Ogni giorno che passa, Fidel è sempre più presente

I nemici della Rivoluzione cubana e i loro lacchè hanno fatto e fanno di tutto per distruggerla. Si dà il caso che oggi tutto sia più visibile, grazie alla magia di Internet e dei social network. Basta analizzare il discorso attuale degli detrattori per rendersi conto che è rimasto invariato nel tempo.

La differenza è il mezzo attraverso il quale distillano il loro veleno. Il pubblico ricevente si trasforma, sia nella sua composizione che nella quantità e immediatezza con cui riceve i messaggi sovversivi.

Se si approfondisce il contenuto, è facile capire le loro reazioni squilibrate e irrazionali di oggi. Per decenni hanno cercato di eliminarlo fisicamente e, dopo la sua morte, il pensiero del Comandante in capo Fidel Castro e della sua opera creativa e rivoluzionaria è più vivo ogni giorno che passa.

Loro, nemici e lacchè, odiatori tutti, lo sanno e ne soffrono, da qui le loro reazioni isteriche e gli attacchi contro il nostro Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica di Cuba Miguel Díaz-Canel Bermúdez, perché individuano in lui il discepolo, il continuatore della sua eredità.

Per questo, quando vediamo il compagno Díaz-Canel scambiare con centinaia di cubani, di tutti i settori della popolazione e di diversi strati sociali, vediamo Fidel.

È vero che questi sono tempi difficili, ma, a dire il vero, dal suo trionfo, la Rivoluzione ha avuto un solo minuto di riposo? Questo è ciò che Fidel aveva avvertito fin dall’inizio. Di fronte alla sua assenza fisica e agli effetti nefasti della crisi mondiale, alimentata dall’inasprimento del blocco, ritengono che sia giunto il momento e che, ancora una volta, la Rivoluzione abbia i giorni contati. Ma, senza dubbio, usciremo da questa situazione più forti e loro dovranno disfare le valigie.

Non hanno ancora appreso che un popolo unito non sarà mai sconfitto!

Fonte: Razones de Cuba

Traduzione: italiacuba.it


Fidel, in tutte le dimensioni della Rivoluzione

 

Radicato nella fibra più intima della nazione cubana, Fidel ci segue accompagnandoci dalla sua sopravvivenza. Non c’è metafora in questa affermazione ma certezza assoluta che il suo spirito ribelle sopravvive nella quotidianità di un paese che non rinuncia alla costruzione dell’opera sociale emancipatrice e umanista che è la Rivoluzione.

Il Comandante in Capo vive anche e specialmente, nel popolo. Ed è chissà la ragione più bella che dimostra che il suo viaggio all’immortalità intrapreso quel dolorosissimo 25 novembre del 2016– figura solo come pretesto per desiderare la sua presenza fisica, perché da molto tempo il suo legato era impregnato nel sentire di milioni di grati.

Per questo, anche se è partito per altre dimensioni Fidel non ha smesso di stare tra di noi.

Rinasce in ogni battaglia sferrata dal paese, in ogni nuova sfida, in ogni vittoria, in ogni bambino che impara a leggere e scrivere la parola Patria, in ogni gesto di solidarietà o altruismo…, nella difesa della verità e del giusto.

Inoltre si parla al presente del leader incrollabile che non ha mai ceduto una virgola di fronte alle minacce del nemico imperiale; dell’uomo di scienza che seppe vedere la necessità d’emanciparci da soli e con i nostri stessi sforzi; dello statista con visione strategica del futuro; e del politico eccezionale che con umanesimo, intelligenza e costanza ha trasformato una piccola isola dei Caraibi in un punto di riferimento mondiale di lotta e resistenza.

La forza dei cubani per superare le più complesse avversità che ci colpiscono si nutre oggi di questa eredità morale.

Gli esempi sono moltissimi.

Basta ricordare che quando una pandemia senza precedenti ha posto in pericolo tutta l’umanità i nostri scienziati sono stati capaci di sviluppare vaccinazioni sovrane per combattere con efficacia la terribile malattia, dentro e fuori dall’Isola.

Allora non ci sono stati dubbi che questo risultato straordinario era il frutto dell’impegno del leader storico per fomentare l’industria biofarmaceutica nel paese.

Quando hanno cercato di strapparci la tranquillità con tentativi di disturbi che servivano gli interessi d’ingerenza del Governo nordamericano sotto il nostro cielo, la difesa della sovranità nazionale è spiccata nel sentire di un popolo impegnato con la sua storia e la convinzione fidelista di difendere valori nei quali si crede al prezzo di qualsiasi sacrificio.

Inoltre quando altre nazioni hanno necessitato l’aiuto internazionalista di fronte allo scoppio di epidemie, uragani, terremoti e diverse situazioni di disastro, lì sono stati i nostri medici del Contingente Internazionale Henry Reeve ponendo un alto il nome dell’Isola Grande delle Antille, offrendo un servizio di qualità restituendo la speranza ai più umili e perpetuando con il loro operato le idee del Comandante.

La sua fertile semenza è sparsa in tutto il continente dell’America Latina e dei Caraibi; è in Africa, in Vietnam e in tante altre nazioni, dove il crogiolo della sua vocazione solidale irradia sempre e profondamente il principio di condividere quello che abbiamo e non quello che avanza.

Martiano di profonda radice, il nostro «Don Chisciotte Americano», come lo battezzò il suo indimenticabile amico Hugo Chávez, non voleva monumenti che lo glorificassero, né strade con il suo nome.

