Ciò che i controrivoluzionari non dicono

Ernesto Estevez Rams  https://lapupilainsomne.wordpress.com

A coloro che scrivono articoli non pomposi, vale la pena ricordare loro, poiché insistono sull’esempio del Moncada, che il 42% degli assalitori non poterono andare in giudizio perché torturati e assassinati dal regime di Batista e dai suoi scagnozzi. 55 giovani prigionieri che furono castrati, cavati gli occhi, mutilati e poi uccisi a sangue freddo. Perché non  dicono ciò nei loro articoli non pomposi, quando menzionano i processi Moncada?

Così come tacciono sul fatto che la stragrande maggioranza dei manifestanti dell’11 luglio non è in prigione, lo sono nei loro casi, molti portano solo la vergogna di ciò che hanno fatto quel giorno, altri multati e altri con condanne senza internamento. Che i condannati sono stati quelli per cui si sono dimostrati atti di violenza, vandalismo, aggressione o loro istigazione e guida in quegli atti.

Poiché non menzionano, nella loro insistenza sulla puntualità, che Cuba si trovava in una situazione di emergenza socio-sanitaria con tutte le forze del Paese in funzione di superare la crisi che portava, ogni giorno, al ricovero di migliaia di persone e che, inoltre, causava la morte di troppi cubani. Che in mezzo a questa emergenza nazionale che poneva al limite le nostre forze, alcuni vandali, per coloro che chiedono, senza distinzione, amnistia, assaltavano farmacie, poliambulatori e ospedali, vale la pena ripetere perché loro, per non essere pomposi, lo tacciono: farmacie, poliambulatori e ospedali!

Che quei poliziotti, di cui loro parlano di sfuggita, che quel giorno cercavano di linciare volgarmente, senza alcuna pomposità, sono figli del popolo che lavoravano in condizioni di straordinaria tensione, molti di loro contribuendo a garantire il trasporto di ossigeno agli ospedali, le necessarie logistiche e molti altri compiti per salvare vite umane.

Non accennano come eventi di questo tipo, qui intensificati per istigazione dall’estero, in altri paesi, abbiano portato a situazioni di ingovernabilità con centinaia di morti, quartieri incendiati e, nei casi peggiori, sovversione dello Stato e intervento militare straniero. E che, al di là della spontaneità di alcuni, questo era il piano perverso che si stava incubando nei centri dell’imperialismo nordamericano.

Non parlano, i non pomposi, dell’aggressione permanente contro questo Paese, del blocco genocida, dell’istigazione senza freno né pausa, esplicitamente e implicitamente, alla violenza dai media ufficiali USA, dai media pagati direttamente dal governo USA e. da piattaforme finanziate dall’estero, e in particolare dagli USA, attraverso meccanismi anonimi e forme private per cercare di sottrarsi alla derisione che meritano.

Per questi non pomposi giovani sono quelli che loro vogliono vedere, e non le centinaia di migliaia che, in quegli stessi giorni di violenza, andavano instancabilmente nei centri di internamento (anti covid) salvando vite, nei centri di produzione garantendo medicinali vitali, nella distribuzione di rifornimenti alla popolazione, garantendo le lezioni virtuali, il trasporto sociale, l’assistenza sociale.

Per loro, giovani non sono gli scienziati che lavoravano alla ricerca di vaccini, i medici che lavoravano fino allo sfinimento alla ricerca di terapie salvavita. Per questi profeti del disincanto, del risentimento e della sterilità, solo coloro che servono i loro scopi sono giovani.

E non mi riferisco a coloro che possono onestamente dissentire dalle condanne per molteplici ragioni, bensì a coloro che le usano per la loro nuova campagna contro ciò che odiano, che è la Rivoluzione. Qui c’è molta gente onesta, degna e dignitosa, che possono non essere d’accordo con l’entità delle condanne e avere il diritto di esprimere la propria opinione in merito e difenderla.

