el estadounidense), que tal vez sea uno de los elementos que más sorprenda, debido a que no era un espacio natural en el que se desenvolviera, pero que sí era posible en tanto que el contexto de la Guerra Fría lo permitía.

Para entender un poco la maniobra hay que situarse en el contexto del mundo bipolar del siglo XX, en el que cada terreno, tanto físico como intelectual y cultural, era un territorio en disputa por los dos grandes ejes de poder que ejercían mayor influencia al mundo para ese entonces.

Además del contexto global, en Venezuela confluían otros procesos que hacían aún más complejo el panorama.

En primer término, el descontento social, entre otros, devino en el surgimiento de las guerrillas durante la Cuarta República y un periodo de violencia que caló en todos los sectores de la sociedad. En segundo, dicha violencia también llegó a las esferas culturales, que natural e históricamente estuvieron dominados por la izquierda.

Obviamente, cualquier elemento que sirviera de parlante a esas ideas revolucionarias o que no tuvieran consonancia con los gobiernos serviles a Estados Unidos iban a constituir una piedra de tranca, tanto para los intereses locales como foráneos. Es así como El Nacional constituyó un vehículo peligroso de ideas para el poder imperante.

En realidad la campaña estaba orientada contra Fidel Castro y la Revolución Cubana, el único faro revolucionario en la región por mucho tiempo, hasta que se sumaron otros procesos progresistas.

CÓMO LOGRARON EL CAMBIO DE PARADIGMA

El gobierno británico se propuso asfixiar el periódico mediante la estrategia de cortar el flujo de recursos y fuentes de financiamiento, que naturalmente eran avisos publicitarios por los que recibía gran parte del dinero.

“El año pasado, por medios retorcidos, esta oficina persuadió a las principales organizaciones económicas aquí para que dejaran de publicar avisos en ‘El Nacional’. Esto forzó al periódico -el más grande de Venezuela con propietarios y personal comunista- a abandonar su campaña en favor de la expropiación de empresas extranjeras y la agitación comunista”, refiere la BBC sobre un informe secreto de Leslie Boas, quien para ese momento era primer secretario de la Embajada de Reino Unido en Caracas.

De acuerdo a la BBC, Boas fue el encargado en Caracas del Departamento de Investigación de Información (IRD, por sus siglas en inglés), dedicado a las tareas de propaganda e influencia en la década de 1960, pero además compilaba información sobre grupos y personalidades procomunistas.

¿Qué métodos aplicaron para dejar que las empresas dejaran de pagar por publicidad? Pues la estrategia imperial habitual: la extorsión, maniobra que empezó en 1961.

“Por teléfono, en cartas anónimas, con la amenaza y la calumnia como armas, tratan de presionar a las empresas comerciales para que retiren sus anuncios de las páginas de nuestro diario”, publicó el diario en aquella oportunidad.

Además de que las empresas estadounidenses retiraron la publicidad del diario, que constituía una gran entrada de dinero, la burguesía criolla, las grandes compañías venezolanas y el poder económico local, así como otros medios que fungían como competencia, se sumaron al boicot contra El Nacional, hasta que lograron torcer la línea editorial.

“Junto a empresas norteamericanas como Sears, General Electric, Pan American, Standard Oil (Creole), que retiraron los anuncios del periódico, se alinearon las más importantes de capital venezolano como las empresas del Grupo Mendoza, la Electricidad de Caracas, los Vollmer, la banca, etc., empeñados en hacerlo cambiar su línea informativa”, escribió Boas.

¿POR QUÉ EL GOBIERNO BRITÁNICO?

De acuerdo con las declaraciones de Rory Cormac, profesor de Relaciones Internacionales de la Universidad de Nottingham, en Reino Unido, a la BBC, si bien aparentemente no había una razón directa para que el gobierno británico arremetiera contra un medio de circulación venezolano, los ingleses buscaban la manera de apoyar a Estados Unidos ante el peligro de lo que significaba la consolidación de un gobierno de izquierda con las potencialidades de Venezuela para la región. La iniciativa fue un acto servil a los intereses imperiales de Occidente en el contexto del mundo bipolar.

Para el profesor también había otra motivación y “tenía que ver con las oportunidades de negocio que estaban surgiendo en la región”.

Acabar con el comunismo representaba una puerta abierta para los negocios y la inversión en países como Brasil y Venezuela, que “en desarrollo” durante esa época.

Lo que sorprende a estas alturas, incluso al estudioso de las operaciones encubiertas británicas realizadas desde el final de la Segunda Guerra Mundial, es que hayan usado el servicio de espionaje inglés, M16, para operaciones en este continente, ya que generalmente era la CIA quien se ocupaba de la región.

Lo que vino después es historia. La falta de entrada de recursos por concepto de publicidad devino en una muerte lenta del diario hasta que hubo la renovación total de su directiva y editorial. Se estima que El Nacional perdió unos 3 millones de dólares, que evidentemente se notó por la disminución del tiraje y la reducción del número de páginas.

“(…) las provocaciones surtieron efecto demoledor en los primeros instantes y que un número considerable de casas comerciales retiró sus anuncios de este diario amedrentadas por el terrorismo verbal de los chantajistas”, reseña la BBC de una publicación del diario de principios de los años 60.

El cambio en la narrativa finalmente se dio con la salida de Miguel Otero Silva de El Nacional, escritor vinculado a publicaciones izquierdistas como el semanario humorístico El morrocoy azul, entre otros, recordado por su crítica ácida a los gobiernos de la época. Y es que el cambio era de esperarse en tanto que el nuevo director, Raúl Valera, era socio de un bufete de abogados que representaba los intereses del magnate estadounidense Nelson Rockefeller en Venezuela.

Paradójicamente, con todo el daño que le hicieron a El Nacional, dicho medio sigue alineado a los intereses imperiales que bloquean a Venezuela. Si bien no fue la CIA o el Departamento de Estado de Estados Unidos, fue el mismo mecanismo de extorsión aplicado por la inteligencia británica.

Estos mecanismos de intervención por parte de Reino Unido y Occidente tienen su correlato en la actualidad, pero a través de mecanismos distintos. Los británicos siguen tratando de torcer la narrativa a través de la inyección de recursos.

Este año, Declassified UK publicó una investigación en la que se revela el financiamiento a sectores del periodismo para “influenciar las agendas mediáticas locales y nacionales” venezolanas.

“El proyecto para influenciar la agenda mediática en Venezuela está siendo impulsado a través del Fondo de Conflicto, Estabilidad y Seguridad (CSSF, por sus siglas en inglés). En su estatuto, el gobierno británico describe al Fondo como un instrumento que apoya proyectos en extranjero configurados para abordar el conflicto y la inestabilidad que amenazan los intereses del Reino Unido”, señala una investigación de esta tribuna.

Como se puede observar, los mecanismos imperiales para imponer la narrativa y cambiar gobiernos que no son complacientes son los mismos, bajo circunstancias diferentes. El papel de las agencias de inteligencia occidentales suele involucrar este tipo de historias que pueden torcer la historia contemporánea de una organización o incluso de un país.

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