E, certamente, non le necessita.

Fidel lo possiamo incontrare in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. proiettato in ogni opera sociale edificata con lo sforzo di un paese in Rivoluzione.

Lo possiamo incontrare tra i contadini a cui ha dato dignità tra le donne emancipate, tra i maestri più dediti… e nello spirito sportivo e culturale di una nazione che ha davanti a sè l’impegno tremendo di continuare a difendere la convinzione profonda che non esiste potere nel mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee.

Per questo, quando ci convocano a partecipare, a costruire, a formare parte attiva delle trasformazioni che Cuba domanda, nel mezzo di circostanze economiche difficilissime, molti cercano le risposte in Fidel, il Gigante in verde olivo che ci ha insegnato che per sostenere la nostra opera socialista dobbiamo cambiare tutto quello che va cambiato, sfidare poderose forze dominanti dentro e fuori dell’ambito sociale e nazionale.

Dalla sua predica rivoluzionaria, sostenuta dall’esempio stesso di chi ha vissuto per e a favore degli umili, abbiamo appreso anche che: «La Rivoluzione è credere che si possono muovere le montagne», e che è possibile trasformare in realtà i sogni collettivi se non mancano l’unità, la perseveranza e la fede nella vittoria.

Non esiste uragano, per quanto forte, che spezzi la volontà di recupero dei cubani.

Anche questo ce l’ha insegnato Fidel.

Non c’è tra l’altro nessuna misura coercitiva del blocco che scalfisca il nostro impegno di continuare a lavorare, di continuare a fondare e di continuare a resistere, perché la massima che ci guida è quella di lottare con audacia, intelligenza e realismo.

E anche se sappiamo che non ci sarà niente semplice in futuro, perché la politica espansionista e neoliberale delle grandi potenze non si fermerà, Cuba continuerà a superare gli ostacoli seguendo i principi incrollabili della Rivoluzione, lo stesso che menzionare gli assoluti precetti che Fidel ci ha inculcato.

Assolto dalla storia, il suo esempio c’impegna, la vigenza della sua opera ci guida e la sue presenza di luce c’illumina.

Perché il Comandante i Capo vive in tutti noi che non lo lasceremo morire; si fa gigante in tutti noi che ogni giorno ci alziamo per costruire un paese migliore e si consolida nella bellezza che emana dal decoro.

In un ritratto in versi l’argentino Juan Gelman ha scritto: «Diranno esattamente di Fidel / grande guida, quello che ha incendiato la storia eccetera/ma il popolo lo chiama il Cavallo ed è certo/ Fidel è montato su Fidel un giorno / si è lanciato di testa contro il dolore, contro la morte…».

Ed è che, semplicemente il nostro leader storico continua a palpitare in tutte le dimensioni della Rivoluzione.


Fidel, nel meglio di Cuba

 

E’ un nuovo anniversario della sua partenza fisica, non della sua assenza. Le idee di Fidel, il suo esempio e la sua vita a favore del popolo fanno realtà il pensiero martiano che «la morte non è verità quando si è compiuta bene l’opera della vita».

Il Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana continua ad essere un riferimento vigente e necessario di leader con molti aspetti,  creando sempre, orientando, controllando  convincendo, insegnando e apprendendo dalla sapienza popolare, intransigente di fronte al mal fatto ed esigendo trasparenza e qualità in tutto il nuovo, vincendo una battaglia dopo l’altra senza che importasse quanto dure erano le sfide o le aggressioni nemiche.

Di fronte ad ogni difficoltà molti cubani si chiedono: «Cosa avrebe fatto Fidel», e in ogni nuova opera a beneficio del popolo ci sarà sempre qualcuno che dice: «Così l’avrebbe voluto Fidel». In ogni conquista i nostri scienziati formati dalla Rivoluzione ricorderanno chi seppe vedere, precocemente, che «il futuro della nostra Patria dev’essere necessariamente un futuro di uomini di scienza».

Sono stati precisamente questi scienziati ispirati in lui che hanno concepito,  in tempo record, le vaccinazioni che hanno liberato Cuba dalla pandemia della  COVID-19, e le hanno offerte ad altri popoli.

Il legato del leader storico della Rivoluzione Cubana non si può riassumere in centinaia di fogli, collezioni di libri o documentari, perché i suoi discorsi, gli incontri, gli articoli e le riflessioni sono calate in varie generazioni che hanno appreso con lui a valutare l’orgoglio d’essere cubani.

Quando le azioni del vicino del nord s’impegnano ogni giorno a strangolare il nostro popolo incrementando le carenze e le necessità basiche, non possiamo smettere di ricordare i momenti precedenti all’ invasione
mercenaria di Playa Girón, al funerale delle vittime del criminale bombardamento, quando Fidel spiegò alla folla riunita davanti al cimitero della capitale, che «questo è quello che non ci possono perdonare gli imperialisti, che siamo qui alle loro narici e che abbiamo fatto una Rivoluzione Socialista nelle stesse narici degli Stati Uniti!».
Fidel Alejandro Castro Ruz era nato il 13 agosto del 1926, ma non è morto il 25 novembre del 2016 a L’Avana a 90 anni.
Nel commiato dalla sua dimensione fisica, milioni di cubani hanno gridato “Io sono Fidel”, “Io sono Fidel” e questi milioni sono quelli che ogni giorno s’impegnano a dimostrarlo con il loro ottimismo, la resistenza di fronte alle difficoltà e la fiducia nella vittoria.

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