Il nuovo ordine internazionale visto dall’America Latina

Il mondo è entrato in una fase di transizione. Il vecchio mondo unipolare dominato dagli Stati Uniti deve per forza di cose lasciare il posto al nuovo ordine multipolare a trazione eurasiatica dove paesi come Cina e Russia figurano protagonisti.

Siamo di fronte a cambiamenti epocali che alle nostre latitudini cercano di coprire dietro una coltre di propaganda mainstream. Ma questi cambiamenti sono nitidamente visibili, anzi si possono toccare con mano in altri luoghi del mondo come l’America Latina. Una regione devastata dalle politiche di dominio statunitense.

In due differenti interviste, il ministro degli Esteri del Nicaragua, Denis Moncada, e il presidente venezuelano Nicolas Maduro, evidenziano la nascita di questo nuovo mondo segnato dalla multipolarità.

Il diplomatico nicaraguense Moncada intervistato da RT afferma che «Gli Stati Uniti, volendo mantenere la loro egemonia internazionale, usano la NATO, i paesi dell’Unione Europea, come usano l’Ucraina, per minacciare la stabilità, la sicurezza e la vita della Russia», per poi aggiungere che Washington aggredisce sistematicamente i paesi che difendono la loro sovranità e il loro diritto a vivere in pace e tranquillità.

Poi, parlando invece della Cina che si appresta a diventare la prima potenza economica mondiale, Paese con cui il Nicaragua ha riallacciato le relazioni diplomatiche lo scorso dicembre, Moncada pensa che si tratterà di un «rapporto molto positivo, molto costruttivo, reciprocamente vantaggioso e di rispetto reciproco». Al contrario invece dei rapporti di dominio e sfruttamento che instaurano gli Stati Uniti i quali, è bene ricordarlo, non hanno amici o alleati, ma solo vassalli.

Riguardo l’egemonia statunitense in America Latina, Moncada ritiene che la Dottrina Monroe, la quale esprime l’idea della supremazia degli Stati Uniti nel continente americano, sia ormai un’idea obsoleta.

Il ministro degli Esteri di Managua ha ricordato che nel novembre del prossimo anno il Nicaragua lascerà l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) perché è un «ministero delle colonie» progettato dagli Stati Uniti, uno strumento che Washington utilizza per «continuare a dominare ed esercitare controllo e influenzare i governi dell’America Latina e dei Caraibi».

Infine, ha sottolineato che con la Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (Celac) si è compiuto un “salto molto importante” nella regione, precisando che continuerà ad esserlo perché si tratta di un’organizzazione che rappresenta il sentimento e il desiderio dei Paesi che la compongono di continuare ad avanzare nell’unità, nell’integrazione, nella libertà e nell’autodeterminazione.

Alle parole di Moncada possiamo affiancare quelle presidente venezuelano Nicolas Maduro, un leader che con la sua strenua resistenza agli assalti dell’Impero ormai è diventato un simbolo dei popoli, degli Stati e delle forze di fermezza e resistenza, come lo definisce l’emittente libanese Al Mayadeen che lo ha intervistato.

«E’ nato un nuovo mondo – afferma Maduro – e stiamo parlando della nascita e della costruzione di una nuova umanità verso la quale ci stiamo dirigendo, lo vediamo nelle conversazioni con tutti i presidenti, tutti gli emiri, tutti i primi ministri, tutti gli alti dirigenti con cui mi sono incontrato in Turchia, Algeria, Iran, Kuwait, Qatar e ora qui in Azerbaigian. Si tratta di sei Paesi amici con i quali abbiamo coltivato, per anni, legami politici, diplomatici, di amicizia personale, ebbene ora abbiamo deciso nuovi piani, una nuova fase di maggiori relazioni energetiche, economiche, commerciali, agricole, scientifiche, tecniche, di investimento, grandi risultati che portiamo con noi da questo necessario giro diplomatico».

