Discorso Roberto Morales Ojeda

Discorso del membro dell’Ufficio Politico e Segretario di Organizzazione del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, Roberto Morales Ojeda, in occasione della cerimonia principale per il 65° anniversario dell’insurrezione popolare armata del 5 settembre 1957.

Caro generale Raúl Castro Ruz, leader della Rivoluzione cubana;

Compagno Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica;

Combattenti del 5 settembre,

Parenti dei martiri caduti,

Compagni della Presidenza,

Cienfuegueras e Cienfuegueros:

A poche settimane dalla celebrazione in questa bella ed eroica città della data trascendentale del 26 luglio, siamo riuniti oggi per commemorare il 5 settembre.

Oggi, la commemorazione del 5 settembre ci riunisce, due grandi pietre miliari della storia rivoluzionaria unite dalla loro concezione strategica, dal loro spirito di ribellione, dallo spreco di coraggio e dal sacrificio per la libertà di Cuba.

65 anni fa, un gruppo di coraggiosi combattenti rivoluzionari, insieme a ufficiali della Marina, insoddisfatti degli eccessi e delle atrocità della dittatura di Batista, conquistarono Cayo Loco e presero il controllo della base navale.

L’azione faceva parte di un piano di insurrezione nazionale nelle principali città del Paese, vanificato all’ultimo momento da un improvviso cambio di data che gli organizzatori di Cienfuegos, Dionisio San Román e Julio Camacho Aguilera (oggi presenti con noi), non avevano saputo in tempo e quindi hanno portato a termine la loro parte del piano.

L’atteggiamento coraggioso sia dei combattenti dediti alla causa rivoluzionaria sia della popolazione di Cienfuegos è ammirevole. La gente umile, continuamente picchiata dal regime di Batista, si riversò nelle installazioni di Cayo Loco in cerca di armi per combattere agli ordini del Movimento 26 luglio.

È stata l’unità di questi uomini: civili, militari e combattenti rivoluzionari, che ha permesso loro di prendere il controllo delle principali enclavi del territorio. Per 24 ore la città è stata un focolaio rivoluzionario.

Sebbene Cienfuegos sia rimasta isolata nella rivolta del 5 settembre, ha lasciato una lezione di grande valore simbolico per la storia: la determinazione del popolo ad affrontare un esercito sanguinario.

La resistenza dei coraggiosi uomini e donne che presero le armi quel giorno fu stroncata dal brutale assalto di Batista, che si trasformò in una carneficina umana, l’ennesima! Le aree civili sono state mitragliate e bombardate, lasciando decine di persone inermi morte, ferite e mutilate.

Trentaquattro compagni persero la vita nell’epopea. Molti sono stati uccisi in combattimento. Alcuni furono catturati e torturati fino alle estreme sofferenze, ma non tradirono i loro compagni o la causa rivoluzionaria, quindi furono uccisi.

Che differenza con l’etica della Rivoluzione nei confronti dei nemici e dei prigionieri di guerra, dai tempi della Sierra Maestra! Per quanto abbiano cercato di screditarla, non saranno mai in grado di indicare una sola persona torturata, scomparsa o uccisa.

Il trionfo del 1° gennaio 1959 e l’opera compiuta costituiscono il più grande omaggio ai caduti del 5 settembre.

A Cienfuegos, come nel resto del Paese, la Rivoluzione cubana ha significato un cambiamento radicale nell’istruzione, nella sanità, nella scienza, nello sport e nella cultura. Oltre a un importante salto di qualità nell’industrializzazione, nel turismo e nell’agricoltura.

Nonostante i progressi sociali di cui siamo orgogliosi e che abbiamo il dovere di curare con grande attenzione, siamo consapevoli che c’è ancora molto da fare, ma è nell’economia che ci troviamo di fronte alla sfida più grande.

La battaglia economica è decisiva per Cuba nelle attuali circostanze. Il blocco persiste da oltre 60 anni, ma è stato inasprito a livelli mai visti prima dalle 243 misure imposte dall’amministrazione Trump, oltre all’inserimento nella fraudolenta e lacerante lista degli Stati sponsor del terrorismo.

