ONU: il mondo contro il blocco economico, commerciale e finanziario di Cuba

La Redazione de l’AntiDiplomatico

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) ha iniziato nella giornata di ieri, mercoledì, il primo di due giorni di dibattiti dedicati al blocco USA contro Cuba, giunto al 60° anno.

Il progetto di risoluzione “Necessità di porre fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba”, presentato dall’isola, riflette la preoccupazione per questa misura e le sue conseguenze sulla popolazione del Paese caraibico che gli USA vorrebbero soffocare per sbarazzarsi dell’isola socialista.

Il testo sarà sottoposto a votazione per la trentesima volta giovedì. Nelle 29 votazioni precedenti, iniziate nel 1992, l’Assemblea Generale ha votato in modo schiacciante contro il blocco e ha chiesto la fine di queste misure coercitive unilaterali.

Ieri vari diplomatici delle Nazioni Unite hanno parlato a nome di diverse organizzazioni, come l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), la Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC), il Sistema di Integrazione Centroamericano (SICA), l’Organizzazione della Cooperazione Islamica, la Comunità dei Caraibi (CARICOM), il Gruppo dei 77+Cina e il Movimento dei Non Allineati (NAM). Tutti hanno concordato nel condannare il blocco e chiederne l’immediata rimozione.

Il Movimento dei Non Allineati ha evidenziato che attualmente più di 190 nazioni sono impegnate economicamente e politicamente con Cuba, mentre gli Stati Uniti rimangono soli nel perseguire una politica di sanzioni economiche ingiustificate e illegali.

Il Gruppo dei 77 più la Cina ha affermato che l’urgenza di revocare il blocco è ancora più evidente se si considera che questa sarà la trentesima occasione in cui l’Assemblea Generale approverà una risoluzione per chiederne la fine.

Mentre la CELAC ha ribadito il suo appello agli Stati Uniti ad accettare la richiesta dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi, di tutte le regioni del mondo e del suo stesso popolo, a porre fine all’ingiusto blocco contro Cuba.

Hanno fatto sentire forte la propria voce a sostegno di Cuba anche 18 ex presidenti latinomericani che hanno indirizzato una missiva al presidente degli Stati Uniti Joe Biden per chiedere che ponga fine al blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba.

La lettera, diffusa dall’agenzia The Associated Press, arriva in un momento in cui Cuba soffre di forti carenze e di un complesso scenario economico derivante dalla recrudescenza del blocco, aggravato dal passaggio dell’uragano Ian nell’ovest del paese un mese fa.

“Vi chiediamo, signor Presidente, di prendere in considerazione questa drammatica situazione che stanno vivendo migliaia di cubani e di fare tutto il necessario per rimuovere le restrizioni che riguardano i più vulnerabili”, scrive la lettera, che viene pubblicata il giorno precedente al dibattito sulla proposta di risoluzione presentata da Cuba all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla necessità di cancellare il blocco che verrà dibattuta domani 3 novembre.

Tra coloro che hanno firmato la lettera troviamo l’ex presidente brasiliana Dilma Rousseff, i due ex presidenti colombiani Juan Manuel Santos e Ernesto Samper, come gli ex presidenti della Bolivia – Evo Morales -, del Belize e dell’Argentina Cristina Kirchner, secondo quanto ha riferito ABC News.

Secondo il più recente rapporto cubano sugli effetti di questa politica coercitiva unilaterale, presentato all’ONU dal ministro degli Esteri Bruno Rodriguez, solo tra l’agosto 2021 e il febbraio 2022 il blocco ha causato a Cuba perdite dell’ordine di 3806,5 milioni di dollari. Il dato è superiore del 49% rispetto a quello registrato tra gennaio e luglio 2021 e rappresenta un record in soli sette mesi.

Ai prezzi attuali, i danni accumulati in sei decenni di blocco ammontano a 150.410,8 milioni di dollari, con un pesante fardello su settori come la sanità e l’istruzione, oltre ai danni all’economia nazionale e alla qualità della vita delle famiglie cubane.

Solo nei primi 14 mesi dell’amministrazione Biden, le perdite causate dal blocco sono state pari a 6.364 milioni di dollari, che equivalgono a più di 454 milioni di dollari al mese e a più di 15 milioni di dollari al giorno, denuncia il documento.

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