Angel Carromero, un professionista della destabilizzazione

Alessandra Riccio – https://nostramerica.wordpress.com.

Alcuni giorni fa ho condiviso su Facebook una frase di un amico social latinoamericano molto sintetica e –secondo me – efficace: “Ho visto la stampa occidentale mentire tanto su Cuba, che non credo affatto alle cose che dice sull’Ucraina”. Una cara amica, da me stimatissima, mi ha chiesto se non stavo esagerando. Ho risposto di no perché mi basavo su  un’ esperienza di molti anni.

Oggi ho trovato una notizia che viene dalla Spagna in cui si informa che, nello scontro senza quartiere all’interno del Partido Popular (PP) e di due dei suoi esponenti più rappresentativi, Pablo Casado e Isabel Díaz Ayuso, ci ha rimesso le penne anche Angel Carromero, il principale consigliere politico e coordinatore del Comune di Madrid e del suo sindaco José Luis Martínez-Almeida, il quale si è visto costretto a chiedergli le dimissioni per aver affidato ad un detective l’incarico di fornire le prove di una corruzione nel bando avverso, quello della Ayuso.

Cosa c’entra questa spietata faida interna al partito della destra spagnola con l’informazione a Cuba e in Ucraina? C’entra perché è uno degli infiniti episodi di destabilizzazione e disinformazione considerate ormai come armi di guerra.

Angel Carromero è un nome a me noto essendo stato già protagonista di una vicenda molto sospetta nell’isola di Cuba nell’ormai lontano 2012. Ne avevo scritto all’epoca in due pezzulli che troverete qui di seguito. Ora, leggendo dieci anni dopo della sorte di Carromero, un destabilizzatore di professione, mascherato da militante in favore dei diritti umani e della democrazia, ho ripensato a quel tragicomico incidente automobilistico causato da un pilota senza patente e scambiato per un bieco complotto del castrismo e del suo diabolico servizio di Intelligenza.

“Luglio, 31, 2012

E’ passata una settimana dall’incidente stradale in cui hanno perso la vita Osvaldo Payá e un suo compagno in una delle strade dissestate dell’Oriente cubano. Una settimana in cui si è scatenata la gazzarra di insinuazioni assurde, pettegolezzi e illazioni per cui il dissidente cubano sarebbe morto per una manovra diabolicamente selettiva degli agenti di sicurezza che sarebbero riusciti a far fuori i due cubani lasciando praticamente illesi il conducente spagnolo e il passeggero svedese con cui si accompagnavano. Fra i primi a insinuare sospetti la moglie e la figlia di Payá, ma anche la bloggera Yoani Sánchez –che ormai sostituisce nelle pagine di El País il corrispondente defenestrato Mauricio Vicens- rende onore alla figura del dissidente cattolico (del quale non era mai stata una ammiratrice) e reclama a gran voce trasparenza e giustizia. Decine e decine di casse di risonanza (televisioni di Miami, reti di Faceboock, blog di varia provenienza e, naturalmente, giornali “indipendenti” come la nostra Repubblica), hanno ampliato e fatto eco ai sospetti e alle insinuazioni lasciando in sottofondo le dichiarazione dei testimoni, le foto dell’incidente e le conclusioni delle forze dell’ordine. E lasciando sotto silenzio la bizzarra combinazione che nell’auto da noleggio vi fossero due persone entrate a Cuba con un visto turistico, militanti di organizzazioni politiche di destra sia in Spagna che in Svezia. Il povero Olof Palme, se fosse ancora vivo, morirebbe di vergogna sapendo che nel suo paese il destrorso Partito Democristiano Svedese incarica il Presidente della sua Lega Giovanile di entrare in contatto con lo spagnolo Carromero, Vicesegretario generale di Nuevas Generaciones (che è il settore giovanile del Partido Popular al potere) allo scopo di portare soldi al Movimento Cristiano Liberación presieduto da Payá, oltre a un telefono cellulare programmato con gli indirizzi necessari, con lo scopo di fondare il settore giovanile del movimento.

In un editoriale del Granma di oggi, veniamo a sapere tutti i particolari e gli intrecci che legano settori di destra di Spagna e Svezia e la loro collaborazione con le operazioni di destabilizzazione che da Miami e dagli Stati Uniti continuano ad essere messe in atto al fine di fabbricare una opposizione che possa consentire operazioni come quelle messe in atto in Nord Africa per operare un cambio di regime utilizzando accessi alla rete, computer e altri strumenti tecnici. L’editoriale del Granma ci ricorda che fra il 2009 e il 2012, dal Dipartimento di Stato l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID) ha ricevuto 75 milioni di dollari a questo scopo e che insieme a questa organizzazione, lavorano con lo stesso proposito numerose altre agenzie come la NED, il Gruppo Prisa (quello che pubblica il quotidiano spagnolo El País), l’Istituto Democratico Europeo e altre ancora.

Nella ridda di video, articoli e commenti in rete, ne ho visto uno sui funerali di Payá che veniva annunciato come la prova di una manifestazione numerosa di oppositori, ma lì si sentivano grida di “Viva Fidel” fra la gente che osservava fuori dalla chiesa mentre un gruppo di oppositori, fra cui Guillermo Fariñas noto per i suoi frequenti scioperi della fame, venivano portati via dalle forze dell’ordine le quali –va notato- non portano caschi né scudi né giubbotti antiproiettile ed erano presenti proprio per tutelare l’ordine ed evitare lo scontro che i dissidenti cercano per poter  denunciare detenzioni e interrogatori. Le persone allontanate dalla scena dei funerali sono state subito rilasciate senza iscriverli a registro, senza imputazioni.

