Anche Twitter lavora per il Pentagono

Rosa Miriam Elizalde

The Intercept ha fornito, questo martedì prove sulla relazione incestuosa e di lunga data tra la rete sociale Twitter e il Pentagono.

La piattaforma non solo ha aiutato ad “amplificare determinati messaggi” in paesi segnalati come nemici dal governo USA, ma anche che i dirigenti della rete del passero blu hanno concesso al Dipartimento della Difesa USA privilegi speciali per campagne segrete su Internet, per almeno cinque anni.

Mentre promettevano di chiudere le reti segrete di propaganda statale ed etichettavano i media e i giornalisti, dietro le quinte Twitter apriva una porta di servizio alle operazioni di guerra psicologica dell’Esercito USA, creava falsi account basati sul sistema d’Intelligenza Artificiale e si faceva passare per attori stranieri per seminare discordia tra i paesi.

Secondo il rapporto, il Comando Centrale USA (CENTCOM), nel 2017, ha inviato un’e-mail a Twitter chiedendo la verifica e la “lista bianca” di diverse dozzine di falsi account in lingua araba.

La piattaforma ha immediatamente applicato una “etichetta di esenzione speciale” che concedeva i privilegi che hanno gli account verificati, contraddistinti da un visibile segno blu.

Il 26 luglio 2017, Nathaniel Kahler, funzionario CENTCOM, chiede a Twitter di approvare la verifica di un account e inserire nella “lista bianca” diversi account in lingua araba “che usiamo per amplificare determinati messaggi”. Fonte: The Intercept

Sebbene il Pentagono, ipoteticamente, abbia promesso di non nascondere la loro affiliazione, gli account gestiti dai militari si sono fatti passare per utenti ordinari o fonti di opinioni e informazioni “imparziali” che hanno sistematicamente preso di mira Siria, Russia, Iran e Iraq; mentre gli attacchi con droni nello Yemen furono presentati come “precisi” e con una capacità quasi razionale di uccidere terroristi senza toccare alcun civile.

Queste rivelazioni si aggiungono a quelle pubblicate, nell’agosto 2022, dall’Osservatorio Internet della Stanford University, che ha smascherato una rete segreta di propaganda militare del governo USA su Facebook, Telegram, Twitter e altre applicazioni utilizzando portali di notizie, immagini e falsi meme contro avversari stranieri degli USA.  Tra le menzogne ​​amplificate usando questa metodologia su Twitter c’è l’affermazione secondo cui l’Iran  “inonda l’Iraq di metanfetamine” e “traffica con gli organi dei rifugiati afghani”.

Le prove sono scioccanti, ma non sorprende la notizia che Twitter lavori per il Pentagono, cosa che non è l’eccezione ma la regola delle piattaforme USA.

Sempre questo martedì, il giornalista Michael Shellenberger ha svelato il complotto per cui l’FBI aveva consegnato a Twitter quasi 3,5 milioni di dollari, del denaro dei contribuenti, per pagare il suo personale e gestire le richieste dell’ufficio che chiedevano la censura dei messaggi e la chiusura di account.

L’attuale CEO di Twitter, Elon Musk, ha facilitato l’accesso a tutta questa sporcizia che infanga i precedenti proprietari della piattaforma e ha detto, in relazione al Pentagono e alla trama delle email tra l’FBI e la rete sociale: “Il governo ha pagato a Twitter milioni di dollari per censurare le informazioni al pubblico”. Musk, che è il mega-ricco favorito degli anti-sistema che adorano Donald Trump, non ha spiegato perché abbia deciso di tirar fuori, ora, tutti gli scheletri dall’armadio ma c’è da presumere che, fedele a se stesso, tra la tanica di benzina e la verità, lui gioca coi fiammiferi.

Niente di tutto ciò sorprende, ripeto, ma è terrificante immaginare quanto altro sia ancora nascosto sotto il tappeto. Dal 1982, quando la CIA riuscì a inoculare un cavallo di Troia nel gasdotto sovietico che esplose, si sono documentate in maniera frammentaria e dispersa le tattiche di combattimento del Dipartimento della Difesa e delle agenzie di intelligence nel cyberspazio, con blocchi, infiltrazioni nelle reti, raccolta di dati, disturbo del segnale wireless, programmi informatici contraffatti e attacchi tramite virus, worm e bombe logiche.

A tutto ciò va aggiunto che gli USA sono il Paese con la maggiore capacità organizzativa per campagne di propaganda automatizzata e bufale informative in rete, secondo l’Oxford Internet Institute. A titolo di esempio, durante il colpo di stato in Bolivia, nel novembre 2019, il ricercatore spagnolo Julián Macías Tovar rivelò la partecipazione di un robot coordinato da un programmatore con addestramento militare, legato all’esercito USA e in grado di inviare più di 200 tweet al minuto con contenuti favorevoli ai golpisti.

Non ci può essere radiografia più pietosa del crepuscolo di un impero di questo volgare episodio che collega Twitter al Pentagono e all’FBI, mentre la piattaforma si erge come vestale della libertà di espressione e dei buoni costumi nella comunità. Ignoranza, cospirazione, violenza, ipocrisia e ignominia morale sono alcune delle note di questa funesta sinfonia.

In questo martedì di rivelazioni c’è più polvere da sparo che nel fiammifero di Musk, ma il panorama di irrazionalità distruttiva che giunge da Washington segue lo stesso schema di tutte le guerre: chi paga, comanda.