Poi Maduro passa a definire meglio la sua definizione di «nuovo mondo» nato sulle ceneri del vecchio ordine unipolare morente: «Un mondo senza imperi egemonici, un mondo in cui nessuno pretenda di essere il gendarme e il giudice del mondo, un mondo in cui siamo tutti uguali, in cui ci rispettiamo a vicenda, indipendentemente da quanto grande o piccolo sia il Paese o lo Stato, un mondo in cui prevalga la cooperazione culturale, umana, economica, tecnologica, scientifica ed educativa, un mondo in cui la solidarietà, la responsabilità condivisa di preservare la vita sul pianeta, un mondo in cui ci sono diversi poli di potere, per questo lo chiamiamo pluripolare, multicentrico, diversi centri di sviluppo economico e scientifico, un centro in Asia, un centro in Africa, un centro in Europa, un altro centro in Sud America, un altro centro negli Stati Uniti, un mondo multicentrico è un mondo in cui ci sono diversi poli di potere. Un mondo multicentrico è un mondo nuovo, in pratica è già nato e vedremo l’emergere di una nuova era geopolitica, come dice il professor Ignacio Ramonet, una nuova era geopolitica sta nascendo nei prossimi anni, lo sento nelle mie conversazioni con capi di Stato, re, presidenti, primi ministri, cancellieri, lo sento. C’è già un nuovo consenso, un nuovo consenso sulla necessità di un mondo di pace, di comprensione, in cui il diritto internazionale, la pace e il rispetto della dignità degli esseri umani siano al primo posto. Questo consenso, potrei definirlo, è il consenso del XXI secolo, il consenso di una nuova umanità, è già emerso, è nato, è questione di tempo e le cose cambieranno».

Un cambiamento evidente anche in campo economico dove gli «Stati Uniti dominano ancora il potere finanziario mondiale. Gli Stati Uniti controllano ancora la forza del dollaro e delle valute forti nel mondo, impongono ancora blocchi e sanzioni ai popoli e gli altri Paesi dell’Occidente li sostengono o obbediscono», ma secondo Maduro ci sono paesi che adesso riescono a resistere e superare blocchi e sanzioni dell’Impero.

«Anche in Paesi piccoli come il Venezuela, che sta andando avanti, siamo riusciti a superare tutte le minacce, tutte le sanzioni crudeli e criminali, e si sta dimostrando che questo fa parte di un’epoca che è passata, che nessuno può fermare questo mondo, questo mondo di nuovi meccanismi commerciali, nuovi meccanismi monetari, l’emergere di cripto-asset, criptovalute, valute digitali, questo viene perso di vista, Così come nel campo della comunicazione sono arrivati i social network e hanno cambiato tutto, hanno cambiato il mondo della comunicazione, hanno cambiato il mondo della cultura, definitivamente, così le nuove esperienze delle valute digitali, delle criptovalute, dei criptoasset, dello scambio di baratto, dello scambio di valute locali daranno sicuramente forma a questo nuovo mondo nel campo della finanza, delle valute».

Poi Maduro analizza il conflitto in Ucraina, che definisce «non solo una guerra militare locale», ma «una una guerra mondiale negli effetti economici, politici, diplomatici. Una guerra mondiale, è una guerra contro la Russia, per distruggere la Russia, e quali sono i primi effetti di tutte le sanzioni? Più di mille sanzioni contro la Russia hanno avuto un effetto boomerang, tutte le sanzioni contro l’Europa, contro gli Stati Uniti, contro il mondo intero sono state restituite. Vedete l’aumento del prezzo del cibo, dei fertilizzanti, del petrolio, la crisi economica e non c’è nessuno nell’élite dell’Europa e degli Stati Uniti che se ne accorga, le élite dell’Europa e degli Stati Uniti, l’unica cosa che vedono è il loro desiderio di vendetta e di rivalsa nei confronti della Russia, questo è ciò che mi preoccupa di più, ora quale mondo emergerà dopo? Nessuno può dire: credo e spero che emergerà un mondo migliore, che verranno ristabiliti i meccanismi del dialogo diplomatico e che verrà data una possibilità alla pace e alla comprensione, e che verranno tolte tutte le sanzioni e tutta questa insensata guerra economica che è stata trasformata contro i popoli del mondo in inflazione, penuria e problemi irrisolvibili».

Insomma, la prospettiva globale osservata dal sud del mondo assume una prospettiva decisamente diversa. Popoli e Stati attendono il definitivo emergere di un nuovo ordine globale più giusto e basato sulla cooperazione. Per mettere la parola fine su coercizione, saccheggio e tracotanza imperialista.

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