Siamo di fronte a una guerra economica progettata per generare carenze di ogni tipo, per provocare la disperazione della gente e generare un confronto con il governo.

Quella che ho appena descritto non è la nostra interpretazione dei fatti, ma una strategia ben delineata nei documenti ufficiali del governo statunitense, a partire dallo storico memorandum del sottosegretario di Stato Lester Mallory.

Il cinismo e persino la più grande vigliaccheria è che, mentre ci bloccano, mettono in atto una feroce campagna mediatica per screditare il socialismo. Il governo viene bollato come incapace e incapace di guidare lo sviluppo del Paese, cercando di imporre l’idea di uno Stato fallito.

Nel 35° anniversario della Campagna di alfabetizzazione, Fidel ha usato una magnifica metafora per spiegare questo obiettivo perverso dell’avversario, e cito: “… stiamo parlando di un paese bloccato. È come se avessero messo qualcuno a boxare alle Olimpiadi, gli avessero legato mani e piedi e avessero detto: guardate quanto è scarso come pugile. Ecco cosa ci fa la propaganda imperialista. Ma noi, anche con le mani e i piedi legati, facciamo le cose”, fine della citazione.

E sì, come dice il nostro eterno Comandante in Capo, anche nelle circostanze più difficili non hanno potuto, né potranno, fermarci.

Quale Stato fallito potrebbe affrontare e superare la pandemia COVID-19 con i propri sforzi, articolando tutte le sue istituzioni mediche, scientifiche e altre istituzioni vitali?

È possibile parlare di Stato fallito in un Paese che, a soli 18 mesi dall’inizio della pandemia di COVID-19, ha registrato il più alto tasso globale di intensità di vaccinazione contro la malattia, con i propri vaccini?

Come si può parlare di Stato fallito in un Paese che, in mezzo a incidenti deplorevoli come quelli dell’hotel Saratoga e della base della superpetroliera a Matanzas, articola in modo efficiente tutte le sue istituzioni, il contributo della popolazione e gli aiuti internazionali?

Che razza di Stato fallito è quello che, nel bel mezzo di una situazione economica complessa, riprende l’anno scolastico, a tutti i livelli di istruzione, in modo universale e gratuito?

Che razza di Stato fallito è quello che, con una delle crisi energetiche più complesse, con difficoltà di accesso al mercato degli idrocarburi, non aumenta il prezzo dell’elettricità o dei combustibili?

Quale Stato fallito è considerato il garante di uno dei più importanti processi di pace della regione, come quello della Colombia?

Può uno Stato fallito organizzare un intenso processo legislativo per l’approvazione delle sue leggi più importanti, tra cui il Codice di famiglia, la cui bozza finale è il risultato di una consultazione popolare a cui hanno partecipato milioni di cittadini e che sarà presto sottoposta a referendum?

La risposta a queste domande e a molte altre è no, non esiste uno Stato fallito, se non nelle menti riscaldate dei nostri avversari. Ciò che si è dimostrato fallimentare, e continuerà ad esserlo, sono i ripetuti tentativi di distruggere la Rivoluzione cubana.

Abbiamo innegabili difficoltà, carenze e insufficienze, alcune delle quali dolorose, che costituiscono ogni giorno la principale preoccupazione e il principale cruccio di chi tra noi assume responsabilità nel Partito, nello Stato e nel Governo.

L’adozione di diverse misure negli ultimi mesi, volte a stimolare lo sviluppo socio-economico, è una parte importante delle azioni intraprese per superare la situazione attuale.

Nessuna di queste misure può essere considerata isolatamente, né ci si può aspettare che funzionino da sole. Si tratta, come spiegato in precedenza, di azioni interconnesse, alcune delle quali molto legate tra loro, che richiedono inevitabilmente un processo graduale e un certo tempo per poterne vedere i risultati.

Il blocco esiste e continuerà ad esistere. Sta a noi denunciarlo, ma soprattutto superarlo, crescere di fronte alle difficoltà, innovare, produrre, trovare soluzioni ai problemi. Questa è l’epopea di questi tempi a cui tutti siamo chiamati. Abbiamo il potenziale per raggiungerlo, è dentro di noi.