Io mi riferisco a coloro che gli fa veramente male il fatto che il popolo l’11 e il 12 luglio abortisse un tentativo di Maidan tropicale, a cui fa male il fatto che la risposta della Rivoluzione sia stata di rivoltarsi e invitare tutti a rivoltarsi ai quartieri più vulnerabili, a superare le difficoltà economiche, a crescere e uscire, da noi, dalla crisi. Quello che gli duole è che la Rivoluzione non rinunci a lottare contro il razzismo, la disuguaglianza di genere, contro la discriminazione in tutte le sue forme. Ciò che gli fa male è che la Rivoluzione s’impegni nel migliorare la sua istruzione, la sua cultura, il suo sport. Quelli a cui fa male il fatto che la risposta della Rivoluzione sia indagare più a fondo nei nostri errori, nelle nostre smobilitazioni, nei nostri limiti, nelle nostre carenze, per superarci e andare avanti per un socialismo che deve reinventarsi ogni giorno in ogni rivoluzionario fino a conquistare tutta la giustizia. E ciò che temono è che rinnovando i nostri immaginari, elevando di nuovo il nostro senso del futuro, vinceremo.

Non ci inganniamo, si sta scatenando una battaglia per Cuba che fa parte di una battaglia più ampia. I profeti di sventura vogliono che lo dimentichiamo, vogliono che ci riduciamo al villano che per mortificare colui che gli ha tolto la sua ragazza, diano per scontato l’ordine universale, senza sapere del gigante delle sette leghe che sta divorando mondi. Chiunque si offra di servire la tavola al nemico imperiale, per quanto si sforzi con ricette elaborate, nasconda gli ingredienti, è un controrivoluzionario. A Cuba, al di là delle entelechie pseudo-intellettuali, il controrivoluzionario si definisce di fronte alla Rivoluzione e di ciò che la rappresenta dallo Stato a ciascuna delle organizzazioni che ci siamo dati in questa lotta di oltre sessant’anni.

A Cuba, nonostante la stanchezza, gli errori, le mancanze, resta la stessa determinazione a costruire ciò che sognavano i nostri martiri Moncada, coloro che, con Fidel in testa, ci hanno portato a questa determinazione a restare sul giogo portando sulla fronte la stella che illumina e uccide.

(Facebook dell’autore)


Lo que callan los contrarrevolucionarios

Por Ernésto Estévez Rams

A los que escriben articulo no pomposos, vale la pena recordarles, ya que insisten en el ejemplo del Moncada, que al juicio no pudieron ir el 42% de los asaltantes porque fueron torturados y asesinados por el régimen batistiano y sus esbirros. 55 jóvenes prisioneros a los que se le castró, se les sacó los ojos, se les mutiló y luego se les asesino a sangre fría. ¿Por qué no dicen eso en sus artículos no pomposos, cuando mencionan los juicios del Moncada?

Como igual callan que la mayoría amplia de los manifestantes del 11 de Julio no estan presos, están en sus casos, muchos solo cargando la vergüenza de lo que hicieron ese dia, otros multados y otros con penas sin internamiento. Que los condenados fueron los que les probaron hechos de violencia, vandalismo, asalto o su instigación y liderazgo en esos hechos.

Como no mencionan, en sus insistencia sobre la puntualidad, que Cuba estaba en una situación de emergencia sociosanitaria con todas las fuerzas del país en función de superar la crisis que llevaba a ingresar a miles de personas a diario y que además provocaba la muerte de demasiados cubanos. Que en medio de esa emergencia nacional que ponía al limite nuestras fuerzas, unos vándalos, para los que piden sin distinción amnistía, asaltaban farmacias, policlínicos y hospitales, vale la pena repetirlo porque ello, por no ser pomposos, lo callan: ¡farmacias, policlínicos y hospitales!

Que esos policías, que ellos mencionan de pasada, a los que intentaban ese día linchar vulgarmente, sin pomposidad alguna, son hijos del pueblo que trabajaban en condiciones de tensión extraordinaria, muchos de ellos ayudando a asegurar el transporte de oxígeno a los hospitales, las logísticas necesarias y un montón de tareas mas en función de salvar vidas.

