I Paesi che partecipano al mondiale dell’opportunismo politico

Ernesto Cazal

Il Venezuela torna ad essere protagonista sulla scena internazionale, e per propri meriti. Certo, molto ha a che vedere con l’attuale situazione internazionale, quando il capitalismo del disastro ha già spazzato via lo status quo globale e le dinamiche economiche si sono rotte, non proprio a causa del parossismo USA.

Piuttosto, tutti i fattori convergono nel riavvivare l’importanza del nostro Paese nel panorama regionale e ad altre latitudini. Possiamo dire con certezza che il petrolio, ma anche il perno politico e diplomatico che il chavismo significa per altri stati, è essenziale per la risoluzione di molteplici crisi che si stanno manifestando in varie parti del pianeta.

Per quanto si provi, non si può nascondere la resilienza e l’audacia del governo di Nicolás Maduro per comprendere le circostanze dei conflitti politici in cui si è visto coinvolto, e quindi prendere decisioni per rompere con una mazzata la solida roccia di Sisifo che i nemici della Repubblica hanno tanto insistito nel caricargli sulle sue spalle.

L’annuncio della ripresa dei tavoli di dialogo è un vivo esempio, attualissimo, che non è un caso che il Venezuela continui ad essere nell’arena globale un attore significativo, sia per quello che fa in termini diplomatici sia per quello che rappresenta, per gli uni e gli altri.

Se si trattasse di una partita di calcio, affermare che il chavismo è rimontato nei minuti finali (del 2022) è saggio e coerente con quanto si osserva nella realtà. Senza nascondere che a volte il gioco non è stato sempre il più vistoso né il più ammirato, anche se efficace.

Guardiamolo con la lente d’ingrandimento: Washington si è recato a Caracas, e non viceversa, lo scorso marzo, con l’unico obiettivo di riprendere un canale di dialogo e negoziazione che potesse alleviare il dolore gringo derivante dalle pallottole al piede che ultimamente si è sparato, dice per distruggere un altro stato, nemico esistenziale della sua già antica condizione egemonica: la Russia. L’errore di calcolo dell’amministrazione  di Joe Biden, insomma, eccede i suoi attributi intellettuali, e non c’è arbitro che possa mascherare lo sfogo che, giorno dopo giorno, la Casa Bianca mostra

È stato Macron, il presidente francese ora indagato per le sue campagne elettorali, ad avvicinarsi ansioso a Maduro, durante la COP27, per esigenze energetiche, essendo l’Europa, in questo momento, una pentola sull’orlo dell’ebollizione sociale per effetto dell’erratica politica economica, anch’essa anti-russa, subordinata agli interessi di Washington e New York. Per continuare con la retorica calcistica, si è segnato alcuni gol contro e i loro principali giocatori soffrono infortuni che li lascerebbero tra il cotone e il ghiaccio almeno per il resto dell’anno.

Gustavo Petro non sfugge agli svii della crisi interna colombiana che, poco a poco, mette in discussione la governabilità del suo progetto. Le proprie difficoltà nel raggiungere il consenso attraverso alleanze politiche al Congresso e la situazione economica dei nostri vicini hanno fatto prendere come bandiera il tentativo di garantire il dialogo venezuelano in Messico, dal momento che il confine colombiano-venezuelano è, forse, il maggior incentivo economico e di connettività finanziaria che possa dare un ulteriore sostegno al suo governo. Un premio di consolazione per non essersi qualificato alla fase finale del Mondiale, pur con talenti di rilievo.

Per non parlare di Alberto Fernández, che ora celebra quasi come una sua rete il fatto che chavismo e Piattaforma Unitaria si siedano allo stesso tavolo, quando il suo governo si è mostrato meschino e indifferente con il suo omologo venezuelano in diversi scenari, prendendo tempo, quasi due anni, per riconoscere l’ambasciatrice Stella Lugo e giocando con negligenza nel caso Emtrasur. Che qualcuno risponda onestamente : cosa centra Alberte nella risoluzione del conflitto politico in Venezuela, come, in effetti, sì ha contribuito, a suo tempo, nella parte economica e solidaria, il nostro ricordato Diego Armando Maradona.

Questo mentre l’Argentina risente delle nerbate di essersi subordinata ai tecnocrati del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e all’agenda democratica per la regione. Hebe de Bonafini, che riposi in pace dopo decenni di resistenza antineoliberale, ha dignitosamente chiesto scusa al Venezuela a nome della nazione argentina per i danni causati, in segno di gratitudine e onore.

Vista così, sembra che ci sia un simulacro di opportunismo politico e diplomatico in tutte queste espressioni di “garanti” del dialogo tra chavismo e parte dell’opposizione extraparlamentare. I presidenti che ora tifano per un nuovo giorno in Messico sembrano avere molto più da perdere e si aggrappano alla posizione del Venezuela come paese fondamentale nelle recenti dinamiche regionali per non cadere nella disgrazia delle proprie crisi interne. L’equivalente di inseguire palle vaganti nell’area rivale, pena il fatto che è possibile finire la partita senza reti quando il talento non ha probità, per seguire la nomenclatura calcistica mista a bolivarismo (neppure così) sepolto.