Abbiamo la responsabilità storica di dimostrare, in mezzo al blocco e alle aggressioni, che il socialismo, oltre ad essere il sistema sociale più umano e giusto, può produrre e fornire servizi con qualità ed efficienza. È difficile, ma non è mai una chimera.

In questo modo, la complessità economica che stiamo affrontando si è ripercossa sul sistema elettroenergetico del Paese, con una situazione estremamente difficile, ma non siamo fermi e non stiamo con le mani in mano.

Con totale trasparenza, il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, Miguel Mario Díaz-Canel, ha informato il popolo sul programma per fermare il suo deterioramento, recuperare le capacità installate e incorporarne altre sulla base degli investimenti in corso, in modo progressivo, che ci permetterà di ridurre le interruzioni di corrente che oggi colpiscono la vita familiare, sociale ed economica della nazione.

Comprendiamo i disagi e il disagio causati dai blackout indesiderati, ma questo non sarà mai una giustificazione per chi cerca di generare atti di vandalismo, destabilizzazione o promuovere manifestazioni violente nel Paese.

Ognuna di queste provocazioni sarà accolta con una risposta energica nel quadro della legge.

Compagne e compagni:

Le azioni del 5 settembre 1957 ci trasmettono un’eredità. Dal 1959, ogni commemorazione di questa data ci ha offerto l’opportunità di raccontare e riaffermare la storia rivoluzionaria, un’occasione in cui i nostri leader, in particolare Fidel e Raúl, ci hanno lasciato valutazioni, analisi e concetti con contributi alle basi teoriche della Rivoluzione.

Una di queste lezioni indiscutibili è il valore dell’unità. All’epoca si esprimeva tra la Sierra e le pianure, soprattutto in termini di un obiettivo comune: rendere Cuba libera e sovrana.

Il 5 settembre non sarebbe esistito se il Movimento 26 luglio avesse discriminato gli ufficiali dell’esercito in base alla loro origine o alla loro appartenenza a tale istituzione.

L’unità è stata un principio sacro che ci ha permesso di arrivare fino a questo punto e di affrontare l’assalto yankee fin dall’inizio.

Il generale dell’esercito Raúl Castro Ruz l’ha definita “l’arma strategica più importante” e, tra le tante idee e riflessioni di valore sull’argomento, ha detto, cito testualmente:

“L’unità non esclude onesti disaccordi, ma presuppone la discussione di idee diverse, ma con gli stessi scopi finali di giustizia sociale e sovranità nazionale, che ci permetteranno sempre di raggiungere le decisioni migliori”, fine della citazione.

Mantenere l’unità implica il superamento degli ego personali, evitando il prevalere di gelosie, pregiudizi o trinceramenti che ci dividono o ci escludono. Siamo una società eterogenea e dobbiamo accettarci e rispettarci a vicenda in questa diversità di conoscenza e di pensiero. Chiunque si senta e dimostri di essere un patriota o un vero rivoluzionario, che non risponde a un’agenda di ripristino del capitalismo a Cuba, conta.

La chiarezza su questo tema è fondamentale in un contesto in cui il nemico diventa sempre più aggressivo e la difesa della Rivoluzione si combatte su due fronti principali.

Da un lato, la conservazione dell’integrità territoriale e della sovranità. Testimonianze recenti dimostrano che la minaccia di invasione non scompare dai piani del nemico. Speriamo che non osino mai un simile errore.

Per anni sono stati avvertiti che se cercheranno di impadronirsi di Cuba, raccoglieranno solo la polvere del suo suolo intriso di sangue, se non periranno nella lotta. E non si tratta di un semplice slogan. La frase di Maceo è un principio inviolabile della nostra dottrina difensiva.

L’altro scenario è quello della guerra di quarta generazione o non convenzionale, che è in corso e la cui strategia è quella di farci implodere, bombardando continuamente le menti dei cittadini.

In questa direzione, le fake news aumentano ogni giorno, i fatti vengono manipolati nel modo più oltraggioso possibile e le diffamazioni contro i leader cubani e i dirigenti a tutti i livelli sono in aumento, con l’obiettivo di minare la credibilità e la fiducia del popolo.