Dopo l’attacco mediatico sul colera a Cuba in piena stagione turistica, adesso il can-can per la morte di Payá e la preoccupazione del governo spagnolo per il ritorno in patria di Angel Carromero, trattenuto a Cuba, a norma di legge, essendo responsabile della morte di due persone. In un video lo spagnolo nega che vi fosse un’altra macchina nel momento dell’incidente e riconosce di aver perso il controllo della sua. Fa un po’ pena questo giovane spagnolo che, non curandosi dei grandi disordini che animano le piazze del suo paese, delle proteste e delle richieste degli “indignados”, della marcia dei minatori, si preoccupa di portare in un paese molto più tranquillo di altri, i semi della discordia con il proposito di innescare una guerra civile come quella che attualmente attraversa la Siria, un paese nel quale è stata usata in maniera massiccia le stessa strategia destabilizzatrice.

Ottobre, 18, 2012

Il militante spagnolo di destra Angel Carromero è stato condannato a quattro anni di carcere per “omicidio imprudente” dal Tribunale di Bayamo, nell’Oriente cubano, il territorio in cui è avvenuto l’incidente mortale che è costato la vita al dissidente cattolico Osvaldo Payá e al suo collega Harold Cepero. Adesso il Partido Popular al governo in Spagna, sta ricorrendo alla diplomazia al più alto livello (il Ministro degli Esteri spagnolo con il Ministro degli Esteri cubano) per cercare di riportare in patria il dirigente di Nuevas Generaciones, l’organizzazione giovanile del PP che sta molto a cuore agli alti dirigenti del partito. Carromero deve essere stato un giovane molto dinamico e attivo se il partito lo ha scelto per andare a Cuba, con denaro e attrezzature, per organizzare il ramo giovanile del “partito” di Payá, affidandolo alla figlia dello stesso Payá, in modo che tutto restasse in famiglia. Ma, a ben guardare, il giovane Carromero non sembra molto affidabile: studente di Diritto, aveva abbandonato gli studi dopo tre anni per dedicarsi alla politica, ma non solo. Nel 2009 amministra una società, Logistic Investment, che ha aperto qualche anno fa una palestra a Madrid che ha avuto subito problemi con il fisco, tanto che, dopo aver invano cercato di notificare a Carromero due istanze di liquidazione e il blocco dei conti, il Ministero delle Finanze ha provveduto in assenza. Intanto, l’amministrazione della Logistic è passata nelle mani di Isabel Barrios, sua madre, tanto perché tutto restasse in famiglia. Così il giovane Barriomero ha potuto dedicarsi a tempo pieno a Nuevas Generaciones benché il suo salario provenga dal posto di Assessore della consigliera Begoña Larrainzar del Municipio di Madrid, con uno stipendio di 46,625 euro all’anno. Ma soprattutto il ragazzo non è affidabile alla guida di un’automobile. Quando è arrivato a Cuba con il visto di turista ma con una missione politica destabilizzante da compiere, sapeva di aver accumulato 42 multe dal 2009 e che la Direzione Generale del Traffico aveva avviato le pratiche per il ritiro della patente, ciò nonostante, ha affittato una macchina, ci ha caricato sopra Payá e Cepero più un socio politico norvegese, anche lui in missione per la formazione del gruppo giovanile dissidente e si è avviato per le incerte strade dell’isola alla ricerca di proseliti. Nelle vicinanze di Bayamo la vettura ha slittato sul brecciolino, ha urtato violentemente con la parte posteriore contro un albero e per Payá e Cepero non c’è stato niente da fare. La famiglia del dissidente ha subito insinuato un inseguimento da parte degli agenti segreti del castrismo, la stampa delle prime ore ha amplificato questa versione che, francamente non reggeva. Il console spagnolo, incaricato di fornire al detenuto tutto l’appoggio della patria, ha ammesso che tutto si è svolto nella piena legalità e che il processo si è svolto in maniera impeccabile. Addirittura, da parte spagnola, c’è la speranza che la famiglia di Carromero non presenti appello ma si accontenti di una sentenza che poteva essere ben più aspra: sette anni erano stati chiesti dalla pubblica accusa e c’era poi la possibilità che il governo cubano facesse pesare il fatto che Carromero aveva usato indebitamente un visto turistico, che aveva svolto un lavoro politico al fine di destabilizzare il paese, che si era messo alla guida di un veicolo quando sapeva che la sua patente stava per essergli ritirata. Il Partido Popular nutre la speranza che questo suo giovane rampollo possa tornare in patria sia pure per scontare la pena in terra di Spagna e, contrariamente alla tradizionale politica del PP –strenuamente aggressiva con il governo cubano- adesso la prudenza è massima e la diplomazia discreta e dialogante: dopo circa dieci anni, l’Ambasciata di Spagna a Cuba, in occasione dei festeggiamenti del 12 ottobre, festa nazionale, ha rinunciato ad invitare i dissidenti, cosa che faceva ormai da anni oltre ad aver proposto e sostenuto ancora oggi la Posizione Comune Europea contro Cuba, accusata di non rispettare i diritti umani.”

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