Non c’è demagogia nel nostro processo elettorale

Mia madre, che nonostante il suo basso grado di scolarità era una sapiente, mi parlava sempre dell’opportunismo e della disonesta politica  che caratterizzavano le elezioni nella Repubblica neocoloniale.

Nella sua natale fattoria  Rincón, nel paese di Vega Alta, a Camajuaní, lei sapeva dei voti comprati dai futuri sindacai, dell’uso del machete per far sì che le persone andassero a votare e anche delle false promesse di denaro per curare un bambino malato, pur d’ottenere  un posto nella cupola del potere.

Nel suo linguaggio popolare e trasparente mia mamma aveva una frase che comprendeva quel che accadeva prima del 1959, quando c’erano delle elezioni: «Quella era impudenza», mi diceva e ricordava come la zona s’inondava della propaganda elettorale a favore dei candidati.

Ma come scrisse tanto bene Carlos Puebla, in una memorabile canzone: «/Qui pensavano di continuare, / a giocare alla democrazia / e il popolo in disgrazia/ che stava per morire / in modo crudele / senza che si curasse la forma/ con il furto come norma/ e allora arrivò Fidel/ Terminò la diversione/ arrivò il Comandante e la fece finire».

Grazie alla Rivoluzione, per la prima volta il popolo fu padrone del suo destino ed ebbe l’opportunità d’eleggere il suo presente e il suo futuro, cominciando dal quartiere, questo luogo intimo e pittoresco dove vivi, incontri gli amici e gli aiuti imprescindibili quando li necessiti.

In un’azione di sicura democrazia, nella tappa precedente le elezioni del prossimo 27 novembre per eleggere i delegati alle assemblee municipali del Potere Popolare, ognuno ha avuto la possibilità di nominare la persona nella quale ha fiducia.

Lì si è potuto ratificare e premiare il delegato uscente, anche se i vicini hanno avuto altre proposte perché «è apparso un tipo che lo risolve tutto» o un giovane «disposto a mangiarsi il mondo». Questo si può anche fare, perché il nostro sistema elettorale lo permette.

Questa norma, estranea ad ogni forma d’opportunismo, demagogia o politica sporca, evita qualsiasi utilizzo di argomenti o promesse elettorali per vendere programmi di governo che, in generale, terminano prima di cominciare.

Al contrario di quello che accadeva nella Cuba di ieri, i media, come disse Fidel in un’occasione, si pongono al servizio di tutti i candidati, e non di quelli che comprano i loro spazi per farsi pubblicità. Non c’è campagna elettorale, perché le cose più importanti sono i valori che la comunità riconosce nell’individuo.

Non è casuale l’esistenza della revoca del mandato degli eletti negli organi del Potere Popolare per mancanze reiterate negli obblighi, per accuse di fatti che danneggiano il buon concetto pubblico o per aver tenuto una condotta incompatibile con l’onore d’essere un rappresentante del popolo.

L’unica propaganda che si realizza è la pubblicazione delle biografie, accompagnate dalle fotografie dei candidati, che possono essere esposte in luoghi frequentati o attraverso i media di diffusione di massa del paese o con altre forme di diffusione, con un anticipo sufficiente sul giorno delle elezioni, secondo le disposizioni che detta per questo la Commissione Elettorale Nazionale.

A Cuba il voto è  libero e segreto, costituisce un diritto  costituzionale e un dovere civico che si esercita in maniera volontaria e nessuno può venir sanzionato se non lo fa

Al  termine di un seminario impartito dai primi delegati a Matanzas, il compagno Raúl Castro Ruz disse: «Nella circoscrizione elettorale la massima autorità non è del delegato eletto ma dell’insieme degli elettori: sono questi che gli assegnano il mandato perché li rappresenti per i loro problemi, lamentele e opinioni. Sono questi che lo possono revocare in qualsiasi momento quando non risponde ai loro interessi.

«Per questo è il delegato che rende conto agli elettori e non è il contrario. Sono le masse della circoscrizione quelle che hanno il massimo potere. Il potere del delegato è derivato dall’assegnazione dalle masse».

Pochi minuti prima aveva orientato: «Voi dovete, come ha detto Fidel, creare  in tutte le dipendenza amministrative del Potere Popolare e in tutti i centri di produzione e servizi del Potere Popolare, l’abito di trattare accuratamente e squisitamente il pubblico e prendere tutte le misure che siano necessarie per realizzare questo importante proposito».

(Hablemos del Poder Popular/, di Tubal Páez/GM – Granma Int.)


Più di 26000 cubani sono stati candidati come delegati al Potere Popolare

 

Oggi, domenica 20 novembre, si svolgerà una prova dinamica per verificare, a tutti i livelli, l’organizzazione e le garanzie del corpo elettorale per il giorno delle votazioni.

Giovedì si è concluso il processo di designazione dei candidati per i delegati alle assemblee municipali del Potere Popolare: 26.746 cubani sono stati nominati per questa responsabilità, che sarà decisa nelle elezioni del 27 novembre.

Alina Balseiro Gutiérrez, presidentessa del Consiglio Nazionale Elettorale (CEN), ha informato ieri in una conferenza stampa che dal 21 ottobre al 17 novembre si sono tenute nel Paese 44.929 assemblee di candidatura su 44.931 previste, pari al 99,99%, e vi hanno partecipato 6.609.433 elettori, per una partecipazione del 72,64%.

Balseiro Gutiérrez ha sottolineato che le biografie e le foto dei candidati per circoscrizione sono esposte dal 12 novembre, per garantire che gli elettori siano consapevoli delle loro origini.

Secondo il calendario del processo elettorale, ha ribadito che oggi 20 novembre si svolgerà una prova dinamica, con lo scopo di verificare, a tutti i livelli, l’organizzazione e la sicurezza del corpo elettorale per il giorno del voto.

La Presidentessa del CEN ha sottolineato che, nel processo in corso, sono coinvolte più di 180.000 autorità elettorali, oltre a 1.400 supervisori, più di 24.000 collaboratori e personale di supporto.

Ha sottolineato che 22.205 giovani elettori eserciteranno il loro diritto di voto per la prima volta.

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