L’occidente alla disperazione pronto a rivedere le sanzioni contro Vzla e Iran?

Clamorosamente gli Stati Uniti appena dopo aver confermato il Venezuela come «una minaccia inusuale alla sicurezza nazionale» hanno inviato una delegazione di alto livello nel paese sudamericano per colloqui con il governo Maduro. Quello stesso governo che disconoscono. Segno che il livello di disperazione raggiunto da Washington è davvero alto.

L’agenzia Reuters ha riferito che dopo il primo incontro tra i portavoce dell’amministrazione statunitense di Joe Biden e le autorità governative bolivariane, guidate dal presidente Nicolas Maduro, «pochi progressi sono stati riportati verso un accordo nei loro primi colloqui bilaterali di alto livello in anni».

Secondo le prime informazioni trapelate dalla riunione che ha avuto al Palazzo Miraflores di Caracas, le delegazioni hanno discusso la possibilità di allentare le brutali sanzioni imposte da Washington contro il Venezuela.

Tuttavia, hanno anche discusso la situazione geopolitica in corso con il conflitto in Ucraina e la campagna della Casa Bianca per isolare la Federazione Russa e bloccare qualsiasi possibilità per Mosca di ricevere sostegno o forniture.

L’agenzia Reuters afferma che gli inviati di Biden hanno cercato di capire la posizione del Venezuela sul confronto tra Mosca e Kiev, al fine di determinare se la nazione bolivariana «è pronta a prendere le distanze dal presidente Vladimir Putin».

Recentemente però, Nicolas Maduro, ha ribadito il sostegno del Venezuela alla Russia sia nella difesa dei suoi diritti; sia per quanto riguarda la sovranità, sia in relazione al processo di negoziazione che permetterà di trovare soluzioni e garantire la pace. Inoltre l’ambasciatore russo a Caracas è stato accolto molto calorosamente al V Congresso del Partito Socialista Unito del Venezuela dove era stato ufficialmente invitato.

Washington ha fatto marcia indietro?

Sono ben sette anni che Washington cerca in ogni modo possibile di asfissiare a livello finanziario l’industria petrolifera venezuelana. Ora invece gli Stati Uniti hanno cercato un riavvicinamento con il governo al cui rovesciamento stanno lavorando dall’arrivo alla presidenza di Hugo Chávez.

Infatti, la Reuters afferma che «Washington vuole anche identificare forniture di petrolio alternative; per riempire il vuoto che si andrebbe a creare con il boicottaggio dell’industria energetica di Mosca. Il Venezuela potrebbe aumentare le esportazioni di greggio se Washington allenta le sanzioni».

Su questo punto Maduro dichiara che il Venezuela è pronto, una volta rafforzata la Pdvsa, ad aumentare di uno, due, tre milioni di barili se necessario per la stabilità del mondo».

Gli Stati Uniti temono molto la crisi derivante dalle sanzioni contro la Russia. Secondo alcuni studi realizzati da compagnie specializzate nel settore che monitorano le questioni economiche ed energetiche, il prezzo della benzina negli Stati Uniti continuerà a salire. Inoltre, in Stati come la California, ci si aspetta che raggiunga i 7 dollari al gallone in pochi giorni.

Gli stessi indicatori indicano che ad oggi i californiani pagano 4,75 dollari per gallone di carburante. Mentre in altre regioni degli Stati Uniti rimane a 3,53 dollari al barile.

D’altra parte, con l’industria petrolifera del Venezuela limitata e indebolita dalle sanzioni, la fornitura di greggio pesante necessaria agli Stati Uniti proviene principalmente dalla Russia, anch’essa adesso nel mirino di Washington a causa dell’operazione militare in Ucraina per smilitarizzare e denazificare il regime di Kiev.

La Casa Bianca conferma

Il viaggio in quel di Caracas in casa del ’nemico’ Maduro è stato confermato in conferenza stampa dalla portavoce della Casa Bianca Jen Psaki. La statunitense ha affermato che lo scopo del viaggio era quello di discutere diverse questioni. «Lo scopo del viaggio era quello di discutere diverse questioni, compresa la sicurezza energetica, naturalmente».

Ha poi aggiunto che i colloqui con i membri del governo di Nicolás Maduro hanno avuto luogo negli ultimi giorni e continueranno.

La portavoce della Casa Bianca non ha offerto ulteriori dettagli sull’incontro tra la delegazione statunitense e i rappresentanti del governo di Nicolás Maduro.

Dal Venezuela: «agenda positiva»

Nel ribadire la volontà di avanzare in un’agenda di dialogo, rispetto e migliori relazioni politiche con tutti i popoli e governi, il presidente Nicolás Maduro ha confermato di aver ricevuto lo scorso fine settimana, al Palazzo Miraflores, una delegazione dell’amministrazione Biden.

