Riflessione, allerta e speranza

Un’istruttiva lezione deve aver lasciato, nel contesto latinoamericano, ciascuno degli attacchi della destra oligarchica contro i governi popolari e di sinistra, che sono giunti per voto del popolo a guidare i destini di diversi paesi.

Elson Concepción Pérez

Un’istruttiva lezione deve aver lasciato, nel contesto latino-americano, ciascuno degli attacchi della destra oligarchica contro i governi popolari e di sinistra, che sono giunti per voto del popolo a guidare i destini di diversi paesi.

Non sono pochi i progetti di beneficio sociale che sono risultati mutilati, vuoi per golpe mediatici, parlamentari o da una combinazione di questi, in cui la cosiddetta “giustizia” ha costruito, sulla base delle menzogne, formule per sconfiggerli.

Un vero dirigente popolare, come Luiz Inácio Lula da Silva, in Brasile, è stato vittima di imbrogli giudiziari, per incarcerarlo per 19 mesi, senza alcun motivo dimostrato, con l’obiettivo di rimuoverlo dalla vita politica brasiliana.

Un altro, come l’ecuadoriano Rafael Correa, ha dovuto optare per l’esilio prima di essere arrestato e processato nel suo Paese, dove aveva condotto una gigantesca opera sociale, oggi incompiuta e sottoposta a tagli neoliberali, dopo la debacle causata dal tradimento di qualcuno che ha ingannato non pochi con il suo immeritato nome e la presunta continuità una volta salito al potere.

Jorge Glas, vicepresidente ecuadoriano durante il secondo mandato di Rafael Correa, ha sofferto l’assalto dell’imbroglio giudiziario contro la sinistra e il progressismo e ha dovuto trascorrere gli ultimi anni tra carcere e sporadiche libertà, tra gli alti e bassi di una ” giustizia” applicata secondo la convenienza del governo di turno.

In Bolivia, con la paternità fondamentale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), la sinistra, guidata da Evo Morales, è stata privata di una convincente vittoria elettorale, attraverso la fabbricazione di falsità che hanno portato a un colpo di stato e all’imposizione di un governo de facto, per altro illegale e corrotto.

Lì è emersa Jeanine Áñez che, oltre ad essere responsabile della repressione a cui è stata sottoposta la popolazione boliviana, della morte e del ferimento di decine di civili, ha portato il Paese ad un disastro economico e sociale che solo il Governo USA e l’OSA hanno applaudito.

In questo 2022 che sta già scadendo, la regione latino-americana conta su dirigenti progressisti, alcuni già al potere e un altro che assumerà il mandato questo 1 gennaio, tutti impegnati nel portare avanti grandi processi di utilità sociale, non esenti dalla minaccia permanente dei settori della destra, sostenuti dal denaro, dal potere mediatico e da alcuni esponenti del potere giudiziario.

Sarebbe ingenuo pensare che Lula, che presterà giuramento come presidente del Brasile il 1 gennaio, lo lasceranno governare senza gli ostacoli di un Congresso con forze avverse ed altri esponenti della rete politica che ha contribuito, con milioni di voti, a favore dell’uscente Jair Bolsonaro, autore di un insolito elenco di fatti vergognosi contro il suo popolo.

Nel caso dell’Argentina, guidata da Alberto Fernández, le conseguenze dell’amministrazione Macri, i legami dei prestiti del FMI e la gestione dei grandi consorzi mediatici e di alcuni esponenti della “giustizia”, ​​stanno già unendo i settori più di destra e hanno fatto di tutto contro la vicepresidentessa di quella nazione.

A Cristina Fernández de Kirchner hanno prima preteso toglierle la vita attraverso un attentato, e una volta frustrato quell’obiettivo, i settori più di destra, con la sponsorizzazione di un monopolio mediatico e l’azione di giudici che rispondono a tale oligarchia, hanno fabbricato un piano, attraverso la menzogna, per arrestarla, condannarla a sei anni di carcere e privarla a vita del diritto a ricoprire cariche pubbliche nel Paese.

Quasi in coincidenza con quel macabro piano, messo in scena in Argentina, in un’altra nazione sudamericana, il Perù, Pedro Castillo, un maestro e dirigente sindacale di sinistra, giunto alla presidenza della Repubblica con voto popolare, è stato destituito dalla sua carica, a causa del parere di tre giudici che lo accusano di atti di corruzione, senza alcuna prova al riguardo.

Sono già varie decine i morti e i feriti tra i manifestanti che esigono la liberazione di Castillo e l’indizione di nuove elezioni presidenziali, repressi dalla polizia.

Questo succinto riassunto ha solo lo scopo di avvertire i movimenti popolari e di sinistra e i loro dirigenti che non possono rimanere sulla difensiva contro la spinta di una destra oligarchica, che si è proposta di prendere il potere lì dove è stato conquistato con il voto popolare.

Dobbiamo abbandonare ogni convinzione che l’OSA possa rappresentare i nostri popoli e che il suo Segretario Generale, Luis Almagro, possa essere un interlocutore credibile nella ricerca del consenso sulla stabilità e lo sviluppo dei paesi latinoamericani.

Non si può ignorare che la destra regionale e internazionale contino su molte risorse per comprare lo stesso da giudici corrotti come da politici traballanti.

Le lezioni che ho portato in questo articolo sono solo esempi della necessità vitale di un’azione unita, coraggiosa e determinata a beneficio di popoli che hanno conosciuto le devastazioni di una destra corrotta e di un sistema neoliberale senza soluzione alcuna ai problemi di questo mondo.