Le campagne di odio e persecuzione politica scatenate contro Cuba sui social network assomigliano solo al peggiore maccartismo, che ora non è più limitato a un territorio fisico, ma si estende nel vasto universo di Internet.

Nessun rivoluzionario e patriota con accesso a Internet e ai social media dovrebbe rimanere impassibile di fronte a questo livello di aggressione. Mostrare la Cuba che si cerca di mettere a tacere e nascondere, contrattaccare tempestivamente ogni falsità sono le principali linee d’azione.

Compagne e compagni:

Esattamente un mese fa si è verificato uno degli incidenti e degli incendi più complessi che abbiamo dovuto affrontare, quello della superpetroliera di Matanzas, un evento senza precedenti nel Paese.

In quei giorni, Matanzas e Cuba divennero una cosa sola. L’intero Paese è stato scosso dalla tragedia. La gente si è preoccupata e ha sofferto per ogni persona ferita o dispersa come se fosse un parente stretto.

Sedici connazionali persero la vita, tra cui un nativo di Cienfuegos. Tutti hanno dimostrato determinazione e coraggio quando sono andati a mitigare il disastro. In loro c’era la stessa stirpe degli eroi del 5 settembre.

È nostro dovere ribadire, a nome del Partito, dello Stato e del Governo, le nostre più sentite condoglianze alle famiglie e agli amici per queste perdite irreparabili e il nostro eterno rispetto per la loro memoria.

Un altro gruppo di compagni ha riportato ferite, alcune delle quali gravi. Tredici persone sono ancora ricoverate in ospedale, quattro delle quali in condizioni critiche, e stanno ricevendo tutte le attenzioni e le cure del personale sanitario dedicato. Auguriamo a tutti loro una pronta guarigione.

Il popolo cubano è orgoglioso dei connazionali che hanno contribuito a mitigare questo grave disastro in soli sei giorni, per il loro comportamento eroico.

È giusto ribadire la nostra gratitudine a tutti i governi, le organizzazioni e le personalità che hanno espresso la loro solidarietà e il loro aiuto di fronte a questo evento, in particolare alle nazioni sorelle del Messico e del Venezuela, che non hanno esitato un secondo a unirsi a noi nella lotta contro l’incendio, anche a rischio della loro vita.

L’espressione del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, secondo cui quando gli amici sono in difficoltà non si chiede, ma si aiuta, come hanno fatto il suo governo e quello del presidente Nicolás Maduro, ha mostrato il vero volto della solidarietà, dell’integrazione e della volontà di cooperare.

Questo non è un evento isolato, ma ha radici profonde di solidarietà storica tra le nostre nazioni e i nostri popoli.

Compatrioti:

In questo giorno riprendiamo a livello nazionale l’anno scolastico 2021-2022. Quasi 1.700.000 bambini, adolescenti e giovani saranno in classe.

Gli sforzi dello Stato e del Governo sono stati grandi. Nel mezzo della complessa situazione economica, il Paese garantisce che a nessuno manchi l’essenziale per continuare la propria istruzione e formazione.

Inoltre, il 25 settembre siamo chiamati alle urne per il referendum sul Codice della famiglia. Voteremo per un testo il cui scopo non è imporre, ma concedere diritti a tutti.

Non è solo una legge del presente, ma anche del futuro, che ci avvantaggerà senza esclusioni in qualche momento della nostra vita, sia nella cura dei bambini, nella protezione degli anziani, nel matrimonio o nel divorzio, nella filiazione, nell’eredità, tra le altre cose. In tutti questi processi il nuovo codice è superiore.

Non permettiamo che le circostanze e i pregiudizi ci privino della possibilità di avere più diritti.

Chiediamo di votare Sì per un Codice che renderà la nostra società più piena.

Come abbiamo già detto, nulla potrà fermare l’avanzata della Rivoluzione. Interrompere questo impegno significherebbe tradire il sangue versato da migliaia di patrioti e rivoluzionari cubani, tra cui i martiri del 5 settembre.

A sessantacinque anni da quell’atto eroico, eterna gratitudine ai suoi protagonisti, soprattutto a coloro che hanno dato la vita, e alle loro famiglie, che ancora soffrono per la perdita dei loro cari.

