Sete di petrolio: gli USA sondano, il Venezuela pragmatico e fermo

Gli USA, pur dicendo altre cose, hanno sempre avuto ben chiaro che Maduro è il legittimo presidente del Venezuela.  Ora medita o simula? un gesto di riconciliazione motivato dall’affanno di idrocarburi. Non va scartata la possibilità che un suo gruppo in visita pochi giorni fa a Miraflores, con la gestione del petrolio intenda scavare nel’alleanza russo-venezuelana.

José LLamos Camejo

Se l’attaccano, la Russia affronterebbe  la NATO  e gli USA, quelli che, ostili, hanno optato per l’assedio economico finanziario, e la chiusura delle chiavi del petrolio e del gas del gigante euroasiatico per il conflitto in Ucraina. Pessimo calcolo.

Come le esplosioni che hanno distrutto circa 3800 obiettivi militari ucrainiani, le anzioni anti-russe fanno a pezzi la tranquillità di  Joe Biden, che chiama a un «sedante», nientemeno che davanti al Venezuela.

Non dovrà che riscattarlo nell’est dell’Ucraina sotto un fuoco verso il quale da lontano   ha sospinto migliaia, piazzati nelle città slave nelle mani dei nazionalisti che li usano come carne da cannone, con la venia della NATO e dell’Europa obbediente.

Biden lontano dal conflitto lo attizza come Maria Ramos, gli vende armi e si lava le mani.

Però, come la mitragliatrice indotta dall’Occidente nel suo interesse, tuona a Mariúpol, nelle vicinanze di Kiev … le sanzioni apportano tosature inflazionarie che hanno fatto alzare il prezzo el combustibile e la pressione arteriale del mandatario statunitense.

Politici e analisti avvertono che il «colesterolo» finanziario derivato dalle misure antirusse gonfierà le vene produttive, i servizi, il costo della vita, e deprimerà milioni di stomaci già famelici.

Biden non si sconcerta per quest’ultimo, se alla fine dei conti i milionari non avranno fame, ma il costo dei loro lussi tende a crescere e compromette l’appoggio degli /stablishments/ nelle nazioni ricche di quelli che li governano o pretendono di farlo.

La grande potenza tenta d’evadere l’ecatombe economica scatenata con il castigo alla Russia, per un conflitto che gli USA hanno provocato, con la protezione della stessa cupola che vende come colpevole il paese governato da Vladímir Putin.

Scelte male le sanzioni e il bersaglio, anche Washington  soffre gli effetti del proprio castigo.

Il mandatario statunitense si è indirizzato al Venezuela per uscire dal crocevia; gli urge supplire il petrolio russo e per questo ha dato a Juan Guaidó un altro calcio politico nel fondo schiena, in procura di un «salve» davanti a Nicolás Maduro. Il gesto è rivelatore.

Gli USA, pur dicendo altre cose, hanno sempre avuto ben chiaro che Maduro è il legittimo presidente del Venezuela.  Ora medita,o simula? un gesto di riconciliazione motivato dall’affanno di idrocarburi.

Non va scartata la possibilità che un suo gruppo in visita pochi giorni fa a Miraflores, con la gestione del petrolio intenda scavare nell’alleanza russo-venezuelana.

Le autorità bolivariane hanno reiterato che riconoscere il governo bolivariano e il suo presidente legittimo, Nicolás Maduro, togliere le sanzioni illegali imposte, restituire il patrimonio usurpato e rispettare la sua indipendenza sono premesse per un nuovo inizio di vincoli che. in nessun caso implicheranno una riduzione dell’appoggio al popolo e al governo russi.

Agiscono per principio di fronte a un impero opportunista e calcolatore, che lo fa con disperazione  e per convenienza.

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