Né minacce né ricatti, la soluzione è la fine del bloqueo

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Il giorno 16 dicembre, nell’ambito della sessione plenaria, la destra del Parlamento Europeo ha promosso ancora una volta un dibattito sulla “situazione a Cuba”.

In questa occasione, il pretesto utilizzato è stata la presunta condizione di un gruppo di cittadini, che non sono difensori dei diritti umani a Cuba e tanto meno rappresentano la maggioranza della popolazione cubana. Sono infatti persone che rispondono agli interessi esplicitamente dichiarati dal governo degli Stati Uniti, e il cui obiettivo principale è quello di ottenere un “cambio di regime” a Cuba; sovvertire l’ordine interno e destabilizzare il paese a qualsiasi costo.

Si è dibattuto su Cuba in tre delle ultime sei sessioni plenarie del Parlamento Europeo. Tuttavia, non è sorprendente che Cuba sia l’unico paese dell’America Latina e dei Caraibi di cui si è discusso di più, poiché mostra l’attenzione specifica dedicata, la manipolazione della questione dei diritti umani e i doppi standard di coloro che la usano con uno sfondo marcatamente politico.

Né è insolito che quando si parla di violazioni dei diritti umani, non si faccia menzione di paesi alleati di Washington, come la Colombia o l’Arabia Saudita, dove le violazioni costanti sono evidenti quotidianamente, o che si analizzi la situazione della base navale di Guantánamo, dove ci sono vittime di abusi.

È logico che nessuna delle ultime risoluzioni approvate su Cuba abbia la minima decenza di menzionare l’impatto del criminale blocco economico, commerciale e finanziario, imposto dal governo degli Stati Uniti da oltre sei decenni ed è stato intensificato in modo genocida e premeditato nel pieno dell’attuale pandemia.

L’atteggiamento assunto da questi deputati è altamente prevedibile. Ricordiamo che da luglio, i senatori repubblicani Marco Rubio e Rick Scott, e i rappresentanti repubblicani Mario Diaz-Balart, Alex X. Mooney e Carlos A. Giménez-Balart, e la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Mooney e Carlos A. Giménez, insieme ai democratici Albio Sires e Debbie Wasserman hanno inviato una lettera a Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo, Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, chiedendo all’organismo “di essere consapevole del deterioramento della situazione dei diritti umani a Cuba, compresa la brutale repressione contro artisti, musicisti e scrittori indipendenti del Movimento di San Isidro, così come la repressione contro altri attivisti dei diritti umani in tutta l’isola”.

Se gli eurodeputati che hanno promosso questa nuova manovra anticubana in collaborazione con la destra statunitense più intransigente fossero veramente interessati ai diritti umani del popolo cubano, denuncerebbero in primo luogo la flagrante e sistematica violazione rappresentata dall’attuazione del blocco e dai suoi effetti extraterritoriali, che colpiscono anche gli interessi delle imprese e dei cittadini europei, che dovrebbero essere rappresentati dagli stessi membri del Parlamento Europeo.

Tale comportamento scredita ulteriormente l’immagine della cosiddetta “Casa della democrazia europea”.

Tuttavia, nonostante le continue aggressioni, Cuba ha anche ricevuto segni di coerenza e solidarietà da diversi deputati europei come lo spagnolo Manu Pineda, la portoghese Sandra Pereira, il greco Lefteris Nikolau-Alavanos, così come il presidente del Gruppo d’amicizia Francia-Cuba François-Michel Lambert e le associazioni di solidarietà Cuba Si France e France Cuba, che hanno definito la manovra al Parlamento Europeo da “buoni servitori degli Stati Uniti” e hanno ribadito il loro sostegno all’Isola e alla sua Rivoluzione.

Allo stesso tempo, un totale di 114 membri democratici del Congresso hanno inviato oggi una lettera al presidente degli Stati Uniti Joe Biden per chiedere una politica diversa nei confronti di Cuba, che dia priorità al benessere del popolo cubano. I politici sottolineano che la protezione dei diritti umani a Cuba e gli interessi degli Stati Uniti sono meglio serviti da migliori relazioni piuttosto che da un isolamento unilaterale, che ha dimostrato di essere una “politica fallimentare”.

E’ chiaro che questa manovra anti-cubana mira di nuovo a ostacolare le relazioni bilaterali tra Cuba e l’Unione Europea, e a minare l’attuazione dell’accordo di dialogo politico e di cooperazione tra Cuba, l’Unione Europea e i suoi Stati membri.

Il dialogo in condizioni di parità, in base al principio del rispetto reciproco, della non interferenza e della cooperazione costituiscono la base appropriata per promuovere i legami tra le due parti.

Come ha affrmato il nostro ministro degli Esteri: “Né le minacce né i ricatti ci strapperanno la minima concessione politica”. Solo il popolo cubano può decidere del suo destino.

 

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