Gloria eterna ai martiri del 5 settembre!

Gloria eterna ai martiri della Patria!

Socialismo o morte.

Patria o morte.

Vinceremo!


Palabras del miembro del Buró Político y Secretario de Organización del CCPCC, Roberto Morales Ojeda, durante el acto central por el aniversario 65 del levantamiento popular armado del 5 de Septiembre de 1957

Querido General de Ejército, Raúl Castro Ruz, líder de la Revolución Cubana;

 

Compañero Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Primer Secretario del Comité Central del PCC y Presidente de la República;

Combatientes del 5 de Septiembre,

Familiares de los mártires caídos,

Compañeras y compañeros de la presidencia,

Cienfuegueras y Cienfuegueros:

A pocas semanas de celebrar en esta hermosa y heroica ciudad la trascendental fecha del 26 de Julio, nos reúne hoy la conmemoración del 5 de Septiembre, dos grandes hitos de la historia revolucionaria unidos por su concepción estratégica, su espíritu de rebeldía, el derroche de coraje y el sacrificio por la libertad de Cuba.

Hace 65 años un grupo de valerosos combatientes revolucionarios, junto a oficiales de la Marina, descontentos por los desmanes y atrocidades de la dictadura batistiana, tomaron Cayo Loco y asumieron el control de la base naval.

La acción se insertaba dentro de un plan de levantamiento nacional de las principales ciudades del país, frustrado a última hora por un cambio repentino de fecha que los organizadores en Cienfuegos, Dionisio San Román y Julio Camacho Aguilera (presente hoy entre nosotros), no conocieron en tiempo y por tanto cumplieron con su parte del plan.

De este hecho, son admirables la actitud de valentía tanto de los combatientes entregados a la causa revolucionaria como la del pueblo cienfueguero. Personas humildes y vapuleadas continuamente por el régimen de Batista, acudieron en masa a las instalaciones de Cayo Loco en búsqueda de armas para luchar bajo las órdenes del Movimiento 26 de Julio.

Fue la unidad de aquellos hombres: civiles, militares y combatientes revolucionarios, la que permitió tomar el control de los principales enclaves del territorio. La ciudad fue durante 24 horas un hervidero revolucionario.

Aunque aquel 5 de septiembre Cienfuegos quedó aislada en la sublevación, dejó para la historia una lección de alto valor simbólico: la determinación del pueblo a enfrentar un sanguinario ejército.

La resistencia de los valerosos hombres y mujeres que se levantaron en armas aquel día fue aplacada por una brutal arremetida de Batista, devenida carnicería humana, ¡otra más! Ametrallaron y bombardearon áreas civiles, lo que dejó un triste saldo de decenas de muertos, heridos y mutilados en la población indefensa.

Treinta y cuatro compañeros perdieron la vida en la epopeya. Muchos murieron en combate. Algunos fueron capturados y torturados hasta el sufrimiento extremo, pero no traicionaron a sus compañeros ni a la causa revolucionaria, por lo que terminaron asesinados.

¡Qué diferencia con la ética de la Revolución hacia sus enemigos y prisioneros de guerra, desde los días de la Sierra Maestra! Por más que han intentado desacreditarla, jamás podrán señalarle un solo torturado, desaparecido o asesinado.

El triunfo del Primero de Enero de 1959 y la obra realizada, constituye el mayor homenaje a los caídos el 5 de Septiembre.

En Cienfuegos, como en el resto del país, la Revolución Cubana significó un cambio radical en la educación, la atención médica, la ciencia, el deporte y la cultura. Además de un salto importante en su industrialización, el turismo y la agricultura.

A pesar de los avances sociales que nos enorgullecen y que tenemos el deber de cuidar con esmero, estamos conscientes de que mucho nos queda por hacer, pero es en la economía, donde tenemos el mayor reto.

La batalla económica es decisiva para Cuba en las circunstancias actuales. Persiste el bloqueo por más de 60 años, pero recrudecido hasta extremos nunca antes vistos por las 243 medidas impuestas por la administración Trump, además de la inclusión en la fraudulenta y lacerante lista de Estados patrocinadores del terrorismo.