(Pubblicato ne La Jornada, del Messico)


Twitter también trabaja para el Pentágono

Por: Rosa Miriam Elizalde

The Intercept ha aportado este martes evidencias sobre la relación incestuosa y de larga data entre la red social Twitter y el Pentágono.  La plataforma no solo ha ayudado a “amplificar ciertos mensajes” en países señalados como enemigos por el Gobierno de EE.UU., sino también que los ejecutivos de la red del pájaro azul han otorgado al Departamento de Defensa de los Estados Unidos privilegios especiales para campañas encubiertas en Internet durante al menos cinco años.

Mientras prometían cerrar las redes de propaganda estatales encubiertas y etiquetaban a medios de comunicación y a periodistas, entre bastidores Twitter abría una puerta trasera a las operaciones de guerra psicológica del Ejército estadounidense, creaba cuentas falsas con sistema de Inteligencia Artificial y se hacía pasar por actores extranjeros para sembrar discordia entre países.

Según el informe, el Comando Central de EE.UU. (CENTCOM) envió en 2017 un correo electrónico a Twitter donde solicitó la verificación y la “lista blanca” de varias docenas de cuentas falsas en idioma árabe. Inmediatamente la plataforma aplicó una “etiqueta de exención especial” que otorgaba los privilegios que tienen las cuentas verificadas, distinguidas con una visible marca azul.

El 26 de julio de 2017, Nathaniel Kahler, funcionario CENTCOM, solicita a Twitter aprobar la verificación. de una cuenta e incluir en la “lista blanca” varias cuentas en idioma árabe “que usamos para amplificar ciertos mensajes”. Fuente: The Intercept

Aunque el Pentágono supuestamente prometió no ocultar su afiliación, las cuentas operadas por militares se hicieron pasar por usuarios comunes o fuentes “imparciales” de opinión e información que arremetían sistemáticamente contra Siria, Rusia, Irán e Iraq, mientras los ataques con drones en Yemen fueron presentados como “precisos” y con una capacidad casi racional para matar terroristas sin tocar a ningún civil.

Estas revelaciones se suman a las publicadas en agosto de 2022 por el Observatorio de Internet de la Universidad de Stanford, que expuso una red de propaganda militar encubierta del gobierno de Estados Unidos en Facebook, Telegram, Twitter y otras aplicaciones utilizando portales de noticias, imágenes y memes falsos contra adversarios extranjeros de EE.UU. Entre las mentiras amplificadas usando esta metodología en Twitter se encuentra la afirmación de que Irán “inunda a Iraq con metanfetamina” y “trafica con los órganos de los refugiados afganos”.

Las evidencias impactan, pero no sorprende la noticia de que Twitter trabaja para el Pentágono, algo que no es la excepción sino la regla de las plataformas estadounidenses. También este martes el periodista Michael Shellenberger develó la trama por la cual el FBI había entregado casi 3,5 millones de dólares a Twitter del dinero de los contribuyentes para pagar a su personal y manejar las solicitudes de la oficina que buscaban la censura de mensajes y cierre de cuentas.

El actual CEO de Twitter, Elon Musk, ha facilitado el acceso a toda esta cochambre que enloda a los anteriores propietarios de la plataforma y ha dicho, en relación con el Pentágono y la trama de correos electrónicos entre el FBI y la red social: “El gobierno pagó a Twitter millones de dólares para censurar la información del público”. Musk, que es el mega rico favorito de los antisistema que adoran a Donald Trump, no ha explicado por qué ha decidido sacar ahora todos los esqueletos del closet, pero es de suponer que, fiel a sí mismo, entre el bidón de gasolina y la verdad, él juega con los fósforos.

No sorprende nada de esto, repito, pero aterra imaginar cuánto más sigue escondido bajo la alfombra. Desde 1982, en que la CIA logró inocular un troyano en el gasoducto soviético que estalló por los aires, se han documentado de manera fragmentaria y dispersa las tácticas de combate de Departamento de Defensa y de las agencias de inteligencia en el ciberespacio, con bloqueos, infiltración en redes, recopilación de datos, interferencia de señales inalámbricas, programas informáticos falsificados y ataques a través de virus, gusanos y bombas lógicas.

A todo ello ha de sumársele que Estados Unidos es el país de mayor capacidad organizativa para campañas de propaganda automatizada y de bulos informativos en la red, según el Oxford Internet Institute. Como botón de muestra, durante el golpe de Estado en Bolivia, en noviembre de 2019, el investigador español Julián Macías Tovar reveló la participación de un robot coordinado por un programador con entrenamiento militar, vinculado al Ejército de los Estados Unidos y capaz de enviar más de 200 tuits por minuto con contenidos favorables a los golpistas.

No puede haber radiografía más lastimosa del crepúsculo de un imperio que este episodio vulgar que enlaza a Twitter con el Pentágono y el FBI, mientras la plataforma se erige como virgen vestal de la libertad de expresión y de las buenas costumbres en comunidad. Ignorancia, conspiración, violencia, hipocresía e ignominia moral son algunas de las notas de esta sinfonía funesta.

En este martes de revelaciones hay más pólvora que en el fósforo de Musk, pero el panorama de irracionalidad destructiva que viene de Washington sigue el mismo patrón de todas las guerras: el que paga, manda.

(Publicado en La Jornada, de México

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