LOS PAÍSES QUE PARTICIPAN EN EL MUNDIAL DEL OPORTUNISMO POLÍTICO

Ernesto Cazal

Venezuela vuelve a ser protagonista en la escena internacional, y por méritos propios. Claro que mucho tiene que ver la actual circunstancia internacional, cuando el capitalismo del desastre ya ha arrasado con el statu quo global y las dinámicas económicas se han roto, no precisamente por el paroxismo estadounidense.

Más bien, todos los factores convergen en reavivar la importancia de nuestro país en la escena regional y en otras latitudes. Podemos hablar con certeza de que el petróleo, pero también el pivoteo político y diplomático que significa el chavismo para otros estados, es fundamental para la resolución de múltiples crisis que se están manifestando en varios puntos del planeta.

Por más que se intente, no se puede ocultar la resiliencia y la audacia del gobierno de Nicolás Maduro para comprender las circunstancias de los conflictos políticos en los que se ha visto envueltos, y así tomar decisiones para quebrar con una mandarria particular la sólida roca de Sísifo que tanto han insistido los enemigos de la República en arrojar sobre sus hombros.

El anuncio de la reanudación de las mesas de diálogo es un vivo ejemplo, actualísimo, de que no se trata de una casualidad el hecho de que Venezuela sigue estando en la palestra global como un actor significativo, tanto por lo que hace en términos diplomáticos como por lo que representa, para tirios y troyanos.

Si se tratara de un partido de fútbol, afirmar que el chavismo remontó en los minutos finales (de 2022) es atinado y consecuente con lo que se observa en la realidad. Sin ocultar que a veces el juego no fue siempre el más vistoso ni el más admirado, aun siendo eficaz.

Veámoslo con lupa: Washington viajó a Caracas, y no al revés, el pasado marzo, con el único objetivo de retomar un canal de diálogo y negociación que pudiera aliviar el dolor gringo producto de los tiros en el pie que últimamente se ha disparado, diz que para destruir a otro estado, enemigo existencial de su ya antigua condición hegemónica: Rusia. El error de cálculo de la administración de Joe Biden, en resumidas cuentas, sobrepasa sus atributos intelectuales, y no hay árbitro que pudiera disfrazar el exabrupto que día a día hace gala la Casa Blanca.

Fue Macron, el presidente francés ahora investigado por sus campañas electorales, quien se acercó urgido a Maduro durante la COP27 por necesidades energéticas, siendo Europa en este momento una olla a punto de ebullición social producto de la errática política económica también antirrusa, subordinada a los intereses de Washington y Nueva York. Para seguir con la lírica futbolera, se ha anotado unos cuantos goles en contra y sus principales jugadores padecen lesiones que los dejaría entre algodones y hielo por lo que resta de año, al menos.

Gustavo Petro no escapa a los extravíos de la crisis interna colombiana que poco a poco cuestiona la gobernabilidad de su proyecto. Las dificultades propias para llegar a consensos mediante alianzas políticas en el Congreso y el momento económico de nuestros vecinos le han hecho tomar como bandera el intento de garantizar el diálogo venezolano en México, pues en la frontera colombo-venezolana donde se asienta quizás el mayor incentivo económico y de conectividad financiera que pudiera darle un respaldo extra a su gobierno. Un premio de consolación por no haber clasificado a la fase final de la Copa del Mundo, aun contando con talentos notables.

Ni hablar de Alberto Fernández, que ahora celebra casi como un golazo suyo el hecho de que el chavismo y la Plataforma Unitaria se sienten en una misma mesa, cuando su gobierno se ha mostrado mezquino e indiferente con su par venezolano en distintos escenarios, incluso tardando casi dos años para reconocer a la embajadora Stella Lugo y jugando a la negligencia en el caso Emtrasur. Que alguien responda con sinceridad qué pinta Alberte en la resolución del conflicto político en Venezuela, como en efecto sí contribuyó en la parte económica y solidaria nuestro recordado Diego Armando Maradona en su momento.

Esto mientras Argentina resiente los coletazos de haberse subordinado a los tecnócratas del Fondo Monetario Internacional (FMI) y la agenda demócrata para la región. Hebe de Bonafini, que en paz descanse luego de décadas de resistencia anti-neoliberal, pidió perdón de manera digna a Venezuela a nombre de la nación argentina por los perjuicios causados, en muestra de gratitud y honor.

Visto así, pareciera que existe un simulacro de oportunismo político y diplomático en todas estas expresiones de “garantes” del diálogo entre el chavismo y parte de la oposición no parlamentaria. Los presidentes que ahora vitorean una nueva jornada en México parece que tienen mucho más que perder y se aferran a la posición de Venezuela como país fundamental en la reciente dinámica regional como para no caer en la desgracia de sus propias crisis internas. El equivalente a cazar balones perdidos en e l área rival, so pena de que es posible terminar el partido sin goles cuando el talento no tiene probidad, para seguir la nomenclatura futbolística mezclada con bolivarianismo (ni tan) soterrado.

Era muy fácil para todos ellos adherirse a los planteamientos de Estados Unidos, llámese cuadro sancionatorio, condena antichavista o proyecto guaidosiano, cuando Venezuela toda se hallaba arrinconada en su área. Ahora que cambiaron las condiciones del juego, las barras no parecen tan bravas y pretenden congraciarse con el árbitro y el equipo que se muestra decidido pese a las dificultades. El partido de la economía y la crisis energética los ha direccionado a favor de nuestro país, a cuenta de ganarse un prestigio que por sí solos no podrían adquirir.

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