Reflexión, alerta y esperanza

Una aleccionadora enseñanza debe haber dejado, en el contexto latinoamericano, cada una de las arremetidas de la derecha oligárquica contra los gobiernos populares y de izquierda, que han llegado por el voto del pueblo a conducir los destinos de varios países

Autor: Elson Concepción Pérez

Una aleccionadora enseñanza debe haber dejado, en el contexto latinoamericano, cada una de las arremetidas de la derecha oligárquica contra los gobiernos populares y de izquierda, que han llegado por el voto del pueblo a conducir los destinos de varios países.

No son pocos los proyectos de beneficio social que han resultado mutilados, ya sea por golpes mediáticos, parlamentarios o por una combinación de estos, en los cuales la llamada «justicia» ha construido, a partir de las mentiras, fórmulas para derrotarlos.

Un verdadero líder popular, como Luiz Inácio Lula da Silva, en Brasil, fue víctima de componendas judiciales, para llevarlo a prisión por 19 meses, sin motivo comprobado alguno, con el objetivo de apartarlo de la vida política brasileña.

Otro, como el ecuatoriano Rafael Correa, tuvo que optar por el exilio antes de ser detenido y procesado en su país, donde había liderado una gigante obra social, hoy inconclusa y sometida a cercenaciones neoliberales, luego de la debacle provocada por la traición de alguien que engañó a no pocos con su inmerecido nombre y la supuesta continuidad una vez llegado al poder.

Jorge Glas, vicepresidente ecuatoriano durante el segundo mandato de Rafael Correa, ha sufrido la embestida de la componenda judicial contra la izquierda y el progresismo y ha tenido que pasar los últimos años entre la cárcel y las esporádicas libertades, en medio de los vaivenes de una «justicia» aplicada según las conveniencias del gobierno de turno.

En Bolivia, con la autoría fundamental de la Organización de Estados Americanos (OEA), la izquierda encabezada por Evo Morales, fue despojada de una victoria electoral convincente, a través de la fabricación de falacias que propiciaron un golpe de Estado y la imposición de un gobierno de facto, por demás ilegal y corrupto.

Ahí surgió Jeanine Áñez, quien, además de ser responsable de la represión a que fue sometida la población boliviana, la muerte y heridas de decenas de civiles, llevó al país a un desastre económico y social que solo el Gobierno de Estados Unidos y la OEA aplaudieron.

En este 2022 que ya expira, la región latinoamericana cuenta con líderes progresistas, unos ya en el poder y otro que asumirá el mandato este 1ro. de enero, todos comprometidos con llevar adelante grandes procesos de beneficio social, no exentos de la amenaza permanente de los sectores de la derecha, apoyados por el dinero, el poder mediático y algunos representantes del poder judicial.

Sería ingenuo pensar que a Lula, quien será investido como presidente de Brasil el 1ro. de enero, lo dejarán gobernar sin los obstáculos de un Congreso con fuerzas adversas y otros exponentes del entramado político que aportó millones de votos a favor del saliente Jair Bolsonaro, autor de una insólita lista de hechos bochornosos contra su pueblo.

En el caso de Argentina, guiada por Alberto Fernández, las secuelas de la administración Macri, las ataduras a los préstamos del FMI y los manejos de grandes consorcios mediáticos y de algunos exponentes de la «justicia», ya están uniendo a los sectores más derechistas y han ido con todo contra la Vicepresidenta de esa nación.   

A Cristina Fernández de Kirchner primero pretendieron quitarle la vida a través de un atentado, y una vez frustrado ese objetivo, los sectores más derechistas, con el patrocinio de un monopolio mediático y la acción de jueces que responden a esa oligarquía, fabricaron un plan a través de la mentira, para apresarla, condenarla a seis años de cárcel y despojarla de por vida de su derecho a ejercer cargos públicos en el país.

Casi coincidiendo con ese plan macabro, escenificado en Argentina, en otra nación de Sudamérica, Perú, Pedro Castillo, un maestro y líder gremial de izquierda, llegado a la presidencia de la República por el voto popular, fue despojado de su cargo, a través del dictamen de tres jueces que lo acusan de actos de corrupción, sin que existan pruebas al respecto.

Ya suman varias decenas de muertos y heridos entre los manifestantes que exigen la liberación de Castillo y la convocatoria a nuevas elecciones  a la presidencia, que han sido reprimidos por la policía.

Este sucinto resumen solo pretende advertir a los movimientos populares y de izquierda y a sus líderes que no se puede permanecer a la defensiva ante el empuje de una derecha oligárquica, que se ha propuesto arrebatar el poder allí donde se ha conquistado con el voto popular.

Hay que dejar atrás toda creencia de que la OEA pueda representar a nuestros pueblos y que su secretario general, Luis Almagro, puede ser un interlocutor creíble en la búsqueda de consenso sobre la estabilidad y el desarrollo de los países latinoamericanos.

No se puede obviar que la derecha regional e internacional cuentan con muchos recursos para comprar lo mismo a jueces corruptos que a políticos tambaleantes.

Las lecciones que he traído a este artículo son solo botones de muestra de la necesidad vital de una acción unitaria, valiente y decidida en beneficio de pueblos que han conocido los estragos de una derecha corrupta y un sistema neoliberal sin solución alguna para los problemas de este mundo.

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