Nos encontramos ante un diseño de guerra económica concebido para generar carencias de todo tipo, que provoquen desesperación en el pueblo y genere un enfrentamiento con el Gobierno.

Lo que acabo de describir no es una interpretación nuestra de los hechos, sino una estrategia bien delineada en documentos oficiales del Gobierno de los EE. UU, desde el histórico memorando del subsecretario de Estado, Lester Mallory.

El cinismo y hasta la cobardía mayor es que al mismo tiempo que nos bloquean, despliegan una feroz campaña mediática de descrédito hacia el socialismo. Tildan de incapaz al Gobierno y de que no ha sabido encaminar el desarrollo del país, tratando de imponer la idea del Estado fallido.

En el 35 aniversario de la Campaña de Alfabetización, Fidel utilizó una magnífica metáfora para explicar este perverso objetivo del adversario, y cito:

«… estamos hablando de un país bloqueado. Es como si pusieran a alguien a boxear en una olimpiada y le amarraran los pies y las manos, y dijeran: miren qué mal boxeador es. Eso es lo que hace la propaganda imperialista con nosotros. Pero nosotros, incluso con los pies y las manos amarradas, hacemos cosas», fin de la cita.

Y SÍ, como dice nuestro eterno Comandante en Jefe, aun en las circunstancias más difíciles no han podido, ni nos podrán detener.

¿Qué Estado fallido podría afrontar y superar la pandemia de la COVID-19 con esfuerzos propios, articulando todas sus instituciones médicas, científicas y de otros sectores vitales?

¿Es posible hablar de un Estado fallido en el país que apenas 18 meses después de iniciada la pandemia de la COVID-19, reportaba a nivel global la tasa de mayor intensidad de vacunación contra la enfermedad, CON VACUNAS PROPIAS?

¿Cómo se puede hablar de un Estado fallido en un país que en medio de lamentables accidentes como los del hotel Saratoga y en la base de supertanqueros de Matanzas, articula eficientemente todas sus instituciones, el aporte del pueblo y la ayuda internacional?

¿Cuál Estado fallido es ese, que atravesando una compleja situación económica, retoma el curso escolar, en todos los niveles de enseñanza, de manera universal y gratuita?

¿Qué tipo de Estado fallido es este, que con una de las crisis energéticas más complejas, con dificultades para el acceso al mercado de los hidrocarburos, no sube el precio de la electricidad, ni de los combustibles?

¿Cuál Estado fallido es considerado como garante de uno de los procesos de paz más importantes en la región, como es el de Colombia?

¿Puede un Estado fallido organizar un intenso proceso legislativo para la aprobación de sus leyes más importantes, entre ellas el Código de las Familias, cuyo proyecto definitivo es fruto de una consulta popular en que participaron millones de ciudadanos y próximamente será sometido finalmente a referendo popular?

La respuesta a estas interrogantes y a muchas otras es NO, no existe tal Estado fallido, salvo en la mente calenturienta de nuestros adversarios. Lo que Sí ha quedado demostrado ser fallido, y lo seguirá siendo, son los reiterados intentos por destruir la Revolución Cubana.

Tenemos dificultades, desabastecimientos y carencias innegables, dolorosas algunas, que constituyen cada día la principal preocupación y el desvelo de los que asumimos responsabilidades en el Partido, el Estado y el Gobierno.

La adopción de varias medidas en los últimos meses, encaminadas a estimular el desarrollo socio-económico, constituye una parte importante de las acciones que se emprenden para superar la actual situación.

Ninguna de esas medidas pueden verse aisladamente, ni pensar que darán resultado por sí solas. Se trata, como se ha explicado, de acciones relacionadas entre sí, algunas de manera muy estrecha, que requieren inevitablemente de un proceso escalonado y de tiempo para que sus resultados puedan apreciarse.

El bloqueo existe y continuará existiendo. Nos corresponde denunciarlo, pero más que todo saltar por encima de él, crecernos ante las dificultades, innovar, producir, encontrar soluciones a los problemas. Constituye la epopeya de estos tiempos a la que todos estamos convocados. El potencial para lograrlo lo tenemos, está entre nosotros mismos.

