Perù: Pedro Castillo pubblica lettera in cui accusa Dina Boluarte

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Torna a far sentire la sua voce Pedro Castillo, il presidente del Perù destituito con un golpe parlamentare. L’ex presidente ha pubblicato una lettera al popolo peruviano in cui descrive l’attuale presidente e sua sostituta in quanto vicepresidente in carica, Dina Boluarte, come un “usurpatore”.

“Ciò che è stato detto di recente da un usurpatore non è altro che lo stesso moccio e la stessa melma dei golpisti di destra”, ha detto Castillo della Boluarte, riferendosi al suo annuncio di voler inviare al Congresso una proposta di legge per indire nuove elezioni per l’aprile 2024.

A questo proposito, ha affermato che “il popolo non deve cadere nel suo sporco gioco di nuove elezioni. Basta con gli abusi! Assemblea Costituente ora”.

Nella lettera scritta a mano, firmata e datata lunedì, afferma inoltre di essere ancora il presidente del Perù: “Sono incondizionatamente fedele al mandato popolare e costituzionale che ho come presidente, e non mi dimetterò né abbandonerò le mie alte e sacre funzioni”.

Nella lettera Castillo afferma di trovarsi nella “trance” più difficile del suo governo e di essere stato “umiliato, maltrattato e sequestrato”.

Tuttavia, dice di sentirsi “rivestito” della “fiducia e della lotta” del popolo e “infuso” dello “spirito glorioso” dei suoi antenati.

La lettera è stata pubblicata dall’ex presidente nel bel mezzo delle proteste in Perù che chiedono la sua liberazione, le dimissioni di Boluarte, la chiusura del Congresso ed elezioni anticipate per il 2023.

Le manifestazioni sono scoppiate la scorsa settimana in seguito alla destituzione di Castillo per il suo tentativo di sciogliere il Congresso.

La crisi politica in Perù ha già lasciato un bilancio provvisorio di quattro morti, la richiesta di nuove elezioni presidenziali e un clima di violenza dovuto alla repressione da parte della polizia delle proteste di massa dei cittadini a favore dell’ex presidente Pedro Castillo e contro il nuovo presidente, Dina Boluarte.

C’è anche incertezza sul futuro di Castillo, poiché il Messico insiste nel concedergli asilo, ma la giustizia peruviana vuole processarlo per vari casi di presunta corruzione e per i crimini che avrebbe commesso mercoledì scorso, quando ha annunciato lo scioglimento del Congresso e un “governo di emergenza eccezionale” che non ha ricevuto l’appoggio di nessuno dei poteri – esecutivo, legislativo o giudiziario – o delle forze armate. Da quel giorno la tensione ha continuato a cresce esponenzialmente.

Una tensione che si è riverberata anche nei dibattiti parlamentari dove deputato Pasión Dávila, di Perú Libre, ha dato un pugno alla schiena a Juan Burgos, di Avanza País, durante una seduta che ha dovuto essere sospesa per evitare una rissa generalizzata.

Nel frattempo, continua lo stato di emergenza nei dipartimenti di Apurimac, Arequipa e Ica, dove si sono tenute alcune delle più grandi proteste di cittadini che non riconoscono Boluarte e chiedono la liberazione di Castillo, lo scioglimento del Congresso ed elezioni anticipate.

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