«Le conversazioni, il coordinamento e un’agenda positiva andranno avanti; tra il governo degli Stati Uniti e il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela», ha affermato Maduro che ha inoltre descritto l’incontro come rispettoso, cordiale e molto diplomatico a cui ha partecipato, da parte venezuelana, insieme a sua moglie, la prima combattente Cilia Flores e al presidente dell’Assemblea Nazionale, Jorge Rodríguez, per quasi 2 ore. «Si è discusso di argomenti di interesse su cui abbiamo concordato di lavorare su un’agenda per il futuro», ha aggiunto il leader bolivariano.

D’altra parte, Maduro ha ritenuto molto importante poter parlare faccia a faccia dei punti sollevati da entrambe le delegazioni, sugli eventi in Venezuela e nel mondo. «Ribadisco la mia volontà dalla diplomazia, dal rispetto e dalla speranza per un mondo migliore, di essere in grado di portare avanti un’agenda che consenta il benessere e la pace dei popoli del nostro emisfero», ha affermato il presidente venezuelano.

Maduro ha anche ricordato che il conflitto è peggiorato a causa di decenni di mancato rispetto degli accordi, così come le minacce contro la sicurezza della Russia, «coloro che hanno preparato l’espansione della NATO sono i maggiori responsabili di questo conflitto».

«Valutando le informazioni di intelligence che abbiamo sul mondo, noi in Venezuela affermiamo che siamo preoccupati per la possibilità di una guerra in Europa e un’estensione di questo confronto armato a varie parti del mondo», ha detto il capo di stato.

Inoltre, il presidente Maduro ha denunciato la campagna mediatica di odio contro la Russia e le misure economiche di cui è vittima il paese eurasiatico, «ci sono già impatti brutali sui prezzi dell’energia, gas, petrolio, cibo e fertilizzanti, così come un aumento del prezzo del trasporto marittimo e delle merci».

Fine definitiva della farsa Guaidò

Il leader golpista venezuelano Juan Guaidò, autoproclamato presidente riconosciuto proprio dagli USA stessi, non avrà appreso con piacere questa apertura di Washington verso il governo bolivariano.

«Una delegazione ufficiale degli Stati Uniti si è recata a Caracas questo fine settimana per incontrare i rappresentanti del regime di Nicolás Maduro, in un contesto di pressione internazionale sulla Russia per la sua aggressione all’Ucraina, e lo ha fatto senza notificare il governo provvisorio che Washington riconosce in teoria come il legittimo rappresentante del popolo venezuelano», scrive il giornale spagnolo di estrema destra ABC evidenziando così come la farsa Guaidò sia ormai giunta al capolinea.

Occidente alla ‘canna del gas’

Dopo aver lanciato in grande stile una sorta di crociata 2.0 contro la Russia e il suo presidente Putin, Stati Uniti e vassalli occidentali battono in ritirata dopo aver compreso che le ricadute economiche saranno pesantissime. Maggiori anche ai problemi arrecati alla Russia che grazie ad alleati e amici eurasiatici potrà sopperire agli scompensi provocati dai paesi occidentali.

Infatti tentativi di approccio simili a quello verso il Venezuela sono in corso con l’Iran, altro paese produttore di greggio ma colpito pesantemente dal regime sanzionatorio occidentale. Un paese alleato del Venezuela bolivariano che ha mostrato insieme a Caracas come far fronte ed aggirare il regime sanzionatorio statunitense. L’industria petrolifera venezuelana, fortemente colpita dalle sanzioni statunitensi, è potuta ripartire proprio grazie ai necessari rifornimenti iraniani.

I paesi occidentali nonostante i proclami urbi et orbi, sono letteralmente alla ‘canna del gas’. Non solo figurativamente: proprio ieri la Germania ha affermato che non può fare a meno dei rifornimenti russi di gas, così il Cancelliere Scholz ha reso noto che il suo paese continuerà la collaborazione energetica con la Russia.

«Abbiamo bisogno di queste forniture energetiche per mantenere la stabilità dei prezzi e la sicurezza energetica in Germania». Ha spiegato il ministro delle finanze di Berlino Robert Habeck, avvertendo che «una carenza di approvvigionamento energetico potrebbe minacciare la coesione sociale in Germania».

Alla Germania ha fatto seguito la Francia. Il presidente Macron ha affermato che la Russia deve essere rispettata come Paese e come popolo e che «non c’è pace duratura se non all’interno di un’architettura di sicurezza in Europa».

Insomma, come vediamo la tanto decantata «unione dell’Europa» è durata fino al giorno della minaccia russa di staccare il gas.

I tentativi di far affondare il Venezuela sono naufragati miseramente davanti alla ferma difesa della propria sovranità opposta dalla Rivoluzione Bolivariana, che ha resistito a ogni tipo di assalto – anche armato – portato da Washington, anche grazie all’ausilio di importanti alleati come Russia e Cina.

Le colonie statunitensi invece, tra questa anche l’Italia che da tempo ha rinunciato a ogni ipotesi di politica autonoma e indipendente, rischiano di finire nel caos sociale per obbedire ai diktat anti-russi dei guerrafondai di Washington.

Il Venezuela della Rivoluzione Bolivariana mostra la strada: la sovranità non si negozia.

Fonte

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