Tenemos la responsabilidad histórica de demostrar, en medio del bloqueo y las agresiones, que el socialismo además de ser el sistema social más humano y justo, puede producir y prestar servicios con calidad y eficiencia. Es difícil, pero nunca una quimera.

De este modo la complejidad económica que afrontamos ha impactado en el sistema electroenergético del país, con una situación en extremo difícil, pero no estamos detenidos ni cruzados de brazos.

Con total transparencia el Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba y Presidente de la República, Miguel Mario Díaz Canel, ha informado al pueblo sobre el programa para detener su deterioro, recuperar capacidades instaladas e incorporar otras a partir de inversiones en curso, de forma progresiva, lo cual nos permitirá reducir los cortes de electricidad que hoy afectan la vida familiar, social y económica de la nación.

Comprendemos las molestias e incomodidades que causan los indeseados apagones, pero ello nunca será justificación para quienes intenten generar actos vandálicos, desestabilizadores o promover manifestaciones violentas en el país.

Cada una de estas provocaciones tendrá una respuesta enérgica dentro del marco de la ley.

Compañeras y compañeros:

Las acciones del 5 de Septiembre de 1957 nos transmiten un legado. Desde 1959 cada conmemoración de esta fecha nos ha propiciado el recuento y la reafirmación de la historia revolucionaria, ocasión en que nuestros líderes, en particular Fidel y Raúl, nos dejaran valoraciones, análisis y conceptos con aportes a los fundamentos teóricos de la Revolución.

Una de esas enseñanzas indiscutibles es el valor de la UNIDAD. En aquel momento expresada entre la Sierra y el Llano, sobre todo en función de un objetivo común: hacer a Cuba libre y soberana.

No habría existido el 5 de Septiembre si el Movimiento 26 de Julio hubiera discriminado a los oficiales del Ejército por su procedencia o integración a esa institución.

La unidad ha sido un principio sagrado que nos ha permitido llegar hasta aquí y afrontar la arremetida yanqui desde sus inicios.

El General de Ejército Raúl Castro Ruz, la definió como la “más importante arma estratégica”, y entre muchas otras valiosas ideas y reflexiones sobre el tema, expresó y cito:

 «La unidad no excluye las discrepancias honestas, sino que presupone la discusión de ideas diferentes, pero con los mismos propósitos finales de justicia social y de soberanía nacional, lo que nos permitirá siempre llegar a las mejores decisiones», fin de la cita.

Mantener la unidad implica pasar por encima de egos personales, evitar que prevalezcan los celos, los sesgos o los atrincheramientos que nos dividen o excluyen. Somos una sociedad heterogénea y debemos aceptarnos y respetarnos en esa diversidad de saberes y pensamientos. Todo el que se sienta y demuestre ser un patriota o un revolucionario verdadero, que no responda a una agenda de restauración del capitalismo en Cuba, cuenta.

La claridad en torno a este tema es fundamental en un contexto en que el enemigo arrecia su agresividad y la defensa de la Revolución se dirime en dos terrenos principales.

Por una parte, la preservación de la integridad territorial y la soberanía. Testimonios recientes evidencian que la amenaza de una invasión no desaparece de los planes enemigos. Ojalá nunca se atrevan a semejante desatino.

Durante años están advertidos de que si intentan apoderarse de Cuba, solo recogerán el polvo de su suelo anegado en sangre, si no perecen en la lucha. Y no se trata de una mera consigna. La frase de Maceo es un principio inviolable en nuestra doctrina defensiva.

El otro escenario es el de la Guerra de IV generación o No Convencional que está en marcha y cuya estrategia es implosionarnos, bombardeando todo el tiempo la mente de los ciudadanos.

En esa dirección se incrementan cada día las noticias falsas, se manipulan los hechos de la manera más desfachatada posible y así crecen las difamaciones contra líderes y dirigentes cubanos, a todos los niveles, con el objetivo de minar la credibilidad y confianza del pueblo.