No mencionan cómo hechos de ese tipo, escalados aquí por instigación desde el exterior, en otros países, han conducido a situaciones de ingobernabilidad con cientos de muertos, barrios incendiados y en el peor de los casos, subversión del estado e intervención militar extranjera. Y que, mas allá de la espontaneidad de algunos, ese era el plan perverso que se incubaba en los centros del imperialismo norteamericano.

No hablan, los no pomposos, de la agresión permanente a este país, el bloqueo genocida, la instigación sin freno ni pausa, explicita e implícitamente, a la violencia desde medios oficiales de los EE.UU, desde medios pagados directamente por el gobierno estadounidense y desde plataformas que son financiadas desde el exterior, y en particular desde los Estados Unidos, a traves de mecanismos anónimos y formas privadas para intentar escabullirse al escarnio que merecen.

Para estos no pomposos, jóvenes son los que ellos quieren ver, y no los cientos de miles que en esos mismos días de la violencia, andaban sin descanso en centros de internamiento salvando vidas, en centros de producción garantizando medicamentos vitales, en la distribución de viveres a la población, garantizando las clases virtuales, el transporte social, la asistencia social.

Para ellos, jóvenes no son los científicos que trabajaban buscando vanunas, los médicos que laboraban hasta el agotamiento buscando terapéuticas que salvaran vidas. Para estos agoreros del desencanto, el rencor y la esterilidad, solo son jóvenes aquellos que les sirven a sus propósitos.

Y no me refiero a quienes pueden, desde la honestidad, disentir de las condenas por razones múltiples, sino a los que usan estas para su nueva camapaña contra lo que odian, que es la Revolución. Aqui hay mucha gente honesta, digna y dignificadora, que puede no estar de acuerdo con la magnititud de las condenas y tienen derecho a dar su opinión al respecto y defenderla.

Yo me refiero a aquellos a los que de verdad les duele que el pueblo el 11 y el 12 de Julio abortara un intento de Maidán tropical, a los que les duele que la respuesta de la Revolución ha sido volcarse e invitar a todos a volcarse a los barrios más vulnerables, a superar las dificultades económicas, a crecernos y sacarnos nosotros mismos de la crisis. Lo que les duele es que la Revolución no renuncie a luchar contra el racismo, la desigualdad de género, contra la discriminación en todas sus formas. Lo que les duele es que la Revolución se empeñe en mejorar su educación, su cultura, su deporte. Los que les duele que la respuesta de la Revolución sea indagar mas profundo en nuestros errores, nuestras desmovilizaciones, nuestras limitaciones, nuestras carencias, para superarnos y seguir adelante por un socialismo que se ha de reinventarse cada día en cada revolucionario hasta conquistar toda la justicia. Y a lo que le temen, es que renovando nuestros imaginarios, levantando otra vez nuestro sentido de futuro, venzamos.

No nos engañemos, se está librando una batalla por Cuba que es parte de una batalla mayor. Los agoreros quieren que lo olvidemos, quieren que nos reduzcamos al villano que con tal de mortificar al que le quitó la novia, den por sentado el orden universal, sin saber del gigante de las siete leguas que va engullendo mundos. Todo el que se preste a servir la mesa al enemigo imperial, por mas que intente con recetas elaboradas, esconder los ingredientes, es contrarrevolucionario. En Cuba, más alla de entelequias seudointelectuales, lo contrarevoucionario se define de frente a la Revolución y de lo que la representa desde el Estado hasta todas y cada una de las organizaciones que nos hemos dado en esta lucha de más de sesenta años.

En Cuba, a pesar de los cansancios, los errores, las deficiencias, se mantiene la misma determinación de construir lo que soñaron nuestros mártires del Moncada, esos que con Fidel al frente nos trajeron a esta determinación de mantenernos sobre el yugo llevando en la frente, la estrella que ilumina y mata.

(Facebook del autor)

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