Las campañas de odio y persecución política que se desatan contra Cuba en las redes sociales, solo se asemejan a lo peor del macartismo, que ahora ya no se limita a un territorio físico, sino que se extienden por el amplio universo de internet.

Ningún revolucionario y patriota con acceso a internet y las redes sociales debe permanecer impasible ante este nivel de agresividad. Mostrar la Cuba que intentan silenciar y ocultar, contraatacar oportunamente cada falacia constituyen líneas principales de actuación.

Compañeras y compañeros:

Hace exactamente un mes se produjo uno de los accidentes e incendios más complejos que hemos debido enfrentar, el de la base de supertanqueros en Matanzas, suceso sin precedentes en el país.

Por esos días, Matanzas y Cuba se volvieron una sola. Todo el país se estremeció con la tragedia. El pueblo se preocupó y sufrió por cada herido y desaparecido como si de un familiar cercano se tratara.

En el hecho perdieron la vida 16 compatriotas, incluido un cienfueguero. Todos demostraron determinación y valor cuando acudieron a mitigar el siniestro. En ellos estaba la misma estirpe de los Héroes del 5 de Septiembre.

Es un deber reiterar, en nombre del Partido, el Estado y el Gobierno, nuestras más sentidas condolencias a familiares y amigos por estas pérdidas irreparables, y el respeto perenne a sus memorias.

Otro grupo de compañeros sufrieron lesiones, algunas de gran consideración. Aún hoy permanecen ingresados 13, cuatro de ellos reportados de críticos, quienes reciben toda la atención y cuidado del abnegado personal de Salud. Desde aquí deseamos a todos ellos una pronta recuperación.

A los compatriotas que contribuyeron a mitigar en apenas 6 días este siniestro de grandes proporciones, el pueblo de Cuba los contempla con orgullo por su comportamiento heroico.

Es justo reiterar el agradecimiento a todos los gobiernos, organizaciones y personalidades que expresaron su solidaridad y ayuda ante este hecho, en especial a las naciones hermanas de México y Venezuela, que no dudaron un segundo en sumarse a nosotros en el combate contra el fuego, aun a riesgo de sus vidas.

La expresión del presidente mexicano, Andrés Manuel López Obrador, de que a los amigos cuando están necesitados no se les pregunta, sino se les ayuda, tal como hicieron su Gobierno y el del presidente Nicolás Maduro, evidenció el rostro verdadero de la solidaridad, de la integración y de la voluntad de cooperación.

Este no es un hecho aislado, tiene profundas raíces de solidaridad histórica entre nuestras naciones y pueblos.

Compatriotas:

En este día retomamos en todo el país el curso escolar 2021-2022. Cerca de un millón setecientos mil niños, adolescentes y jóvenes estarán en las aulas.

El esfuerzo del Estado y el Gobierno ha sido grande. En medio de la compleja situación económica, el país garantiza que a ninguno le falte lo esencial para continuar su preparación y formación.

También, el próximo 25 de septiembre, estamos convocados a las urnas en el referendo por el Código de las Familias. Votaremos por un texto cuyo sentido no es imponer, sino otorgar derechos a todos.

No es solo una ley del presente, sino de futuro, que nos beneficiará sin exclusiones en algún momento de la vida, ya sea en el cuidado de la infancia, en la protección de la vejez, en el matrimonio o en el divorcio, en la filiación, en la herencia, entre otros. En todos estos procesos el nuevo código es superior.

No dejemos que las circunstancias y los prejuicios nos priven la posibilidad de tener MÁS DERECHOS.

Convocamos a votar SÍ, por un Código que hará más plena a nuestra sociedad.

Como ya expresamos, nada detendrá el avance de la Revolución, cejar en ese empeño, sería traicionar la sangre que derramaron miles de patriotas y revolucionarios cubanos, entre ellos los mártires del 5 de Septiembre.

A 65 años de aquella gesta, la gratitud eterna a sus protagonistas, especialmente a quienes ofrendaron la vida y a sus familiares que todavía sufren la pérdida del ser querido.

¡Gloria eterna a los mártires del 5 de Septiembre!

¡Gloria eterna a los mártires de la Patria!

Socialismo o Muerte

Patria o Muerte

¡VENCEREMOS!

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